Home Blog Pagina 492

MURENE. Scrittura Elettricità Fragori

17

dscf1236.JPGdscf1189.JPG

Casa della Poesia, largo Marinai d’Italia, Milano
21 giugno 2007, ore 21. Ingresso libero.

*

Giovanni Cospito, Stefano Delle Monache (laptop & elettronica), Franco D’Auria (percussioni) e Andrea Inglese (testi ed elettronica); Massimiliano Viel (elettronica) e Andrea Raos (testi); Antonio Moresco (testi); Gianluca Codeghini (oggetti sonori), Stefano Brizzi (batteria) e Alessandro Broggi (testi).

Tre modalità differenti di lavorare tra musicisti e poeti, a partire dalla voce come evento generatore dell’esperienza poetica. Ma anche la voce del romanziere su sfondi sonori come evento generatore degli universi narrativi. La serata è suddivisa in quattro interventi: Piccola epica del disastro, una performance di Cospito, Delle Monache, D’Auria e Inglese, La favola delle api di Raos su musiche di Viel, le letture di Moresco da Canti del caos e Avvertenza e Manutenzione di Codeghini, Brizzi e Broggi.

authors + gammm :::

26

lunedì 18 giugno 2007 / ore 18:00 / libreria VIVALIBRI / Roma
=
monday 18 june 2007 / at 6:00 pm / VIVALIBRI bookshop / Rome

 

– Piazza Santa Maria Liberatrice 23/26 –

 

authors + gammm :::

 

[ 3 ]

with the presence & reading of
Gherardo Bortolotti, Alessandro Broggi, Susana Gardner, Marco Giovenale, Christophe Marchand-Kiss, Andrea Raos, Joe Ross, Massimo Sannelli, Jennifer Scappettone, Michele Zaffarano

texts in Italian and English and French

Dimmi che non vuoi morire – Intervista a Massimo Carlotto

10

cover_alligatore.jpg

di Paolo Roversi 

Massimo Carlotto \ IgorT – Dimmi che non vuoi morire –  Mondadori

(Paolo Roversi vive a Milano. Collabora con riviste e siti web. I suoi ultimi romanzi sono “Blue Tango” (Stampa Alternativa, 2006) e “La mano sinistra del diavolo” (Mursia, 2006). Dirige il portale www.milanonera.com)

L’Alligatore è tornato. La novità è che finalmente sappiamo che faccia abbia. Nei cinque romanzi, e nei molti racconti, in cui è stato protagonista il suo creatore, Massimo Carlotto, non l’aveva mai descritto fisicamente, lasciando a noi lettori il compito d’immaginarcelo.

Presentazione di “Strati” di Joe Ross

22

Sabato 16 giugno 2007, ore 20:00
Camera verde
[ via G.Miani 20, ROMA ]

presentazione e lettura di

STRATI

di Joe Ross

Poesie in inglese, con traduzione italiana a fronte a cura di Marco Giovenale e Andrea Raos.
Collana FELIX (http://felixseries.blogspot.com), edizioni La camera verde, Roma 2007

Autore e traduttori leggeranno i testi in inglese e in italiano

*

Ikebana

6

shoka-hosta1.jpg di Luca Ricci

1
La bambina lancia la palla sul muro poi batte le mani. E’ difficile battere le mani e riprendere la palla. La difficoltà aumenta con l’aumentare dei battiti. Il rumore della palla e delle mani si alternano. La bambina riesce a batterle due volte. Alla terza il pallone le arriva addosso, non fa in tempo. Ci riprova e ancora fallisce. Ma sembra quasi che la diverta di più sbagliare.
– Mamma è in casa?-
– Sì-
– Posso?-

Libri, il prezzo della libertà

72

di Marco Bascetta 

Delle liberalizzazioni si potrebbe anche utilmente discutere se non si trattasse di una ideologia che non ammette obiezioni, una specie di bandiera identitaria, di fede integralista sprezzante di ogni empiria e argomentazione razionale, indifferente alla diversità e complessità dei casi. L’onorevole Benedetto Della Vedova (Fi), spalleggiato dai deputati della Rosa nel pugno che, rimasti ai tempi di Benjamin Constant non hanno ancora registrato il divorzio tra mercato e libertà, ha riaffermato la sua purezza liberista facendo passare un emendamento del pacchetto Bersani che estende la completa liberalizzazione al prezzo dei libri. Che diamine, se la liberalizzazione è un sacro principio deve valere per tutto! L’ideologia è salva, ma vediamo di cosa si tratta nella realtà.

