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Delle due, entrambe

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marco-travaglio.jpgdi Marco Travaglio

L’11 luglio 2006 il sottosegretario alla Difesa del governo Prodi, Giovanni Lorenzo Forcieri, dichiara al Senato: «Rispetto al sequestro di Abu Omar, riteniamo che non ci sia alcuna esigenza di porre il segreto di Stato». Il 16 luglio l’Ansa, citando fonti di Palazzo Chigi, scrive che il governo «si mantiene “in rispettosa attesa degli sviluppi dell’inchiesta”, chiarendo che sul segreto di Stato l’esecutivo non può intervenire e prendere una decisione (se mantenerlo o toglierlo) fino a quando non c’è una specifica richiesta dei giudici al riguardo. Se poi saranno accertate delle responsabilità, queste dovranno essere punite”».

Piccole occasioni di darsi fuoco

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di Christian Raimo

C’è un tapis-roulant che collega il centro storico con la periferia di Potenza: lì dodici anni fa mi sono augurato che il meccanismo si inceppasse e io sprofondassi all’interno dei cingoli per venire squartato, frantumate le ossa, divelta anche la carne della faccia.

Il fattore C. La comunicazione del governo alla prova dei sei mesi #2

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di Edoardo Novelli 

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(con sentimento “postumo” pubblico la seconda parte dello studio di Edoardo Novelli sulla comunicazione del governo Prodi. Dell’ex governo Prodi. La prima parte è qui. gv.) 

La concretezza comunicativa che Romano Prodi, più per affinità caratteriale che per strategia, ha evocato e praticato nel corso della campagna elettorale, sembra portarlo invece a una sorta di idiosincrasia per l’uso di frasi evocative e di espressioni immaginifiche, come di parole simbolo. “La fase due è una terminologia che non conosco, che ignoro e non uso” (26/10/96). Non che nessuno si potesse innamorare di un’espressione che suona più come una formula chimica che come un progetto politico ma, talvolta, segnare almeno a parole un cambiamento, indicare una nuova direzione, è un segnale importante. 

Siamo sempre stati separati. Quarto quadro: Gli uomini

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di Sarah Kéryna

traduzione di Andrea Raos

– E poi, tutti gli uomini che ti corrono dietro!
Gli uomini che ti dicono che sei carina.
– Oh! Beh sì, ce ne sono! Quelli, non mancano di certo.
– Ce n’era uno che mi aveva detto che somigliavo a un Botticelli, del primo periodo.
Ma io non ci credevo.
Oh no! Dicevo: “Mi racconta delle storie.”

E poi all’epoca si lavorava, ovviamente ho sempre lavorato a Opéra, da Calmann-Lévy, era a Opéra. Allora se guardavi i negozi a quei tempi, c’erano sempre degli uomini che dicevano che volevano regalarti un paio di scarpe.

Paolo Lezziero, colpevole di milanesità

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nebbia.gif di Riccardo Ferrazzi 

Forse c’è un destino anche per i dialetti. Raccontate storie siciliane? Avete buone probabilità di trovare editori disposti a muovere cielo e terra per promuovervi, e critici che vi incenseranno come salvatori della patria. Ma se scrivete (bene) storie molisane, venete o liguri, rassegnatevi: avrete tutt’al più un mercato regionale. Scrivete ottime storie milanesi con qualche sobrio pastiche linguistico e moderati inserti dialettali, e non vi filerà nessuno. C’è poco da fare: la “questione della lingua”, croce e delizia dei letterati italiani, riporta periodicamente l’accento sui dialetti ma finisce per autorizzarne solo due: il siculo e il napoletano.

La neve

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(I frammento, Napoli 2007)

di Francesco Filia

…noi siamo già quel che voi
sarete domani.

