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100 anni Toro

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Foto:Luigi Bertazzini, Valentino Mazzola con il figlio Sandro poco prima dell’incidente avvenuto il 4 maggio 1949
(Gazzetta del Popolo – archivio fotografico, cart. 254, busta 17925).

Mé Grand Turin…
di
Giovanni Arpino

Ross come ‘l sangh, fòrt come ‘l barbera
veuj ricordete adess, mè grand Turin.
An coj ani ‘d sagrin
unica e sola, la Toa blëssa a j’era

I vnisìo dal gnente, da guèra e fam
– carri bestiame, tessere, galera –
fratej mòrt an Russia e Partigian
famije spantià, spërduva ògni bandiera.

La consulenza filosofica: esercizi per i nuovi socratici

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di Paolo Pecere

La “consulenza filosofica”, piuttosto che come una teoria, si presenta come una prestazione: un consultante si recherebbe da un filosofo, per ottenere una chiarificazione e uno svolgimento dei propri più diversi nodi esistenziali, mediante un dialogo e anche (ma non primariamente) con l’ausilio di riferimenti a testi filosofici. Questa «pratica filosofica» (con questo titolo essa nasce in Germania negli anni ’80), è oggi ben poco praticata in Italia, ma esistono diversi istituti di formazione (il maggiore è la società Phronesis, presente a livello nazionale) e master che rilasciano il titolo di consulente filosofico. Per ora, dunque, si tratta soprattutto di una disciplina impegnata in una riflessione sul proprio statuto metodologico e addirittura sulle proprie finalità, mentre formatori e consulenti provano a innestarla nell’intervallo che separa le tante terapie più o meno psicologiche e la variopinta offerta di saggezza spirituale.

Le domande di Pasolini

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di Barbara Meazzi

[Barbara Meazzi, italianista, è maître de conférences all’Université de Savoie, Chambéry. Con lei ho da tempo un bello scambio epistolare. Ho chiesto ed ottenuto da Barbara di rendere pubblica una sua lunga considerazione giuntami in email. Eccola. G.B.]

Sono andata a rileggermi un po’ di interventi di Pasolini, a partire appunto dall’articolo del Corriere della Sera di quel lontano 14 novembre 1974; saltando di palo in frasca, sono capitata volontariamente su due articoli, uno intitolato “Dove va la poesia?”, del 1959 e uno coevo intitolato “9 domande sul romanzo”. L’unica domanda a cui Pasolini non risponde è l’ultima, quella sugli scrittori preferiti; alle altre, Pasolini reagisce nei confronti della contemporaneità con il solito acume. Cercando di raccapezzarmi nell’universo della letteratura italiana contemporanea – ovvio, non sto cercando di mettermi sullo stesso piano di Pasolini -, osservo invece con sconcerto l’inadeguatezza dei mezzi a mia disposizione, intellettuali – ecco, appunto – e critici.

Da “Caper”

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immagine-069.jpg Paul Vangelisti

Traduzione di Gianluca Rizzo

Anche tenendo conto dell’impulso
al naufragio per definizione
un miglio resta un miglio, un pesce un pesce.
Ad eccezione di quei pomeriggi in cui la luce
del canyon si riflette nell’occhio della trota.
Occhi. Il vento brilla durante i colpi di sonno
l’oceano batte più nero vicino alla foce del fiume
e ai sospiri dei bambini che non vanno mai a dormire
senza una storia di cappa e spada o a quelle bambine
e bambini che ci hanno rinunciato per sempre.

Un angelo sul Ponte Vecchio

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di Stefania Bufano
– Stanca? – chiese un uomo d’aspetto nordico con i capelli bianchi, avvicinandosi alla giovane ferma davanti al muricciolo del ponte che guardava in basso, verso l’acqua. Lei si voltò a guardare chi fosse, tirò una boccata alla sigaretta e quando  buttò fuori il fumo stava già riguardando l’acqua.

