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La discarica della salute

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di Alessando Iacuelli

Nell’estate 2004, il dottor Alfredo Mazza, ricercatore in Fisiologia Clinica del CNR a Pisa, ha pubblicato sulla prestigiosa rivista medica “The Lancet Oncology” un suo agghiacciante studio sull’incidenza tumorale in Campania. I risultati degli studi e delle analisi effettuate dal ricercatore furono anche pubblicate su quasi tutti i quotidiani italiani. Nello studio, ci si riferisce ad un’area di 12 comuni, compresi tra Acerra, Pomigliano d’Arco, Nola e le falde settentrionali del Monte Somma, facente parte del Parco Nazionale del Vesuvio. In quest’area vivono oggi circa un milione di persone. Statistiche alla mano, Mazza mostra come l’indice di mortalità per tumore al fegato ogni 100.000 abitanti sfiora il 35.9 per gli uomini e il 20.5 per le donne rispetto a una media nazionale che è del 14.

A Gamba Tesa/Come invecchiano i romanzi?

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Immagine, Buster Keaton working with Samuel Beckett on Film (1965) da www.wacc.org.uk/var/ corporate/storage/images

Note al margine del recente scambio su NI (Biondillo, Sartori, Inglese, Rizzante)

Di
Francesco Forlani

Ci sono in francese delle espressioni che letteralmente mi incantano. Beau comme un camion, bello come un camion, o Avoir la gueule de bois, che potremmo tradurre con avere la faccia di legno e che sta a significare lo stato di post ubriachezza dei santi, mai abbastanza, bevitori. Eppure, insieme a queste, ci sono frasi che uno non vorrebbe sentirsi dire mai e che spesso emergono in certe discussioni provocando, almeno in me, un brivido lungo la schiena: il (elle) a pris un coup de vieux.

Come se un colpo di vento spingesse la persona oltre la linea invisibile che separa quell’insieme di esperienze, nonostante tutto, ancora legate al presente, che si tratti dell’infanzia o dell’adolescenza e perfino dell’età adulta, dal mondo dei vecchi, solo passato e vero punto di non ritorno.
In questi giorni di esilio nomade mi è capitato di recuperare la vecchia scatola di scarpe, riempita di fotografie e presente ad ognuno dei venti e passa traslochi, sempre più pesante e preziosa come le ceneri di un antenato.

Processi virtuali. Il blogger va alla guerra.

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di Gemma Gaetani 

«Ogni volta che esce un libro di Baricco escono a ruota una serie di articoli che dicono sempre le stesse cose. Che Baricco è un veltroniano. Che porta le camicie bianche con le maniche arrotolate. Che se la tira. Che piace alle ragazzine. Probabilmente è quello che si intende oggi per critica stilistica». Così scriveva Antonio D’Orrico sul Magazine del Corriere della Sera l’8 dicembre scorso recensendo l’ultimo romanzo dello scrittore. Il quale – stufo di fare la sputacchiera per i critici letterari – mercoledì ha risposto su Repubblica a Giulio Ferroni e Pietro Citati, critici imputati di (pro)ferire «frasette seminate a infarcire articoli che non hanno niente a che vedere con me».

Ammazza la vecchia 2

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di Elio Paoloni
03524715.jpgCome notava Vito Bruno sul Corriere del Mezzogiorno, Sergio Rubini non è realmente interessato alla Puglia: La terra non si occupa della realtà antropologica cara a Edoardo Winspeare, e neppure della trasformazione epocale del microcosmo cittadino esplorata da Alessandro Piva. Rubini ha da fare i conti con un Sud stilizzato, arcaico. Con il sangue, con l’eredità biologica, con la Famiglia. E il professor Luigi Di Santo i conti con la famiglia li regola allo stesso modo di Michael Corleone nel Padrino. Colto, benpensante, proiettato nel futuro, urbanizzato (americanizzato), legato a una donna non meridionale (non italiana), Bentivoglio-Al Pacino torna per un breve periodo a una famiglia che ormai lo disgusta. Quando i fratelli vengono coinvolti in fatti di sangue, però, si ritrova a caricarsi sulle spalle tutto il peso della famiglia, riunita nella copertura di un assassinio. In tutti e due i film a riunire e a pacificare non è l’affinità del sangue che scorre nelle vene dei fratelli ma l’estraneità di quello versato per strada. Il succo è lo stesso: non si sfugge all’eredità (della terra ma soprattutto biologica). Il destino del meridionale è segnato: per quanto lontano vada, basta che rimetta piede al paesello e resta impaniato nel familismo amorale.

