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Milano collusa

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di Gianni Biondillo

Domenica scorsa, 18 novembre, non ho visto la puntata di Report fatta da Bernardo Iovene dedicata a Milano (dal titolo Cara Madunina). Nel giro di pochi giorni, al bar, davanti alla scuola, mentre accompagnavo mia figlia a danza, me ne hanno parlato un po’ tutti e allora l’ho cercata su internet. Sul sito della RAI, fortunatamente, c’è, sia il video che la trascrizione (vedete qui).
In realtà, per il lavoro che faccio, per l’interesse ossessivo che ho per Milano, tutto quello che è stato detto durante la trasmissione non era per me una novità. Ma ammetto che messi uno dietro l’altro, i fatti, davano un evidente idea di manipolazione del territorio che inquietava. Di più: faceva rabbrividire.
Perché è inutile far finta di non sapere, uno fra i mille esempi, che di tutti i progetti presentati per l’area ex-fiera ha vinto il più brutto, quello che dava meno verde e servizi alla città, ma che è anche quello voluto da Ligresti (sì. Ligresti. Quel Ligresti. Detto amichevolmente Don Salvatore. Un uomo al quale dovremo dedicare nel futuro prossimo il titolo di ridisegnatore urbano. Un uomo che ha avuto Milano in mano per oltre 30 anni, roba da fare invidia pure a Ludovico il Moro), dove la sua offerta è stata talmente succulenta per le casse comunali, che agli interessi della cittadinanza, presenti e futuri, non ci ha pensato nessuno. Perché è evidente che dare cubature di quella importanza, fino a 6 volte gli standard edilizi, senza neppure una quota di edilizia popolare o convenzionata, si palesa come una smaccata, quasi senza vergogna, operazione speculativa.
E così come sappiamo tutti che la longa manus di Comunione e Liberazione è presente in tutto l’apparato decisionale (da Carlo Masseroli, attuale assessore allo sviluppo del territorio del Comune di Milano, allo stesso presidente della regione, Roberto Formigoni), che l’ex sindaco Gabriele Albertini ha chiesto e ottenuto i poteri speciali da Berlusconi per “risolvere” il problema del traffico permettendo in realtà, in deroga al piano regolatore (in questi anni fatto a pezzi, annichilito, deregolato fino allo svuotamento di senso pianificatorio), di attivare qualcosa come 170 cantieri di parcheggi sotterranei – privati – su terreni di proprietà comunale – cioè pubblica -, creando disagi folli alla cittadinanza e non risolvendo affatto il problema del traffico che ora si cerca di tamponare con una tassa che vieti l’ingresso al centro (lo stesso dove gravano molti di quei assurdi parcheggi che stanno deturpando luoghi storico-artistici come la Darsena o la basilica di Sant’Ambrogio). Cosa talmente surreale che persino Letizia Moratti non ha voluto tenere per sé tale delega, conscia che tanto, ormai – che le piacciano o no -, il Comune quei cantieri o li fa aprire o, date le convenzioni unilaterali (ovviamente a vantaggio del privato), pagherà delle penali, alle imprese private, salatissime.
I cittadini intervistati che abitavano in centro o in zona fiera – non incazzati proletari di periferia ma tipici elettori di questo governo cittadino – a vederli sembravano più esagitati attivisti “nimby” (not in my back yard) che compassati borghesi meneghini. C’è da chiedersi, ora che sventolano giustamente la loro indignazione, se se lo ricorderanno alle prossime elezioni dato che è anche grazie a loro che lo stallo politico assomiglia, sempre meno metaforicamente e sempre più in modo imbarazzante, alle polveri inquinanti che non vanno via dall’atmosfera milanese da fin troppi anni (siamo in pole position fra le città più inquinate d’Europa, non c’è male come primato).
Ma quel che è peggio è che se tutto ciò fosse accaduto a Napoli o a Palermo si sarebbero levate voci ben più indignate, a partire proprio dal produttivo, antipolitico, Nord-Ovest: si sarebbe parlato di connivenza, collusione, terzo livello. Non si sarebbero negate, in articoli piccati, le parole “Mafia” o “Camorra”. Ma a Milano, che sa come si aggirano le leggi o (Berlusconi docet) come si promulgano ad acta per evitare intromissioni di giudici fin troppo zelanti, più semplicemente tutto ciò si chiama “imprenditoria”. Le parole pesano, chi lo scrive lo sa. Sa come ci vuole poco a far sembrare dolce anche la più amara, e velenosa, delle pillole.

