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Due fatti (diversi): il primo

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di
Francesco Forlani
altan78.jpgimmagine di Altan in http://www.focus-magazine.info/vignetta78.htm

Quando ho letto la notizia non credevo ai miei occhi . Scoperto a Torino un centro in cui i clienti di un fantomatico salone di massaggi si facevano non solo insultare e infliggere pene corporali, ma in più pagavano. Dobbiamo a questo punto immaginare che tali pratiche dovevano essere particolarmente spinte per motivare l’irruzione nei suddetti locali di carabinieri e forze dell’ordine, proprio lì e non, ammettiamo, al ristorante La parolaccia , a Trastevere dove se è vero che ti insultano, pesantemente, è altrettanto vero che almeno ti fanno da mangiare (e mi piacerebbe sapere da uno dei dieci lettori dei miei post su NI se c’è stato e soprattutto se si mangia bene) salvo poi, pare, darti una mazzata finale col conto.

DO YOU SPEAK ENGLISH?

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di Alessandro Raveggi

Hanno quel non so che dell’umanità, e degli ispettori dell’autobus sulla cinquantina facilmente individuabili tra la folla, per un certo qual modo inappropriato e rigido di portare Fruits of the Loom sotto giubbetti da giovanotti e coppole da golfista a righe cremisi e verde. Ma manipolano la serratura argentea, che si incastona come un monile nello spesso portone verde scuro, come se operassero un innesto in una fragile pianta, una pianta odiosa che produce fiori minuscoli solo dopo una lunga dedizione. Sono dentro, abbastanza rapidamente da far trasparire un certo nervosismo, tanto che inciampano l’uno sull’altro. Nessuno però li ha visti, dalla strada, nonostante sia ancora ora di mercato. Bert manda a quel paese Gil, fa come per tirargli uno schiaffo. Chiudono la porta rimasta leggermente aperta. Bert accenna col mento a Gil verso la porta, che, muto, chiede spiegazioni shakerando le mani.

Monoscopio segreto (a-m)

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carmencita.gif

di Franz Krauspenhaar

Il bimbo, alla televisione,
sta seduto a un metro
da quelle luci a due soli
colori, e sente e vede
come ad un circo
o allo zoo
strani animali:

Appunti per un esilio. Un racconto di Kafka e alcune domande

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di Nadia Agustoni

C’è nell’umano un estremo frangente che tocca la nostra capacità di comprendere e fa sì che non si chieda a questo comprendere una semplice conferma del nostro essere umani ma di aprire uno spazio che ce ne mostri il limite. L’artificio che cela il nostro sovraccarico di dolore e di dolente corporeità diviene a tratti, per pochi momenti illuminati, il farsi portatori/portatrici di una dimensione esiliata e resa afona, che nemmeno le parole di una lingua abitata possono tradurre.

In Una comunicazione accademica (1) un suo breve racconto, Kafka dispiega in pochissime pagine una sapienza narrativa e una misura molto rare. Tocca materiale incandescente con un tono profondo, ma insieme lieve, che apre solchi e li cicatrizza quasi in un istante medesimo. Non trascura però, in quel poco tempo, di farci scorgere un abisso a cui la pacatezza della voce narrante ci conduce tenendoci per mano perché non ce ne venga troppo male. Eppure il dolere è acutissimo.

Vita di Pier delle Vigne nel racconto di lui medesimo, presso i miseri resti dell’arco trionfale di Federico II di Svevia

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da Le strade e le storie di Capua, dialogo didascalico in otto quadri

di Marco Palasciano

[Entra, procedendo tastoni, PIER DELLE VIGNE con gli occhi coperti da una benda insanguinata]

PIER
O beato Raimondo delle Vigne,
aiutami, tu e santa Caterina!
Chi è laggiù? Ascoltatemi voi, almeno.

GUIDA
Ma chi è quel poveretto?
Vi ascoltiamo. Chi siete?

