A proposito di SMart – cooperativa per lavoratori atipici

SMart, letteralmente “società mutualistica per artisti”, è una cooperativa che si rivolge ad artisti e freelance che operano nel settore culturale e creativo. Il progetto è nato nel 1998 in Belgio e oggi conta più di 75.000 soci in nove paesi europei. Nel 2014 SMart ha aperto una sede a Milano e ha da poco un ufficio anche a Roma.
Ho chiesto a Chiara Faini, responsabile per lo sviluppo del progetto italiano, di spiegarmi come funziona. [ot]

A chi si rivolge SMart?

SMart è un progetto nato a Bruxelles nel momento in cui un ingegnere nucleare ed un commercialista si sono resi conto che i loro amici musicisti si trovavano spesso a lavorare in nero, a non sapere quando (e se) sarebbero stati pagati, e a navigare spesso in un buio senza risposte quando sorgevano problemi con la loro attività. Così hanno deciso di pensare a una soluzione per semplificare e tutelare il lavoro degli artisti, e per riconoscere la loro professionalità: se hai fatto della musica il tuo mestiere, questo non significa che puoi permetterti di essere pagato con quattro mesi di ritardo. In seguito si sono accorti che anche grafici, traduttori, editor, giornalisti, formatori, fotografi chiedevano di aderire, perché si trovavano a fare fronte a situazioni molto simili. Oggi SMart si rivolge a tutti i cosiddetti “lavoratori atipici”, a coloro che non si riconoscono nella dicotomia classica impiegato-imprenditore vecchio stampo, sebbene queste purtroppo restino le due principali categorie cui il legislatore fa riferimento.

Nella pratica, come funziona?

Quando un lavoratore atipico diventa socio, SMart lo assume tramite contratto, gli versa il compenso sotto forma di stipendio, al netto dei contributi e delle tassazioni dovute, ed emette per lui o per lei la fattura al committente, con il quale ha stipulato un altro contratto. Il lavoratore, dunque, è legato contrattualmente solo a SMart. Inoltre, i soci sono sempre pagati il giorno 10 del mese successivo al termine del loro lavoro, indipendentemente da quando il committente paghi: ci assumiamo quindi il rischio di ritardi o del mancato pagamento. Se il lavoro in questione è spalmato su più mesi, SMart paga il proprio socio mese per mese.
In sostanza, SMart funziona sul modello della sharing economy; artisti e creativi condividono la stessa partita IVA (la nostra), lo stesso legale e commercialista. In questo modo evitano di pagare lo scotto della loro atipicità professionale con la precarietà delle condizioni di lavoro. È un’alternativa all’apertura della partita IVA individuale, ma non solo: ricevendo il compenso netto, i nostri soci non devono più farsi carico degli aspetti amministrativi e contributivi legati alle loro attività, né preoccuparsi di inviare richiami al committente per essere sicuri di ricevere quanto pattuito. E questo, specie se si lavora in determinati settori, ad esempio con le pubbliche amministrazioni, può fare la differenza!
Ovviamente questo sistema ha un costo. SMart preleva l’8,5% del fatturato dei suoi soci (o il 5% in casi particolari, come spiegato più avanti, ndr), per coprire i propri costi di gestione. Trattandosi di un progetto senza scopi di lucro, quello che avanza di questo 8,5% è reinvestito per organizzare formazioni, incontri, bandi, oltre che per stipendiare noi lavoratori SMart. Applicare una percentuale implica inoltre che tutti, indipendentemente dalla riuscita commerciale individuale, abbiano gli stessi diritti ed accesso agli stessi servizi. È un modo per creare una rete solidale fra professionisti che vengono spesso lasciati da soli.

Cosa succede con le categorie professionali pagate in regime di diritto d’autore, come i traduttori letterari?

Anche in questi casi è SMart che fattura al committente, ma poi i traduttori vengono pagati in regime di diritto d’autore. Inoltre, la percentuale di applicazione è il 5% e non l’8,5%. Le ragioni di questa percentuale più bassa risiedono sia nella gestione semplificata di questo regime, che a noi risulta molto meno onerosa, sia nel rivolgersi a professionisti che non hanno necessità di aprire una partita IVA o di versare contributi, ma utilizzano i nostri servizi esclusivamente per tutelarsi dai ritardi di pagamento.

