Home Blog Pagina 531

Il nazismo che è in noi

25

cpt.jpg di Moni Ovadia

[esce oggi, di Marco Rovelli,  Lager Italiani – BUR, 280 pp. E’ un libro davvero importante, dove narrazione e testimonianza si fondono trasformandosi in una denuncia senza indulgenza alcuna nei confronti dei Centri di Permanenza Temporanea (CPT). Il libro ha una prefazione di Erri De Luca e una postfazione di Moni Ovadia che qui riporto. C’è anche un sito del libro dal quale può continuare la discussione.  Più avanti pubblicherò qualche altra cosa di pugno di Rovelli su NI. G.B.]

L’iperbole è una delle forme retoriche preferite del linguaggio sopravvissuto alla morte apparente delle ideologie. La terminologia che definisce le modalità del totalitarismo nazista e dell’universo concentrazionario, pratica estrema e senso ultimo di quel regime, oggi viene mutuata con ridondanza da coloro che vogliono attirare l’attenzione e l’indignazione dell’opinione pubblica verso le forme della violenza, della guerra, del razzismo o della repressione contro popoli, minoranze, ceti sociali marginali.

E’ così difficile?

16

di Christian Raimo

Sembra una coincidenza necessaria che a distanza di poche settimane l’uno dall’altro vengano pubblicati, entrambi da Einaudi, due libri come La differenza cristiana di Enzo Bianchi (pagg. 117 euro 8) e Laicità, a cura di Giovanni Boniolo (pagg. 260, euro 15,80). Perché sono due testi (il primo un pamphlet, il secondo una raccolta di brevi saggi) che si chiedono ascolto e si parlano, e molto, reciprocamente, e che anzi proprio questo dialogo promuovono. Sarà che l’urgenza è evidentemente comune: lo spazio del dibattito è asfissiato, ingombrato dal gas venefico dello scontro di civiltà, degli spettrali fondamentalismi, dell’ignoranza tout court. Sarà che la distanza, la differenza delle tradizioni si è andata alterando, si è distorta, e questo è accaduto soprattutto perché ai poli del confronto si sono sostituite creature culturalmente modificate come “Occidente” o “Barbarie”, “Ragione” e “Irrazionalismo”.

Simbologie e archetipi

60

Laboratorio gratuito di approfondimento letterario e scrittura a cura di Giulio Mozzi sul tema :
” Simbologie e Archetipi”
10 e 11 Giugno 2006
– Sala Giovani, Via Mirabello 3, Tortona – ore: 9,30 – 12,30 e 15 – 18,30.

Per pernottare a quindici euro si può scrivere a marco.candida@libero.it

 

Disorder

2

di Marco di Marco

1. I’ve Been Waiting for a Guide to Come

Lo osservo mentre fuma una sigaretta disteso tenendo un braccio piegato dietro la nuca. Lo guardo che butta fuori il fumo a più riprese via via sempre meno intense. Gli occhi dritti verso un punto della stanza che non riesco a individuare e che potrebbe essere il gruppo di fotografie della mia famiglia – mia madre, mio padre, i gemelli – oppure il quadro di natura morta cubista che mi ha regalato Donatella.

Kalashnikov Kafè /vs Roberto Saviano II parte

16

di
Francesco Forlani

rhs_general_contrast1.gif
da www.kalashnikovvodka.com

Mi sono sempre chiesto che faccia potesse avere, o piuttosto fare un sopravvissuto ai campi di concentramento alla lettura delle prime pagine di “Se questo è un uomo”. O un abitante di Matera dopo aver sfogliato il Cristo si è fermato a Eboli. Non so cosa abbia veramente fatto, e seppure ritrovassi uno di loro, il racconto sarebbe a freddo – cinquant’anni possono anche indurti a credere di non aver vissuto niente – ma una cosa posso immaginarla con una quasi certezza ed è che quel lettore si sia sentito di colpo più leggero. Quasi come colui che quella storia l’aveva raccontata.
Essere campani – e mai definizione fu più astratta per quanto la parola sia quasi abitata da quell’altra, “campare”, insidiosa come una zanzara malarica o l’ordine urlato da un kapò all’ingresso di una camerata- e leggere Gomorra mi fanno pensare proprio a questo. A una guerra di liberazione.