Libertà d’informazione in Italia

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di Lorenzo Ansaloni

“La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire”.
George Orwell

Tempo fa mi capitò di sentire di una classifica che posizionava l’Italia attorno al quarantesimo posto in quanto a libertà d’informazione e dietro paesi quali il Mozambico. La notizia mi rimase in mente e ci rimuginai fin quando, dopo quasi due anni di vita in Inghilterra, mi è sembrato evidente che qualcosa di vero dopotutto ci dovesse essere.

Favola blu

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di Fiammetta Cirilli

Quella sera, mamma e papà Paperotti ritardavano. Erano le otto passate e ancora non tornavano a casa. I piccoli non sapevano proprio spiegarselo.
– Forse hanno perso la strada per qui – disse Camilla con fare sentenzioso. I fratellini la guardarono sbalorditi: com’era possibile? mamma e papà non erano grandi abbastanza da non smarrirsi mai?
– Tutti si perdono, ogni tanto – ripeteva Camilla. Poi, più rassicurante: – Vedrete che presto saranno a casa.
Bibino però non era per niente tranquillo. Sbuffava, balbettava frasette incomprensibili e sembrava lì lì per piangere: gli occhioni grandi come due uova al tegamino, lucidissimi.
– Mamma mi av…aveva… det..toto…dedetto… la favol… ffaffa…

Chiose di tutti i giorni

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di Gianni Biondillo

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1.
Che penosa umiliazione per un autore dover spiegare le proprie parole. Chiosare a margine un proprio scritto. È una evidente dichiarazione di sconfitta, non c’è che dire. Significa che sei stato incapace di esprimerti. Ho scritto una cosa che mi sembrava evidentemente non in contrapposizione guerresca con le parole di Sartori. Ma una puntualizzazione, magari uno slittamento, un desiderio di apertura verso altri spazi. È finita come l’orrendo titolo che Stilos mi ha affibbiato e che ho evitato di riportare qui su NI proprio perché assolutamente forviante.
Il titolo era, per capirci: Torna la questione di sempre. Vale la forma o il contenuto?

La ragazza bruciata

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di Franz Krauspenhaar
Quando fu uscito credette di poter respirare meglio ma s’ingannò, l’aria era come sempre satura di fumo di scappamenti aperti. Prese il metrò  e subito si fermò a guardare la ragazza bruciata, che stava in piedi vicino a lui e parlava con due amiche che la guardavano senza battere ciglio – “hanno imparato a guardarla”, si disse, “puntano i loro occhi nei suoi in maniera così abile che magari lei non si accorge nemmeno dello sforzo che loro fanno per non guardarle il volto sfigurato, la pelle bruciata che sembra ancora colare come fosse quella di una bambola che si accartoccia su se stessa in un incendio”- e intanto la guardava come incantato, e con una parte del suo essere sentiva come un sollievo, quello di non essere anche lui così, e che soprattutto lei, la sua lei che aveva appena lasciato nel suo appartamento, non fosse così, fosse invece bella e quasi perfetta, distesa nuda nel letto come l’aveva lasciata, o con indosso quella vestaglia blu che le donava e che probabilmente ora aveva indossato; e con un’altra parte di sé sentiva uno struggente rancore per il fato che aveva colpito quella giovane donna che indovinava essere stata carina sotto a quei tratti somatici disfatti, in un prima dell’incidente che chissà quante volte – lui fantasticava – aveva ripercorso più tardi con la mente, con una nostalgia della propria integrità fisica che sicuramente la rendeva ancora più infelice.

Amori mostruosi

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Locandina kartabiank n3.jpg

suggestioni letterarie e sonore del gruppo di scrittura Kartabianka

Amori Mostruosi è uno spettacolo centrato sulla lettura di racconti brevi, agiti teatralmente e accompagnato da una varietà di suggestioni sonore e musicali inedite, ideate e messe a punto appositamente per lo spettacolo. I racconti “mostruosi” sono scritti e interpretati dal gruppo letterario KartabianKa

Bacheca di marzo 2006

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Se vuoi, puoi usare i commenti qui sotto come spazio per segnalazioni e discussioni a tema libero durante il mese.

