Calumet Voltaire della Festa Indiana: Afrodite e Immanuel
di Antonio Sparzani
come certo ricordate da quanto detto qui, Wolfgang Pauli, il luminare della fisica del secolo scorso, era in ottimi rapporti, oltre che con Carl Gustav Jung, con la sua più stretta collaboratrice, Marie-Louise von Franz. In occasione del trentasettesimo compleanno di lei, il 4 gennaio 1952, le invia, come testimonianza di affetto e di vicinanza, un breve dialogo da lui scritto dieci anni prima, quando si trovava a Princeton, negli USA, per sfuggire ai molti pericoli della guerra che devastava l’Europa. Questo dialogo è stato letto, al Calumet Voltaire del 28 ottobre scorso a Fano, dal sottoscritto, nella veste di Immanuel e dall’indiana Orsola Puecher nella veste di Afrodite. Il testo è il seguente:
La lotta dei generi — Una commedia filosofica
Afrodite e Kant
Afrodite: vorrei anzitutto scusarmi di ricorrere all’aiuto delle parole per comunicare emozioni. Sarebbe certo più gradevole se io impiegassi a tale scopo soltanto carezze; ma ciò, a parte un piccolo numero di casi, non sarebbe gradevole per me. Per questo adopero parole per rendere accessibili le mie emozioni ai pensatori, i quali hanno emozioni così indifferenziate e fanciullesche che, senza carezze e senza parole, non sono in grado di indovinare le mie. . Indubbiamente le parole non sono che razionalizzazioni delle emozioni. Ci fu pur chi, in modo infantile e incosciente, disse “in principio era il verbo” e anche “cogito ergo sum”, mentre all’inizio vi erano naturalmente le emozioni, altrimenti mai sarebbero state trovate le parole e “amo, ergo sum”, e soprattutto mai sarebbero nati i pensatori.
Immanuel: ma v’è pur tuttavia l’ampio campo della scienza, con i suoi metodi classificatori, con gli esperimenti e la logica!
Afrodite: questa è l’eccezione che conferma la mia regola. I metodi scientifici possono essere usati solo nel ristretto dominio in cui non esistono le emozioni umane. La logica è sempre la stessa, sia che a Lei un certo oggetto piaccia o non piaccia, sia che io parli di una piccola mosca o dell’intero cosmo. I metodi scientifici possono anche essere razionalizzazioni di immaginazioni intuitive, ma questo a me non interessa. Quel che invece mi interessa è la loro indipendenza dal valore degli oggetti. In questo piccolo dominio – che mi diletta assai come passatempo, per prendermi un po’ di ferie dalle mie emozioni, cioè dalla vita vera – ci sono espressioni così straordinarie come vero e falso. A parte questa piccola eccezione, che Lei ha appena definito come un ampio campo, non esiste alcuna verità oggettiva.
Immanuel: Satana, Anticristo, non indurmi in tentazione! Non c’è dunque alcun criterio oggettivo per il bene e il male? I dieci comandamenti non sono una verità oggettiva? Non vi è alcuno scritto per il sistema della morale?
Afrodite: Vi sono certo scritti di questo tipo, ma si tratta di razionalizzazioni di emozioni. Ad esempio sta scritto “tu non ucciderai”. Questa è appunto una razionalizzazione dell’esperienza emotiva elementare della “cattiva coscienza” che gli uomini si sono costruiti dopo aver ucciso altri uomini. Queste parole, così scritte, sono necessarie per pensatori baby con emozioni deboli o per uomini malati che sarebbe bene rinchiudere in ospedali piuttosto che in prigione, ma certo non per adulti con sane, chiare e profonde emozioni.
Immanuel: Lei dunque mi spinge in un dominio di completo soggettivismo in materia di fede e di morale. Secondo quanto Lei afferma non avrebbe assolutamente alcun senso la domanda “Perché il signor X non crede in un Dio personale?” oppure “perché la signorina Y è così nazionalista?” Così come nell’ambito dell’amore tra persone non ha alcun senso chiedere “perché la signorina X non ama il signor Y?” Tutto quello che Lei ha dire su questo è che certe parole suscitano certe emozioni in alcuni uomini, mentre ne suscitano altre, o nessuna, in uomini diversi. Se le emozioni di qualcuno non sono sensibili al quinto comandamento “tu non ucciderai”, non ci si può fare proprio niente. La grande idea diventa ora “soltanto” una razionalizzazione che non raggiunge più il suo scopo di riprodurre e guidare le emozioni. “Il signor X non è più guidato dal quinto comandamento, egli ucciderà”. “Nella nazione A le canzoni nazionali richiamano, in grandi raduni di folla, emozioni tali da spingere la nazione ad intraprendere una guerra contro la nazione B.” “Il signor X non può soffrire la comunità e si rifiuta di partecipare alla guerra”. Sono sicuramente tutte realtà emotive semplici e loro razionalizzazioni, proprio come “la signorina X si innamora del signor Y”. Soltanto i pensatori baby si chiedono perché.