Cibo da karma liberato

28

intervista a Wu Ming 5 di Gianni Biondillo

fkf.jpg

Il nuovo romanzo di Wu Ming 5, Free Karma Food, è un’epopea pop ambientata in un futuro così prossimo da essere quasi presente, dove una catastrofe sanitaria eliminerà sulla faccia della terra tutti gli animali da macello, lasciando gli uomini di fronte all’enigma se cambiare stile di vita o se, diciamo, inasprire le contraddizioni di classe, casta e potere.

Operette morali nate da fatti minimi

3

di Franz Krauspenhaar

Sossio Giametta, oltre che narratore finissimo (qui, in questo Madonna con Bambina, alla sua prima prova) è filosofo e traduttore delle opere di Nietzsche, Schopenhauer, Cesare, Spinoza, Hegel. E questa sua peculiarità di “mestiere” si legge bene tra le righe di questi cinque racconti lunghi, che l’autore definisce morali (e noi aggiungiamo qui che ogni narrazione che investiga, senza inutile pretesa di svelazione, l’animo umano e l’anima del mondo è per forza di cose morale) e nei quali troviamo  una cura e un’attenzione divenute purtroppo rare nell’odierna scrittura letteraria. Una scrittura che si avvale di uno stile senza tempo, così che questo libro potrebbe essere stato scritto negli anni ‘50 o ’60, e attenta allo stesso modo alle minutaglie così come ai concetti di più largo respiro.

L’odeporica del Manga

23

di Sergio Garufi

manganelli.jpgMentre la critica letteraria viene data quasi unanimemente per spacciata o agonizzante, e ci si divide tra chi vorrebbe munirsi di vanga e chi farebbe l’ultimo disperato tentativo col defibrillatore, le recensioni invece si moltiplicano e si occupano sempre più spesso di ambiti non strettamente letterari. E’ il caso del nostro Piero Sorrentino, che su Il Giudizio Universale recensisce la legge sull’elezione diretta dei sindaci, e di Camillo Langone, autoproclamotosi critico liturgico, con le sue recensioni delle messe pubblicate su Il Foglio.

bb4 – Of Mice and Men

4

bb4_Manders_installation.jpg

History Specific, la reintroduzione del contesto storico nell’arte contemporanea. Note sulla 4º Biennale di arte contemporanea a Berlino

di Mattia Paganelli [see below for English text]

Un ottimo modo di definire la percezione del contemporaneo è stream, la tecnologia per la fruizione online, un flusso di informazioni non salvabile, non conservabile, non riproducibile (anche per ovvie ragioni di mercato). Questa intensità effimera, anche se non implica una riduzione della qualità, è un taglio assolutamente orizzontale nella nostra esperienza; esclude l’eredità e il contesto, tende a rendere il presente eccitante e il passato spesso irrilevante e incomprensibile. È il concetto antitetico della storia.

In questa Biennale credo che si debba riconoscere ai curatori (Cattelan, Gioni e Subotnick) il merito di avere compiuto un’operazione sintetica, di aver rivolto al presente l’ampiezza di uno sguardo classico, cercando di riunire gli artisti contemporanei con l’eredità dell’esperienza umana.

Berlino 1994 / Da “Sistema Elefante” – un fallimento immortale

4

di Cristiano De Majo

Da quando la Cimice gli aveva parlato del Tossico – un ex-meccanico della DDR, ideatore di sistemi di fuga, che ora viveva nella parte orientale di Kreuzberg, in un palazzo occupato ribattezzato Casa dell’Eroina -, Stephan Meström si era messo in testa che l’incontro con questo Tossico, che la Cimice si era impegnato a organizzare, avrebbe iniettato linfa vitale nel suo immaginario già ampiamente fiaccato dall’infinito saliscendi emotivo di quelle spaventose crisi d’ispirazione che lo investivano con cadenza regolare.

Cronache dalla ditta #1 / Ballarò e neve

2

di Andrea Cisi

Comincia un nuovo giorno, nella Città delle Nebbie. Sono le 7.35 quando mi chiudo alle spalle l’uscio del cortile interno. Per un istante cerco di non pensare al grigiume della giornata che m’attende al lavoro, alle otto ore di fronte al muro, a sguainar cavetti e premer pedali.
M’appresto a mettere in pratica quella disciplina tantrica che permette, col solo ausilio dell’annullamento forzato della mente, di mascherare il grigiore della vita operaia di ogni giorno con un bel rosa ottimismo fittizio e irreale. Di solito, quando riapro gli occhi fuori in strada, vedo comunque solo grigio. Ma oggi no. Oggi è bianco.