Quattro poesie di Stéphane Bouquet

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tradotte da Andrea Raos

tratte da Dans l’année de cet âge (108 poèmes pour et les proses afférentes), Champ Vallon, 2001

24. Poesia per il bambino

Cédric si agita nell’acqua
scivola sul suo surf di legno
è il più bravo di tutti
Quasi nudo molto magro filo di bambino
Eppure il suo costume custodisce quest’oro
una promessa superiore alla sua età
diciamo di undici anni

Conosco il nome che sono
quando entro così nei dettagli

Il regime della visibilità e la “poesia-problema”

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di Giampiero Marano

[In relazione al più recente intervento su NI di Giacomo Sartori, propongo questo saggio che mi sembra offrire interessanti spunti di riflessione sulla questione della lingua e delle forme. Spero che la sua lettura aiuterà ad affrontare questi argomenti in modo globale, senza imporre un’inutile e fuorviante steccato fra poesia e romanzo se non laddove sia strettamente necessario.
Riprendo questo saggio da Absolute Poetry, in cui è possibile commentarlo. a.r.]

Scura è la terra e scura è la dimora in cui riposa la parola d’origine, quella vera. Per questo i nostri più antichi progenitori avevano la pelle scura. Per questo il colore della notte s’accorda con il volto di chi porta la storia sulle spalle.

Subcomandante Marcos

1. Il «resto» della poesia negli anni Novanta

C’è qualcosa di involontariamente tragico nel “trionfalismo” con il quale, durante gli anni Novanta, è stata accolta la poesia ritornata all’affermazione di una «parola integra, portatrice (…) di una più piena vitalità e visibilità umana» (1). Il decennio, viene detto e ripetuto a più voci, ha assistito a «un illimpidimento nei rapporti con le cose e le parole» (2), al ritrovamento di «visibilità delle immagini e di narratività dei testi, fuori dalle alchimie assolute del verbo» (3): tendenza trascinante, ed effettivamente ravvisabile perfino in autori, come Viviani o De Angelis, con precedenti non certo “leggibili”.

NON CONFORM/ Colette Peignot alias Laure

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souvarine e laure.giffoto di Souvarine e Laure da
http://www.missouri.edu/~engjnc/bataille/images/souvarine.gif

Bataille, l’inappagato
di
Elisabeth Barillè

traduzione di Francesco Forlani

« Bataille, mi annuncia al telefono una voce suadente, abbiamo pensato a Lei». Capita in un momento sbagliato: sto ultimando un romanzo impegnativo in posizione da penitente, in ginocchio e catene alle caviglie . Come mi dice un amico: « Con te sarà sempre o tutto o niente, i tuoi slanci sono radicali esattamente come i tuoi rifiuti». Eppure questa volta, sospendo quanto iniziato, da brava ragazza quale sono, fedele ai ricordi e preda dei miei entusiasmi …Per quattro anni, improvvisandomi biografa ho frequentato « Lord Auch » *. Si trattava di braccare Laure, una meteora nei suoi scritti, d tirare fuori dal mito la donna, dal letterario la carne.

Neuropa a Milano

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Milano, Giovedì 2 Marzo, ore 18.00
Alla LIBRERIA ODRADEK
Via Principe Eugenio 28
(traversa di v. Mac Mahon, vicino a v. Cenisio e al Cimitero Monumentale)
PRESENTAZIONE DEL LIBRO

NEUROPA
[poema epicomico in prosa]
di
Gianluca Gigliozzi

Parleranno del libro, insieme all’autore:

Giovanni Palmieri, critico-creativo
Giorgio Mascitelli, narratore-enologo

L’autore offrirà ai più puntuali svariate libagioni…

Se non siete a Milano, fatelo sapere ai vostri amici milanesi!