Comincio a disperarmi: ciò non avrebbe dunque nulla a che fare con una verità oggettiva, perché riguarda solo sentimenti; devo prendere tutte queste reazioni emotive come semplici dati di fatto. Ci sono soltanto amore, odio ed emozioni, indipendenti e libere, ci possono essere ragioni che li motivano, ma non hanno alcun interesse. Non c’è alcuna responsabilità morale, non c’è nessuno spirito santo!
Tutto questo non mi soddisfa, sento proprio di dissociarmene!
Afrodite: Povero pazzo, non ho mai detto che le emozioni siano libere e indipendenti, anche se nego che esse siano direttamente influenzate dalle idee. I filosofi sensisti dicevano “nihil est in intellectu, quod non antea fuerit in sensu”. Mentre io dico “nihil est in intellectu, quod non antea fuerit in corde”. Le emozioni non sono mai isolate, così come Lei le ha descritte. C’è un legame segreto tra tutte le emozioni del mondo, anche se non viene percepito. Per questo le emozioni sono influenzate da altre emozioni e hanno una vita propria. Esse sviluppano una loro tendenza interna a crescere e a propagarsi, come le piante. Perciò devo far di tutto per unificare, e rafforzare, emozioni diverse, e devo impiegare qualsiasi mezzo per raggiungere questo scopo. La musica, la poesia, lo spirito – e persino Lei. Ammetto che La sto usando, tuttavia non creda di essere altro che uno strumento per tale fine. Lo chiami pure “crescita della coscienza” se vuole, ma non si dimentichi che la coscienza non consiste soltanto di parole, idee e pensieri. Ogni emozione che sia abbastanza chiara, intensa e profonda, di per sé fa crescere la coscienza, senza parole.
Immanuel: Sono ben lieto di vedere che anche una donna usa la logica, e che Lei mi usa. Ma ho ancora molte difficoltà a proposito del soggettivismo morale e le sue terribili conseguenze come la guerra, la fame e la povertà. Abbiamo bisogno di un sistema morale valido in generale, come i dieci comandamenti.
Afrodite: dapprima sono stata rinchiusa nella famiglia e nelle chiese, poi nei libri di filosofia e infine si è cercato di comperarmi per la mia utilità. Ho bisogno del male, della guerra e delle catastrofi per essere liberata. Finché rimango rinchiusa tutto andrà avanti sempre così e le Sue razionalizzazioni saranno inutili.
Immanuel: soltanto in assenza dello spirito Lei non sarà mai liberata ed avrà sempre bisogno di me, così come io avrò bisogno di Lei. Lei stessa è soltanto uno strumento per raggiungere scopi lontani e sconosciuti. Perciò sempre ci saranno amore, matrimoni e bambini. Questi sempre chiederanno “perché?” e “che cosa venne prima, il pensiero o l’emozione?”, il che mi ricorda l’antica scherzosa domanda “viene prima l’uovo o la gallina?”. Quello che davvero venne prima fu qualcosa che era tanto pensiero quanto emozione, e anche intuizione e sentimento, qualcosa da cui origina la radice della vita e dove nascita e morte sono un tutt’uno. Se abbiamo una sufficiente intensità e ci spingiamo a questa profondità, ciascuno a suo modo, Lei vedrà che io sono un’immagine dentro di Lei, così come io vidi che Lei è un’immagine dentro di me. È questo lo scopo del vero matrimonio e ne è anche la causa prima, perché a tale livello di profondità scopo e causa prima sono la stessa cosa. E l’intera morale è racchiusa nella coscienza che ciascuno è un’immagine all’interno di chiunque altro. È vero che questa immagine è soltanto una razionalizzazione della vita, ma è anche vero che la vita è soltanto la realizzazione di un’immagine.
Afrodite e Immanuel: E così per sempre nei secoli!
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Vi sono alcune criticità nell’espressione afrodisiaca (che, pur dovendo perorare la sua causa, comunque è costretta a ricorrere ad argomentazioni logiche) quando ad esempio parla delle parole come razionalizzazioni delle emozioni. Ecco, certi passaggi sono un po’ rozzi e semplicistici se messi in bocca a una dea, che certo dovrebbe attingere a una dimensione altra e più possibilista, sin dalle premesse, e ciò non perché ella non sia persuasa delle sue ragioni (cuore) o non sia salda nei suoi propositi, tutt’altro, ma perché è nell’intenzione di un dio anelare sin dal principio a una sintesi spirituale con l’altro da sé (laddove ciò sia possibile e credibile, diciamo, almeno nella finzione dialogico-narrativa lo è), senza tuttavia negare la propria quiddità. Ciò che infatti avverrà nell’ottimo explicit, quale sincresi filosofica e spirituale, danza cosmica e cosmogonica.
Bisogna tener presente che la confidenza della mente superiore con la parola non è la confidenza della mente superiore nella parola.