Fiore

41

ernst04a.jpg

di Sandro Pedicini

I
I raggi fanno della penombra
una chiara luce di vita.
Prevedo il volo della rondine
e molti sogni celestiali.

Gentilissimissimo Vittorio (Sgarbi)

30

9accdf27a8bf34834723068e1a31605f.jpg

Gentilissimissimo Vittorio (Sgarbi),

prendo spunto dalla lettera dell’amico Gianni (Biondillo) per farti la seguente proposta. Una combinazione di entertainment e cultura, di cultotainment, insomma.

Una precisazione

118

big1.gif
[mentre l’assessore Sgarbi dice la sua, dando i numeri, cioè le cifre sbagliate (ma lo leggerete qui più sotto), ricevo e volentieri pubblico una precisazione da parte di Leonardo Pelo. G.B.]

Da lunedì La Biblioteca in Giardino è al centro di una polemica che ha avuto oggi il suo culmine con le dichiarazioni dell’Assessore alla cultura di Milano Vittorio Sgarbi riportate da La Repubblica.

Juke Box / L’incontro

12

elementi004.jpg

di Piero Ciampi

Domani
la mia camicia sarà pulita,
le mie pupille bianche,
il mio passo fermo,
i calzoni stirati,
le scarpe lucide,
e la mano non deve tremare,
costi quel che costi.

Prima di tutto la Luigiona

13

Panchina - foto di Mauro Baldrati

di Mauro Baldrati

Disanimati, disarticolati, aspettiamo nella notte gelida e nebbiosa. Aspettiamo qualche novità, facciamo l’ultimo tentativo prima di naufragare nel salone immenso del Bar Unità gremito di omacci urlanti che giocano a carte, a biliardo, a Mah-Jong.
Sulle panchine del Viale dei Platani, il nostro quartier generale, c’è un po’ di gente, altri arrivano alla spicciolata. Arriva anche il mio amico Dennis che dice, tremebondo: “O’, andiamo a Caprarossa o no?”

In via Barbaroux, ovvero dei limiti della scrittura

12

di Demetrio Paolin

rabbit.jpg

A Torino, dal mio ufficio ho un luogo privilegiato d’osservazione. Riesco a vedere l’incrocio tra corso Siccardi e via Barbaroux. Così certe volte, soprattutto nelle giornate in cui piove, mi metto alla finestra, e aspetto.
Immancabile arriva.
Vedo comparire un pedone che attraversa – ha solitamente un piccolo ombrello di quelli che stanno in una borsetta o in una 24ore – e forse sta venendo qui nel mio ufficio oppure si deve infilare in via Barbaroux. Cammina svelto sulle strisce pedonali e non guarda se arrivano le macchine. Attraversa la strada – i sensi di marcia di corso Siccardi sono divisi da un piccolo giardino, nella parte delimitata da via Barbaroux e via Cernaia, poi corso Siccardi diventa corso Galileo, quindi un’altra storia – e di solito nell’atto dell’attraversamento succede questo.

El boligrafo boliviano 6

4

cerroni.jpg
di Silvio Mignano

Sono vivo, uno pensa quando è uscito, ed è tutto ed è poco. Il pensiero e soprattutto la memoria tattile del corpo sono ancora lì dentro, nel budello claustrofobico di quaranta centimetri, nel buio pieno, dove i gomiti e le anche si sostituiscono alle gambe come mezzi di locomozione preistorici, provenienti dritti dritti da un’altra era, quando non eravamo ancora mammiferi e forse nemmeno rettili, pesci che esplorano l’atmosfera e strisciano sul ventre ansimando alla ricerca spasmodica di un po’ d’ossigeno, anellidi o platelminti che sperimentano la contrazione dei segmenti di carne scivolosa.