La neve, quella vera, non l’abbiamo mai vista
se non nella bocca a nord del vulcano
nei pochi giorni di cristallo dell’inverno come una minaccia
che ricorda quel che non abbiamo temuto abbastanza,
ma il gelo, quello sì, è dentro di noi fino alle ossa
e lo sentiamo che morde le giunture e crepa le ossa
fino al midollo. Ce ne accorgiamo dai sorrisi tirati
dei passanti, dai gesti circospetti di chi vive per strada,
dalle urla dei ragazzi impresse nell’aria, dal nostro indugiare.
E non ci sono di conforto i sogni agitati in piena estate,
lo scambiare la notte per il giorno o il ricordo di una madre
il tepore della sua ombra. E se anche qualcuno di noi
si chiede qual è il respiro di queste strade, del loro teso
vibrare, della luce che apre spazio tra i palazzi e i nostri
incerti passi affrettati rimarrà come un brusio di fondo
tra risate e un colpo di clacson. Tra misericordia
e cielo non c’è più tempo per esitare. L’assedio
è dentro le case. È tra la mano e il buio di stanze abbandonate
e non serve ritrarsi di scatto, anche le mura sapranno chi siamo
scrutando la paura nei nostri occhi e allora potremo solo obbedire
ascoltando il silenzio che si insinua tra il vocio e il magma di piazze
e strade, che invade portoni e giardini a mezzacosta, che copre
frammenti di dialoghi affamati di bocche e cuori e allora, tra vestiti
gettati e l’odore di arance cadute, saremo veri e senza età
come chi dovrà morire sul serio.

Francesco Filia vive, lavora e scrive a Napoli, dov’è nato nel 1973.

Il pasticciaccio, passati cinquant’anni

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di Christian Raimo

Uno pensa a Gadda e Pasolini, milanese l’uno e friulano l’altro e tutti e due romani d’assimilazione, che nel Pasticciaccio brutto de via Merulana e in Ragazzi di vita, decidono di utilizzare il romanesco: perché? per la sua carica espressionista, per la sua capacità di verità. Gadda compenetrandolo con l’italiano e partendo dal corpo letterario, le letture del Belli; Pasolini cercando una mimesi incarnata nel parlato delle borgate romane, lì dove sembrava ancora allignare quella civiltà tradizionale in via di prossima estinzione. Due opzioni, che entrambe tendono però a fare dello strumento linguistico del dialetto una scelta etica: e insieme gnoseologica.

Il fattore C. La comunicazione del governo alla prova dei sei mesi #1

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di Edoardo Novelli

prodi.jpg 

Comincio a pubblicare oggi la prima di sei parti in totale di uno studio condotto da Edoardo Novelli – docente di comunicazione politica all’Università Roma Tre e autore tra gli altri di La Turbopolitica (Bur 2006) – sulla comunicazione del governo Prodi dopo i primi sei mesi. Lo studio – che si compone di una prima parte analitica e di quattro interviste dello stesso Novelli a Gianluca Luzi, inviato di Repubblica; Giovanni Floris, conduttore di Ballarò; Valerio Saffirio, Orange Comunicazione; Silvio Sircana, portavoce del Presidente del Consiglio – è stato presentato lo scorso 12 dicembre a Roma presso l’Università Roma Tre e pubblicato su aideM. Rivista di critica della comunicazione, rivista che esiste anche on line. Ringrazio Edoardo Novelli per aver messo il suo lavoro a disposizione di N.I. 

C’era una volta il fattore K, brillante invenzione giornalistica di Alberto Ronchey che fotografava un mondo diviso in blocchi interscambiabili e una società popolata da nemici interni. Tramontata la stagione delle grandi ideologie e delle contrapposizioni frontali, durante l’ultima campagna elettorale, Romano Prodi ha parlato di fattore C, per intendere alla natura fortunata che è solita accompagnarlo. Una trovata di successo che ha subito bucato sui media, al punto da essere presa da Bonolis come titolo del suo nuovo programma che però, a giudicare dai risultati d’ascolto, si è rivelato poco profetico.

