Articolo precedente
Articolo successivo

Essendo il dentro un fuori infinito #2

di Mariasole Ariot

Il pazzo, questo gran pesce scrollato,
cui si fa spalancare la bocca a forma di sì.
F. Leuret

 20140504_093757

Faheem nuota nel corridoio da millenni.
Alle tre di notte mi sveglia, rovista tra i capelli, danza con le mani appese al collo, prende le mie,
le stupisce di una notte scavata nella notte : è maggio.
Alle quattro ridiamo sulle parti superiori del viso : abbiamo dieci occhi per sopravvivere agli eventi,
ci avventiamo sulle ombre.

Nel tunnel i dormienti  hanno camici bianchi e pantaloni verdi, si scostano per il sonno,
dicono : andate.

Ma di quanta acqua
c’è bisogno per fare un deserto? Di quanto – di quanta acqua, di quanto deserto

Faheem non può ascoltare : l’interno musicale gli ha strappato la testa : Faheem
può cantare, può fumare la lingua fermando la lingua degli altri, Faheem può mancare, Faheem
ha i piedi scalzi e i pantaloni di chi non gli ha contato le ore. La materia si è spalancata in un abisso.
Faheem piscia sui muri, alza le braccia e prega, Faheem attraversa in volo
il volo del mondo che non ci fa mondo, Faheem scappa dal reticolo e dice vieni.

Binary code 0010001111001001
There was a boy in the Santa Clara Park. He was there because of –

La voce cade : la follia è questa verità che s’incompleta, questa folla di macchinari e corporei,
queste bare che scavano tombe sui muri, che fanno dell’immortale un escremento odorato da millenni : quel fetore che dalle narici s’incolla al corpo e non raccoglie che briciole, e non fa muta la vita, e non muta e dice secoli e dice:  tutta questa vergogna come un cumulo di cadaveri che restano fissi al muro. Con gli occhi pieni di pupille Faheem appoggia la sua testa alla mia sostanza chiara, entra nella stanza,  danza
l’aria con le braccia. Lo allontanano : Non è questo il posto, qui non c’è posto.

Faheem legge Gramsci nella lingua di Shakespeare, Faheem nasce
con un bacio senza lingua.

****

20140506_140923

Poi arrivano gli aerei di famiglia a medicargli i piedi, portano un libro da Londra, lui dorme e continua
a dormire. Parlano del grande freddo di una madre che ha visto i morti camminarle sui piedi, le mosche
attaccarsi alla pelle, i violenti che chiedevano tacere.

Faheem ha l’acqua nel cuore, gli aprono la carcassa per infilargli i tubicini, prelevano il veleno
antico dalla fonte. L’infermiere dice : tu non
ridere. Tu giagi dove noi non abbiamo distillati, tu porti la fame dei fratelli.

Il piccolo affonda tutte le pieghe nelle ruga del mondo, mi chiama con cento nomi diversi. E’ una crepa,
un’infinita distesa orizzontale in cui entro piano come nelle case di campagna : Faheem ha una città vuota
e un quadrato al posto del cielo: lo senti l’odore delle sigarette bagnate? Lo senti questo tanfo?

I ricordi restano piccoli oggetti posati sulla soglia. Le porte sono chiuse, la luce rossa
indica il proibito. Parla della sua terra, confonde le regioni, le sette lingue che non conosce, il padre
che copre la testa con un shāshiyya.

Madre, io non ho mai
avuto un padre che costruisse un copricapo : la mia testa è una bolla d’acqua, i pesci nuotano, mangiano
il concime seminato dalle donne.

Tutto è umido. Un idioma cade sulla rete.

Nella sera più lunga  mi sanguina le parole, ci stacchiamo la fronte per diventare labbra : le circostanze buone di questo non esitare mai.
Faheem, la lettera è un bacio che non conosce grida. Ci separano. Sparandoci annunciano : ai vostri posti, piccole canaglie.

Esiste – madre -un luogo adatto al desiderio, esiste
un contatto tra le foglie, esiste
dove c’è
un conato – un nodo
che non esiste?

****

20140913_130435

All’ora dei galli tagliamo una corda.
Faheem senza confini, Faheem senza bordi. La ricompensa è questo camminarci sulle radici, tirare
fino a che non troviamo : niente. Eppure : tirare, eppure
ancora : tirare.

