inversioni rupestri (# 2)
di Giacomo Sartori
dei tori
tutti i tori
(tutti tori!)
attorniati
da oranti
attoniti
(sui roccioni)
dite
li vedete
li temete
vi vegliano
vi vessano?
(convertiti al dio
Algoritmo
al dio Google
ora troneggiano
su banner
e carenature
di autotreni)
ditemi
sono miti
(timidi?)
temibili
fanno male
fanno il male?
(ora un toro
è un asceta
del sesso!)
datemi un toro
(anche posticcio
di polistirolo)
da adorare
le mie pratiche
(importate da oriente)
sono un po’ aride
Smettete
di posare
smettete di
sbracciarvi
(sempre gagliardi
sempre spavaldi)
non me la fate
vi soccorrono
credenze cerotto
puntelli mitici
riti analgesici
(ce ne resta
l’estetica)
ma se insomma
le saette saettano
trema la terra
(vira il virus!)
nelle trippe
vi brancica
il terrore
è normale
(non siate
smargiassi)
ebbri di merci
pazzi di
prevenzione
sterminiamo ora
(per via chimica)
rischi e ansie
(rimossa totaliter
la morte)
Rivelatemi
gli archetipi
(mica siete
tanto ignari
quanto noi!)
non li intercetto
sui liscioni
incisi
additate
le divinità
non le reperisco
sull’arenaria
(abbiamo smarrito
la grammatica
del sacro)
(ci eterniamo
su internet)
ma il desiderio
(fremiti di
epidermidi
acidi odori
di ormoni)
come lo evadete
il desiderio
(non capto afrori)
che scardina
interdetti e norme?
(non raccontate
che questa rogna
non vi tocca)
NdA: ho scritto questi testi, ancora in fieri e “sperimentosi” – una prima puntata si può trovare qui su Nazione Indiana – nell’ambito di questo progetto, al quale partecipano vari artisti:
INVASIONE RUPESTRE, SITO UNESCO N.94, VALLECAMONICA BS
A cura di Marco Milzani, Sara Donati, Sara Rendina, Elena Turetti, Sara Galli, Il Cardo Cooperativa Sociale Onlus in collaborazione con il Distretto Culturale di Valle Camonica
come tantissimi altri progetti, siamo stati bloccati dal virus, ma non completamente, e ora la macchina riparte
(le immagini le ho selvaggiamente tratte dal magnifico “La civilisation du Val Camonica”, di Emmanuel Anati, Arthaud, 1960)
confrontarsi con rudimenti rupestri utilizzando i rudimenti di un linguaggio esondato cioé alla deriva cioé quasi rupestre…-c’est ca?
insomma, ci si prova!
(ai veri poeti verranno gli sgrisoli)
(certo che il confronto con queste tematiche (il Neolitico e la nascita dell’agricoltura, ma anche i tempi umani precedenti) assume tutt’altra luce/valenza, alla luce della pandemia, e di tutto il parlare che si è fatto quest’anno, e cosa dicono Descola e James Scott …; per parte mia sono questioni che mi prendono molto)
precisazione: però questi testi li ho scritti PRIMA della pandemia, e non a caso finora non ero riuscito a tirarli fuori dal cassetto, provavo un grande disagio; perchè davvero per me c’è un PRIMA e un DOPO, che paradossalmente riguarda anche chi le cose che adesso succedono le aveva previste e predette, o insomma vedeva bene la gravità della situazione, la realtà ha una sua forza ben superiore alle previsioni e predizioni più fondate, che spiazza anche chi l’aveva imbroccata; insomma, mi piacerebbe continuare a lavorarci, appunto da questo nostro nuovo punto di vista;
Giacomo, è incredibile: abbiamo le stesse ossessioni. (La “rivoluzione neolitica”, e i due o tre millenni che l’hanno preceduta, è stata al centro di tutti i corsi che avevo messo su a Montréal, e poi è emigrata dentro quel che cerco di scrivere, oggi) Bella la “ci si prova”, grazie.
resta una sola soluzione, Giuseppe: fare qualcosa assieme!