Quali sono gli eventuali vantaggi per il committente?

Beh, anche per il committente non è mai gradevole ritardare i pagamenti e relazionarsi con professionisti scontenti, rischiando poi di farsi cattiva pubblicità. A maggior ragione se vi è interesse ad instaurare una collaborazione non sporadica con il lavoratore in questione. Con SMart il committente da un lato si assicura che i suoi collaboratori vengano pagati subito, mentre dell’altro può negoziare con noi dei tempi decisamente più lunghi entro i quali saldare la fattura. Infatti, avere tanti soci che condividono lo stesso sistema ci garantisce una liquidità molto flessibile, e possiamo perciò pagare con ampio anticipo rispetto a quando incassiamo.
Un altro vantaggio per il committente è di non doversi più occupare degli aspetti contrattualistici ed amministrativi legati a queste collaborazioni, perché è Smart che se ne occupa.

Come si finanzia SMart?

Si autofinanzia. Sono gli artisti ed i freelance soci che finanziano il tutto, attraverso l’8,5% che pagano su ogni fattura. Nello specifico, per ora, sono principalmente i soci belgi (che sono 60.000 sui 75.000 totali) che sostengono il tutto. È grazie a loro che il modello di SMart ha potuto essere esportato, adattandolo, negli altri paesi (Francia, Italia, Germania, Austria, Ungheria, Svezia, Olanda, Spagna), che mano a mano, crescendo, si stanno rendendo o si renderanno finanziariamente autosufficienti.
Il progetto italiano fa un po’ eccezione in questo senso, perché all’apporto di SMart Belgio si è aggiunto anche il sostegno di Fondazione Cariplo, il che ci permette, in questa fase iniziale in cui non siamo ancora autonomi, di non appoggiarci solo su Bruxelles.

Quali sono i progetti futuri di SMart?

Nella prima metà del 2016 abbiamo lanciato un bando i cui vincitori hanno ricevuto un anticipo sulle spese di produzione per un loro progetto. Ad esempio siamo molto contenti di aver sostenuto Lecittàhannogliocchi, del collettivo Lele Marcojanni, che racconta attraverso un video il rapporto tra il fumetto e Bologna, e che sarà presentato al festival Bilbolbul.
Sempre in primavera, in collaborazione con SMart Belgio, abbiamo creato SMartWays, un progetto che facilita la mobilità internazionale nel settore artistico e creativo: per la prima edizione, un musicista italiano ha suonato a Liegi, mentre due musicisti belgi si sono esibiti a Torino e a Milano. A parte il fatto che erano i giorni di sciopero degli operatori di volo, tutto è andato molto bene!
In entrambi i casi sono state esperienze positive, e che vogliamo riproporre e fare crescere.
Insieme ad ACTA abbiamo poi sviluppato un’iniziativa rivolta ai freelance, che permette loro di usare SMart per non sforare dal regime dei minimi.
Ora stiamo definendo, attraverso varie collaborazioni, delle formazioni su alcuni temi sensibili (crowdfunding, diritto d’autore, negoziazione dei prezzi). Questi corsi sono già proposti da SMart in Belgio e in Francia, e sono molto richiesti.
Infine un cantiere importante è lo sviluppo del nostro ufficio di Roma, che esiste da aprile e che deve man mano farsi conoscere.

Qual è il vostro bilancio dopo un anno di attività con SMart Italia?

In una intervista apparsa di recente, il pioniere della peer to peer economy Michel Bauwens ha citato SMart come modello positivo di sharing economy, perché offre una risposta mutualistica e solidale a quei professionisti che rappresentano l’evoluzione più recente del mercato del lavoro. In Italia, le condizioni di questi lavoratori sono particolarmente precarie, e mi pare che un progetto come SMart sia davvero pertinente, anche in un’ottica di semplificazione. Basti pensare che in Belgio SMart ha 60.000 soci ed utilizza 2 tipi di contratto. In Italia abbiamo 370 soci e ne usiamo 8!
C’è poi chiaramente un grosso lavoro da fare per farci conoscere, adattare il progetto ai bisogni dei nostri soci attuali e potenziali, per aiutarli a far valere la loro professionalità, costruire collaborazioni con altre realtà, ma in generale possiamo dire che SMart sta incontrando entusiasmo e curiosità. Di recente una nostra socia ci ha chiesto di fare uno stage da noi per capire bene come funziona il progetto e darci una mano… ci è sembrato un ottimo segnale!

