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Valentino Zeichen, Le poesie più belle

di Francesca Fiorletta

Fazi Editore pubblica Le poesie più belle di Valentino Zeichen, a un anno dalla sua scomparsa.
Di seguito, alcuni estratti.

*

Come dirti ancora amore mio,
mia, mio, adesso
che gli aggettivi possessivi
sono istruiti di dubbi, svogliati
e disaffezionati alla proprietà
abbandonano la guardia e disertano
lasciando sguarniti i beni privati,
concedendosi solo al plurale.

*

Ero a caccia di belle vedute;
e ho visto alcuni milioni d’anni
sommarsi in un istante,
nel vento che modella ad arte
nella vertigine,
la parete rocciosa,
a strapiombo sul mare;
ma tutto quel tempo caparbio
non è bastato per imitare
il breve mestiere dell’uomo.

*

Come frecce scoccate
da un ludico arciere
che non ha sempre
per mira un bersaglio, bensì
la bellezza d’una traiettoria,
sorvoliamo lo spazio degli anni.
Nella permanenza in volo
ci viene meno l’orientamento,
siamo oggetto di lanci sbagliati
e privi di verosimile obiettivo.
Dove, dove cadremo?
così senza onore.

*

Semiotica

Come la spia rossa che
si accende sul cruscotto
e segnala al conducente,
che la benzina è alla fine,
così, anche il sentimento
che nutrivo per te
è ormai in riserva.

*

Mi ripeto…

Mi ripeto…
Il mio cuore è sempre stato
come la porta girevole
d’un albergo a ore
dove si poteva entrare
e pernottare a piacere;
riuscire in incognito
e senza rimpianti.
Ora, vorresti istallare
una porta nel vuoto e
mettere una serratura
di marca all’aria?

*

Sono transitati secoli
dentro i miei anni
e (io) non vi ho fatto caso.

*

Gli amori perduti evocano
gli ombrelli dimenticati,
ma dove? Sarebbe struggente
ricordarsene sotto queste
piogge incessanti.

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