[pubblicato in forma più breve oggi su Epolis Milano.]

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38 Commenti

  1. Siamo in una fase nuova e inquietante di un film già visto, le mani sulla città. Leggo qui delle collusioni milanesi fra la politica della destra e i più biechi palazzinari. Leggo altrove che lo stesso accade nella Roma veltroniana. Più in piccolo, so che nella mia città – Bergamo – una amministrazione di sinistra sta martellando l’opinione pubblica attraverso gli organi di informazione locali per convincere quanto il freno alla deregulation edilizia sia un freno tout court allo sviluppo economico e civile della città, che il problema del caro alloggi lo può e lo deve risolvere il mercato, e che il fatto che ci siano 5000 alloggi sfitti (più del 10% del totale) non ha alcuna importanza. Insomma, l’impressione è che vi sia una unanime saldatura fra la politica, a prescindere dal colore, e la grande speculazione edilizia. Come negli anni ’50, come in una economia da Paese in via di sviluppo, post industriale solo perchè non produce più niente.

  2. Per adesso c’è il disagio dei cantieri, ma i milanesi, come diceva Trotsky, sopportano le peggiori privazioni quando sanno il perchè

  3. ma Milano è in mano a Ligresti, a CL, a Berlusconi, agli Sforza o ai Nimby? boh
    Chi lo sa se chi scrive lo sa

  4. Camorra a Napoli, imprenditoria a Milano.

    Come dire:

    La serva è ladra, la padrona è cleptomane. (Ennio Flaiano)

  5. Anche dalle mie parti continuano a costruire e niente affatto alloggi popolari: palazzine, villette bifamiliari, sento i prezzi e mi chiedo chi se li compra.
    Gianni, scusa l’ignoranza, ma tu che sei un tennico (come direbbe il Benni), me la spieghi ‘sta cosa?

  6. I tennici dicono che le nuove case servono a sostituire le vecchie, lasciate dai precedenti abitanti in cerca di un’abitazione migliore, cioè più consona alla nuova condizione sociale acquisita.
    Se gli domandi perché in una città come Roma – dove la popolazione pare non cresca, dove addirittura negli anni scorsi pare sia leggermente diminuita – si seguitino a costruire case e a venderle a rotta di collo, ti rispondono come sopra.
    Il costo a metro quadro è ormai astronomico anche in posti molto periferici e oggettivamente di merda, gli alloggi a prezzi abbordabili seguitano a mancare e questo è un altro paradosso del mercato, perché al crescere dell’offerta, dicono gli economisti, il prezzo di una merce dovrebbe scendere.
    Dunque quella del mercato che regola, implicitamente e “naturalmente” giusto, è un’altra cazzata, la più grossa.
    Una volta la sinistra sapeva cosa fare, aveva le idee semplici e chiare: costruire edilizia sovvenzionata, cioè destinare una quota delle entrate pubbliche all’abitare dei non-ricchi.
    La cosa nella sua apparente ingenuità aveva due effetti: realizzare case a basso costo & calmierare il mercato.
    Oggi la frase “edilizia pubblica sovvenzionata” è una bestemmia, è come dire “porcoddio” in chiesa: gli economisti de sinistra si alzano dalle sedie nelle loro giacche blu, rabbrividiscono di rabbia, ti compatiscono, minacciano di andarsene.
    (Un tempo si diceva: “costruire case belle per i lavoratori”).
    Il massimo che si ottiene è l’affitto controllato, eccetera.
    Io non sono esperto del settore, ma dico che se c’è tanta gente che vive in baracca e sotto i viadotti, gente che sta nella terra e nel fango e nel pattume, è anche perché questi uomini e donne non POSSONO pagare gli affitti di oggi, è perché, anche lavorando sodo, coi salari da fame che spuntano, non hanno alternative.
    Tu vedi che una città è diventata di merda, che una società è essenzialmente una società di merda, quando non dà alcuna vera risposta ai problemi di cui sopra e contemporaneamente raschia via dal terreno gli insediamenti spontanei (dove finiscono gli abitanti?), mentre approva programmi sterminati di edilizia per abbienti, mentre fa costruire centri commerciali di ampiezza furibonda, fottendo alla radice il piccolo commercio, desertificando le strade per mancanza di negozi, eccetera.
    Tutto questo senza destinare cifre (effettivamente immense) adeguate al trasporto pubblico de massa, cioè alla costruzione di nuove linee metropolitane, inventandosi programmi come i box sotterranei, che a Roma si costruiscono da anni e non risolvono assolutamente nulla, sono la cosa più stupida pensabile, ma qualcuno ci ha già fatto bei soldi.
    Il tema interessante allora è: la sinistra e i soldi.
    Con una domanda implicita: in cosa l’amministrazione di sinistra di una città differisce, davvero, da un’amministrazione di destra?
    Se fai questa domanda all’amico del PD quello alza gli occhi al cielo, come a dire: ecco la solita solfa, questi qui sotto-sotto vogliono che torna Berlusconi, eccetera.
    Certo tu sai che differenze ce ne sono, ma non poi così sostanziali, visto lo stato delle nostre città.

  7. I box sotterrannei non risolvono nulla se non vengono usati. E’ una questione di abitudine, come per le cinture di sicurezza. A Zurigo, dove se parcheggi, che dico, se accosti sulla via ti giustiziano come spia, i parcheggi sotterranei, in centro o a Oerlikon, sono sempre pieni e in superficie si passeggia pensierosi o lievi, conforme

  8. tashtego: “Il tema interessante allora è: la sinistra e i soldi”.

    Tema già affrontato nello stucchevole articolo “I soldi e lo stile” di Lidia Ravera (Micromega, febbraio 2006). Ecco alcune perle tratte da quell’articolo:

    «Pecunia non olet, d’accordo, ma è bene contrarre l’igienica abitudine di annusarlo spesso, il danaro, e appena si sente un refolo di cattivo odore, lasciar cadere l’intera mazzetta».

    e subito dopo:

    «Se una persona si compera, con soldi di specchiata provenienza, un appartamento da 800 mila euro, non c’è niente da eccepire, ma se, invece, si compera un appartamento da 700 mila euro e 100 mila euro li spende per comprare un collier di brillanti, allora no, questo non va bene. La cifra complessiva è uguale, è la destinazione di una parte che insospettisce».

    conclude dunque la Ravera:

    «“Abbiamo una banca”, avrebbe esclamato il povero Fassino, sintonizzato sul gaudio per affari e finanza (un “must” per i “vip”), ma finché non si scoprirà che ha un conto in Svizzera, dove ripone guadagni illeciti, lontano da occhi indiscreti, io mi rifiuto di considerarlo immorale o amorale. Semmai omologato. Ma l’omologazione non è un reato. E’ soltanto una forma di debolezza».

    Questo è il pensiero della Sinistra rispetto ai soldi. Omologazione, debolezza. Non ci sarebbe altro da aggiungere se non: «… potremmo anche fare la rivoluzione e non arrivare da nessuna parte lo stesso. E io non voglio che sia così; sarebbe troppo un’inculata». (Rocco, in “Porci con le ali”, di Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera, appunto)

  9. meno male che esistono le coperative e l’unipol. E se avessero comprato la BNL senza i truschini di Consorte sarebbe stato un bene. Ma che idee avete qui del mondo?

  10. @Tashtego
    Quoto l’indignazione e sulle politiche de sinistra attuale io pure ci cago.
    Rimane però la domanda “sentiti i prezzi, chi se li compra”?
    Visto che non mi risulta questo paese essersi trasformato in una babilonia di abbienti, mi viene il sospetto che a far lievitare l’edilizia sia l’offerta di mutui, anche a categorie di basso (e sempre più eroso dall’inflazione) reddito che poi finiranno per non riuscire a pagarli. Come dire, cominciamo a vendere, poi si vedrà. Cosa succede poi, forse si è già visto recentemente negli USA.
    O no?

  11. Ci sono tante ragioni alla base della bolla immobiliare, ma quella che citi per ultima, valter, a mio parere ha un ruolo fondamentale.

    a fare lievitare il prezzo delle case è stato l’aumento dell’offerta di mutui negli ultimi anni, in parte dovuto al basso costo del denaro, a quella che chiamano “liquidità” (tanta pecunia in giro per i mercati dopo tre anni di boom) e sopratutto a strategie bancarie sempre più spregiudicate, con l’invenzione di strumenti e di scatole finanziarie in cui le banche hanno potuto infilare mutui rischiosissimi così da riceverne solo i benefici (cioè gli interessi, o i profitti derivanti dalla vendita di tale scatole) senza esserne gravate dai costi (il rischio che il mutuo non venga ripagato: se tali scatole fossero dichiarate a bilancio, in un caso come questo le banche dovrebbero svalutare i propri assets; ma visto che tali scatole sono formalmente fuori dal perimetro bancario, un fallimento di tali scatole o tali mutui – in teoria – non comporterebbe grandi effetti sui bilanci bancari).