Da “Del sangue occidentale”

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mic 1.jpgdi Michelangelo Zizzi

La camera ardente

Perché qui è la camera che brucia
i vessilli sono l’olocausto del pianto
ci saranno spettatori credo che vadano oltre
le tombali consegne.
Ascoltate, ascoltate
qui non c’è che una sola deriva
una diramazione fatale
non sono io qui nel detto
o nel già sentito
né oltre la polvere diasporetica
che sulla bara si posa
o nel bar accanto
che ci dice che è tardi
tardi ormai anche per quelle frasi
quel commiato che dà la misura
il respiro nella crasi.

Amore

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di giuliomozzi

Il bambino disse: «Voglio una pistola».

L’uomo disse: «Va bene». Guidava piano, cercando un parcheggio.

All’Upim il bambino guardò tutte le pistole. Ne scelse una a tamburo, di metallo nero e lucido, con l’impugnatura di legno. Prese anche una confezione di cartucce e una cintura da pistolero con la fondina. L’uomo pagò tutto.

A casa, l’uomo portò subito il bambino in bagno. Lo spogliò e lo mise nella vasca da bagno. Lo lavò con cura, con il bagnoschiuma e la spugna. Il bambino stava dritto in piedi dentro la vasca.

Merce Scaduta

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di Gabriella Fuschini

 [questo articolo di Gabriella Fuschini è apparso oggi in Il primo amore. gm]

Mi chiamo Vanessa, ho sedici anni, studio al liceo, faccio sesso col mio ragazzo e sono scaduta. Cioè, il mio corpo è scaduto. Non valgo più niente, perché non sono più vergine. Quindi, se per caso qualcuno mi stupra avrà diritto alla riduzione di pena. In pratica, avrà lo sconto perché l’usato vale meno. Si sa. È una legge di mercato. Chissà, magari, se succedesse a febbraio oppure in luglio, sarei persino in saldo!

Niente, sono stanco

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di Christian Raimo

Quando va in giro per Roma e guarda i grandi cartelloni con le facce in primo piano e una scritta vicino chiede sempre a suo padre, che gli risponde chi è quello e che cosa dice la scritta e che vuol dire responsabilità e perché a uno hanno dipinto i baffetti sotto il naso. Ora sa che ci saranno le elezioni quando sarà finito Carnevale ma prima che arriverà Pasqua e che da allora in poi questi grandi cartelloni con le facce scompariranno e torneranno quelli con le pubblicità dei biscotti e dei condizionatori o quelli con i film che fanno al cinema, che sono i cartelloni che a lui piacciono di più perché alle volte, se va in giro a piedi, si ferma da solo per strada, e legge tutti i nomi degli attori, degli sceneggiatori, e del regista, così quando si parla di un film anche se non l’ha visto può dire chi c’era e chi l’aveva fatto.

La rimozione del problema della lingua: ovvero del conformismo, che qualcuno preferisce chiamare restaurazione

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di Giacomo Sartori


Il doppio fraintendimento – da parte di Massimo Rizzante e di Gianni Biondillo – che due miei interventi precedenti hanno subito mi spinge a provare a chiarire meglio la mia posizione. Lo faccio, più che per volontà di polemizzare con le due persone – che stimo, e nelle quali riconosco la preziosa dote di saper argomentare le proprie idee senza cercare di sminuire le altrui affermazioni, e tirando fuori ottimi spunti – soprattutto perché questi due fraintendimenti sono speculari e, mi sembra, entrambi molto sintomatici.

No Comment

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di
Francesco Forlani
Quando mi sono collegato a NI ho scoperto che non c’erano commenti. Esattamente come Carmilla, il Primo Amore, Genna. Che cos’ era successo?

Fanfani nel cosmo

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di Cristiano de Majo

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La prima volta che gli apparve l’Assenza si trovava in una sala lettura della Biblioteca Nazionale di Castro Pretorio, appollaiato su una lunga panca di legno, davanti a un tavolo occupato da un gruppo di studenti universitari con acconciature punk e bracciali di metallo. L’Assenza si manifestò come un’interferenza. Uno sbandamento del campo visivo che Mario Mari non seppe subito decifrare. All’inizio diede tutta la colpa alla luce fioca che si spandeva nella sala lettura da quei lampadari antidiluviani appesi al soffitto. Poi pensò all’infinita casistica degli errori di stampa, numeri che saltavano e prendevano il posto di altri numeri.