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Sabbia
di Daniele Ruini
Eddie Vedder, Out of Sands -> play
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Non è vero che non ricordo più niente, i ricordi sono ancora là, nascosti nel grigio gomitolo del cervello, nell’umido letto di sabbia che si deposita nel fondo del torrente dei pensieri: se è vero che ogni grano di questa sabbia mentale conserva un momento della vita fissato in modo che non si possa più cancellare ma seppellito da miliardi e miliardi d’altri granelli. Sto cercando di riportare alla superficie una giornata, una mattina, un’ora tra il buio e la luce all’aprirsi di quella giornata. Da anni non ho più smosso questi ricordi, rintanati come anguille nelle pozze della memoria. Ero sicuro che in qualsiasi momento mi bastava rimestare nell’acqua bassa per vederli affiorare con un colpo di coda. Al più avrei dovuto sollevare qualcuno dei grossi sassi che fanno da argine tra il presente e il passato, per scoprire le piccole caverne dietro la fronte dove s’acquattano le cose dimenticate. Ma perché quella mattina e non un altro momento? Ci sono dei punti che emergono dal fondale di sabbia, segno che intorno a quel punto girava una specie di vortice, e quando i ricordi dopo un lungo sonno si svegliano è partendo dal centro d’uno di quei vortici che si srotola la spirale del tempo.
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[Mots-clés è una rubrica mensile a cura di Ornella Tajani. Ogni prima domenica del mese, Nazione Indiana pubblicherà un collage di un brano musicale + una fotografia o video (estratto di film, ecc.) + un breve testo in versi o in prosa, accomunati da una parola o da un’espressione chiave.
La rubrica è aperta ai contributi dei lettori di NI; coloro che volessero inviare proposte possono farlo scrivendo a: tajani@nazioneindiana.com. Tutti i materiali devono essere editi; non si accettano materiali inediti né opera dell’autore o dell’autrice proponenti.]