Complementarità e dintorni 1

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di Antonio Sparzani

Cosa suggerisce questa parola? Suggerisce che a proposito di qualche teoria, o idea, o oggetto del pensiero, vi siano due aspetti, presenti entrambi, che si completino l’un l’altro, che solo se considerati assieme forniscano una conoscenza adeguata dell’oggetto d’indagine. È un concetto, per fortuna, non perfettamente e rigorosamente stretto nelle maglie di una serrata definizione, ma fornisce una traccia, un’euristica, un criterio: un criterio per proseguire nell’indagine, quando non si sta seguendo un cammino nettamente indicato da una catena di sillogismi, ma un sentiero che necessita ad ogni passo, per capire la giusta direzione, di facoltà meno chiaramente individuabili, dette talvolta intuitive, che fanno dunque appello a quel bagaglio di nozioni, schemi di pensiero, ricordi di procedure che sono in un dato momento presenti nello sfondo concettuale di ogni ricercatore, come di ogni essere umano.

La scienza pesca le parole dal linguaggio naturale e poi le fissa come pare a lei.

Finta plastica

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 chapman.jpg di Paolo Cesano

 Don Verga, star mediatica di contenitori pomeridiani domenicali per famiglie unite e single gay socialmente modesti, presenza moderata, schietta di spazi televisivi da cinquantatremila euro al mezzominuto, opinionista mite ma intransigente, bonario ma cavilloso, basso di statura ma piazzato e telegenico, fa il suo ingresso, in quanto guida spirituale, amico e confessore, verso le 20.30 nel nuovo spettacoloso appartamento da poco ristrutturato con materiali Touch & Feel e arredato senza badare a spese secondo l’ottimo gusto crossover della padrona di casa – non più giovane speranza di un ovvio giornalismo culturale da merende assessorali – in tempo per l’aperitivo a base di crostini caldi spalmati di paté, pizzette e scenografiche scaglie di grana in letto di foglie di rucola.

Nuovi canti da Post

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di Francesco Forlani
dedicato al fratello Andrea Inglese

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Post: far sbattere la testa dell’avversario contro uno dei quattro paletti rivestiti di gommapiuma del ring (da dizionario del Wrestling)

Il primo che sarà a cadere un tifo assurdo
risuonerà per volti e bocche aperte
faranno a gara il vivo con il morto

e riderai (lo so) che riderai

Dal Manifesto Comunismo Dandy

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di
Francesco Forlani
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Art.87 del Manifesto,detto anche degli animali domestici

“Ne se mettre à genou que pour cueillir une fleur”
Jacques Brel

Il cane del comunista dandy

Il cane del comunista dandy non dice bau bau, ma warf warf perché la sua matrice è anglosassone. A differenza del pit-bull detto anche o’ cane assassine, il ccd non fa paura anzi, ispira tenerezza e certi suoi sguardi sono di un’umanità che tanto bene farebbe ai nostri politici. Il cane del comunista dandy a differenza degli altri quando si accoppia in strada, e lo fa spesso, non assume pose ridicole e non fa espressioni che vorrebbero essere di indifferenza. La sua proverbiale socialità fa di lui più che un animale di compagnia un compagno dì animalità, quella che condivide con il proprio complice. Essendo ateo e comunista, Ni dieu, ni maître, rifiuterà ogni espressione che comporti il termine padrone,tipo; tale il cane tale il padrone, o peggio ancora il termine padroncino.

Com’è scarna la lingua della gioia

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di Andrea Inglese

Molte e diverse vie portano alla poesia, a questa persistente attività umana, a quest’arte dei suoni e dei significati. A questa poca, fittissima cosa che è il testo poetico. Una delle vie per ancora arrivarci, alla poesia, a quel poco di “poesia” di cui riusciamo, possiamo ragionare, è la fragilità.
La poesia è un’attività fragile, il fine di quest’attività è fragile (il testo poetico), e la fragilità è per certi aspetti la dimensione, la qualità saliente, entro la quale il poeta concepisce l’esistenza umana.