L’ITALIANO NON SI SCOMPONE

17

Rizzoli ristampa Cima delle Nobildonne di Stefano D’Arrigo

Di Daria Biagi

C’è un secondo (e ultimo ) romanzo che Stefano D’Arrigo scrisse dopo Horcynus Orca, e che sembra fin dall’aspetto esteriore voler rinnegare il precedente: smilzo, scorrevole, scritto in tempi brevi e in italiano apparentemente piano. Cima delle Nobildonne – in realtà D’Arrigo avrebbe voluto chiamarlo Hatshepsut, ma l’idea fu scartata dall’editore perché con un titolo del genere “non lo avrebbe letto nessuno” – esce in ristampa per Rizzoli; Walter Pedullà cura la prefazione e propone possibili percorsi di lettura dell’opera, ricostruendone le fasi e frugando con discrezione nella biografia di uno degli scrittori più misteriosi della nostra letteratura.

Bacheca di giugno 2006

12

Se vuoi, puoi usare i commenti qui sotto come spazio per segnalazioni e discussioni a tema libero durante il mese.

«Ceci n’est pas une traduction» (1)

7

quine2.jpgdi Éric Houser

Chaque nouvelle traduction (d’ampleur) amène à se reposer, en grandes largeurs, la question de la traduction. Pourquoi ? Parce qu’il est bien évident qu’une telle question dépasse de loin le problème technique de la traduction en particulier, de tel texte A de langue A’ (langue-source) en tel texte B de langue B’ (langue-cible). Problème technique au demeurant passionnant, qui n’a pas fini de faire écrire. Des tombereaux de thèses sur le sujet, chaque époque produisant sa propre axiomatique. C’est qu’on touche, là, à quelque chose de tellement vertigineux…

dialogo sull’inerzia # 1

2

Pubblico la prima puntata di un dialogo sull’inerzia nel quale Maria Luisa Venuta fa le domande, io rispondo e qualche indiana/o aggiunge commenti.

M.L.: Ciao Antonio, come stai? In questi giorni ho ricordato un episodio degli anni di liceo. So che può apparire strano, ma ormai qualcosa lo ha attivato e vorrei cogliere l’occasione per rispondere ad una curiosità non completamente appagata. In un afoso pomeriggio di giugno il professore di fisica mi convoca, senza preavviso, per un colloquio in laboratorio. Ancora riesco a rivivere la scena. Lui attiva il binario che simula l’assenza di attrito mediante l’uscita di   aria da fori. Prende due piccoli carrelli di uguale massa e li fa aderire al binario tenendoli a distanza l’uno dall’altro. Mi guarda dritto negli occhi e mi chiede: “Allora Venuta, dimmi. Ora imprimo un’accelerazione uguale ai carrelli. Quando i carrelli si scontreranno che accade? Pensaci bene, dipende dalla tua risposta come trascorrerai l’estate” e io con gli occhi spalancati: ” Si fermano?” E lui: “Bene. Allora dimmi il motivo”. Glielo spiego. Almeno ci provo. E lui: “Ti dice qualcosa il termine ‘inerzia’? No lascia perdere, non ho più tempo. Promossa.” Ora, se permetti, vorrei cogliere questa opportunità: “Caro Antonio, mi aiuti a far chiarezza? che cosa si cela nella definizione di inerzia? E lo scontro di quei carrelli sul binario in quale rapporto stava con l’inerzia?”

Editoriale dei buoni sentimenti

135

alter.jpg

di Angelo Petrelli

(L’Alter Ego è una piccola e combattiva rivista autoprodotta a Lecce, un tentativo coraggioso di coniugare, dal Sud e nel Sud, in una sola sede critica e narrativa. Del nuovo numero anticipiamo l’editoriale del curatore della rivista. Per maggiori informazioni e per sapere dove acquistarla, è possibile scrivere a questo indirizzo: lalteregoredazione@libero.it )

In questo settimo numero (n.06) L’Alter Ego riparte da un’intuizione folgorante quanto perfettamente vuota, una vanità che si esaurisce nell’atto stesso in cui si afferma come presenza: L’Alter Ego esiste al di là di ogni esagerazione, come d’altronde può dirsi realtà un’attuale letteratura salentina (quanto meno in fase di genesi, una proto-letteratura di valore) senza cadere in alcun provincialismo o forma di ignobile campanilismo. Cinquantasei pagine per proporre al lettore episodi letterari: brevi monografie, uno spazio dedicato alla poesia inedita, e un altro per fugaci (quanto labili) esperimenti in prosa.