Ora il padre ha un distesa di campi e di prati, la madre porta un velo, lui nasconde Gramsci sotto la nebbia.

DMT : una notte di Trento. I cani cadono sulle brutali : è il lucido di questo sfrigolare. Cade
Faheem, cadono
le voci, cadono i tempi, cade la noce che rigiravi tra le dita , cade
una musica dall’alto. L’elettricità del canto traccia i sogni delle uova che non abbiamo covato:

Something for the rag and bone man
Over my dead body
Something big is gonna happen
Over my dead body
Someone saw someone’s daughter
Over my dead body
This is how I ended up sucked in
Over my dead body
I’m gonna go to sleep
And let this wash all over me
We don’t really want a monster taking over
Tip toeing, tying down
We don’t want the loonies takin’ over
Tip toeing, tying down our arms
May pretty horses
Come to you as you sleep
I’m not gonna to sleep
And let this wash over me

Radiohead, Go to Sleep

***

I farmaci ti addormentano, indicano la via delle sillabe, la bava sul cuscino è una guida che ancora non fa terra. Mi arrivano le tue lettere, la tua scrittura trema. Ho una foto della tua vecchiaia : avevi ventidue anni e vivevi sotto il livello del mare : dove ammucchi le tue pietre, Faheem? Dove nascondi un vuoto che non sia vuoto?
Dove, Faheem, quando
si è spalancato il vento?

Firmandoti rispondi : yours, the Orange man.

* foto di Mariasole Ariot

Print Friendly, PDF & Email

1 commento

  1. Commuove e sgomenta sentire il pulsare dell’umanità che rompe il “dentro” dell’istituzione totale per liberare quel “dentro” che è un fuori infinito. E poi si accorda perfettamente alla musica dei Radiohead.. A Faheem si potrebbe cantare: “wake from Your sleep, the drying of your tears, today we escape, we escape”

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Pratolini poeta. Un mannello dimenticato

di Marco Nicosia
«Sono fregata, Casco, la morte non è un sollievo, è un’imboscata.»

Un bon élève

di Simone Redaelli
Ma questa è una menzogna. Nulla nel mondo ha di queste sensazioni. Tutto continua a girare: gli esseri umani procedono indisturbati, gli alberi generano foglie, i muri continuano a reggersi.

“A man fell”, dell’eterna diaspora palestinese

di Mariasole Ariot
Un'esistenza che sanguina da decenni e protesa a un sanguinare infinito, finito solo dal prosciugamento di sé stessa.

Amelia Rosselli, “A Birth” (1962) – Una proposta di traduzione

di Marco Nicosia
Nel complesso, la lettura e la traduzione esigono, come fa l’autrice, «[to] look askance again», di guardare di sbieco, e poi di nuovo scrutare e ancora una volta guardare di traverso

Sopra (e sotto) Il tempo ammutinato

di Marco Balducci
Leggere queste pagine-partiture è in realtà un perdersi nei suoni: suonano nel ritmo delle sillabazioni, nelle pause degli spazi bianchi

L’occhio di Dio

di Silvia Belcastro
Dal mio corpo escono tubi da mungitura perché devo allattare la notte, devo mettere al mondo le sue creature: su un nastro trasportatore sfilano, a distanza regolare, i miei fantasmi contornati di luce.
mariasole ariot
mariasole ariothttp://www.nazioneindiana.com
Mariasole Ariot ha pubblicato Essendo il dentro un fuori infinito, Elegia, opera vincitrice del Premio Montano 2021 sezione opera inedita (Anterem Edizioni, 2021), Anatomie della luce (Aragno Editore, collana I Domani - 2017), Simmetrie degli Spazi Vuoti (Arcipelago, collana ChapBook – 2013), poesie e prose in antologie italiane e straniere. Nell'ambito delle arti visuali, ha girato il cortometraggio "I'm a Swan" (2017) e "Dove urla il deserto" (2019) e partecipato a esposizioni collettive.  Aree di interesse: letteratura, sociologia, arti visuali, psicologia, filosofia. Per la saggistica prediligo l'originalità di pensiero e l'ideazione. In prosa e in poesia, forme di scrittura sperimentali e di ricerca. Cerco di rispondere a tutti, ma non sempre la risposta può essere garantita.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: