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Poesia (semplice) d’amore

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di
Francesco Forlani

Adesso che paura di morire non mi segue
Come la ruggine sul ferro e pare intenso
Il salvamento dall’inceppo, dall’attracco

Che il core non mi esplode in petto
La saliva in bocca, il turbamento
Perfino il dolore di perderti mi solleva

Montalbano e la Sirena

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di Linnio Accorroni
“Ma poi che gambe, che classe, che gambe! Anche se ce l’ha storte, è troppo sexy e bello! Che mi frega a me se non ce l’ha i capelli. Me lo porterei a casa e butterei via le chiavi: soli io ed il mio Montalbano bello.” Così, dietro a me, mugolava tra il deliquio e la trance erotica, una signora senz’altro âgée, con pelliccia rigorosamente da prima ( così faceva anche la sua mamma, del resto): ‘A teatro sempre con la pelliccia’ anche quando, fuori dal teatro, come quella sera, lo scirocco appiccicoso segnalava l’incongruente dolcezza di una primavera in pieno gennaio).

Résistance

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170696main_pia09181-516.jpgde Philippe Roux

Du mythe positif
Tout d’abord il faut penser qu’il y a une confusion entre le mot de « résistance » et l’acte.
D’où la nécessité de l’analyse du poème Victoire de Pasolini ainsi qu’un de ses rares corollaires cinématographiques : L’armée des ombres de Melville (1). Ces œuvres sont à envisager ici comme des archétypes de l’acte et du mot « résistance mythologique ». Ils sont un espace de définition possible qui nous permet de nommer cette nébuleuse que l’on nomme aujourd’hui encore « la résistance ».
Il est nécessaire de savoir qu’en France, le mot « résistance » a subi une réappropriation qui porte à confusion. En effet, quand Deleuze a qualifié comme « acte de résistance » l’acte de création, qui aurait pour fonction, entre autres, de résister à la bêtise, il a défini la résistance comme une mécanique d’opposition. Dans ce sens, l’utilisation de ce mot peut se justifier. Mais il semblerait que le mot et l’agir se sont désubstantialisés dans une utilisation abusive. D’où la nécessité de définir la résistance comme mythe positif, qui n’impliquerait pas le fait de résister en créant ou œuvrant à la pensée, qu’elle soit picturale, philosophique, cinématographique, ou militante – là, on est dans la résistance mécanique. Le propos de ce texte est de « définir » la résistance comme point d’acmé de la dignité.
C’est en ce sens que le poème Victoire de Pasolini, écrit en 1956, ainsi que le film de Melville tourné en 1961 apparaissent aujourd’hui comme un miroir sémiologique.
Ces œuvres sont le « ça a été » de la résistance mythologique, et ils nous montrent ou nous font entendre ce que j’appelle la « mythologie positive », tout en nous démontrant qu’il est extrêmement dangereux d’utiliser le mot « résistance » à tout va.

Autogrill NI-GLOBAL

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di Valter Binaghi

Adattato da: V. Binaghi, I 3 giorni all’inferno di Enrico Bonetti, cronista padano, Sironi Editore, in uscita in tutte le librerie.

Satana nel terzo millennio sarebbe traffico di carne umana? Niente male.
Ma anche il mercato del lavoro, non scherza.
Da queste parti si ha una gran paura dei cinesi: certo, non è bello per un italiano competere con uno che guadagna l’equivalente di cento dollari al mese.
Ma si è sempre i cinesi di qualcuno.

Guerra, mercato, donne e guerrieri (2)

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Ripropongo questo intervento, che per motivi imponderabili è sparito in un buco nero della rete (error 404), pur apparendo in hompage.(La prima parte è apparsa qui)

Di Emilio Quadrelli

La tua storia nei bordelli per militari continua nonostante la fine della “missione italiana”. Cosa succede?

