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Al di qua delle apparenze

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danzacurato1.jpgdi Franco Damico

Ogni ortodossia proscrive la seduzione, facendola ricadere dentro il cerchio dell’artificio ovvero del maleficio. E ha le sue buone ragioni, perché la seduzione è precisamente la sottrazione dell’oggetto cui si rivolge alla sua confortevole verità, e all’autorità che se ne fa garante. Se(d)-ducere significa infatti condurre via, condurre altrove, separare, rapire. Nel termine è già postulata l’appartenenza dell’oggetto a un’unità che lo rivendica e che teme di esserne, per ciò stesso, defraudata. Che questa unità si chiami Dio, o Sé, o Logos, o Società, non ha qui molta importanza.

Solitario

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di Franz Krauspenhaar
 

ritardando oggi  in automobile vedevo gente disposta a tutto, benché ad amare ci sia sempre tempo /// prosperosa casalinga con reggiseno rosso, scopate sesso che l’attraversano ogni giorno per prendere uno dei falli di lei, lesta a spogliarsi /// portavi una gonna rossa lucente di metallo vivo sotto una luna di sebo /// due troie, fumetto porno orge scopate con casalinghe, fa chiavare il goldone, un bel culo /// quando facevi l’amore emettevi un suono bellissimo, una ciliegia che si snocciola e affonda un pieno di rum pescato da una cambusa rovistata dal sole casto, montato a neve, di igls ///

Per piacere a Iannozzi

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di Valter Binaghi
 

Dove sei stato, figlio dagli occhi tristi? Dove sei stato mio prediletto?

Sei il mio agente letterario, e di solito mi tratti come un cottimista: adesso perchè mi parli a citazioni di Bob Dylan?

E’ che ti vedo strano, autore. Hai una faccia che non mi piace. Uno ti guarda e pensa che presto una dura pioggia cadrà.

Torre Gaia e l’ossessione della sicurezza

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di Christian Raimo

Avendo vissuto la mia infanzia, pubertà, adolescenza, postadolescenza, sempre negli stessi sessantatré metri quadri ma sempre sul punto – io e tutta la mia famiglia – di traslocare da un momento all’altro, di cambiare casa e quartiere, tra riviste di arredamento e giornali di annunci affitti & vendite che si accatastavano sui divani del nostro sempiterno salotto, ho maturato per contrasto una anomala e randomica apprensione per lo sviluppo urbanistico di questa città, grazie soprattutto a mia madre, inventrice e praticante assidua di quello che si potrebbe definire turismo immobiliare.

Colpi al cuore

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hotakainen.jpg  di Gianni Biondillo

Colpi al cuore, come fu girato il Padrino, di Kari Hotakainen, Iperborea, 2006, 355 pag. postfazione di Goffredo Fofi, traduzione di Tullia Baldassarri Höger von Högersthal

Non ringrazierò mai abbastanza la casa editrice Iperborea, che da anni mi permette di incontrare tutto un universo letterario, quello scandinavo, che in tempi di angloamericanismo imperante, sarebbe stato per me di certo perduto.

La mia cosmica rivoluzione

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di Franco Arminio 

Voglio la rivoluzione, nient’altro che la rivoluzione. La voglio da me stesso, prima ancora che dal mondo. La voglio perché la furberia dolciastra e la scalmanata indifferenza hanno preso in mano i territori della parola e anche quelli del silenzio.  Chi scrive viene tollerato a patto che rimanga nel recinto. Le sue ambizioni possono essere anche altissime, ma solo se vengono esercitate in luoghi millimetrici, invisibili. I fanatici della moderazione avanzano ovunque. In politica come in letteratura.

Una lettera

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di Giovanni Martini 

Mio addolorato amico,

il seme dell’uomo è sbocciato nella Gloria dell’Onnipotente. Tu hai creduto che volessi abbandonare questo nostro mondo, mio caro amico, e così è stato. Ma come vedi, le parole continuano teneramente a generarsi nella Grazia del Soffio Celeste. Perché, sappi, la parola non è di questo mondo. Dove sono ora, molte cose intravedo. Gli esseri si accoppiano docilmente tra loro, ad esempio, cosa che a me non fu concessa. L’Onnipotente me ne diede Sacro Impedimento.

 

La meraviglia (Lingua Sovrana – 4)

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di Marco Rovelli

Qui è rimasta la forma del tuo seno. Il tuo seno perfetto. Alto, della forma esatta della mia mano. L’aureola grande, a raccolta. Il centro di irradiazione che indica altrove. Il tuo seno, mosaico di luce scomposta, la mia lingua lo sa parlare, del tuo seno la mia lingua conosce ogni giunzione e percorso, la mia lingua ha perlustrato ogni senso del tuo seno.
Di sensi il tuo seno è pieno.