Verso una società solare – 2

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di Giorgio Nebbia

Uno sviluppo umano può essere meno insostenibile dell’attuale soltanto ricorrendo in maniera crescente e determinata alle fonti di energia rinnovabili che tutte dipendono dal Sole.
(…)
La radiazione solare, e le fonti di energia da essa derivate, si prestano a fornire energia in tutte le forme a cui siamo abituati: si può ottenere calore a bassa, media e alta temperatura direttamente dal Sole; con questo calore è possibile scaldare l’acqua, le abitazioni, è possibile azionare frigoriferi e condizionatori d’aria, è possibile distillare l’acqua di mare per ottenere acqua dolce, con un contributo decisivo, così, del Sole alla sconfitta della sete che affligge molte zone tropicali e equatoriali costiere.

Verso una società solare – 1

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di Giorgio Nebbia

Nella prolusione all’anno accademico 1903-1904 dell’Università di Bologna, Giacomo Ciamician, professore di chimica in quella Università, disse: “Il problema dell’impiego dell’energia raggiante del Sole si impone e s’imporrà anche maggiormente in seguito. Quando un tale sogno fosse realizzato, le industrie sarebbero ricondotte ad un ciclo perfetto, a macchine che produrrebbero lavoro colla forza della luce del giorno, che non costa niente e non paga tasse!” E, vorrei aggiungere, non ha padrone!
Pochi anni dopo, nel 1912, in una conferenza tenuta negli Stati Uniti, lo stesso professore affermava: “Se la nostra nera e nervosa civiltà, basata sul carbone, sarà seguita da una civiltà più quieta, basata sull’utilizzazione dell’energia solare, non ne verrà certo un danno al progresso e alla felicità umana!

Siamo sempre stati separati. Terzo quadro: Rebecca

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di Sarah Kéryna

traduzione di Andrea Raos

– E quando eri a Parigi, avevi nostalgia, di dove venivi?
– Beh, ero piccola.
Avevo dodici anni.
– E la città, non ti piaceva Parigi, all’inizio, quando
sei arrivata?
– Sì, Parigi non mi piaceva.
Non mi è mai piaciuta credo,
credo che non mi è mai piaciuta.
– Ti mancava dov’eri prima?
– Mi mancava,
mi dicevo a Besançon, saremmo stati meglio.
Non era la stessa vita.

Juke Box/Suzanne

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di Leonard Cohen 

Suzanne takes you down to
her place near the river
You can hear the boats go by
You can spend the night beside her
And you know that she’s half crazy
But that’s why you want to be there
And she feeds you tea and oranges
That come all the way from China
And just when you mean to tell her
That you have no love to give her
Then she gets you on her wavelength
And she lets the river answer
That you’ve always been her lover
And you want to travel with her
And you want to travel blind
And you know that she will trust you
For you’ve touched her perfect body
with your mind.

Loro scrivono, io leggo

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Questa mia è una semplice segnalazione di servizio. Nel giro di pochi giorni sono nati due nuovi siti di scrittori amici di Nazione Indiana.

Uno è quello di Raul Montanari

l’altro quello di Beppe Sebaste

Sono due siti ricchi di materiali, fateci un giro.

Abusare è bello

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abusare è bello - foto di Mauro Baldrati
di Mauro Baldrati

Qualche giorno fa un’amica mi ha chiesto di accompagnarla all’incontro con un’agenzia immobiliare per visionare una proposta edilizia. Poiché lavoro nel settore, (non nel mercato immobiliare, ma in urbanistica), potevo osservare, consigliare.
Così siamo andati nella sede dell’agenzia, un loft spazioso, luminoso, ben progettato, dove ci ha accolto un agente immobiliare dall’aria stanca e dai modi affabili. Ci ha fatto accomodare in una saletta con un tavolo dal ripiano di vetro e ha tirato fuori una serie di disegni da una cartellina.
Io conoscevo a grandi linee l’intervento di cui stava parlando: alcune palazzine di appartamenti – tre, di sei appartamenti ciascuna – situate sui colli di una cittadina dell’area metropolitana di Bologna.

