Autoscuola
di Franz Krauspenhaar
Gira a sinistra e poi vai a destra, frena,
e avanti bello spedito e all’incrocio
fermati; e poi vai ancora, sali prudente,
e attento, e vai, e spingi, e accelera.
Jaguar color bottiglia e Fiat di vaniglia, e vento,
e zanzare, e l’incanto d’ estate. Togli il freno
a mano e percorri fino a svoltare: attento!
Asino! ora frena, e occhio! ecco la curva!
La mano sul freno a mano. E destra/sinistra,
e le due mani fissale sul volante. Una Opel,
una Anglia, una 124. Stai facendo la rampa
con papà: una Cortina. Il mare, sotto, blu
corazza, o manto d’angelo trasfigurato, come
una bambola Furga. E il verde del campo, a est,
dove crescono le ruote della Firestone, e gli
alberi, pieni di candele Bosch che sbocciano
tra i rami come tubi di scappamento in fiore.
E dove sei? Avanti per la pineta guidi tu,
adesso è il tuo momento di gloria, puoi sfogare
la tua fame di terra spazzata da ruote fameliche,
di percorsi e stridii e grattate di cambio e levar
di ferodi contenti, con l’odore di chimica sparso
per quest’aria elettrica, fremente come una tormenta.
Guarda: una Ford Taunus, un Maggiolino giallo,
una 600, una DS 19. Un furgone Renault
con le porte scorrevoli. Una 850, una 600
ancora, e una Simca 1000. Bambino, dove sei?
Fringuello pieno di dolci e sogni e favole scontate,
sopra di te il vento spazza un asfalto di cielo,
e nel sole gira impazzita la ruota degli anni
andati, venuti, sfrecciati e tornati pentiti; così tu,
fringuello d’un Italia torturata dalle scosse del boom,
non sai più dove sei, quando sei, in che stanza
d’incanto stai giocando all’adulto che infine sarai.
Guidi nel passato e non freni, non frenerai
mai più; il tempo da allora ti tallona, a gomme lisce,
a benzina scappata, a motore usurato, senz’olio.
Saprai guidare soltanto quando sarai arrivato.
Tu mi hai fatto ben ridere, Franz.
Ho letto la tua poesia di fantasia.
Ho una Opel antica che va lenta come un tortuga.
Non ho troppo fiducia nella mia macchina, ma mi piace, perché è la mia prima macchina e ho ricordi. Ma un giorno mi lascierà, lo so.
Odio le Quatre Quatre, le macchine sportive che mi fanno freddo nella schiena di paura, la velocità.
Che ansia:–)
avevo anch’io una Simmenthal 1000 che andava vitta come un’ escargotta
Perché una immagine bmp di 574 KB?
……bambino dove sei?
idem
jolanda
” a gomme lisce,
a benzina scappata, a motore usurato, senz’olio.”
Accidenti a te, Franz,
ho l’auto dal meccanico
e adesso so perché.
Roberto
Trovo che spesso i guidatori hanno una bella macchina di ricco vogliono schiantare gli altri.
Quando vado alla scuola la mattina vedo pazzi che fanno sorpassi pericolosi per il lavoro. Non voglio morire a causa del lavoro! per guadagnare cinque poveri minuti.
Sogno di un tappeto volante.
La macchina è une cura costante: verificare l’olio, le gomme…
perdio, sto iannozzi non muore mai.
Ho fatto un salto dalla sedia quando ho visto quel muso triste-timido-stupito di qualcosa con gli occhi sgranati e fanoni in mostra che è la calandra del taunus illustrato.
La fantasia infantile, priva di perchè, spesso mi invitava ad associare i musi delle macchine alle espressioni umane, e talvolta il giochino riusciva pure con le parti posteriori.
Le auto citate nella poesia le ricordo tutte, comprese le ford cortina e anglia. E pure il momento di gloria di quando guidavo nella pineta.
Sprofondato per un attimo, di dolcezza, nell’infanzia.
Grazie, Franz.
PS @ massey: Simmenthal 1000? ;-)
…taunus, leggasi rekord…
Ziggy,
Per fortuna, giuseppe fa una visita! Mi fa piacere. La prima macchina della mia infanzia : la SIMCA 1000!
Immagini: tre figlie sul sedile chiachierando, mangiando caramelle, litigando.
La macchina diventava una piccola casa.
Oggi guido sola e mi sembra vedere i fantasmi delle sorelle e soprattutto del mio padre, era il solo a guidare.
Mia madre ha passato la patente… all’età di 62 anni, bello, no?
Io, ho passato tardi verso 30 anni
.
Il testo di Franz è bello perché fa sorgere ricordi.
piaciuta.
Obietto che non si impara nemmeno all’ultima riga, però.
ah, l’italia del boom. non so se la rimpiango oppure no. non se se voglio ancora il boom, ecco. un tempo ormai spento. le FIAT di un tempo sono l’immagine di una felicità collettiva che non ho mai vissuto. non so se voglio una felicità collettiva. anzi mi piacerebbe, ecco, però non siamo più abituati, non sono più abituato.
Grazie a tutti.
Iannox, non me ne intendo di immagini da un punto di vista tecnico. Se clikki sopra la foto pubblicitaria vedi veramente bene i visi felici della famigliola sull’auto. Ecco, pensando a tutto il tempo che è passato, questo a me mette i brividi.
Non dovrei essere io a dirlo, ma comunque: a me questo pare un viaggio a ritroso nella dolcezza dell’infanzia – come ha scritto Plessus, ma anche un viaggio – parallelo, o coprente, anche se la dolcezza, sotto il manto nero, si nota – nell’orrore.
Perchè la morte – di una persona, di un sentimento positivo, di un animale – è orrenda e oscena.
O.T.: a me piace da morire come scrive Véronique Vérge! sembra di sentirla!:)))
Véronique non imparare mai troppo bene l’italiano!
Elena, grazie!
Sei gentile. Ho vergogna di non scrivere bene in italiano. Di più ho sperduto il mio dizionario alla scuola. Devo comprare un’altro.
Amo scrivere su NI, anche senza dizionario. Come ho una memoria piccola,faccio errori nella lingua. Non è grave siamo tra amici.
Véronique, non avere vergogna! Lascia perdere il dizionario. Sembra di vederti, in un appartamento pieno di libri, in penombra, una scrivania illuminata da una piccola lampada, davanti ad una finestra a riquadri che guarda sul Marais. (Se invece scrivi da un condominio di Clermont Ferrand non dirmelo!):)))
L’incanto rimarra e tacero la realtà… Invece l’intuizione per i libri è vera;
Buona serata a te, Elena.