 

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9 Commenti

    • immagino tu ti rivolga a me, diamonds, visto che l’intervistata ha per forza di cose esperienza diretta.
      Io per il momento non sono socia perchè le mie attività da free-lance non sono abbastanza continuative da avermi spinta a iscrivermi, ma conosco diverse persone che lo sono, e, nel periodo in cui ero a Bruxelles, ho avuto modo di vedere come funziona il progetto, che mi sembra rappresenti in ogni caso una possibilità per i cosiddetti lavoratori atipici. Non è una soluzione definitiva, ma una possibile alternativa, e mi faceva piacere raccontare che esiste.
      Ti sembra surrealista? più del bridge cui sono costretti i free-lance? –> https://www.nazioneindiana.com/2014/05/18/il-bridge-dei-free-lance/

      • Au contraire, il riferimento a Magritte era perche` l`artista belga era capace di mettere sempre un po di cielo, a mio parere simbolo di speranza in un mondo dove i freddi numeri ci hanno trascinato nel fango. Sembra molto interessante come dice Jan, anche se bisogna studiarci sopra e capire come renderlo coinvolgente pure per “esperienze professionali” non continuative o “puntuali”. Grazie per ora. Credo che la salvezza in mezzo a questo turbocapitalismo straccione dove hanno confinato mezzo continente passi attraverso forme cooperative o consorzili

        • ciao diamonds,
          nel caso di esperienze puntuali è possibile comunque usare SMart, ma in questa tipologia di casi le persone ne hanno meno esigenza rispetto a quando hanno bisogno di uno strumento o di un appoggio più generale per la loro attività.
          a presto!

  1. E’ molto interessante, soprattutto perché un’organizzazione può avere nei confronti dei clienti la forza contrattuale (e gli avvocati) che un singolo spesso fatica ad avere. (edit: mi riferisco ai casi in cui il cliente non vuole pagare puntualmente)

    • ciao jan,
      grazie!
      SMart serve esattamente a fare in modo che questo tipo di problemi possano essere centralizzati e risolti dalla cooperativa, che se ne fa carico per tutta la comunità.
      questo come spiega l’articolo permette anche al cliente di negoziare tempi di pagamento più lunghi, e quindi rende le cose più facili anche per loro, proteggendo allo stesso tempo i soci dai possibili ritardi.
      se ti servono più informazioni, non esitare!
      a presto

      Chiara

  2. Sembra molto interessante anche a me. Ma, se ho capito bene, occorre avere una soglia minima di introiti perché abbia un senso associarsi. Una decina d’anni fa, in un suo libro sulla flessibilità, Luciano Gallino aveva ipotizzato forme di associazione simili per i lavoratori non standard, un ritorno mutualistico alle leghe e alle gilde.

    • ciao Davide,
      grazie per il tuo messaggio.
      no no, non serve uno quota minima di introiti.
      il principio del mutualismo fa che ognuno paghi l’8,5% del suo fatturato, a prescindere dall’ammontare, ed il progetto è sostenibile grazie al fatto che ci siano diverse migliaia di iscritti.
      non ci sono spese fisse (se si escludono i 50 euro di iscrizione che si pagano una tantum, al momento dell’adesione appunto).
      se vuoi più informazioni, non esitare a contattarci!
      a presto

      Chiara

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ornella tajani
ornella tajani
Ornella Tajani insegna Lingua e traduzione francese all'Università per Stranieri di Siena. Si occupa prevalentemente di studi di traduzione e di letteratura francese del XX secolo. È autrice dei libri Tradurre il pastiche (Mucchi, 2018) e Après Berman. Des études de cas pour une critique des traductions littéraires (ETS, 2021). Ha tradotto, fra vari autori, le Opere di Rimbaud per Marsilio (2019), e curato i volumi: Il battello ebbro (Mucchi, 2019); L'aquila a due teste di Jean Cocteau (Marchese 2011 - premio di traduzione Monselice "Leone Traverso" 2012); Tiresia di Marcel Jouhandeau (Marchese 2013). Oltre alle pubblicazioni abituali, per Nazione Indiana cura la rubrica Mots-clés, aperta ai contributi di lettori e lettrici.
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