Resta

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di Luigi Pingitore

Ho inventato un sonno
Bevuto ne ho tutto il verde
Sotto la signoria dell’estate
R. Char

del sentire

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Invece da questo spazio la casa ti assedia
con pareti e simmetrie, chiama il soffitto a stringerti per
così tanta febbre;

Febbre che il perimetro dei living in successione
ti incide con punta d’inchiostro, è fuori che
scorre tutto, e se scorre ti dimentica, se il neon

della croce verde scatta, il rosso amorfico del
semaforo è un passa e vai, passages,
sulle linee orizzontali, la fuga.

Hegel, Genna e la televisione

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di Valter Binaghi

Hegel diceva che il giornale è la Bibbia dell’uomo moderno, ma non conosceva la televisione. Il giornale è ancora Vecchio Testamento: la notizia che esalta o deprime, e comunque irrimediabilmente incombe, scolpita nello scritto come un nuovo Decalogo; il principio di realtà ha ancora qualcosa dei fulmini di Jahvè, nell’ingiungerti di conformare ad esso la tua visione del mondo.

Globalizzazione carceraria. L’esplosione del carcere negli Stati Uniti e in Europa

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Peter Kuper successful mission Oggi si parla sempre di più di lavoro precario e di conseguente incertezza delle condizioni materiali di vita. Si parla anche di indebolimento, di ritiro dello stato sociale. Ma le analisi svolte sulle politiche neoliberiste, di cui gli USA sono il primo e più influente laboratorio, mostrano piuttosto un mutamento di funzione dello stato che una sua semplice latitanza. Lo stato ritorna, ma per gestire la criminalizzazione della miseria fisica e psichica delle persone. La “guerra globale” verso i possibili nemici esterni si accompagna ad una guerra verso i nemici interni: eserciti sempre crescenti di perdenti ed esclusi, che bisogna letteralmente “rendere invisibili”. A. I.

di Danilo Zolo

Gli Stati occidentali mostrano i muscoli quando si tratta di imporre ai cittadini le regole di un ordine pubblico sempre più rigido.

Siamo sempre stati separati. Secondo quadro: Nella stanza della signora anziana: Il Sud

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di Sarah Kéryna

traduzione di Andrea Raos

– Oh! Era tanto tempo fa!
Era di notte.
Era di notte in treno.
Oh! Quanto durava!
La prima volta era…
Oh! dovrei ricordarmi!
Millenovecento…
– Dopo la guerra o prima della guerra?
– Eh?
– Era dopo la guerra o prima della guerra?
– Dopo.
– E com’era?
– La guerra del 45?
– No, quando sei arrivata nel Sud, la prima volta?
– Ah, che ho visto il Sud?
– Sì.
– Ooh! ero entusiasta!
Ooh! ho detto: “Che tempo!”

Dismenteat scurdat

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di
Eugenio Tescione

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o pulzella, dorlean più bella
per te per me
che diletto riafferrare il mare
profilare il respiro del primo parlare
nel mio divaricar di lingue

rubato, il rubato alle parole
che evanescenti e salde
«ora solide e puntute
ora acque mosse dal vento»

Questioni di classe

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di Lorenzo Galbiati

Mentre nella mia scuola milanese imperversa l’occupazione studentesca e il Preside è in agitazione, io me la godo.
Me la godo enormemente. Mi piace, mi piace molto la settimana di occupazione da parte degli studenti. Da qualche anno, almeno qui a Milano, c’è una rete di collegamento tra gli studenti degli istituti superiori che permette di organizzare una sana e impegnativa occupazione in contemporanea in molte scuole; e così da oggi fino a giovedì o venerdì o – per i più fortunati – sabato nei licei e negli istituti milanesi non si svolgono lezioni regolari. Bene. Bello.

World Press Photo

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Per chi non le avesse ancora viste, vorrei segnalare le fotografie selezionate dal concorso World Press Photo 2007.