di Andrea Raos
[Va bene, mi sono stufato. Sono stanco della poesia, del non avere lettori, del non vedere mai il becco di un quattrino. Come molti miei colleghi, ho dunque deciso di lanciarmi in un’attività davvero remunerativa: il romanzo. Più esattamente il romanzo performativo, sull’esempio del racconto erotico inserito da Emmanuel Carrère nel suo recente Un roman russe. Scrivere parole di sicuro, concretissimo ed immediato effetto. Buona lettura e, soprattutto, buona azione a tutti. a.r.]
Caro Lettore di Nazione Indiana,
Sappia che nel contattarLa la mia ambizione è di costruire più che una semplice relazione con Lei, è di creare un legame che ci riunisca in un contatto che abolisca le distanze e faccia sgorgare l’amicizia come la luce che emette l’Astro alla fine della notte. Tuttavia, mi permetta di informarLa del mio desiderio di entrare anche in un rapporto d’affari, un rapporto fruttuoso per le nostre due parti: la parte che io rappresento e quella, distinta, che incarna Lei. Sappia che ho pregato ancora e ancora il Signore e che, dopo di ciò, ho scelto il Suo nome tra mille altri nomi, tra tutti i nomi della galassia dei nomi – e Dio sa che sono innumerevoli poiché Egli è all’origine di ciascuno di essi, dal primo all’ultimo. Rasserenato, ho scelto il Suo nome con la sicurezza che dà la fiducia nella buona fortuna. Penso ora e sono sicuro che Lei è degno della raccomandazione della mia preghiera, che Lei è dunque una persona d’onore, con cui posso fare affari, perché il mio messaggio è quello di un interesse ben compreso per le nostre due parti, le due entità che, esseri distinti l’uno dall’altro, noi rappresentiamo. Così, non ho alcuna esitazione ad affidarmi a Lei per questo affare semplice e sincero che varrà tanto per la risorsa che ci offrirà che per l’amicizia che ci prodigherà, insieme e di concerto.
Io mi chiamo con il mio cognome ed il mio nome, che porto dalla nascita in modo identico e senza discontinuità.