(continua il florilegio, iniziato qui e continuato qui a cura di) Alessandro Canzian
Apro il mio laboratorio
MARCELLO FOIS
Io non parlo l’italiano o il dialetto, ma parlo due vere e proprie lingue. Il nuorese, fino all’età scolare è stata la mia unica lingua, e spesso mi rendo conto di pensare in sardo. Camilleri, in fondo, si può dire che abbia costruito un siciliano quasi «virtuale». In realtà, i personaggi dei miei libri che parlano in sardo, non potrebbero fare altro. Io ho scritto in dialetto quando certe frasi erano intraducibili, ma essenziali in bocca al personaggio. Credo che «una lingua in più», non sia un disvalore, non voglia dire provincialismo: al contrario; e poichè l’Italia è anche molteplicità di espressioni e di espressività, semmai può essere solo un elemento che accresce la cultura. Si può fare una letteratura nazionale, senza usare una lingua nazionale.