Aborto 2022, o “Canti di Natale”
di Margaret Atwood
I bambini non sempre significano
speranza. Per alcune essi sono tragedia.
Questa donna coi capelli tagliati a zero
perché non si impicchi
si è buttata da un tetto, trenta
volte stuprata e incinta del nemico
che le ha fatto questo. A quest’altra il bacino
l’hanno fracassato a martellate
per estrarre il figlio. Poi si sono disfatti di lei,
era inutile, un sacco strappato. Questa
si è infilzata con degli spiedi d’acciaio,
è morta dissanguata su una tovaglia
di plastica unta, pur di non averne un altro
ancora e oltre il sopportabile. Perché c’è
un limite, ma chi può sapere
quando sopraggiunge? Le tombe
dell’ottocento sono piene di corpicini decomposti
buttati via in preda al terrore. Un aereo
plana troppo basso sopra un allevamento di volpi
e la madre divora i suoi cuccioli. Anche questa
è Natura. Quindi pensaci due volte
prima di adorare il seminato, di prestare
vuoti omaggi ad un pancione
o all’altro, o di pescare una bambina per giocare
alla madre magica in blu
e bianco, lassù sul piedistallo,
perfetta e immacolata, distinta
dalle indegne. Il che vuol dire
tutte le altre. È una questione
di cibo e sangue a disposizione. Se la mater-
nità è sacra, apri
il portafogli per quel che predichi. Soltanto
poi potrai sperare nell’avvento,
qui in questa terra devastata e scintillante,
del miracolo di cui vai
cantando, il giorno
che sarà benedetto ogni figlio.
*
“Christmas Carols” è tratto da True Stories (1981), la traduzione è mia, qui il testo in lingua originale. (rm)
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L’odio per le donne e l’idolatria della “madre magica in blu” ; la madre perfetta perché muta, senza parola. Parlasse ora sputerebbe su questa gentaglia e forse qualcosa avrà detto anche allora.