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Juke-Box/Heaven

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di The Psychedelic Furs/Richard Butler

HEAVEN

heaven
is the whole of the heart
and heaven don’t tear you apart
yeah heaven
is the whole of the heart
and heaven don’t tear you apart

Chinatown!

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di Gianni Biondillo

Il 26 febbraio di quest’anno pubblicai un articolo su Epolis Milano. In seguito alle cose accadute in via Paolo Sarpi a Milano, la scorsa settimana, ho voluto parlarne ancora, sulla stessa testata, oggi. Pubblico qui di seguito i due pezzi, fra loro intimamente legati.

1.
Sto pranzando con il mio socio di studio e un’amica, alla quale abbiamo ristrutturato la casa alcuni anni fa. È una piccola cosa, un appartamento al piano rialzato collegato ad un giardino, ma fatta seguendo il buon gusto della proprietaria, che desiderava vivere proprio in quel quartiere, zona Paolo Sarpi.

“L’acqua non è mai la stessa”

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SALENTO

 

CENTRO DI STUDI STORICO-LETTERARI SULLE TERME
DIPARTIMENTO DI FILOLOGIA, LINGUISTICA E LETTERATURA

 

«L’ ACQUA NON È MAI LA STESSA»

 

LE ACQUE NELLA TRADIZIONE CULTURALE DELL’ ASIA
(CINA – GIAPPONE – INDIA)

 

LECCE – 18 APRILE 2007

I fratelli minori

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di Giovanni Carta

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I was dumbfounded. It happened so fast. I wasn’t sure what I’d just seen and thought for a moment that it was some kind of an illusion. I looked closely to see if his feet were fastened to the board. They weren’t. Whatever he did, I needed to see it again.

Ero sbalordito. Era successo così in fretta. Non ero sicuro di quanto avevo appena visto e per un momento ho pensato che ci fosse sotto qualche specie di trucco. Ho guardato da più vicino, per vedere se i suoi piedi erano legati da lacci alla tavola. Ma non lo erano. Qualsiasi cosa avesse fatto, avevo bisogno di vederlo di nuovo.

Stacy Peralta nel ‘77, dopo aver visto il primo ollie(1).

Quando laggiù, in California o Florida che fosse, Alan “Ollie” Gelfand l’aveva già insegnato a qualcuno(2), agli estremi opposti dell’occidente, in alcuni piccoli centri rurali del meridione mediterraneo che non sto a precisare, una forza a metà tra storia e tradizione ancora imperava, imponendo agli uomini una regola precisa: qui, non succederà mai niente.

Diamo tutto il potere agli editor

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editor.jpg di Flavio Santi

In questi ultimi mesi vari segnali ci invitano a riflettere sull’editoria moderna. Un romanzo (Il primo di Gaetano Cappelli, Marsilio), che racconta come un editor trasformi in oro tutta la “roba infame” che riceve; alcune dichiarazioni di Carla Benedetti dalle pagine dell’“Espresso” (“ci sono nell’aria inquietudini e vibrazioni che urtano contro i formati impoveriti della narrativa, oggi spacciati per i soli possibili”); le riflessioni di Antonio Moresco e altri (Giuseppe Caliceti, Gianni Biondillo, ecc.) sul sito di Nazione Indiana. Una volta tanto parliamo del sistema che produce anziché dei prodotti, sembrano suggerire questi segnali.

A proposito di scuola #2

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di Christian Raimo

“Ogni volta che sento la parola cultura metto mano alla pistola”. Sempre più spesso ascoltando chi parla della situazione della cultura e dell’educazione oggi in Italia mi viene in mente la famosa frase di Goebbels. Ma in un senso un po’ rovesciato. Mi spiego. Che si stia consumando sotto i nostri occhi – implacabile – un disastro sociale di consistenti proporzioni per quello che riguarda la scuola, l’università, la ricerca… è l’indiscutibile fatto con cui si deve confrontare chiunque lavori tra aule, banchi, laboratori.

Da una foto di Francesca Woodman

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di Francesca Matteoni 

Pelle immaginaria è il tuo amore

scoperto sulle colpe.

Folletti subacquei aprono e chiudono gli occhi

buchi grigi tra i corpi distesi.