Gli ultimi uomini

7

zizek.jpgdi Slavoj Žižek
Nei film di Hollywood l’ampio sfondo storico è solo un pretesto per il “vero argomento”; cioè il viaggio iniziatico del personaggio o della coppia protagonista. In Reds la rivoluzione d’ottobre fa da sfondo ai due innamorati che si riconciliano in un appassionato rapporto sessuale; in Deep impact l’onda gigantesca che sommerge l’intera costa orientale degli Stati Uniti è solo la scenografia della riunificazione incestuosa tra padre e figlia; nella Guerra dei mondi l’invasio­ne degli alieni è lo scenario in cui Tom Cruise riafferma il suo ruolo paterno. Ne I figli degli uomini di Alfonso Cuarón, inve­ce, lo sfondo è l’elemento principale.

The beat goes on. Abbiamo solo cambiato il ritmo

3

by csoa cox18, archivio primo moroni, libreria calusca e olinda

FESTIVAL AUTOGESTITO 15/16/17 GIUGNO 2007

Ex Paolo Pini via Ippocrate 45 Milano

L’ idea di un festival aperto a tutte le espressioni della creatività (teatro, cinema, poesia, editoria) frutto di percorsi di autogestione, antagonismo, cooperazione, è connessa al progetto di riattivare i fili interrotti che a partire dalla beat generation, dalla woodstock nation, dagli yippies, dal maggio ’68 hanno caratterizzato quei movimenti e quelle controculture, che si sono proiettate anche nei decenni successivi, quelli del punk, dell”hip-hop, dei rave autogestiti, dei traveller, dei free-festival, del ’77 o del periodo della “pantera”, dei centri sociali, del movimento di Seattle. fino ad arrivare ai nostri giorni, caratterizzati dalla guerra preventiva e permanente.

Concept-album per persecutori

14

thumb_persecutori1.jpg

di Ade Zeno

Diciannove narratori italiani, alcuni affermati altri esordienti, intrecciati in un unico orizzonte: quello dei desideri e delle rivalità umane.

L’antologia segna il ritorno alla narrativa della casa editrice Transeuropa, sigla editoriale già capofila del genere letterario con le raccolte Under 25 curate da Pier Vittorio Tondelli.

Tutele a metà. L’infanzia tra abuso e mercato.

20

450px-kick_scooter_ii-snippet.JPG
di Stefano Savella
Che i pedofili siano mostri (meglio: “orchi”), che si appostino fuori dalle scuole, che vadano in giro in impermeabile a caccia delle loro prede, come in M il mostro di Dusseldorf, sono le rappresentazioni più immediate dell’immaginario collettivo dinanzi alla parola “pedofilo”. I fatti di cronaca (denunce, arresti, atti inequivocabilmente compiuti) che acquistano maggiore valore, cioè che vengono riportati da tutti i telegiornali nazionali nei titoli di apertura, riguardanti la pedofilia, sono però essenzialmente di due tipi: una “retata” su commercio e scambio di materiale pedopornografico su internet che vede coinvolti spesso centinaia di persone di varie regioni italiane; una serie di arresti, spesso circoscritta a poche persone, di particolare rilevanza, come nel caso di insegnanti e personale scolastico o sacerdoti (con tre casi eclatanti negli ultimi anni, a Torre Annunziata, Brescia e, recentemente, Rignano Flaminio), a prescindere dalle successive sentenze di innocenza o colpevolezza emesse dalla magistratura.