Cunto cuntruso o de lo criaturo Maremò, pe’ vocca de Nasafazie, ito da casa pe’ murire de’ vecchiaia drento la terra di Giugliano, cercata ca fuie, doppo aver trovato ricovero per terre passeggiere

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di Davide Morganti

Nannina Ingenito, ma tutti ‘a cuniscevano comme Nasafazie, giuraje a lo prevete d’avè truvato na surgente ca scarfava lo sango chiatro. Ora, cuntaje, si’ li cristiani se veppeteno chest’acqua, la risurrizione che fine teneva da fare ancora allo munno? Lo prevete rispunnette ca, quanno buono buono, se scetavano chilli già muorti. Ma si’ vonno bbene a Giesù, s’arrugnaie ‘a vecchia, nisciuno l’hadda vevere, pe’ nun lo fa’ sentere supierchio a stu munno. ‘E cannele, mise ‘e renze, scennevano comme na voce abbrucata.

Da: Mare Padanum

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di Maurizio Rossi 

(Ricevo da Domenico Pinto e pubblico un gustoso “assaggio” di “Mare Padanum”, libro di racconti edito da Lavieri. FK.)

Romito, seduto a terra per la stanchezza dell’ultima salita, nel gelo di gramigne che gli parevano cuscini, in un consiglio di truppe disperse lontane dal comando, attorno a un tenente smarrito piú di loro nella notte ormai scesa, estratte mogio le lastre dei raggi dalla busta dell’Azienda Sanitaria, pareva indicare, su di una mappa militare all’indomani dell’8 settembre, scorciatoie e sentieri albanesi per raggiungere Durazzo e poi l’Italia, evitando l’incontro coi nativi. Zampa dopo zampa e tarso dopo tarso, gli si stringeva attorno la famiglia, osservando attenta, col malato, quei referti in bianco e nero passare adagio sullo sfondo della luna, un’altra volta a lavagna luminosa contro il cielo.

Bacheca di febbraio 2007

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Venuto per uccidere

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pigeon.jpgdi Valter Binaghi

La notte è una di quelle calde, che stancano il sangue nelle vene.
Si vorrebbe dormire ma non si può. E allora è buono tutto in tv.
B movies, repliche di Star Trek, televendite di pentole e gioielli egiziani.
Una donna si alza dalla seggiola sul balcone, nella casa di fianco.
Nemmeno ti eri accorto che c’era.
Lei di te si, ma non si è allarmata vedendoti, perchè ti conosce.
Prendeva il fresco, come si dice, ma qui fuori ci sono solo zanzare.
Così ora si è alzata e andrà a dormire.
Ha una vestaglia leggera, si vede tutto.

Con i vili o con l’ignoto

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di Franco Arminio
 
Domenica sera a casa di mia suocera c’era il televisore acceso sul programma di Fazio. Viene intervistato il direttore del tg1 che dice di non aver mai avuto telefonate da politici.

Complementarità e dintorni 3.

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di Antonio Sparzani

La tranquilla cittadina di Göttingen sta sul fiume Leine, nel sud della Bassa Sassonia, ai piedi delle colline dello Harz, luogo quanto mai caro alla letteratura tedesca (ricordare, prego, la notte di Valpurga del Faust I). Göttingen vanta origini medioevali. La sua università fu fondata da Giorgio II d’Inghilterra, che era anche elettore di Hannover, nel 1734 e aperta nel 1737. Divenne rapidamente un centro di studi tra i più importanti d’Europa: attirava studenti brillanti anche dall’estero, e forniva loro una preparazione solida e di prim’ordine. Ebbe poi sorti più difficili negli anni trenta dell’Ottocento dovute alla politica illiberale del re Ernesto Augusto I di Hannover – egli cacciò dall’università un gruppo di sette studiosi, che si erano ribellati alle sue misure, i famosi “sette di Göttingen” tra i quali i fratelli Grimm, brillanti filologi, storici della lingua e, come tutti sanno, autori di famosissime favole – ma conobbe una seconda luminosa stagione sul finire del XIX° e nei primi decenni del XX° secolo, finché nel 1933 fu devastata dal delirio antisemita.

Concorso: un Post al sole

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Classifica Provvisoria (Precaria) del concorso (vd nei commenti)
dopo, anzi prima di Valter Binaghi Says:
January 30th, 2007 at 15:40
e
uto88 Says:
January 30th, 2007 at 14:14
e
Lady Lazarus Says:
January 30th, 2007 at 18:09 edit
Titolo (del Furlen)
e la New Entry
Al De Santis Says:
January 30th, 2007 at 22:27
appare come un Sud
Nunzio Festa Says:
February 1st, 2007 at 11:31
Luca Carlucci Says:
February 1st, 2007 at 13:05
Scrivi di domani
ma se potessi mangiare una
Idea Says:
February 1st, 2007 at 21:34
L’idea
e per finire (Oggi si conclude il concorso e ringrazio i partecipanti. Hasta la Maria Siempre!)
nevermore Says:
February 3rd, 2007 at 11:17
Un amour de Karl
Eglantine, non ancora diciottenne, stirava, cuciva di bianco ed inamidava i col cassée e gli sparati dei signori presso la Premiata Stireria Parmentier, nel Passage Brady, che si apriva fra il numero 33 et 33 bis di Boulevard de Strasbourg, non lontano dal famoso café concert L’Eldorado che si trovava al numero 4.

Oltre la storia, nulla

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150px-bushalte_zwolle.jpg   di Alessandra Galetta

Ehi ciao! Mi dice un tipo con un giubbotto e un paio di pantaloni marroni.
Nel paio di secondi che impiego a rintracciargli la faccia, registro che ha una valigetta e anche un cappello dello stesso colore, e che li tiene con la mano che sta dalla parte del cuore.
Ciao, gli rispondo.
È il mio amico Edo. Non è un mio amico in effetti, ma un ex collega del Call Center dove lavoravo e con cui prendevo insieme il pullman che va su, a Frascati, per tornare a casa. Lui scendeva a Grottaferrata, però.

Su “Gotico americano” di William Gaddis

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wg1974bauer.jpg Di Andrea Inglese

(Una versione più breve di questo articolo è apparsa nella rubrica “Gli introvabili” de il manifesto 4/12/07)

Di William Gaddis, uno dei massimi romanzieri statunitensi della seconda metà del XX secolo, il lettore italiano dispone oggi di un quinto soltanto dell’opera in traduzione italiana. Se il motto della nostra editoria, per quanto riguarda il panorama letterario statunitense, potrebbe suonare “Nulla resterà impubblicato”, non si capisce perché un pesce grosso come Gaddis sia facilmente passato tra le maglie. Senza sollevare, per altro, troppo scandalo presso lo stuolo di consiglieri culturali che ci tengono aggiornatissimi sulle correnti e le sigle letterarie più in voga oltreoceano. Dei suoi cinque romanzi, solo il primo, Le perizie (The Recognitions, 1955), è rintracciabile in libreria nell’edizione economica Mondadori del 2000, che riprende la traduzione di Vincenzo Mantovani apparsa nel 1967. JR (1975), A Frolic of His Own (1994) e Agape Agape (2002), uscito postumo, sono finora preclusi al pubblico italiano. Sorte diversa è toccata a Carpenter’s Gothic (1985), pubblicato da Leonardo nel 1990 con il titolo Gotico americano, ma oggi fuori catalogo.

Juke Box: Ivano Fossati vs Boris Vian

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sul set del film Scemo di guerra di Dino Risi

Le déserteur
Paroles: Boris Vian. Musique: Harold Berg 1954

Monsieur le Président
Je vous fais une lettre
Que vous lirez peut-être
Si vous avez le temps
Je viens de recevoir
Mes papiers militaires
Pour partir à la guerre
Avant mercredi soir

Il disertore
Versione italiana di Ivano Fossati basata sulla traduzione di Giorgio Calabrese.

In piena facoltà
Egregio Presidente,
le scrivo la presente,
che spero leggerà.
La cartolina qui
mi dice terra terra
di andare a far la guerra
quest’altro lunedì.

Sul luogo contrario dell’osservanza

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tecnica-cipolla.jpg e altre poesie (e l’illustrazione di una prosa) di Viviana Scarinci

Sul luogo contrario dell’osservanza

1.
Se questo buio agisce tutte le inconoscibilità
allora tra le valve di questa incognita
è labile la nostra separazione
e pure un’ingiunzione all’astratto
come lo smagliare della calza
che sfrena il composto della pelle
in una luminosa oscenità
sembra rivolto a un erpice surreale
che sproporzionato vira su ogni contenuto
soprattutto sull’ambiguità amorosa
Ecco, se è così, devo aver smarrito
la potenza immaginifica, la realistica genitura
di una cipolla fiorita nella dimenticanza del frigo

La stella polare

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di Antonio Sparzani

Mi ha sempre affascinato il libro di Giorgio de Santillana e Hertha von Dechend Il mulino di Amleto, Adelphi, varie edizioni. È in omaggio agli autori di questo libro che traduco qui un mito del popolo Inuit, che vive, ma non sappiamo ancora per quanto, nel profondo Nord.

“Questo accadeva prima di quello che accadeva prima, prima del giorno del primo capo della tribù, prima della costruzione del primo teepee, prima del padre del primo Inuit. Ma anche allora c’erano degli uomini sulla Terra, ed essi cacciavano. Quando morivano salivano nelle pianure dell’alto e lì cacciavano per sempre.

In quel tempo là non vi era alcun cielo e il Sole illuminava egualmente le pianure dell’alto e le pianure del basso. Nelle pianure del basso gli uomini cacciavano il bufalo e l’alce, e nelle pianure dell’alto gli spiriti cacciavano il daino di fumo e il bisonte di fuoco.