Intanto la missione finisce ma la presenza militare, anche se ridotta continua e poi a quel punto il giro dei bordelli funziona talmente bene che iniziano a essere frequentati anche da civili. Sono turisti, per lo più europei ma ci sono anche degli americani e molti arabi che arrivano con dei viaggi appositamente organizzati. La possibilità di praticare sesso estremo senza problemi attira un pubblico internazionale. Prima per avere occasioni del genere dovevano spostarsi fino in Asia o in Sud America mentre adesso, per gli europei, è possibile addirittura organizzarsi un week end di sesso senza regole senza troppi sbattimenti.

La politica nella blogosfera italiana – uno studio esplorativo di Giuseppe Veltri

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[A febbraio 2007 Giuseppe Veltri mi ha gentilmente messo a disposizione una bozza avanzata della sua indagine sui rapporti tra politica e blog in Italia. Dalla lettura sono nate delle domande, sui blog e sulla rete in generale, a cui ha gentilmente risposto.]

Domanda: Nel tuo studio esplorativo “La politica nella blogosfera italiana” analizzi la rete dei blog per scoprirne la dimensione di nuova sfera pubblica, di spazio politico. Quali domande di partenza ti hanno spinto?

Giuseppe Veltri: La curiosità’ iniziale riguardava l’idea della blogosfera come sfera pubblica. C’è in giro, in soprattutto in ambiente non accademico, l’idea che la blogosfera possa rappresentare una nuova sfera pubblica, migliore e maggiormente capace di stimolare la discussione razionale sui temi pubblici ed in particolare sulla politica. Dopo aver letto le ricerche esistenti in merito (non molte e prevalentemente americane) ho deciso che sarebbe stato interessante investigare quali fossero le modalità’ d’uso della blogosfera italiana per discutere di politica.
L’idea era quella di fare uno studio esplorativo iniziale e poi, una volta raccolte delle indicazioni, fare un ‘design’ maggiormente informato su dei possibili follow up. Infine, interessandomi di psicologia sociale, il punto di vista di partenza da cui sono partito per realizzare web-survey sono temi e domande provenienti da quella disciplina. E’ chiaro che vi erano altri modi di toccare gli stessi temi, ma quello sarà il lavoro di altri ricercatori.

Siamo sempre stati separati. Settimo quadro: (dopo pranzo) Il Fronte Popolare

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di Sarah Kéryna

traduzione di Andrea Raos

– Allora, vedevi dei movimenti?
Non sapevi cosa succedeva?
– Ah beh, e come no!
Mi dicevo: “Ma cosa c’è stasera!”
“Ma cosa c’è!”

Poi, ero giovane.
Figurati, nel 36, sono nata nel 10, avevo ventisei anni.

Poi, a me faceva paura, mi faceva paura.
Le riunioni di folla, a me fanno paura.

Mi dico: “Ma cosa c’è, poi torno subito a casa.”
Poi sono subito tornata a casa, perché ho paura, quand’è
così, io ho paura.

Allora sono subito tornata a casa.
E poi, a casa c’era Lucien.
Allora gli dico: “Cosa c’è?”
E poi mi dice: “Beh c’è una manifestazione.”
Una manifestazione spontanea, questa poi!
SPONTANEA!
Ti immagini?

Mammifero italiano

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giorgio-manganelli.bmp di Matteo Di Gesù

Fu Italo Calvino il primo a ponderare sin dai suoi esordi, e dunque in tempi non sospetti (ovvero ancora immuni dagli attuali rischi di una banalizzazione conseguente a questa tardiva ‘scoperta’ da parte di frotte di lettori e critici) tutta la consistenza politica della scrittura di Giorgio Manganelli: «La mia impressione», scriveva Calvino già a proposito del Discorso sulla difficoltà di comunicare coi morti (testo poi inglobato in Agli dei ulteriori), anno di grazia 1965, «è che l’antistoricismo di Manganelli e il suo imperturbabile gusto del rigore intellettuale siano una sfida, un pungolo, molto più utili di quel vago escatologismo millenaristico che da più parti viene spacciato per storicismo».