A Gamba Tesa /In fondo, a destra…

53

Come alcuni di voi sanno, la mia traduzione dell’articolo di Céline su Rabelais, era stata pubblicata senza che mi fosse chiesto alcunché, su Libero. A seguito di alcune mie considerazioni sullo scippo mi arrivava la mail del redattore responsabile che, in buonissima fede, mi raccontava la genesi del gesto e la difficoltà a rintracciarmi. Poichè questo accadeva in contemporanea alla discussione aperta da Andrea Inglese sul gesto di Berlusconi – io la penso come Giuliano Mesa quando, qualche giorno fa, mi diceva che Leopardi avrebbe rifiutato quel denaro– avevo chiesto al redattore , Francesco Borgonovo di intervenire.
Lui come promesso mi ha mandato una sua riflessione per Nazione Indiana. Lo ringrazio ribadendo quanto ci siamo scritti nel nostro scambio mail, ovvero che per la mia traduzione non avrei richiesto alcun compenso. Che è un modo come un altro, il mio sicuramente, per essere libero, ma libero veramente.
effeffe
ps
Francesco è mio ospite. Questa è un’occasione di confronto e sicuramente anche di scontro, ma senza colpi sotto la cintura. Mi sono solo permesso alcune velate correzioni e di promettere a breve una replica.

Posizioni
di
Francesco Borgonovo, redazione cultura di Libero

Nei giorni scorsi Francesco Forlani mi ha invitato a prendere posizione sul dibattito riguardante la gestione della cultura nei giornali di destra e di sinistra, scoppiato su Nazione Indiana dopo che Libero, il quotidiano per cui scrivo, ha sostenuto l’appello di Franco D’Intino – docente alla Sapienza di Roma – per la traduzione dello Zibaldone di Leopardi in Inglese.

Seth, Golden Gate, sei!

5

6.1

Com’è bello quel ritrovarsi accanto
al risveglio l’amato, la luce lenta
filtra dalle finestre, come un manto
fascia i capelli di Liz. John rammenta
quando lei la notte scorsa li sciolse
e lui tra le dita li avvolse.
Ma adesso lei sta dormendo, respira
con cadenza regolare, la spira
dei suoi pensieri non rincorre quelli
di John, i suoi sogni seguono il cuore
solitario di un paesaggio interiore,
ma l’onda lucente dei capelli
sparsi sul cuscino, porta la mente
di lui, ancora, alla notte fuggente.

Milano non mi ama

40

vertigo3.gif

di Franz Krauspenhaar 

Esco di schiena. Mentre papà lo penso penso anche a te, ferita. Vagavi qui ed era già estate, al glicine perso, perduto, sverso. In Milano la città terribile, tra fuochi d’asfalto, prensile. Finivi alla fermata, aspettavi, salivi. Ora è passato un anno e sono qui a giocare col tormento – non esserti e però esserti in qualche modo di più.

Il commercio

6

dscf0796.JPG di Andrea Inglese

« Non ne posso più. Datemi il mio resto. »
Non li guardavo in faccia. Non mi guardavano in faccia. Per un lungo istante nessuno aveva una faccia.

La storia durava ormai da diversi anni. Era iniziata in modo confuso e rapido, come quando nell’agguato le ombre immobili si staccano dai muri e si fanno veloci ed ostili. Ma non c’era stato nessun vero agguato. Io mi ero mosso per primo. Nessun agguato. Anzi, si erano inizialmente spaventati, rompendo il loro cerchio, ognuno concentrato di colpo sulla possibile via di fuga, poi speranzosi mi si assieparono intorno, da bravi cialtroni. E cominciarono a prendere tempo. Anch’io d’altra parte presi il tempo: il loro. Era un gioco d’astuzia: prendersi tempo a vicenda, magari calcolando che a qualcuno non sarebbe, ad un certo punto, più bastato. Ma chi di loro poteva avere l’audacia, per compiere un tale calcolo? Non erano zotici, e in fondo neppure cialtroni. Questo no. Ma erano abbastanza pericolosi. E mai mi guardavano in faccia. Ed io neppure, per dispetto. E in quella penombra di torsi, di mani e braccia agitate, di piedi strisciati nella polvere, avanzavamo e indietreggiavamo, come un’onda.