“Dove credi di andare”… sul viale del tramonto

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Franz Krauspenhaar intervista Francesco Pecoraro

Un debutto tardivo ma molto convincente di uno scrittore di 60 anni, Francesco Pecoraro, architetto romano. Uno scrittore che ha cominciato ad approcciarsi seriamente alla letteratura soltanto quattro anni fa, facendo evidentemente passi da gigante. Il suo libro di racconti “Dove credi di andare”, Mondadori, pagg. 197, euro 16,00, rivela un autore che pare aver sempre scritto, e che non ha alcun timore di dipingere il mondo e i suoi personaggi, professionisti cinquantenni sul viale del tramonto, con squarci crudi e disperati, a volte feroci. I suoi personaggi sono uomini abbienti e in certo qual modo arrivati che però hanno perso la bussola della propria vita, l’ultimo treno, l’ultima possibilità per sentirsi, se non felici, perlomeno vivi. Un importante libro d’esordio che consegna alla nostra letteratura spesso ingorgata da libri inutili se non addirittura dannosi un nuovo autore di forte spessore e di sicuro avvenire.

per un dialogo su sperimentazione / avanguardia / ricerca

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dscf0644.JPG (Propongo un intervento apparso su Per Critica Futura n° 3 e che riprende una riflessione già avviata su NI qui, qui e qui. A. I.)

di Marco Giovenale

[in occasione dell’incontro presso la Casa della poesia, a cura di Andrea Inglese, con letture di G.Bortolotti, A.Broggi, A.Raos, M.Sannelli, M.Zaffarano e M.G.- Milano, 23 novembre 2006]

I. su un piano generale

I.1.a
gli autori che a Milano si sono ritrovati il 23 novembre 2006 per parlare di “scrittura di ricerca”, in rapporto con le categorie di avanguardia e sperimentalismo, appartengono e anzi materialmente sono nati giusto nel momento – il decennio tra 1965 e ’75 – in cui si attestavano e consolidavano gli schieramenti di cui si dice.
“sperimentazione” / “avanguardia”.
erano – e magari in parte sono tutt’ora – aree in qualche modo differenti, se non addirittura nemiche: sperimentalismo officinesco e avanguardia novissima? detto in sintesi. è una “sintesi”?

Il controllo di revisione per umanisti: una introduzione

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Pubblico la presentazione che ho tenuto martedì scorso durante la Lettura Indiana al Circolo dei Lettori di Torino.

E’ l’inizio di un percorso di ricerca sull’uso di tecniche e metodi dello sviluppo software in ambito non informatico (letterario, editoriale, commerciale, giuridico…).

Presentazione: Il controllo di revisione per umanisti (html, occorre avere javascript abilitato)

Per approfondimenti leggi anche:
Revision Control su Wikipedia, in inglese;
Controllo Versione su Wikipedia, in italiano;
Oltre CVS e Bazaar VCS di Alessandro Bottoni;

Complementarità e dintorni 7

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di Antonio Sparzani

L’oggetto dell’indagine condiziona pesantemente gli strumenti dell’indagine. Così si era detto nella puntata precedente.
Per andar dentro quest’idea, facciamoci questa domanda: ma mentre pensavano a tutte queste cose, che cosa avevano di mira quei fisici degli anni venti e trenta, cos’è che li agitava e preoccupava, cosa dovevano spiegare?
Quello che volevano spiegare era niente più e niente meno che la struttura della materia, sarebbe a dire, perché mai gli elementi che troviamo in natura (idrogeno, elio, rame, alluminio, manganese, itterbio, gadolinio [sì, c’è anche il gadolinio, una “terra rara”, così chiamata dal nome di un illustre chimico finlandese, Gadolin; c’è un delizioso sito che dice tutto su tutti gli elementi della tabella periodica, visitate, se siete curiosi, non morde]) hanno le proprietà che hanno, perché, capite, perché. Cioè in che modo la loro struttura atomica determina le loro proprietà. Un compito molto complesso cui lavorarono i migliori per decenni. Ma le cose di base, confido io, le posson capire tutti, soprattutto naturalmente adesso che le hanno già scoperte. Un po’ alla volta si è formato un quadro, prima parziale, a pezzi e bocconi, sempre un po’ aggiustando

El boligrafo boliviano 1

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Una nota di Gianni Biondillo sul diario andino di Silvio Mignano

Ho conosciuto Silvio Mignano in una di quelle manifestazioni di provincia dedicate agli scrittori che, ho scoperto nel tempo, sono sempre più un modo non solo per farsi conoscere ai lettori ma anche un modo per conoscersi a vicenda. Io di lui non avevo letto nulla. Silvio, non me l’ha mai confessato, sono certo che già mi avesse letto, ma per evitare di mettermi in una situazione imbarazzante ha fintamente ammesso di non conoscermi. A tavola, dopo l’incontro pubblico, abbiamo chiacchierato un po’ di tutto. Così nel volgere di poche ore è nata una simpatia naturale per questo mio coetaneo dall’accento indefinibile (ed io ho una certa ossessione per gli accenti, i dialetti, le parlate), e dai romanzi curiosi, ambientati in Africa, nel Centro America, in posti così poco usi dalla nostra letteratura… “E’ che sono sempre in giro per lavoro”, mi ha detto, come fosse un rappresentante di chissà quale azienda. C’era anche sua moglie, una bella e dolce ragazza, incinta, che teneva a bada una bimba graziosissima. Si è parlato di figli. Cosa così rara fra gli scrittori che appena ne conosco uno con prole dimentico di parlare di libri e passo immantinente ai pannolini!
“Ma si può sapere che lavoro fai”, gli ho chiesto, ad un certo punto. Quasi intimidito ha ammesso di essere un diplomatico. Prima è stato in Kenia, poi a Cuba dove ha conosciuto sua moglie, ora era a Basilea. A fare che? “Il console”, con un sorriso imbarazzato.

