Un quiz editoriale
Christian Raimo ha pubblicato questo quiz editoriale sul primoamore. Grande, e qualcosa rivela sullo “stato dell’arte”. La soluzione – l’ho indovinata semplicemente scorrendo, appare d’incanto – via dunque, senza aiuti di alcun tipo, sennò son buoni tutti, su, un po’ di sana e ludica competizione… Provatevi, se vi piace, e rendicontate qui sotto.
http://www.filmscoop.it/recensioni/image/essivivono1.jpg
Avverto che i commenti vincitori sono messi in attesa di approvazione in modo da non chiudere subito questo bel gioco… ;-) – saranno ripristinati quando una sufficiente schiera si sarà presa la sua soddisfazione…
Io voto la soluzione di O.C., mi sembra la più migliore.
Li ha scritti tutti mio cugino Ernesto, ecco,
sotto pseudonimi occultissimi
MarioB.
Io non ho capito.
“Io non ho capito”.
Rallegrati, cara, ti sei “salvata”.
Sono tutti pubblicati negli anni 2000.
non ne ho letto neanche uno
non c’è ombra di letteratura….
in tutti i titoli manca la lettera y :-)
Siete lontani. Credetemi, è impressionante.
hanno tutti lo stesso numero di pagine?
la mia soddisfazione
ma anche la mia risposta
è che
io
non ne lessi manc’uno d’essi.
son tutte minchiate.
stampa su carta riciclata gr. 80
tutti gli autori ci hanno in saccoccia la tessera di giornalista
c’è sempre Veltroni di mezzo…
:O
No, non ci credo. Qualcuno lo conosco, l’autore, o ho sentito parlare del libro in questione.
Ma non ne ho letto nemmeno io.
‘gnurant’ che so’
Temo che abbiano tutti la prefazione di Veltroni.
(però non ho controllato)
cazzo, è vero!
sono tutti pre-fatti (mi rifiuto di scrivere “prefati”) da veltroni!
stupefacente!
propongo di istituire un osservatorio etologico dedicato esclusivamente a veltroni, come omaggio implicito alla sua ormai non discutibile grandezza.
nel ringraziare raimo per averci fornito un dato così rilevante, rilancio con un altro quiz, che, giuro, non è una domanda retorica (nel senso che non ho la risposta):
perché nel nostro Paese quasi tutti quelli che raggiungono un certo livello di potere lo usano in primis per rendersi ridicoli?
(oppure è dappertutto così?)
beh a me quel tipo lì toglie il respiro tutto in una volta. è il mago delle parole
e poi le vende a cinque lire.
ma magari sotto a certe macerie e certi ridicoli bisonti c’è del muschio indisciplinato che cresce per i fatti suoi.
hei tashtego ho usato ridicoli anch’io e non ti avevo visto. beh è una buona telepatia.
è mostruoso.
non ho letto nessuno di questi libri, ho letto solo le prefazioni.
ho vinto quaccheccosa?
cosa si vince di buono?
cazzo!
ha!
ma allora funzione!
la mia era una prova, non mi prendeva il commento
La distinzione tra una prefazione qualsiasi ed una di Veltroni è che la prima di norma contiene un messaggio, la seconda di norma un massaggio.
Grazie per l’apprezzamento, ragazzi, lo so che qui da voi gioco in casa, ma i complimenti fanno sempre piacere, non c’è che dire.
Per ringraziarvi vi regalo lo scup dell’anno: sto scrivendo la prefazione al *mio* prossimo libro. Il titolo? “Ma Stella era il suo nome?”.
Subito dopo la pubblicazione, parto per l’Africa. Spero tanto che Raimo voglia essere della partita: come prm non è male.
Alla prossima tornata.
Water Nostro (cioè Vostro)
la Repubblica (21 gennaio 2008)
L’annuncio di Mastella cade sull’Unione con l’effetto di una doccia gelata. […]. Poi, sempre dall’entourage del premier, fanno sapere di aver appreso la notizia dalle agenzie, sottolineando così lo sgarbo istituzionale dell’ex ministro. Tutti i leader politici della maggioranza lasciano gli impegni (Veltroni abbandona la presentazione di un libro di monsignor Fisichella)…
To be continued
Non per fare l’avvocato d’ufficio di Veltroni – che, allo stato attuale, non so ancora se voterò -, tuttavia penso che come sindaco di Roma abbia fatto più di ogni altro sindaco di qualsiasi altra giunta precedente, di sinistra e non.