Disertori – tra partigiani, camicie nere e foibe

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di Giuseppe Iannozzi

Michele Pellegrini è nato nel 1960 a Trieste. Ha pubblicato Memorie di un bambino filocinese (Stampa Alternativa, 2002), Grand Tour (Fernandel, 2003), Dimissioni (Fernandel, 2004). Fa il bibliotecario.

Metromorfosi

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metromorfosi

musica cinema teatro arte scrittura tic a roma e dintorni

rivista di info-critica a distribuzione gratuita

Complementarità e dintorni 5

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di Antonio Sparzani

l’ultima puntata, che potete trovare qui, si concludeva così:
“E il difficile era, naturalmente, trovare quest’altra idea, più debole sì di quella di orbita, tuttavia sufficientemente forte da poter ancora fare un po’ di fisica.”

L’idea da trovare naturalmente non era una sola, ma non si poteva neanche immaginare e costruire la teoria tutta insieme d’un botto, tutto va avanti un po’ alla volta. Intanto l’idea era di stare attaccati a quel che si poteva misurare, tramite gli esperimenti che si sapevano fare, direttamente. E questo qualche cosa era soprattutto l’energia, perché quel che si sapeva ormai misurare assai bene era la frequenza della luce emessa e assorbita da ogni singolo elemento, quando veniva investito da luce, cioè da onde elettromagnetiche. Perché è importante la luce emessa e assorbita da un elemento? Perché dalla frequenza della luce che un atomo di un elemento riusciva ad assorbire, rispettivamente ad emettere, si riusciva a risalire ai livelli energetici (modo dei fisici per dire: alle energie) possibili per quell’atomo e dalle energie possibili si doveva capire come potevano essere sistemati gli elettroni intorno al nucleo.

Da “Meccaniche”

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Di Adriano Padua

MONITOR
Fosforescenze. Da cielo a cielo.

gli automatismi delle reazioni
i vuoti e i pieni nel bicchiere rotto
le possibilità non attuabili
i sintomi del buio gli occhi aperti
sul gioco fuoco che trasforma i tratti
dei corpi inerti e disfa la materia
nel volgere gli stati di coscienza
condensa i sensi e condiziona i battiti
del cuore nelle valvole s’addensa
sottocutaneo grumo agglomerato
ai globuli di sangue nei coaguli
di questa emorragia nel centro della
notte sopravvolata da elicotteri
che entrano con dio in contraddizione

Sanremo fase 2 e fase 3

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di Cristiano de Majo

Sono le 23:00 e a un centinaio di metri dal teatro Ariston, in piazza Colombo – diciamo pure la piazza principale di Sanremo –, si aggirano una trentina di persone, qualche famiglia con carrozzino, un paio di vecchietti, ma soprattutto immigrati: est europei, nordafricani. Il megaschermo trasmette immagini del festival mute perché intanto, sul palco montato su un lato della piazza di fronte al McDonald’s, si sta esibendo un gruppo di ventenni improbabili emuli dei Pooh. Nell’aria sono sparse dosi massicce di tristezza. A quest’ora della sera, Sanremo sembra una festa di paese riuscita male. Mi metto a parlare con un tunisino che vive a Cinisello Balsamo e lavora a Milano, mandato dalla sua azienda per qualche mese sulla Riviera dei Fiori a ristrutturare un albergo. Mi dice che non sapeva del Festival, anzi pensava fosse già finito. Aggiunge che la cosa più difficile qui è parlare con le ragazze italiane. Lo lascio alla stazione degli autobus e mi incammino per corso Garibaldi che è un deserto illuminato da piccole lampadine gialle che si arrampicano sugli alberi.

Marcel Proust: la scoperta di Ruskin

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    marcel-proust.jpg  di Gianni Biondillo 
1.

