Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato 3
[18 immagini + lettere invernali per l’estate; 1, 2…]
di Andrea Inglese
Cara Reinserzione Culturale del Disoccupato
non è possibile proseguimento,
tu stessa
non lo sopporteresti (ti immagino
vestita e seduta, o che ti siedi
e ti vesti: prima l’uno,
infilarti i vestiti, forse una gonna,
poi l’altro, finalmente,
senza esitare,
sederti,
– non da sola, certo,
no, purtroppo, non sola),
molte delle cose che avremmo potuto dirci,
molte di quelle cose,
al riparo dal tuo e dal mio dire,
durano,
primo teatro: durare
in atto unico: tornano
e qual è la forma, la nostra forma,
la zona in cui,
con tutte la cautele del caso
non più vederle?
(Per esempio, quelle
balaustre di ferro, e il prefabbricato,
con sul tetto,
sul tetto,
la bandierina?)
[immagine A Inglese]
Poesia che mi piace per un’impressione di desolazione (ma forse mi sbaglio) leggo e lo sento cosi: un momento strano, vuoto di presenza fisica, ma visitato spietamente dal fantasmo amato .
La scrittura è cosi pudica, con elisse che sembra delineare una conversazione segreta, che non aspetta nulla.
E si continua la storia nella mente, voglio dire che leggendo, vedo una scena: un uomo in un giardino che immagina la sua amica, o forse grazia alla foto, un uomo passa davanti a un palazzo e penso che ora non abita più con la sua amica, convoca il ricordo della donna vestita e seduta.
Spero non troppo dare sfogo all’immaginazione, è una manera di dire che una poesia puo creare un incanto, un chicco per il sogno.
“un’impressione di desolazione…
un momento strano, vuoto di presenza fisica, ma visitato spietamente dal fantasmo amato . …
La scrittura è cosi pudica, con elisse…”
Cara Veronique, posso dirti che condivido pienamente la tua lettura. Il tuo “sfogo dell’immaginazione” trova il suo spazio nel testo. E’ sempre bello constatare la sintonia tra l’intenzione d’autore e la comprensione del lettore.
Grazie Andrea.
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