Articolo precedente
Articolo successivo

MSQ→AMS→PAR #4

di Andrea Inglese, Barbara Philipp, Aleksei Shinkarenko

Quarto episodio, di cinque. In versione italiana, primo, secondo e terzo. In versione francese sul sito amico Remue.net, premier, deuxième e troisième. Sulla natura del progetto, leggere in coda al pezzo.

Di colpo mi rendo conto che si tratta piuttosto di un’atmosfera poliziesca, voglio dire la mia esperienza, la mia vita assume questo tono, questi colori di poliziesco, pensavo di avere una vita tranquilla, e invece no, la situazione è tesa, come se ci fosse all’improvviso una missione, un’incombenza professionale, è finita con le moine del flâneur, quest’amputazione della volontà o del desiderio, ci vuole della chiaroveggenza adesso, della prontezza, le cose vanno come ovunque altrove, ma non nello stesso modo, non con la stessa rettitudine, percepisco delle relazioni nascoste, misteriose, tra i fatti certamente, ma anche tra gli esseri, le generazioni e i sessi, non si tratta per forza di delitti accertati, recenti, ma semplicemente di un’atmosfera propizia, d’altronde tutto è faccenda di prevenzione oggi, si deve dunque rinunciare all’atteggiamento fiducioso e mettersi nella testa di un forestiero, di un forestiero appena giunto, il luogo è poco conosciuto, poco abitato, qualche edificio, pezzi di natura, siamo in pieno giorno, un cielo grigio, fa quasi freddo, ma si vedono ombre, si sentono voci, non si capisce nulla di quel che succede e del resto non succede nulla, almeno in superficie, almeno per strada, ma bisogna essere scaltri, saper scavare, identificare le tracce (scorze di castagne, se ce ne sono), raccogliere dei numeri di telefono, scriverli su delle piccole scatole di fiammiferi, anche se è chiaro che tutte queste scatole sono umide, e che non si combinerà niente con questi fiammiferi, ma è il risvolto che conta, perché si tratta proprio di una scatola di fiammiferi con il risvolto, non di una scatola tipo parallelepipedo rettangolo, e i numeri di telefono importanti (o i nomi propri importanti, come “Kapov”) sono generalmente scritti sul lato interno del risvolto di carta. Sono sceso un po’ troppo nei dettagli con questa storia di fiammiferi, ma nel poliziesco tutto è questione di precisione, di calcolo, soprattutto non bisogna confidare nel caso.

Primo, guardare il mondo con occhio estraneo; secondo, scavare nelle apparenze; terzo, procurarsi un gran numero di scatole di fiammiferi con dei numeri o dei nomi propri scarabocchiati sul risvolto interno. In questa città, ci sono varie cose che non quadrano. Me ne occuperò volentieri, sperando in un salario dignitoso. Ho l’impressione che nei polizieschi la gente sia mal pagata. Come nella vita di tutti i giorni d’altronde. Il luogo, dicevo, è calmo. Il tempo è deprimente, ma le notazioni atmosferiche sono prive d’interesse in tali frangenti. Tranne i più giovani e i più vecchi, la gente si nasconde. Stanno ben acquattati in casa oppure sono tutti al lavoro. Mi meraviglierebbe. Nei polizieschi, come nella vita di tutti i giorni, la gente diventa pazza per trovare un lavoro. Non ce n’è mai abbastanza di lavoro, e non ci sono che lavori sporchi.

Qui come dovunque i quartieri non mancano. Nei quartieri ci sono dei grandi edifici, non molto belli. Ed è dentro gli edifici, che ci devono essere dei traffici. Nei polizieschi, di solito, i traffici si fanno nelle discoteche. Ma qualche volta, per fortuna, ci sono traffici anche nei grandi edifici dei quartieri. Tornano i conti. La mia missione potrebbe consistere semplicemente nell’investigare sul tipo di traffico che è più alla moda da queste parti. Non per forza deve trattarsi di un traffico di stupefacenti. Potrebbero esserci dei traffici sessuali, è ancora più probabile. Degli adultèri. Mi vedo piuttosto in questo tipo di faccenda. I traffici di droga è roba tosta, bisogna saper utilizzare le armi, guidare in maniera imprevedibile e efficace un’auto sportiva. Nel caso degli adultèri, una buona macchina fotografica con teleobiettivo di solito è ampiamente sufficiente. Però bisogna essere capaci di sorvegliare con discrezione una persona, di raccogliere delle impronte. No, delle impronte se ne occupa la polizia criminale. E poi io non sono mica uno sbirro. Non sono neppure un detective privato a dirla tutta. Mi interesso agli adultèri per semplice passione, da dilettante.

Gli adulteri mi mettono allegria. Mobilitano persone capaci di rischiare, che si muovono come ombre, che camminano rapide, che si nascondono, soltanto per fare l’amore. E trovano sempre un momento e un luogo per realizzare il loro traffico sessuale. Può essere molto romantico, con delle lacrime e dei sospiri, ma può essere anche molto elementare, con grugniti e senza complimenti. A me, quello che interessa, sono i luoghi di questi traffici: le trombe delle scale, le cantine, gli angoli bui nei parcheggi sotterranei, le piccole casette di plastica nelle aree giochi spopolate, gli eterni cespugli nei giardini pubblici. Non sono un guardone, non ho bisogno di spiare questo amore, o questo scopare ottuso, m’importa semplicemente scoprire i luoghi apparentemente vuoti, anodini, senza carattere, dove c’è stato traffico, dove c’è stato adulterio. È come se un’impronta luminosa abbia potuto permanere in questi luoghi per renderli straordinari, fuorilegge, immorali, irrazionali, pericolosi. Vado quindi alla ricerca di queste impronte, di questa luce, credo che di questo si occupi la mia indagine, la scoperta di queste impronte luminose nei luoghi più poveri, più squallidi, più banali.