Piero Ciampi, uno squalo tra due margherite

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Franz Krauspenhaar intervista Gisela Scerman

Gisela Scerman è una vera esperta di Piero Ciampi. E per questo l’ho intervistata. Sul grande cantautore livornese nel settembre scorso scrissi per NI, da suo recente ma già fervente ammiratore, una specie di lettera, che potete eventualmente ritrovare qui. Gisela è nata nel 1979, un anno prima della morte di Ciampi; e nonostante la differenza di età – a riprova che la grande musica sopravvive alle mode e soprattutto allo scorrere del tempo con una forza che spesso puo’ addirittura farci pensare al sortilegio, alla magia bianca – ha addirittura scritto un libro su di lui, Piero Ciampi, una vita a precipizio (Coniglio editore), con intervista-prefazione di Fernanda Pivano, grande estimatrice di Ciampi. Un libro che parla di Piero raccontato dai suoi amici e collaboratori, dalle persone che gli vollero bene. Ad aprile, di Gisela Scerman uscirà un romanzo “sull’erotismo, l’ironia e la morte”, per Castelvecchi.

Quei cattivi allievi di Leonardo Sciascia

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di Matteo Di Gesù

Sebbene, a rileggerlo dopo vent’anni, quel comunicato del fu coordinamento antimafia che relegava «ai margini della società civile» Leonardo Sciascia faccia ancora accapponare la pelle, per i suoi toni isterici da inquisizione, fa comunque piacere che colui che lo redasse, allora imberbe studentello, ancora adesso, adducendo oltretutto a sua difesa argomentazioni tutt’altro che peregrine, non si penta di nulla, sebbene non gli mancherebbero gli argomenti per ricredersi (si veda Bolzoni su «La Repubblica» del 7 gennaio scorso). A cominciare dalla gimcana politica nella quale si è distinto negli anni successivi quello che allora era lo specchiato coordinatore del summenzionato coordinamento (per non dire di chi, ciarlando di antimafia, ha fatto una carriera politica perfino più brillante).

L’ULISSE n° 7-8 è in rete

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È on-line il nuovo numero de
L’ULISSE (http://www.lietocolle.com/ulisse/)
– Rivista di poesia, arti e scritture
diretta da Alessandro Broggi, Stefano Salvi e Italo Testa

Numero 7-8 (gennaio 2007):

La lingua della poesia: esperienze dei linguaggi, poesia e traduzione, dialettologia.

Luoghi di pellegrinaggio – Hollywood

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di Marco Rovelli 

Sul sesto numero della rivista Documents, nell’ottobre del 1929, apparve uno scritto di Georges Bataille – uno dei più fecondi ed eterodossi pensatori del sacro – intitolato Hollywood. Del tutto trascurato negli anni a venire, questo scritto è in realtà una preziosissima riflessione sul luogo del sacro nella modernità secolarizzata, nonché un’intuizione destinata ad avere sviluppi decisivi in un pensatore come Guy Debord. Lo pubblico di seguito, con una mia traduzione.

Keith Botsford vs Saul Bellow

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traduzione di Silvia Casertano

Eccolo, lo si scorge appoggiato ad una parete. Jack Ludwig col suo fiato pesante lo tiene bloccato lì, un torrente di Yiddish defluisce dal muso imbronciato. Lui – Saul – osserva con occhi inespressivi. In mano regge un drink. I suoi occhi disposti irregolarmente riflettono sentimenti diversi, esasperazione più che altro. La sua bocca è larga, i capelli prepotentemente invasi dal bianco. E’ il 1953. Ha lasciato la sua prima moglie, e anche Princeton, dove insegnava, forse perché troppo vicina a New York. Lì si è lasciato dietro Humboldt e Delmore Schwartz, anche se non lo sa. E non sa neanche che quell’uomo grande e grosso davanti a lui sta dando vita a Herzog. Ma questo non lo sa nemmeno Jack Ludwig. Siamo a Barrytown, NY, vicino il Bard College, un satellite penosamente piccolo (150 studenti) e legato ben stretto alla cassa del Sarah Lawrence, a due ore a nord di New York nella calda valle – sono gli inizi di settembre– del fiume Hudson. Siamo entrambi nuovi assunti, ma a dare la festa non è il college bensì Chanler Chapman, nipote del grande John Jay Chapman.