Rassegna dell’ultima narrativa italiana (seconda parte)

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di Piero Sorrentino

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C’è come una resistenza all’ingresso che Claudio Piersanti oppone al lettore del suo ultimo romanzo. Per raggiungere la realtà di un’opera come Il ritorno a casa di Enrico Metz (Feltrinelli), per penetrarne le sottili fibre costitutive della scrittura, bisogna infatti attrezzarsi preliminarmente aggrappandosi a un pensiero di Proust, quando sosteneva che la lettura è un paradossale esercizio di “comunicazione in seno alla solitudine: quando si legge, siamo in presenza del pensiero di un altro, e tuttavia siamo soli”. Enrico Metz – che per quasi tutto il corso della narrazione viene chiamato semplicemente Metz, quasi come un vecchio amico della scuola media di cui si chiedono notizie ai conoscenti comuni – fa esattamente questo: comunica, ma immerso in una immedicabile solitudine, apre lo spazio del pensiero a un uditorio che si rivela sordo e cieco, traduce incubi, presentimenti, turbamenti lasciando affiorare una coscienza atterrita di sé e del mondo senza che nessuno possa, e soprattutto voglia, ascoltarlo.

A Gamba Tesa / Hommage a Pasolini

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Pasolini e il Mostro
di
Francesco Forlani
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opera di Piero Manzoni
La prima volta che ho visto Salò è stato a Parigi. Una sala di cinema d’essai in via Dante, se mi ricordo bene, e mi sarebbe bastato quest’indizio – ma allora ero troppo distrattamente giovane- per capire che quella visione sarebbe stata un viaggio all’Inferno. Non sono rimasto fino alla fine. In genere esco da una sala prima della fine, quando ho la sensazione di perdere tempo. Mi è accaduto per esempio con l’Ultimo bacio – in Italia ricordo che tutti gridavano al miracolo parlando di nuovo cinema italiano- e l’ho visto fare ad un amico, Frank con Le conseguenze dell’amore, di Sorrentino, con mio sommo dispiacere perché è un gran bel film.

Piccolo glossario polista

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di Cristiano de Majo e Christian Raimo

Comunismo
Via Cavour a un certo punto è un chilometro di bandiere nere, e può capitare in un momento di foga che qualcuno stenda il braccio destro, e la ragazza accanto lo rimbrotti con un buffetto: “Ma dai…”. Come dire lascia stare, non serve. Un gruppo della Fiamma inventa l’estremismo della litote, inneggia in coro: “Per me l’antifascismo non è un valore”. Fascismo, nazionalismo, liberalismo non hanno molto collante come riferimenti ideali. E l’unica vera tradizione di riferimento sembra essere una tradizione “inventata con successo”: l’anticomunismo.
La piazza si ritrova immediatamente in due elementi base: quando canta l’inno d’Italia, o meglio, l’inno che si canta ai Mondiali di calcio, con tanto di po-po-po; e quando si salta al grido di “Chi non salta comunista è”. Verrebbe da chiedere: dove sono queste masse di comunisti al potere? Siamo in Ungheria nel ’56?
La costruzione di questo pseudo-concetto di grande impatto andrebbe indagato anche psicanaliticamente, come fecero Adorno e Horkheimer nella “Dialettica dell’illuminismo” con l’antisemitismo. L’ideologia nazista lo costruì per contrasto. E così anche ora: i comunisti immaginari nei manifesti sembrano un po’ gli ebrei nel ‘38. Sono viscidi, sono brutti quanto la fame, sono ridicoli, laidi e immorali, hanno il moccio al naso, possiedono tutto lo schifo che in noi, evidentemente, non riusciamo a vedere.