La prima volta che leggiamo il nome di John Ruskin citato nella corrispondenza proustiana è in una lettera indirizzata alla madre intorno al 25 (o 26) settembre del 1899. Dallo scenario alpino di Evian-les-Bains Proust chiede alla madre di spedirgli oltre che delle sigarette  “le livre de La Sizeranne sur Ruskin”(1). La richiesta si ripete insistente pochi giorni dopo (il 2 ottobre) in una lettera ampiamente citata dalla critica proustiana  dove il nostro richiede  il libro di La Sizeranne  che dovrebbe essere “[…] dans ma bibliothèque  pour voir les montagnes avec les yeux de ce grand homme.”(2)

Les monstres et les couillons – 2

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[Articolo originariamente apparso sul sito francese www.sitaudis.fr]

di Nathalie Quintane

Le lecteur aura compris que ce qui se joue derrière la parabole des Monstres et des Couillons, c’est une opposition tranchée (et erronée) entre émotion et pensée. Antoine Emaz place, en épigraphe d’un texte éclairant dans lequel il explique, entre autres, que l’émotion est “motrice du poème et enjeu de sa réception”, cette phrase de Reverdy: “Je ne pense pas, je note.” Je ne vais pas ressusciter Reverdy pour l’informer que noter, c’est penser, mais je peux, en revanche, rappeler à Antoine Emaz qu’il n’y a pas si longtemps vivait un écrivain, dont les initiales sont G et P, qui est à présent publié chez Gallimard dans la collection “L’imaginaire” et donc largement disponible, et que cet écrivain, à l’époque, prit la peine d’écrire quelques textes à ce propos, réunis sous l’intitulé “Penser, classer”. Evidemment le livre de Perec (et d’autres) a l’inconvénient de fragiliser cette belle opposition entre émotion et pensée, de même que le travail de Gilles Deleuze, en remodelant de fond en comble la notion philosophique de concept, en inventant par exemple le “personnage conceptuel”, apporte sa contribution à la remise en cause de cette opposition fondatrice de la philosophie classique (Descartes, pour simplifier). Le problème du poète “lyrique”, c’est qu’il travaille ante Deleuze, ante Foucault, ante Derrida, ante Perec – ou avec un Derrida tronqué, un Deleuze tronqué, un Foucault tronqué; mais nous reviendrons sur ce point. Le “Lyrique” travaille avec ce qui précède la période “structuraliste”: il a décidé que cette période n’avait existé que dans l’esprit fumeux de quelques imposteurs, et comme on lui rappelle sans cesse que cette époque a bel et bien existé (la preuve, c’est que Derrida vient de mourir, précédé par Deleuze et par Foucault, sans parler de Perec qui est mort aussi), ça l’énerve. Lui, il est obligé de travailler avec Descartes, puisqu’il veut pouvoir continuer à travailler contre lui (au feu Descartes! Je sens donc je suis!), et quand on lui explique que Descartes, ça y est, c’est intellectuellement mort, ça l’agace – parce que l’intellect, vous comprenez, c’est l’esprit, et que moi je sens.

Siamo sempre stati separati. Sesto quadro: Campo-Formio

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di Sarah Kéryna

traduzione di Andrea Raos

– Ti capita ancora di ripensare al tuo appartamento di rue Campo-Formio?
– Sì.
– Ti manca?
– Sì, beh sì, mi ero appena sposata quando ero a Campo.
– Anche più piccola, non sei arrivata a tredici anni?
– Anche più piccola, eh sì.
– È il tuo primo appartamento a Parigi, hai sempre vissuto lì, tu?
– Sono sempre stata
No, all’inizio eravamo in rue Ernest Rousselle.
– Ah all’inizio, proprio all’inizio?
– Sai proprio all’inizio, ti ho fatto vedere dove avevamo abitato.
E poi, siamo andati a Campo nel 22.
– Nel 22.
– Avevo dodici anni, non ero vecchia, nel 22.
– Ti ricordi quando mi facevi le carte?

Bacheca di marzo 2007

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Aggiornamento 6 marzo 2007: i lavori sono terminati, è stato possibile recuperare anche i commenti inseriti tra lunedì e oggi.

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Sanremo fase 1

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di Cristiano de Majo

Stiamo tutti a Sanremo pe’ cantà
(Renzo Arbore)

Benvenuti nella città tautologica dovrebbe dire il cartello all’entrata, perché Sanremo è davvero Sanremo. E non può essere altro che questo, ogni anno, puntuale come il Natale, per cinque giorni da martedì a sabato: lo scenario dell’unica kermesse autenticamente italiana. E anche se dopo, Sanremo non è più Sanremo, e scompare, non importa, perché in questi cinque giorni si fa la storia. Si consumano – o si tentano – suicidi cruenti ed enigmatici. Si assiste a un luminoso repertorio di amore e squallore. Si ammirano smaglianti completi laminati di vecchi cantanti pugliesi. Si costruisce una narrazione seriale intorno all’organo riproduttivo del conduttore. Si lanciano per il pubblico ultra-ottantenne provocazioni come finte gravidanze e scollature osé con spalline che cadono per sbaglio. Si scrive, infine, una mitologia dell’ospite straniero.

Scarpe

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di Alessia Polli

Mi guardo le scarpe. Hanno la punta consumata. Non me ne sono mai accorta ma ora so che è così. Quando le ho comprate, quel pomeriggio insieme a te, avevano la curva perfettamente arrotondata. Adesso, se le inclino un po’, mi rendo conto che non arrivano a toccare il pavimento. E questo perché sono andate, da buttare via. O forse soltanto da riparare.

Ognuno è custode di ciò che lo avvilisce

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di Franco Arminio

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Non si può andare avanti con Casini e Diliberto. Non si può andare avanti con questi politicanti autistici e parassiti. Un uomo come Berlusconi che dovrebbe essere oggetto di accurate perizie medico-legali continua a dominare la nazione. Intorno a lui si muovono le larve dei nuovi governanti, i dannati della chiacchiera lautamente stipendiata.
Pochi giorni fa al mio paese è venuto un assessore diessino del comune di Napoli a parlare contro la prospettiva del partito democratico. Non era solo, aveva la fidanzata e una pletorica scorta. La politica costa più del petrolio. Non c’è nessuna nazione al mondo dove il dieci per cento della popolazione vive fingendosi di occupare della cosa pubblica. Dal Quirinale fino al Comune più sperduto, l’Italia è gremita di luoghi in cui una classe di parlatori in doppiopetto galleggia su un fiume di carte.

Les monstres et les couillons – 1

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[Articolo originariamente apparso sul sito francese www.sitaudis.fr]

di Nathalie Quintane

Une rumeur tenace, puisque rumeur, laisse entendre qu’il n’y aurait plus depuis longtemps en France de tendances poétiques nettement marquées, que toute trace théorique aurait été perdue corps et bien avec la mise en vente de pavés berlinois et non plus germanopratins, que l’idéologie rampante mais toujours renaissante aurait rendu gorge à l’entrée de Philippe Sollers comme pigiste au Monde des Livres, que poètes et lecteurs baigneraient dans une sorte de liquide post-amniotique où ni styles ni formes ne seraient clairement identifiables, où régneraient la diversité, l’inclassabilité, le multiple, le composite et le varié dans leur lutte victorieuse contre l’esprit de chapelle, l’infâme revue doctrinale, la doxa textuelle et le collectif autoritaire. Qu’enfin bref on serait peinards, et que tout le monde trouverait poème à son pied dans la supérette à taille humaine de la poésie contemporaine d’expression française. Qu’argument économique, puisque presque personne ne vend rien dans la dite poésie, ce ne serait ni logique ni gentil de se tirer la bourre pour si peu et qu’on pourrait au contraire tous se retrouver pour un jamboree convivial au sous-sol de Beaubourg ou sur le plateau de Millevaches, selon les parties organisatrices, et qu’on aurait certainement, à défaut de choses à se dire, des verres à boire.