.

________________________________________________________________________

Si tratta di materiali per costruire storie: foto, disegni, frasi. O sono, forse, resti di storie. Arrivano troppo presto o troppo tardi. In ogni caso, tutto è cominciato a Minsk, da dove Aleksei Shinkarenko, fotografo bielorusso, ha inviato a Barbara e a me delle piccole serie di foto, durante l’inverno del 2015. Barbara Philipp, artista austriaca residente ad Amsterdam, rispondeva alle foto con dei disegni, a volte degli acquarelli. E io rispondevo alle foto e ai disegni, con dei testi scritti direttamente in francese.

Gli invii di Aleksei si sono conclusi all’inizio dell’estate del 2016. Abbiamo costituito 5 episodi, per un totale di 32 foto, 2 video, 44 disegni e 5 testi.

Pubblico su NI la versione italiana dei testi e una diversa selezione dei materiali di Aleksei e Barbara prodotti per ogni episodio. Nello scarto tra una lingua e l’altra, tra un itinerario iconografico e l’altro, mi auguro che storie ogni volta diverse possano emergere sotto gli occhi dei lettori.

Immagini di Aleksei Shinkarenko e Barbara Philipp

Print Friendly, PDF & Email

1 commento

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Voci della diaspora: Anna Foa e Judith Butler

di Andrea Inglese
Perché continuare a parlare invece di tacere? Perché usare o meno la parola "genocidio"? Perché un racconto vale mille immagini e mille cifre? Continuare a pensare quello che sta accadendo, attraverso due voci della diaspora ebraica: Anna Foa e Judith Butler

Da “Ogni cosa fuori posto”

di Andrea Accardi
C’è adesso come un vuoto nella planimetria, un buco da cui passa l’aria fredda, e su quel niente di un interno al quinto piano converge e poi s’increspa tutta la pianta del condominio. Il corpo della ragazza (il salto, il volo) resta per aria come una parte che manca (nondimeno è lì in salotto, ricomposta, e l’appartamento intero la costeggia).

Wirz

di Maria La Tela
Quando fu il nostro turno ci alzammo da terra. Eravamo rimasti seduti a guardare le ragazze che ballavano con le magliette arrotolate sotto l’elastico del reggiseno per scoprire l’ombelico.

Le precarie e i precari dell’università in piazza il 29 novembre

Comunicato stampa 29 Novembre Contro tagli e precarietà, blocchiamo l'Università! – L'Assemblea Precaria Universitaria di Pisa scende in piazza contro...

“Tales from the Loop”: una tragedia non riconosciuta

di Lorenzo Graziani
Qualsiasi sia la piattaforma, la regola aurea che orienta la scelta è sempre la stessa: se sei in dubbio, scegli fantascienza. Non è infallibile, ma sicuramente rodata: mi conosco abbastanza bene da sapere che preferisco un mediocre show di fantascienza a un mediocre show di qualsiasi altro tipo.

“Sì”#3 Lettura a più voci

di Laura Di Corcia
È un libro, in fondo, sul desiderio; un libro che pare costituito da risposte, più che da domande. Un libro di esercizi di centratura. Ma anche un libro che mira a un’ecologia della mente e della scrittura "Sì" di Alessandro Broggi...
andrea inglese
andrea inglese
Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia e storia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ora insegna in scuole d’architettura a Parigi e Versailles. Poesia Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 1998. Inventari, Zona 2001; finalista Premio Delfini 2001. La distrazione, Luca Sossella, 2008; premio Montano 2009. Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, Italic Pequod, 2013. La grande anitra, Oèdipus, 2013. Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016, collana Autoriale, Dot.Com Press, 2017. Il rumore è il messaggio, Diaforia, 2023. Prose Prati, in Prosa in prosa, volume collettivo, Le Lettere, 2009; Tic edizioni, 2020. Quando Kubrick inventò la fantascienza. 4 capricci su 2001, Camera Verde, 2011. Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, 2011 (Premio Ciampi, 2011). I miei pezzi, in Ex.it Materiali fuori contesto, volume collettivo, La Colornese – Tielleci, 2013. Ollivud, Prufrock spa, 2018. Stralunati, Italo Svevo, 2022. Romanzi Parigi è un desiderio, Ponte Alle Grazie, 2016; finalista Premio Napoli 2017, Premio Bridge 2017. La vita adulta, Ponte Alle Grazie, 2021. Saggistica L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo, Dipartimento di Linguistica e Letterature comparate, Università di Cassino, 2003. La confusione è ancella della menzogna, edizione digitale, Quintadicopertina, 2012. La civiltà idiota. Saggi militanti, Valigie Rosse, 2018. Con Paolo Giovannetti ha curato il volume collettivo Teoria & poesia, Biblion, 2018. Traduzioni Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, Metauro, 2009. È stato redattore delle riviste “Manocometa”, “Allegoria”, del sito GAMMM, della rivista e del sito “Alfabeta2”. È uno dei membri fondatori del blog Nazione Indiana e il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: