L’affanno della lingua

di Mariasole Ariot  

18 ottobre 1917. Paura della notte. Paura della non-notte
Franz Kafka

 
 

Aleksandr Nikolaevič Skrjabin – Etude Op.8 No.12 “

 

Crescono i corpi del giardino come piccole tempeste della notte, un fiore che appassisce alla finestra e tu non dici acqua – quando lo scherzo è cauto e doloroso, il bene che hai annunciato una miseria, di nuovo un filamento un pozzo un sogno, ancora il fiato un fato e il vuoto: è il nulla che mi cerchi, ancora la mia pelle sugli avanzi, divori il mio futuro e mi rammenti, quando agli anni della carne hai macellato, un cielo è un velo appoggiato sul pudore, ricorda il verticale: l’orizzonte e la pena che non vale

 

La tomba, il tuo affanno della lingua

 

E crescono, escono all’asciutto i rami sulla spiaggia, l’orlo che ha vestito il buio che ho investito, quando all’alba mi richiama un’incertezza ed è certezza, il patto che si stende sulla fossa, la madre che hai bevuto per assenza – e ancora non si muove che uno straccio, mi spello mi rivesto e mi riespello, il gioco che hai ferito, le serpi che ricordano i ricordi, che donano le facce al mio scomposto. Attendersi radura, un sangue condensato nella sfera, la resa della sera, aggrappati all’insieme distingui il mio passato, non farne – ti prego – una memoria

 

La vita non concede che un fondale

 

Credono, crescono i volti, muovono gli abissi del sofferto, il torbido annidarsi delle cose, la mandria della testa avvicenda la mia storia e non futura, mi attesto a un firmamento mai mentito e tu non muovi, felice tra gli ulivi e la giumenta, ancora dici solo e non resisti, esisti dove il sole è già passato, quando il male è costruito ad interstizio quando è vero il suo contrario, se dici dice il male che ha annidato, il vero è contrario del contrario. Mi viaggi senza fine per finire, precludo il mio risveglio, la veglia della lenza e la concordia

 

La vista non significa vedere

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3 Commenti

  1. che quando scrivi tu, smuovi le pietre dei fiumi e sposti l’acqua che scorre.
    che quando scrivi tu, pure il vento soffia a ritroso e torna a nascondersi dietro gli alberi di montagna.
    che quando scrivi tu, ti leggo e mi emoziono. ti rileggo e sorrido. poi rifletto. forse un po’ piango.
    grazie.

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mariasole ariot
mariasole ariothttp://www.nazioneindiana.com
Mariasole Ariot ha pubblicato Essendo il dentro un fuori infinito, Elegia, opera vincitrice del Premio Montano 2021 sezione opera inedita (Anterem Edizioni, 2021), Anatomie della luce (Aragno Editore, collana I Domani - 2017), Simmetrie degli Spazi Vuoti (Arcipelago, collana ChapBook – 2013), poesie e prose in antologie italiane e straniere. Nell'ambito delle arti visuali, ha girato il cortometraggio "I'm a Swan" (2017) e "Dove urla il deserto" (2019) e partecipato a esposizioni collettive.  Aree di interesse: letteratura, sociologia, arti visuali, psicologia, filosofia. Per la saggistica prediligo l'originalità di pensiero e l'ideazione. In prosa e in poesia, forme di scrittura sperimentali e di ricerca. Cerco di rispondere a tutti, ma non sempre la risposta può essere garantita.
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