davide orecchio

431 articoli scritti
Vivo e lavoro a Roma. Libri: Lettere a una fanciulla che non risponde (romanzo, Bompiani, 2024), Qualcosa sulla terra (racconto, Industria&Letteratura, 2022), Storia aperta (romanzo, Bompiani, 2021), L'isola di Kalief (con Mara Cerri, Orecchio Acerbo 2021), Il regno dei fossili (romanzo, il Saggiatore 2019), Mio padre la rivoluzione (racconti, minimum fax 2017. Premio Campiello-Selezione giuria dei Letterati 2018), Stati di grazia (romanzo, il Saggiatore 2014), Città distrutte. Sei biografie infedeli (racconti, Gaffi 2012. Nuova edizione: il Saggiatore 2018. Premio SuperMondello e Mondello Opera Italiana 2012).   Testi inviati per la pubblicazione su Nazione Indiana: scrivetemi a d.orecchio.nazioneindiana@gmail.com. Non sono un editor e svolgo qui un'attività, per così dire, di "volontariato culturale". Provo a leggere tutto il materiale che mi arriva, ma deve essere inedito, salvo eccezioni motivate. I testi che mi piacciono li pubblico, avvisando in anticipo l'autore. Riguardo ai testi che non pubblico: non sono in grado di rispondere per mail, mi dispiace. Mi raccomando, non offendetevi. Il mio giudizio, positivo o negativo che sia, è strettamente personale e non professionale.

Tiziano

di Federica Rigliani
Il padre di Martina e il mio collega Tiziano furono per me lame di una forbice. Il primo non c’è stato mai, ha sbagliato una volta e per sempre. Tiziano invece riempiva uno spazio fisico da cui fu allontanato troppo tardi. Lui ha sbagliato tante volte. Una dietro l’altra

Guerra e pace tra Tommaso Landolfi e la sua terra

di Tarcisio Tarquini
In questo scritto parlo di Tommaso Landolfi e di “scene di vita di provincia”: alludo al rapporto dello scrittore con la sua terra, alle ragioni di quella felicità di scrittura di cui egli confessa di riempirsi a Pico e non da altre parti. Mi riferisco, inoltre, alla diffidenza con cui la provincia guardò Landolfi, ricevendone in cambio un sentimento assai vicino al rancore

Il branco

di Marco Angelini
A casa ho fatto le cose per bene per mantenerla come l’hai lasciata. Dopo il lavoro ho trascorso il più del tempo in officina e mi sono preso cura di Tobi. Con il nostro giardino ho fatto il possibile. I gelsomini hanno resistito, le rose bianche invece sono morte e le ho sostituite

Fluminiano

di Matteo Ubezio
Cinta, sbanca, raspa, rileva, cataloga e dágli con lo zappino e la scopetta, per settimane e settimane si gruvierarono campi e boschi, finendo col portare alla luce le sobrie vestigia di un antico villaggio: esemplare, secondo la miglior vulgata latina, per virtù risparmiativa, cioè poverissimo. Un poco discosta dall’abitato era riemersa come Troia allo Schliemann l’antica Fluminiano

Mar e Dio

di Vincenzo Reale
Si abbandonò sul letto a braccia aperte, si tolse le scarpe. Era inquieta, era stanca. Fece un lungo sospiro, sollevò le sopracciglia, ma invece di sorridere sentì il volto contrarsi in una smorfia di disgusto, e fu solo in quel momento che accettò di piangere

Come uva

di Edoardo Balacchi
Quando ci accorgemmo che il capo era morto ci venne naturale chiuderlo nello sgabuzzino. Lo lasciammo sulla poltrona presidenziale che si era comprato da solo per i dolori alla schiena e ci limitammo a spingerlo nel ripostiglio in cui tenevamo i toner per la stampante, le lampadine di ricambio e le risme di carta

Per un ritorno dei libri di Janet Frame. Cento di questi anniversari

di Anna Toscano
Janet Frame, morta nel 2004, ha scritto libri belli e importanti: in Italia con una fortuna alternata che man mano va scemando. Vorrei che questo centenario aprisse, spalancasse, le porte ad altri cento anni pieni di libri di Frame tradotti e pubblicati

Questi nostri tatuaggi

di Danilo Soscia
Gli infermieri apparecchiarono le lenzuola come fossero una mensa. L’uomo disse che non gli sembrava lecito servire il caffè a quel modo, sul letto dove sua moglie era in coma. Alla fine accettò per debolezza, perché i tatuaggi incisi sulle braccia del caposala lo spaventavano. Tanti minimi oggetti, una lama, una paio di manette, una chiave inglese.

Alcune persone sono rigide come rettili

di Marcello Ranieri
Anna conobbe Marta durante uno sciopero. Si erano notate, poi qualcuno le presentò. Er Matassa? Al bar passarono il tempo a cantare. Anna diceva "La conosci? Bombe, tombe, ombre. Solo in tanta polvere". Marta continuava "Avanzo a duro muso. Cielo aperto e ora chiuso". E così. Poi Marta la invitò a casa, al Nomentano
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