Palazzo Yacoubian

2

aswani.jpg di Gianni Biondillo 

Nel cuore del Cairo c’è (e c’è davvero) un palazzo costruito da un magnate armeno, intorno agli anni Trenta del secolo scorso, talmente bello e signorile che il suo proprietario ha voluto incidere il suo nome sul portone d’ingresso, a futura memoria: Palazzo Yacoubian.

Iraq: un ritiro militare totale e senza residui

92

di Enrico Sabatino (www.osservatorioiraq.it)

Il Ministro degli Esteri D´Alema ha dichiarato in queste ultime ore: “Il governo sta lavorando ad un disimpegno militare effettivo e pieno dall’Iraq. Ci sono molti Paesi presenti in Iraq senza contingenti….. Ci sono diverse modalità di presenza, stiamo studiando quelle effettivamente compatibili con il ritiro delle forze armate…. le forze armate consentono una presenza più significativa della missione civile, ma noi intendiamo mantenere l’impegno che abbiamo assunto con gli elettori di ritirare i militari”.

Il valore della privacy

3

di Bruce Schneier

Coloro che sono favorevoli a controlli d’identità, telecamere e database di sorveglianza, data mining e altre misure di sorveglianza generalizzata rispondono spesso a chi sostiene il diritto alla privacy con quest’obiezione: “Se non stai facendo niente di male, che cos’hai da nascondere?”.

Ecco alcune risposte argute:

“Se non sto facendo niente di male, allora non hai motivo di sorvegliarmi”

“Perché è il governo che decide cosa è male, e continua a cambiare la definizione di cosa è male”

“Perché potresti usare in modo sbagliato le mie informazioni”

Sur quelques disjonctions de perception, ou l’avènement de ce que Pasolini a nommé le « néo-fascisme »

0

De Philippe Roux (inedito)

1- Première disjonction dans le manuscrit de 1844 de Karl Marx

Pour Marx, « l’ouvrier n’est pas reconnu comme homme. On s’intéresse à lui lorsqu’il travaille, et on laisse le reste au soin du médecin, du juge, du fossoyeur ou du prévôt de mendiant ». Cette première disjonction, nous pourrions la nommer « apparition/disparition » de l’ouvrier quand il n’est pas encore considéré comme homme. Son temps de vie est tronçonné par la pointeuse ; pour lui, la vie s’ouvre et se referme comme le soleil se lève et se couche. Le but de Marx sera naturellement de faire de l’ouvrier un homme visible par tous et acceptable comme tel, et non un ouvrier victime et invisible.

Lo schiocco

16

copertina Lo schiocco di Maria Luisa Venuta

28 maggio 1974 ore 10.12
A Brescia, in piazza della Loggia si sta tenendo una manifestazione organizzata dal comitato permanente antifascista di Brescia per protestare contro la violenza di gruppi della destra radicale.
Dall’inizio degli anni 70 c’erano stati diversi episodi con aggressioni e attentati ad antifascisti, operai e giovani della sinistra. Nei primi mesi del 1974 la sensazione che le destre stessero preparando qualche attentato importante era cresciuta, fino a creare i presupposti per una manifestazione pacifica in piazza da parte dei sindacati e delle forze di sinistra. Mentre l’esponente del sindacato sta intervenendo dal palco, improvvisamente uno scoppio dal lato opposto della Piazza, sotto i portici. Otto i morti, più di un centinaio i feriti. Sono trascorsi trentadue anni da quella data, da quello “schiocco” come di petardo, che ha creato una frattura nella storia della città, nella sua memoria. Trentadue anni di indagini, di atti giudiziari e di documenti scoperti, di sospetti insabbiamenti e di presenza silenziosa dell’attenzione dei servizi segreti. Ma questa, direbbe Carlo Lucarelli, è un’altra storia.