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Da “Degli angeli minori” (1)

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immagine-071.jpg di Antoine Volodine

Traduzione di Andrea Inglese

Queste traduzioni inedite in Italia sono apparse inizialmente su il calzerotto marrone (n°4, 2006). Su NI è disponibile un’altra traduzione inedita a cura di Andrea Raos (qui)

Chiamo narrats dei testi post-esotici al cento per cento, chiamo narrats delle istantanee romanzesche che fissano una situazione, delle emozioni, un conflitto vibrante tra memoria e realtà, tra immaginario e ricordo. È una sequenza poetica a partire dalla quale ogni fantasticheria diviene possibile, per gli interpreti dell’azione come per i lettori. Si troveranno qui quarantanove di questi momenti di prosa.

Deleuze: perché il cinema?

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di Fabio Martina

La filosofia ha un certo interesse a studiare il cinema per la maniera particolare in cui presenta dei concetti, oppure come dice Nancy(1), per la modalità specifica in cui “li drammatizza”. L’utilizzo del termine “drammatizzazione” non è un’invenzione di Nancy se è vero che Deleuze in “Differenza e Ripetizione”, mostra come l’attualizzazione delle virtualità dell’idea avvengano mediante dei “processi che si configurano come drammi, che drammatizzano l’idea”(2).

Al di qua del libro: sulla figura dell’editor-letterato

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Piero Sorrentino intervista Andrea Cortellessa e Aldo Nove

23 gennaio 1954. In occasione dell’uscita nei Gettoni einaudiani di Memorie dell’incoscienza di Ottiero Ottieri, Vittorini scrive a Calvino: “ (…) E quanto al discorso sui trent’anni dei giovani – sarà vero che noi li invitiamo a riscrivere i loro libri – ma perché accade che i loro libri non siano mai pubblicabili come ce li presentano a tutta prima?”. Vittorini non era un editor accomodante – penso anche alla bandella con cui, proprio nei Gettoni, stroncò La Malora di Fenoglio. È ancora pensabile un atteggiamento così energico, a tratti anche rude, per un responsabile di una collana che si occupa prevalentemente di giovani o esordienti, oggi, come i Gettoni allora?

Aforismi di Arminio

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di Franco Arminio 

Perché non credo alla vita
perché non ci credo?
Cammino tenendola tra le mani
come si può tenere una faina.
Non posso morderla, non posso accarezzarla,
penso solamente al fatto che dovrò lasciarla.
 

Poesie da “I bosch di Celti”

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di Edoardo Zuccato

Süj piatt in dua te mangiat
gh’é sü ’na storia pitürâ sü;
la vegn föra dasi dasi
(un pess, ’na facia, un fiur ca l’é no ’n fiur)
e quan’ te rivat in fonda t’ê menga finî
e ’l piatt l’é lüstar ’me ’n specc.

La terra dei fuochi a nord di Napoli

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Somma Vesuviana

testo di Peppe Ruggiero, fotografie di Eduardo Castaldo

Ballata delle madri

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di Pier Paolo Pasolini

Mi domando che madri avete avuto. 
Se ora vi vedessero al lavoro 
in un mondo a loro sconosciuto, 
presi in un giro mai compiuto 
d’esperienze così diverse dalle loro, 
che sguardo avrebbero negli occhi? 

Il dolore differito

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di Franz Krauspenhaar

copbt.jpgE’ un debutto a mio avviso importante questo di Giovanni Martini, (La nostra presenza, Fazi Editore 109 pagg. euro 12,00) narratore romano non più giovanissimo ma – in tempi di pantere grigie che ancora saltano sui palchi di mezzo mondo con una Fender Stratocaster tra le mani – ancora giovane.

Tre inediti

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di Giancarlo Tramutoli

Enel 

Si dice
che Ungaretti
pagasse delle mostruose
bollette della luce.
 

 

Dario: hai rotto il patto!

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di Gianni Biondillo

In data 5 novembre Dario Borso ha scritto questo commento:

Anteprima Sud 7:Gianni Scognamiglio /Anna Maria Ortese

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L’AUTORITRATTO: UN’ INDAGINE AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO
di
Piero Berengo Gardin e Renata Prunas

Un ritrovamento d’archivio.
Un volto disegnato a matita.
Una dedica autografa: Gianni ad Anna, 23 ottobre ’47.
Una coincidenza: l’ultimo numero di ‘Sud’, settembre 1947.
Un sospetto: il “Racconto a due voci”, a pagina 27.
Una prova: le ‘voci’ di Anna Maria Ortese e Gianni Scognamiglio.

La settimana del depresso 7

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di Gianni Biondillo

 

Amammo, amiamo, teniamoci stretti…

La settimana del depresso 6

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di Gianni Biondillo

 

Il male il male il male il male il male.

***

“Dio esiste!” “Si, certo, e ci odia!”

***

Nessuna causa, nessuna causa:
solo caso, solo caso ed effetto.