Le nuove frontiere del genere SF italiano

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di Alessandro Leogrande

Una notizia di poche righe, intercettata su Google News pochi giorni prima, ha smorzato il botto, la sorpresa del pomeriggio di Pasqua. Cito si candida a sindaco di Taranto, diceva quella notizia, anticipando la frase lapidaria – identica – pronunciata da mio zio dopo il pranzo domenicale. E giù poche righe in cui si aggiungeva che un fantomatico staff stava valutando la possibilità della sortita e come piazzarla sul mercato elettorale. Una bomba, una vera bomba – uno degli ultimi casi, in Italia, in cui politica, racconto della politica, antropologia e letteratura coincidono. Il ritorno di Cito. Dopo la condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, dopo gli anni del carcere e quelli degli arresti domiciliari, dopo il collasso dietro le sbarre, dopo la perdita di quasi cinquanta chili, dopo tutto, dopo 14 anni di luci e ombre, di potere e di polvere, Cito ritentava la scalata alla guida della più scriteriata delle città del Mezzogiorno.

Le mani degli schiavi (prima parte)

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di Marco Rovelli

La vittima del sacrificio è la persona muta che soffre ciò che gli altri dicono.
(Aldo Gargani, Sguardo e destino).

Ho visto le mani di Michael consegnarmi dei documenti, ed eravamo in aperta campagna, e io non ero un poliziotto. Ho visto le mani di Mircea afferrare la scopa sotto la volta della basilica per ripararsi dalle memorie. Ho visto le mani di Marcus ubriaco stringere le mie e chiedermi di non dimenticare il suo nome e chiedere di lui. Ho visto le mani di Dragan stringere le sbarre e dire sottovoce, Non sto bene.
Ho visto ciò che tutti sanno, e tutti possono vedere. Semplici gesti di mani.

@ Primo Levi

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immagine da:
I Torinesi in coda al Cinema Massimo per ricordare Primo Levi

di
Francesco Forlani
e Montgolfier

Ieri sono andato ad una serata dedicata a Primo Levi,al Cinema Massimo, dove Moni Ovadia e Walter Barberis leggevano ”I sommersi e i salvati”. A parlare era soprattutto il testo, in uno, attraverso la voce dello storico, dell’interprete, nell’altro, Moni Ovadia, quella dell’autore, perchè “ascoltare, così come guardare o contemplare, è toccare l’opera in ogni parte – oppure essere toccati da lei, il che è lo stesso. ” . (Jean Luc Nancy)

Asse politico

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di Piero Sorrentino

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C’è un primo colore del giorno che a Napoli si allarga sulla spianata di cemento e asfalto chiamata Asse mediano, un riflesso scialbo che dura qualche minuto, quando la luce comincia nel cielo e il sole del primo mattino butta qualche raggio attraverso il nero della notte che se ne va.
È il colore dei rifiuti. La tinta degli scarti. Qui pure la spazzatura si porta appresso una materialità incontestabile: ha una consistenza, una forma, un odore. E un colore, che invade la vista già di primo mattino, quando dopo Frattamaggiore percorri la statale 162 in direzione del Lago Patria.
Lungo la fetta di asfalto che da Afragola va verso Giugliano viaggiano i camion dell’ASÌA, si muovono i tir coi cassoni ribaltabili colmi di immondizia, corrono i furgoncini delle aziende esternalizzate che hanno vinto gli appalti per la raccolta dei rifiuti. Il trasporto delle tonnellate di munnezza che affogano la città passa di qui.

Risposte di Massimo Sannelli alle domande di Sebastiano Aglieco

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Quali sono i poeti che pensi più “significativi” oggi, tra i più noti e pubblicati da grandi editori e tra i meno noti, ma comunque bravi, secondo te? Fa’ dei nomi.

