Il recente rilancio del dibattito su editoria e ruolo dell’editor mi ha fatto ripensare a questa vecchia (2002) intervista all’editore francese Paul Otchakovsky-Laurens (POL, sito che vivamente consiglio di visitare per farsi un’idea del tipo di casa editrice). Ne traduco i brani che mi sembrano più pertinenti rispetto alla discussione in corso. Il testo originale, più completo, si trova qui.
Per inquadrare il lavoro di POL, molto per sommi capi direi che si tratta di una casa editrice che ha come obiettivo esplicito quello di far saltare le barriere fra generi e di far arrivare ad un pubblico relativamente vasto scritture considerate difficili o sperimentali. Alcuni “colpi” editoriali, quali Perec o Duras, ne hanno a lungo facilitato la sopravvivenza. Da alcuni anni – dopo questa intervista – POL è stata rilevata da Gallimard che ne assicura, almeno in parte, la tranquillità finanziaria. La linea della casa è rimasta sostanzialmente immutata.
Quanto all’allergia dell’editore per le barriere fra generi, è interessante constatare che l’etichetta “romanzo” scompare dalle copertine quando le vendite vanno bene, e riappare nei momenti più duri, come – con alti e bassi – negli ultimi anni. Pare che la dicitura “romanzo” in copertina faciliti molto le vendite, la sua assenza le freni. Il che è senz’altro banale in sé; ma ciò che mi interessa è, capovolgendo il punto di vista, la possibilità (non solo teorica, non del tutto effimera, anche se soggetta a scossoni) di “raffinare” il proprio pubblico portandolo a leggere, semplicemente, ciò che gli si presenta. In altri termini: in alcuni periodi, e lavorando duro, POL è riuscita a creare un pubblico desideroso di seguire un editore proprio perché capace di contraddire il vero o presunto orizzonte d’attesa del pubblico stesso.
Le posizioni di Otchakovsky-Laurens sull’editing non mi sembrano richiedere particolari commenti. Semplicemente mi chiedo (o più esattamente chiedo, perché non sono del mestiere): sarebbe concepibile per una casa editrice italiana di medie dimensioni (quale è POL) restringere tutto il lavoro di editing alla semplice selezione, a monte, di autori capaci di scriversi e giudicarsi in piena autonomia? a.r.
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Lei oggi rappresenta una giovane scena letteraria interessante e coerente – come ha lavorato per formarla, riunirla ?
Non l’ho deciso. Ma la casa ha un’immagine, uno statuto che fa sì che certi autori vi si riconoscano e mandino i loro manoscritti. Per esempio, Marie Darrieussecq ci ha mandato Truismes perché Camille Laurens pubblicava da noi, e le era molto piaciuto Philippe. Emmanuel Hocquard ci ha portato Olivier Cadiot e Pierre Alferi. Jean-Charles Massera e Nathalie Quintane ci hanno mandato il loro primo testo perché pubblicavamo Olivier Cadiot. Charles Pennequin è stato portato da Christian Prigent, eccetera. Sono queste connessioni che assicurano la o le coerenze della casa editrice.