Nei tuoi panni/ Furlen vs Topor

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immagine dal sito: www.deviantart.com
L’Homme Elégant ne pisse jamais contre le vent ni ne crache en l’air mais il vide parfois le contenu de son verre sur ses vêtements, par humanisme.Topor ( Le manifeste de l’Homme Elégant)
Art.67 del manifesto del comunista dandy

Il comunista dandy in un’opera di decostruzione costante dei principi appresi nell’infanzia, i panni sporchi non li laverà in famiglia ma fuori, nelle lavomatic. Luogo di incontri e scambi nell’intimità dei capi, gli unici per un comunista dandy, da indossare. L’attenzione si eserciterà nella naturale complicità con il luogo mettendo in secondo piano la prossimità e scegliendo il sito in funzione di variabili così suddivise.

Lavomatic silent room
Quando il cuore è percorso da oggetti estranei incompatibili si scelga la lavomatic anonima e meccanizzata tipica delle zone universitarie.

La settimana del depresso 5

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di Gianni Biondillo

 

Aiutatemi, vi prego, aiuto!

***

Morissi ora almeno avrei una scusa.

***

Ho avuto vent’anni troppo presto.

Rigore e libertà: brevissima introduzione al cinema di Huillet/Straub (per ricordare Danièle Huillet)

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di Gianluca Gigliozzi

Il 10 ottobre scorso è morta Danièle Huillet. Insieme al marito, Jean-Marie Straub, ha creato fin dai primi anni ’60 un cinema radicale nei temi e nel linguaggio, di grande forza etica e politica ma anche di grande novità formale. Danièle e Jean-Marie hanno vissuto a Roma fin dal 1969, anno di uno dei loro film più eversivi, il geniale Othon, tratto da una tragedia di Pierre Corneille. I loro film, duri e adamantini, così estranei al cinema spettacolare dominante che inquina gli occhi e lo spirito di tutti noi, sono ancora poco conosciuti anche dal pubblico colto (o che tale si ritiene o che tale è ritenuto), e ancora oggi non è facile procurarseli, anche se, in Italia, negli ultimissimi anni e negli ultimi mesi indubbiamente se ne è parlato molto di più di quanto forse non si sia mai fatto.

Camera oscura

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di Piero Sorrentino

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per Titti

Qualcuno era entrato e uscito
Dal mondo non pervenendo
A vere decisioni su un bel niente.

Kenneth Patchen

Dell’inverno che arriva me ne sono accorto questa sera. Sono uscito dal laboratorio a fumarmi qualche sigaretta e ho guardato il cielo, nero e livido.
Fuori, in strada, non c’è quasi più nessuno già a partire dalle sei. Ogni tanto passa qualche coppia di fidanzati, vecchi in bicicletta che pedalano stanchi; un paio di auto sfrecciano ingoiando asfalto.
La luce è immobile, grigia. Spesso sono costretto a liberare l’ingresso del negozio dai mucchietti di foglie morte che il vento si ostina a spingere dentro. Dicono che quest’anno l’inverno sarà davvero freddo.

La settimana del depresso 4

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di Gianni Biondillo

 

E d’improvviso cadde il desiderio:
gli amici per la pelle si spellarono.

***

Un giorno attraversando la strada
non ci saluteremo, guarderemo
oltre. Cosi tutto sarà compiuto…

No!

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di Mario Pavia
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Sono sempre più convinto che la memoria sia, oggi più di ieri , uno degli aspetti fondamentali della conoscenza, senza la quale noi tutti e le nostre società si troverebbero a vivere e rivivere drammi e tragedie che la nostra speranza vorrebbe definitivamente relegate ai ricordi del passato.

Ci si può dire ancora coglioni?

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François Rabelais
GARGANTUA E PANTAGRUELE
traduzione di Gildo Passini – Formiggini editore, Roma 1925
CAPITOLO XXVI.

Come qualmente Panurgo prende consiglio da Fra Gianni degli Squarciatori.

Panurgo, arrabbiato delle filastrocche di Her Trippa, passata la borgata di Huymes, si rivolse a Fra Gianni e gli disse belando e grattandosi l’orecchio sinistro:
– Tienimi un po’ allegro, budellone mio, mi sento tutto squintesconcertato lo spirito dai discorsi di quel pazzo indiavolato. Ascolta,
coglion vezzoso,
coglion monachino,

Paesaggi: Amélie Nothomb

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Amélie Nothomb e Francesco ForlaniAmélie Nothomb portrait Baudelaire
foto di Béatrice Commengé
Incontro intervista a cura di
Francesco Forlani e Béatrice Commengé

La casa editrice di Amélie Nothomb, Albin Michel è a pochi metri dal quartiere diciannovesimo secolo, Montparnasse, ed è in una luce estiva che entriamo cogli apparecchi nei sacchi e un mucchio di libri, tutti tranne l’ultimo, Antecrista, esposto in pile di cento in tutte le librerie che contano.

Parigi è raramente bianca. Forse lo sono i vagoni della metropolitana nelle prime ore del mattino, come stanze accese da un rumore sordo, da una sveglia insolente. Bianca di neve, dura un attimo appena, prima che le scarpe, migliaia di scarpe traccino labirinti e percorsi come trincee, di quotidiano . Siamo ad una manciata di ore dalla fine dell’estate . Amélie Nothomb, è bianca, dalla testa ai piedi, e veste di nero.