I poeti appartati: Davide Lucantoni
Livio Borriello, poeta appartato laureato, mi ha segnalato qualche giorno fa un autore, Davide Lucantoni, e un libro Mem, Arcipelago Itaca, 2020. Ho chiesto all’autore una copia e devo dire che la lettura è stata un’immersione dove il respiro, le souffle, non mancava di certo per seguire sul fondo di questo strano mare – ma forse era un lago, una palude, una pozzanghera, o tutte insieme queste cose, può darsi- ogni solco, relitto adagiato e dimenticato d’un quotidiano assorto nei pensieri. Un libro di pensieri delicato come gli esercizi che solerti maestre affidavano agli scolari, i pensierini, minimi assalti ai massimi sistemi. Qui ne propongo alcuni sperando di indurre qualche lettore da quella parte dove se ne stanno i miei poeti. effeffe
L’uomo personificato V
Appena uscito dal negozio di scarpe
raccoglie le sue buste e si rimette in viaggio.
Procede verso il centro della Zona
industriale, dal punto di arrivo. Prosegue
guardando le stelle che cadono e
«tremano in modo inquietante»
desidera solo di avverarsi
e così si esprime
(…)
Il contapassi appeso alla cintura infatti
non tiene mai conto della direzione ma
fornisce una misura abbastanza accurata
della distanza, del tempo che passa
e quanto di sé brucia in un passo,
spesso però conta come passi
anche altri movimenti – tipo
allacciarsi le scarpe, accasciarsi
e morire;
o anche i movimenti degli altri.
*
Comparse I
Ora mio padre sta sul piazzale intento a drenare
la fogna che perde e per evitarci una multa
scolla le mattonelle una a una, disfa il fondo
lo guardo seduto dal balcone mentre il sudore
mi sgocciola dai piedi incrociati sulla ringhiera
fa una pozza e si riversa nella grondaia
così mi dico che il baratro che abbiamo davanti
alla fine è un buco alla turca, ma è solo un’idea
poco profonda, mi dico
e priva di fondamento.
Comparse V
Ma anche quest’anno passerà, e tutto
tornerà così come ora torno a casa, solo
che non trovo le chiavi, che ho fatto rifare
– tra l’altro – usando la forma di queste poesie
perché mi fossero necessarie o perché
facessero al mondo ancora testo, di nuovo
torno a cercarle girando io a vuoto.
Come degli illusi
*
Alla fine restiamo soli distesi sul prato
in piccoli mucchietti di cenere, ognuno
al vertice del suo raccoglimento;
lo stesso prato dove corrono dei bambini
crescendoci incontro.
36
*
Poi torniamo a casa coi piedi per terra
o immaginiamo di farlo e ci guardiamo
le spalle, fino a sparire dalla nostra vista,
fino a dove, come vedi
di tutti i passi che abbiamo fatto
tornano solo i nostri piedi.
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Molto belle, si sa, non esiste aggettivo per la poesia vera. Fiera di essergli compagna nei porti di Francesco.