Diari di maggio. Prescrizioni sanitarie e mutazioni del corpo (1/2)

Testimonianze informali riscritte e disegnate da Elena Tognoli

 

1 maggio
Antonia (Il nuovo rumore delle gambe)
“Stamattina sono uscita a fare due passi, le mie gambe non sono più le mie gambe, sono gambe di legno, di burattino, gambe di comodino; ad ogni passo picchiettano sull’asfalto, bacchette senza tamburo.”

2 maggio
Lorena (la presa di contatto)
“Stando così … come dire? … circoscritti, è inevitabile prendere contatto, anche solo per sbaglio, con qualcosa di sé, rimanere bloccati in una postura scomoda.”
3 maggio
Gilles (la solitudine dei disinfettanti)
“Al supermercato, nei negozi, in ufficio, i dispenser igienizzanti mi fanno sentire lontano, non saprei dire se solo, di sicuro lontano.”

4 maggio
Tina (la vanità dei passi)
“Io e mio figlio siamo andati al parco e ci è venuta voglia di camminare a piedi scalzi (non sapevo se si poteva ma l’abbiamo fatto). La terra mi sembrava molle e fragile e i miei piedi orribili, come se calpestando il suolo potessi uccidere tutto.”
5 maggio
Appio (… )
“Sento che qualcosa di me sta diventando bianco, sto rimanendo nel marmo, non posso farci niente”

6 maggio
Felicitas (la ricrescita)
“Sì, lo so che adesso si può uscire. Preferisco sporgermi, preferisco i davanzali.”
7 maggio
Gherardo (le città fuori misura)
“Ho ripreso a camminare e mi sembra che tutto sia diventato fuori scala (i gradini, i marciapiedi, i passaggi pedonali, …) rispetto alle mie gambe rimpicciolite e moltiplicate, al mio passo da insetto.”
8 maggio
Armida (il sistema nervoso rosso)
“Dentro mi si è accesa una lampadina rossa, fa luce come una sirena d’allarme”
9 maggio
Berenice (la normalità del gusto del sangue)
“Ho pensato che anche le cose più brutte poi diventano normali, e che per strada quello che prima era normale oggi mi sembra strano, e che forse allora è importante stare allerta perché certe cose rimangano sempre strane, cioè inaccettabili.”
11 maggio
Eloise (la nostalgia delle Alpi)
“Ho sempre avuto le idee chiare perché per me, per la mia generazione, è stato bello e facile spostarsi attraverso tutte queste lingue. Adesso, però, ho una strana sensazione d’Europa, quantomeno confusa, quasi mi spaventa quello che penso.”
12 maggio
Aboubacar (battiti intercontinentali extrasistole)
“…”
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4 Commenti

  1. Complimenti Elena.
    Un’esuberante galleria di forme patafisiche, un’esaltante commedia dell’arte
    attraversata da esistenze vertiginose che, personalmente, porterei in teatro.
    Grazie.

  2. Elena, i tuoi disegni hanno una potenza evocativa e narrativa fortissima, sono molto contenta di questo tuo spazio su NI. Grazie a te e a Giacomo

    • Grazie Ornella.
      E’ stato molto importante per me dar forma fisica (disegnata) a queste testimonianze incistate nei corpi. Nascono come immagini e vissuti perfettamente evidenti; le parole, il bisogno di palesarsi attraverso il linguaggio, gli si avviluppano intorno. Testimoniaze che arrancano nell’immediato post-.

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giacomo sartori
giacomo sartori
Sono agronomo, specializzato in scienza del suolo, e vivo a Parigi. Ho lavorato in vari paesi nell’ambito della cooperazione internazionale, e mi occupo da molti anni di suoli e paesaggi alpini, a cavallo tra ricerca e cartografie/inventari. Ho pubblicato alcune raccolte di racconti, tra le quali Autismi (Miraggi, 2018) e Altri animali (Exorma, 2019), la raccolta di poesie Mater amena (Arcipelago Itaca, 2019), e i romanzi Tritolo (il Saggiatore, 1999), Anatomia della battaglia (Sironi, 2005), Sacrificio (Pequod, 2008; Italic, 2013), Cielo nero (Gaffi, 2011), Rogo (CartaCanta, 2015), Sono Dio (NN, 2016), Baco (Exorma, 2019) e Fisica delle separazioni (Exorma, 2022). Alcuni miei romanzi e testi brevi sono tradotti in francese, inglese, tedesco e olandese. Di recente è uscito Coltivare la natura (Kellermann, 2023), una raccolta di scritti sui rapporti tra agricoltura e ambiente, con prefazione di Carlo Petrini.
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