Callimaco – Quattro epigrammi
trad. isometra di Daniele Ventre
A. P. V 6
Glielo giurò Callignòto, a Iònide, di non avere
altro più caro, nessuna altra più cara di lei.
Glielo giurò: vero è il detto però, giuramenti d’amore
dentro le orecchie immortali, oh, non ci penetrano.
Ora è un ragazzo la fiamma, per lui: della povera amica,
come di Mègara, ormai, conto e ragione non c’è.
A. P. V 23
Come mi fai riposare, Conopio, al cospetto di questa
gelida soglia, anche tu possa dormirci così.
Possa dormirci così, maledetta, come a chi t’ama
dài accoglienza, e non hai manco per sogno pietà.
Hanno riguardo i vicini, tu manco per sogno: la chioma
bianca fra poco, però, tutto al ricordo darà.
A. P. V 146
Quattro ne sono, le Grazie: eh già, poco fa se n’è aggiunta
una e di unguenti si fa bella con loro, le tre.
Lieta fra tutte c’è lei, Berenice chiara di luce:
senza non restano Grazie anche le Grazie, non più.
A. P. VI 121
Bestie del Cinto, coraggio: sì, l’arco di Echemma il Cretese
là presso Ortigia, oramai, e con Artemide sta,
quello con cui vi ha strappate al gran monte, e adesso riposa,
capre, da quando la dea, lei le preghiere adempì.