Roma è cresciuta parecchio negli ultimi anni, in tante direzioni, e si è “modernizzata”. Non mi vergogno di dire che Walter Veltroni è stato un buon sindaco. Un sindaco che ha fatto anche molto per la cultura in questa città. Da qui forse la sua segreta ambizione di “scrittore” e il suo presenzialismo nelle prefazioni e presentazioni di libri. Devo dire, per onestà, che la “colpa” in ciò è comunque – almeno al 50% – da ricercarsi in chi queste prefazioni e presentazioni gli chiede (editori, scrittori in cerca di fama, eccetera).
Chissà per quale strano motivo in Italia quando si tratta di sparare sulla cultura ci si accanisce particolarmente. Allez hop! Tirez sur le pianiste!
Credevo fosse amore Roma e invece era un suo sindaco…
Credevo fosse Roma ecc.ecc.
Veltroni è Satana.
vorrei partecipare anch’io al guiz su weltroni, ma prima devo chiedere l’autorizzazzione al bagnasco. a tra poco
[…] dramma dovere sperare nel prefatore […]
Ma come avete fatto a scoprire che sono prefati da veltroni?
a) pensate continuamente a veltroni e vorreste essere prefati da lui
b) siete stati a vostra volta prefati da veltroni e le riconoscete
c) avete perso il tempo della vostra vita a cercarli su internet
d) avete perso il tempo della vostra vita a cercarli in libreria
per a) non le scrive lui e ha un negro
per b) non le scrive lui e ha un negro
per c) avete fatto male
per b) avete fatto male
Quanto a veltroni, tash, non si rende affatto ridicolo, si rende simpatico, è questa la vera malattia del nostro paese, i simpatici.
Cara Alcor, io sono arrivato alla soluzione seguendo un’altra strada: non avendone letto nemmeno uno, ho capito subito che poteva averli pre-fatti solo Veltroni.
Comunque, riguardo alla tua griglia, la mia opzione è la a): almeno per quanto riguarda me stesso. Il problema è che non ho ancora iniziato a fare lo scrittore, ma già mi piacerebbe avere una sua prefazione al libro che potrei scrivere (e che spero di non scrivere mai).
caro prodan che tenero che sei nel credere in una roma “modernizzata” da veltroni.
il recente catalogo della mostra sulla pop art ha tre o quattro prefazioni a cascata: rutelli, marrazzo, gasbarra, veltroni: tutti lì, simpaticamente a pre-fare, nessuno che si domandi perché farlo, a che serve, che figura ci faccio, eccetera.
@alcor
basta cercare almeno due di quei titoli con google e constatare la presenza del Nostro: il resto è deduzione.
ma sono molte più di quelle, le prefazioni.
Caro tashtego, io a Roma ci vivo dalla bellezza di 45 anni (cioè da quando ci sono nato, all’ospedale San Camillo per la precisione). E mi ricordo persino di quando c’era il democristiano Clelio Darida a sindaco (poi inquisito, poi scagionato: come tutti quelli della casta). Un periodo in cui a Roma per boycottare gli scioperi degli autisti dell’Atac si facevano girare le camionette dell’esercito per trasportare la gente. E in parecchie zone c’erano ancora le baracche (non quelle dei campi nomadi, ma quelle dei romani meno abbienti), che solo col buon Petroselli sono state smantellate.
Non è per spirito di polemica, ma io i cambiamenti a Roma li ho visti, e di persona. E se a Roma le giunte di sinistra sono durate tanti anni, nonostante il Vaticano, nonostante il Vaticano sottolineo, forse qualche motivo ci sarà pure stato.
Poi in una città iperpopolata e grande come Roma è quasi fisiologico che i problemi siano infiniti, e se ne aggiungano sempre di nuovi (i nomadi appunto, i migranti, i cittadini stranieri, ecc.).
Le prefazioni di Veltroni sono un problema? Basta non leggerle, e non leggere i suoi libri. Qual è il problema dunque?