Marx Attack / Paolo Virno

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Moltitudine/classe operaia
par Paolo Virno
Mise en ligne mai 2002
Version originale italienne de Multitudes et classe ouvrière,Multitudes 9 : mai-juin 2002,Majeure : Philosophie politique des multitudes

http://multitudes.samizdat.net/Moltitudine-classe-operaia.html

Vi sono alcune analogie e molte differenze tra la moltitudine contemporanea e la moltitudine studiata dai filosofi della politica seicentesca. Agli albori della modernità, i “molti” coincidono con i cittadini delle repubbliche comunali anteriori alla nascita dei grandi Stati nazionali. Quei “molti” si avvalsero del “diritto di resistenza”, dello ius resistentiae. Tale diritto non significa, banalmente, legittima difesa : è qualcosa di più fine e complicato.

Vita da prete. 2# – la forma perfetta

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 home_small.jpgdi Fabrizio Centofanti

Celebrare. L’idea sarebbe quella del silenzio. Ossia: tu parli – l’omelia – e gli altri ascoltano, seduti. Ma la messa è un mondo capovolto. Famiglie intere, bambini. Lasciate che i bambini. Una volta uno di loro salì su quello che si chiama presbiterio. Va bene, succede tante volte. No: questo cominciò a danzare, una danza lenta, tendeva le mani verso l’alto, con movimenti calcolati. Un ballerino d’altri tempi. L’omelia prosegue, in questi casi. Ma tu stai guardando quel bambino. Ormai siamo in un’altra dimensione. Un flash back. O, forse, un flash forward.

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Bacheca di dicembre 2006

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Juke Box / CCCP

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MACISTE contro TUTTI
(Ferretti, Zamboni, Magnelli, Maroccolo)

vecchi, bambini e donne………….piangono amare lacrime
d’un pianto caldo antico…………d’arcana melodia
i giovani guerrieri i forti i saggi i folli
si rasano si ungono…….i cani abbaiano s’agitano i cavalli

“non temerai i terrori della notte, non temerai il terrore”
“non temerai i terrori della notte, non temerai il terrore”

Expasse, e altre quattro

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sudoku20datos.gifdi Marco Saya

SCORE 

accado nel magma del passaggio.
siccome disturbo  nel desueto divorio
punta i gomiti quello che non ha il limite,
così per caso, un bar vale l’altro,
il dispetto sta nella resistenza,
il cablaggio ci fortifica
sino a esaurimento scorie.
 

Terra! Eleonora Puntillo

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foto di Mimmo Jodice
VELE
di
Eleonora Puntillo

Piazza Dante, pietra deserta, temibile, riarsa, abbruciante lo stinco, oppure gelida percorsa da travolgenti irreparabili impeti di pioggia. Domandano spesso come scamparla, e lungo quale vico antico ombroso imbrecciato fuggire.
Furono inizialmente chiamate ‘tende’ divennero poi ‘vele’ quelle di Scampìa, e la casuale lettura della primigenia definizione progettuale propone una (forse impropria assurda illogica) associazione mentale fra architetture, luoghi, fruizione e funzioni del territorio. Eppure…

Il silenzioso muscolo sabotatore

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di Giorgio Vasta 

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Per scrivere e per leggere descrizioni occorre amore. Intendo dire, provocatoriamente (ma neanche poi tanto), che avere la forza e l’ostinazione di continuare a mettere una parola dietro l’altra, accanto all’altra, una oltre l’altra, non cercando abbreviazioni o scorciatoie o riduzioni, insistendo a fissare l’immagine di una cosa, di un gesto, di una parete o di una strada, di un telefono a gettoni o di un geranio, di un’acconciatura o di una scatola trasparente di mentine (sulla quale sembrerebbe, essendo trasparente e magari vuota, non esserci niente da dire, ma questo soltanto perché sottovalutiamo la descrivibilità della trasparenza), e continuando a “dirla” senza diminuire la capacità del proprio sguardo, senza attenuarne la potenza per stanchezza o per pigrizia, senza opacizzare in modo complice la propria scrittura per smaltirla, estinguerla, congedarla – tutto ciò, secondo me, ha direttamente a che fare con l’amore.

Vite minori

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di Marco Rovelli

Quando sale in macchina, al posto di guida, Thomas entra rinculando, appoggia il sedere sul sedile e tira dentro le gambe. Allora te ne accorgi. Te ne accorgi anche quando deve superare un dislivello, come quando ha sceso il gradino per entrare nel basso dove mi ha portato a mangiare, una stanza arredata solo di tavoli e sedie di plastica dove una coppia di ghanesi ha messo in piedi una specie di “trattoria”, chiamiamola così, dove il piatto unico è riso con carne, e dove incontri quei ragazzi che lavorano nelle fabbriche, che perdono il lavoro e diventano clandestini, che offrono le braccia per la raccolta delle patate (magari, pensi, per una strana costellazione proprio quella patata che stai mangiando con il riso mentre lui ti racconta il suo “viaggio in Italia”).

All inclusive

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di Elisabetta Bocchino 

 all-inclusive.jpgIo aspetto solo le vacanze per fare la signora.
E certo: una settimana all’anno vado in albergo di lusso e mi tolgo tutti gli sfizi che nella vita di tutti i giorni non mi posso togliere.

L’industria dello sterminio: l’incubo secondo Schmidt

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di Daniele Ventre 
 20041117-spiegel.jpgArno Schmidt, coscienza della letteratura tedesca del secondo dopoguerra; scrittore troppo poco noto da noi, se si pensa che Schmidt è in Germania quello che per noi sono un Gadda o un Fenoglio. La sua sorvegliata opera “Dalla vita di un fauno” (1953) appare ora, su iniziativa di Lavieri editore, tradotto per la prima volta in italiano, con piena aderenza al testo, da Domenico Pinto, che ne ha reso, senza sbavature o compromessi, il complesso impasto stilistico.

Petrus Romanus

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mitra.jpg di Riccardo Ferrazzi 

Quest’anno avrebbe dovuto esserci il censimento, ma non si farà. Non lo fanno più neanche in Francia, in Austria, in Spagna.
    In Germania la Bild Zeitung ha scoperto che l’Istituto di Statistica aveva truccato le cifre e lo scandalo ha travolto maggioranza e opposizione. Girano voci incontrollabili: pare che i luterani siano scesi al 9% e che i cattolici siano in caduta verticale. La percentuale dei musulmani è top secret. Neanche la Bild è riuscita a saperla. 

Una riflessione su “Baldus” (la rivista)

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bald_4f.jpgdi Biagio Cepollaro

L’inizio di una riflessione sulla rivista Baldus (1990-1997)

Sta per uscire, ma darò notizie più precise, la digitalizzazione di tutti i numeri della rivista Baldus (1990-1997) a cura di Massimo Rizzante.

Per me è occasione di una riflessione che vuole superare le difficoltà incontrate fin qui a ripensare a quel periodo, in serenità, al di là di automanieriste e autocelebrative identificazioni ma anche al di là di una poco generosa severità rispetto a fasi precedenti del proprio lavoro. Quando si storicizza un’esperienza, si vede farlo ad altri, occorre equilibrio di giudizio. E vorrei provarci. Le seguenti riflessioni chiedono approfondimenti che spero di fare successivamente.

Formazione formatori

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di Paolo Cacciolati

Ha detto di essere un consulente aziendale di successo, abbiamo chiacchierato, io parlo bene con i distintissimi, li accolgo in ambiente confortevole, li ascolto con massima riservatezza.

Sembrava giù di corda, era ormai passata l’era della felicità imprenditoriale, quando organizzava corsi per manger (così chiamava i suoi clienti), che tipo di corsi?, prendi l’enpowerment, mai sentito?, un successo garantito, serve a potenziare il sé dei manger, già solo il nome sa di potenza in atto, en-power-ment, suona bene no? Comunque si va per step, prima creare un sistema di valori, poi condividere una vision e infine indicare una strategia. Con l’enpowerment si risollevano battaglioni di dirigenti depressi. Ri-costruire i loro skills, ri-lanciare le performances, ri-motivarli sulla mission, ri-elaborare il self-assessment, ri-organizzare la position in organigramma, re-indirizzarli verso i target, re-investire i loro output in leadership.