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Sistema #2

di Antonio Sparzani

Dunque la nozione di sistema rigorosamente isolato è del tutto inutile per qualsiasi ragionamento fisico, dato che l’unico tale sistema è l’intero universo. E questo accade, in fisica, beninteso, pressoché tutte le volte che si introduce quell’avverbio “rigorosamente”: mentre nella matematica la nozione di rigore è ovunque necessaria e fondamentale, in fisica non è così: mai nulla soddisfa a questa esigenza che probabilmente ci proviene dalla matematica. Pensate anche soltanto ad una misura di lunghezza, la distanza tra due oggetti. Voi fate una misura e la esprimete così: 2,46 m ; vogliamo dire che è una misura esatta? Ma se io uso uno strumento più raffinato, trovo 2,461 m, un millimetro in più, e poi? Oggi si fanno misure di lunghezza col laser che arrivano a una precisione molto al di sotto del millimetro, si arriva al milionesimo di millimetro (nm, nanometro), sì, ma poi? Ci sono numeri che differiscono solo per la centesima cifra decimale, o per la millesima – differenza che ovviamente sfugge a qualsiasi tecnica di misura – e dunque la conclusione è che se per rigore si intende la precisione fino a trovare “il” numero, quell’unico che esprime la distanza (così come qualsiasi altra grandezza esprimibile con un numero), non si arriva da nessuna parte. In altre parole: l’insieme dei numeri, detti – ironia della terminologia – reali, è eccessivo, ridondante per gli scopi della fisica, sono troppi; ne basterebbero molto meno, anche se su questo discorso ci sarebbe molto da specificare e non ci voglio neppure entrare.
Allora la parola sistema, lasciando perdere quel rigore dell’isolamento, può essere usata più allegramente? Certamente sì, non perdendo però il buon senso. E allora vediamo qualche altro contesto che può servire da esempio.
Non c’è che l’imbarazzo della scelta: c’è il sistema di pensiero del filosofo X, c’è il sistema del giocatore d’azzardo che appunto ha un suo speciale sistema per vincere, e c’è il sistema di licitazione nel bridge, che varia a seconda degli accordi tra giocatori: sistema naturale piuttosto che quinta nobile e parecchi altri. Ma c’è anche il sistema periodico degli elementi, quella tabella che porta il nome di Mendeleev e Moseley nella quale sono organizzati con certe regole tutti gli elementi studiati dalla chimica. Bene, se ci pensate un attimo, vedete che in ognuna di queste possibili accezioni della parola non vi è quella esigenza estrema di rigore di cui dicevamo. Perfino il sistema periodico degli elementi viene continuamente aggiornato e i sistemi dei giocatori sono sempre soggetti a piccole variazioni dettate dal buon senso.
Per non parlare poi di una delle accezioni più terribili della parola, quella che designa, come spiegò in Gomorra Roberto Saviano nel 2006, la camorra nel suo complesso, il Sistema, la sua rete di relazioni pericolose, il funzionamento di un insieme di persone e associazioni, anche qui dai contorni sfumati, che inquinano la vita civile di vaste zone del nostro paese, e non solo del nostro.
Ma c’è un verbo, nella nostra lingua, che è abbastanza rivelatore di che cosa racchiude, nella nostra testa, la parola sistema, ed è il verbo sistemare. Verbo che sta a significare tipicamente aggiustare, rendere razionale e utile qualcosa che sembrava possedere qualche difetto di funzionamento. Ed è questo che allora ci mostra che dietro tanti usi di questa parola c’è un senso preciso: vari elementi che stanno insieme non in modo casuale, cioè non semplicemente giustapposti, ma in modo da avere un ruolo ciascuno in un funzionamento complessivo.

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antonio sparzani
antonio sparzani
Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
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