Certi piccoli amori…
Visto che si parla tanto di Walter, vi do una notizia in anteprima assoluta: il Nostro, in coppia con Franceschino, parteciperà al prossimo festival di San Remo (con buone possibilità di vittoria finale) con un pezzo, già scritto da mesi, dal titolo “Minchia, signor Clemente”.
Nel 1995 Stefano Del Re ha pubblicato un’intervista a Veltroni che si Intitola La bella politica ed è uscita per Rizzoli.
E’ lì che ho cominciato a diffidare, il suo essere sempre “giusto” il suo dire sempre la cosa “giusta”, non so perché, (anzi lo so) mi ha resa diffidente.
Ma la di là delle mie idiosincrasie e delle mie diffidenze, e della sensazione che ci fosse un vetro smerigliato tra quello che diceva e quello che era, di recente l’ho ritrovato e mi ha colpito rileggere un paio di risposte al gioco della torre. Ad esempio, chi salverebbe tra Occhetto e D’Alema?
“Tutti e due.Mi butto io. Decidano loro.”
Tra Mastella e Casini?
“Salvo Casini”
Ma soprattutto:
Come definisce il programma che ci ha delineato: socialdemocratico, liberaldemocratico, liberale o in un altro modo?
“La definizione l’abbiamo data in questa conversazione:il programma della crescita giusta”
e continua:
“…credo che nel futuro di questo paese ci sarà un partito democratico. Non so se lo vedrò io o la generazione prossima. Non lo so perché non riesco a immaginare l’evoluzione del sistema politico italiano. Se si tornerà al proporzionale i partiti si moltiplicheranno. Se si andrà invece avanti verso il bipolarismo vero sarà giocoforza immaginare e costruire due grandi formazioni politiche di centro destra e centrosinistra. Le coalizioni sono un passaggio verso questo approdo. …Nessuno si allarmi, dunque. Nessuno pensi che parliamo di oggi o domani. Credo che saranno le cose a spingere in questa direzione. …Il tempo saprà consolidare intese programmatiche e persino sintonie di valori, tra culture diverse. …nessuno dica: Veltroni propone il Partito democratico. Semmai è giusto dire che prevedo il partito democratico.”
Insomma, chapeau! Che le sue previsioni fossero giuste o le sue capacità di lavoro, come invece credo, eccezionali, tredici anni fa diceva così. Vedremo, certamente è un tessitore.
E anche tutte queste prefazioni sono fili del tessuto.
Rimane il fatto, però, che molti copioni li scrive insieme a bagnasco, autore tra l’altro del testo della canzone che presenterà a sanremo.
io resto convinta che dal punto di vista culturale faccia un lavoro mediocre, fatto male, fatto per parlare a un pubblico il più vasto possibile e quindi pieno di segni riconoscibili e parole facili.
ha steso una melassa sapiente, questo sì. ed è un pericolo enorme per la cultura, mi sa di egemonia, di una politica infiltrata, di pianificazione verso il basso. di velatissimo controllo. di controllo. di togliere i rami che vogliono troppo andare per i fatti propri, di noi siamo dalla parte giusta.
assomiglia così tanto a berlusconi. troppo. quello là usa i soldi questo usa anche la cultura.
l’ultima volta che l’ho sentito parlare era insicuro, lento, pieno di contraddizioni. il successo gli arriva anche per questo, in periodi di difficoltà le persone tendono a credere ai fanatici e forse anche agli apatici.
e poi un’altra cosa, roma non è l’italia, e se sai gestire il cineforum del prenestino non hai portato nulla di nuovo a milano. e sassari resta sempre oltre il mare.
caro raimo,
che bello tanto sciorinare di bravura e cultura libraria. nel suo ricerca, copia e incolla, prenda nota tuttavia del fatto che “Terra del mio sangue” è di Antjie Krog, contrariamente quanto da lei indicato.
buon prosieguo di alte ricerche,
dafne tre
[…] Raimo ci ha fatto notare, nel suo divertente quiz editoriale pubblicato qui e poi commentato qui. Ma di Raimo, nell’articolo di Mastrantonio, neppure l’ombra. Solo un generico […]
Veltroni fa cultura? e dove la mettiamo l’introduzione del Berluska a all’elogio della follia di erasmo da rotterdam?
Per quanto mi riguarda, non mi fido di uno che distribuisce prefazioni.