Per ALBERTO GRIFI

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Antonio Rezza e Flavia Mastrella invitano a partecipare numerosi allo spettacolo

PITECUS

Roma, giovedì 11 Gennaio 2007, ore 21:30
all’Alpheus, in via del Commercio 36

[ingresso 10 euro; non è prevista prevendita: i biglietti possono essere acquistati la sera stessa]

Info 06-5747826 / www.alpheus.it / www.rezzamastrella.it

Questa volta, indipendentemente dalla bellezza dello spettacolo, è importante intervenire in modo massiccio. L’intero incasso verrà consegnato ad Alberto Grifi, artista indipendente, che si trova in assai difficili condizioni di salute.

I paesi della bandiera bianca

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di Franco Arminio

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Va di moda assegnare le bandiere ai luoghi. C’è chi assegna la bandiera blu alle migliori località di mare e chi quella arancione ai paesi più belli. La scuola di paesologia potrebbe assegnare la bandiera bianca ai paesi più sperduti e affranti, i paesi della resa, quelli sulla soglia dell’estinzione. Ce ne sono tanti e sono i meno visitati. Non hanno il museo della civiltà contadina, non hanno il negozio che vende i prodotti tipici, non hanno la brochure che illustra le bellezze del posto, non hanno il medico tutti i giorni e la farmacia è aperta solo per qualche ora. Sono i paesi in cui si sente l’assenza di chi se n’è andato e quella di chi non è mai venuto.

Il gigante dei porcospini. Quello “buono”

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269191758_c4faeecc54.jpg (Tema: descrivi il personaggio più simpatico che hai conosciuto durante le vacanze di Natale)

testo e foto di Catia Spagnolo

Il personaggio più simpatico che ho conosciuto durante le vacanze di Natale non mi ha violentato e non mi ha neanche tagliuzzato con un rasoio Gillette. Non mi ha stracciato il vestitino rosso e non mi ha fatto cadere per terra i dolci che dovevo portare alla nonna. Infine non mi ha neppure ucciso e quindi non mi ha abbandonata agonizzante in mezzo a un bosco del cantone di Zurigo.
Infatti io durante le vacanze di Natale non sono stata in Svizzera ma in Sicilia.

Gli autori mondo

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di Christian Raimo

Tempo di bilanci per i libri del 2006? Va bene, e direi positivi. Niente passatismo per favore, niente invocazione dei tempi che furono in cui la letteratura italiana era sì forte e gagliarda. Eppure pare che la questione critica sia sempre un po’ questa. Che cos’è che manca agli scrittori italiani d’oggi? Non li trovate tutti un po’ gracilini e imbelli? Nell’anno appena passato, l’ha espresso chiaramente Antonio Scurati in un pamphlet per Bompiani, La letteratura dell’inesperienza: manca il contenuto, manca l’esperienza che preme per diventare testimonianza (così era per il neorealismo, no?), manca il Novecento, manca l’attrito con la tradizione.

Quartowood

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di Gianni Biondillo

a due calci dal paradiso

Ad un certo punto arrivarono i camion e scaricarono tutto, ci passarono l’intero pomeriggio, solo alla sera, al buio, incominciarono a girare. Il cortile di casa mia, via Lopez 6, Milano, Quarto Oggiaro, fu invaso da Cinecittà. Era il 1994. La sera tutti gli abitanti guardavano dai balconi Margherita Buy e Lello Arena che duettavano. Un faro di una potenza inaudita fu piazzato nel soggiorno di casa mia; il mese dopo la bolletta della luce ebbe un’impennata considerevole ma nessuno mi pagò la differenza. Era lo scotto della magia del cinema, in fondo.