Giuliano Mesa, Elisa Biagini, Marco Giovenale, Stefano Guglielmin, Sergio La Chiusa, Rosaria Lo Russo, Marina Pizzi, Elio Talon; su un piano ‘altro’ – perché non è, non si considera e non vuole essere considerata «poeta» – Chiara Daino. Paola Zallio è poeta unius libri (Lingua acqua), e ora tace, perché ha preferito – lo so bene – la vita: ma Lingua acqua era un libro alto. Alessandra Greco vive appartata a Firenze, e i suoi libri sono o autoprodotti o pubblicati in 100 copie dalle edizioni di Cantarena: se fosse conosciuta, i ‘canoni’ – con tutta l’approssimazione e l’ingenuità del concetto di canone, soprattutto oggi – includerebbero anche Greco.

Chi sono secondo te i poeti che sono “maestri”, importanti oggi per la “vita” della poesia in Italia? Fa’ dei nomi.

In primo luogo Giuliano Mesa, da anni: per la purezza decisiva delle sue affermazioni, che hanno la precisione scientifica di chi ha letto tous les livres – e ha la carne e la mente tristi – e la naturalezza di ciò che è vero e presente da sempre, come l’aria e la luce. Un altro grandissimo maestro etico – non si è quasi maestri di altro, e la tecnica si impara anche da soli – è Francesco Marotta. Da Lo Russo ho imparato un incantesimo necessario: un possibile «donnizzarsi» che fa giustizia del peso maschile, del cattivo odore e della sensualità dei maschi. Da Marina Pizzi imparo, come da uno specchio, una religione matta e disperatissima, e bestemmiante, della poesia. Dico volutamente, senza banalità, che è una religione.

Occhi tristi in discoteca

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di Mauro Baldrati
Alla fine il sabato sera naufraghiamo sempre nelle sale da ballo schifiltose della bassa ferrarese. Ma che fare in questo lunghissimo inverno a Mezzaluna, il paese più infelice e pidocchioso del mondo? Che fare nel Nulla Nebbioso, congelati sulle panchine del viale dei platani? Così quando arriva Il Ciuffo, il capo della banda dei Selvaggi, a raccattarci, lui che ha la patente e anche la macchina, io e il mio amico Rambò, presi per fame e per malinconia, saltiamo subito a bordo della Giulietta sprint col motore truccato. L’auto parte con un ringhio e, dopo una corsa folle nella nebbia delle valli di Comacchio, sbuchiamo sulla Statale Romea.

Juke-box / Apuamater Sottosopra

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Il 10 aprile 1945 Massa venne liberata dai nazifascisti. Massa-Carrara, provincia medaglia d’oro al valor militare per la guerra di Resistenza. Questa sera l’ANPI ha organizzato un concerto, al teatro Guglielmi. Ci saranno Ivan Della Mea, Alessio Lega, Stefano Barotti, Simeone Pozzini. E poi il sottoscritto, da solo e insieme agli Apuamater di Davide Giromini, che hanno composto la più bella canzone “apuana”: Sottosopra. Non posso riprodurne la melodia, trascinante, perfino imponente direi – ne pubblico il testo.

m.r. 

Ora che danno fervidi l’anima ai malfattori
dei padri miei lo sangue trasformo in lacrime e immergo d’ori
ma io rimembro un tempo in cui furon di noi custodi
già sgretolava il mento calcareo vento che il petto erode

Archivi Sud: Stanko Cerovic vs Kafka

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Le metamorfosi di Kafka
di
Stanko Cerovic
traduzione di Sandra Rivazio
«Era disteso sul dorso duro come una corazza e, se sollevava un poco il capo, scorgeva il proprio ventre convesso, bruno, diviso da indurimenti arcuati, sulla cui sommità la coperta, sul punto di scivolare del tutto, si tratteneva ancora a stento. Le numerose zampe, miserevolmente sottili in confronto alle dimensioni del corpo, gli tremolavano incerte dinanzi agli occhi».
Che cosa gli è successo? Perché è cambiato? In che momento è avvenuto il cambiamento? Aveva avuto un ‘sogno inquieto’. Il sogno è una sorta di caricatura del miracolo della vita: le forme non-forme all’interno e all’esterno della realtà. Gregor si è forse svegliato dalla sua vita che non era altro che un sogno inquieto? Oppure è semplicemente ritornato alla realtà, alla sua vera realtà?

Letture indiane – Virus

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cosa: una serata su virus e contaminazione in ambito letterario, poetico, musicale, matematico e informatico
quando: mercoledì 11 aprile 2007, alle ore 21
dove: a Torino, al Circolo dei Lettori in via Bogino 9. tel 0114326820/21
chi: Nazione Indiana – Francesco Forlani, Andrea Inglese, Andrea Raos, Jan Reister, Antonio Sparzani e Mattia Paganelli
ingresso libero