    ma questo non risponde a una domanda fondamentale: perchè con i prestiti ottenuti dalle banche le famiglie non hanno comperato case già esistenti ma hanno comperato case in costruzione (o ancora da costruire?), il che, appunto, avrebbe fatto lievitare i prezzi delle nuove abitazioni? Finora ho trovato solo una risposta a questo dilemma, ed è che i proprietari delle case esistenti non hanno voluto vendere. Il che è sintomo di una generale incertezza dei risparmiatori, anche in periodi di boom e di forte liquidità, incertezza che li porta a conservare molti dei loro asset in beni immobili piuttosto che mobili. E’ un piccolo paradosso: le famiglie comprano case, dimostrando fiducia nei mercati futuri (perchè il costo dei loro mutui dipende dall’andamento del mercato domani) ma allo stesso tempo non vendono case, dimostrando una certa sfiducia nel mercato. Come spiegare tale paradosso se non con una abominevole mancanza di informazioni, o comunque con una abominevole asimmetria informativa?
    Ma è solo un’ipotesi.

    ci sarebbe poi, secondo me, pure un’altra ragione, più “psicologica” sulla quale magari scrivo più tardi.

  12. per procurarsi una casa non c’è solo l’acquisto, si può pure affittare.
    ma perché oggi gli affitti sono così alti che conviene fare un mutuo?
    cioè, per quale motivo, vista la consistenza del patrimonio immobiliare?

  13. ringrazio tanto Gianni Biondillo di averci ampliato il quadro sulle malversazioni e sul malaffare politico,
    pure l’amico Tashtego.
    Rabbrividisco già da anni,
    ora gelo.
    Qui a Torino ci hanno invece la bella pensata dei grattacieli:
    uno, privato de Intesa San Paolo, alto 180 metri, roba di Renzo Piano, che interpellato a proposito, fa: Magari lo faccio un po’ più basso.
    due: grattacielo Regione Piemonte
    tre: complesso faraonico de Biblioteca civica con annesso auditorium sale varie grandiose ove le signorie vostre se accomodino pure che lo spazio c’è.

    Un bel tomo, docente all’Unversità di Milano, scrive sul Sole 24 $ Ore, di domenica scorsa: Gli oppositori al progetto non capiscono un tubo perché secondo loro il grattacielo turba lo skyline di Torino.

    Sono entrato in un gruppo di oppositori a questi progetti, perché a me dello skyline torinese mi frega proprio poco.
    Anzi avrei demolito pure la Mole, per dire, tanti anni fa, ch’è un mostro che ha dato infinti problemi.
    I grattacieli sono mostri dispersori di energia.
    Con i cantieri aperti ( che come si sa in Italia stanno a per decennila) la circolazione nelle zone interessate diverrà molto problematica.

    Aggiungo che a Torino, molti edifici industriali, di metrature enormi, anche di proprietà pubblica, sono stati demoliti alla grande,
    ed avrebbero potuto ospitare le instituzioni a minori costi, con minore dispendio di energia.
    Ma l’nterrogativo è:
    Chissà perché tutte’st’amminstrazioni, de destra o de sinistra, si danno tanto da fare per costruire?
    C’avranno mica il ritorno di borsa?
    Era per dire, solo per dire.

    MarioB.

  14. siamo nel regno delle opinioni, della testimonianza, si procede a umori, a sentimento. E’ il risultato della morte dei partiti, della scuola politica che bene o male rappresentavano fino a vent’anni fa

  15. l’affitto è in funzione del valore della casa, quanto mi rendono i bot se vendo la casa?
    3% all’anno?, allora l’affitto annuo sarà piu o meno intorno a quel valore + un quid di rischio morosità; ma la casa si rivaluta, già, ma è liquida fra otto anni, poi ci sono gli oneri straordinari, ci sono i drogaggi del mercato eccetera… oppure la casa è di chi l’abita

  16. Stanno distruggendo le nostre città, grandi o medie che siano. Se la Camorra è cemento in questo momento gode e brinda. Stanno saccheggiando il territorio e con esso gli ultimi soldi pubbli rimasti. Non ce ne saranno altri, solo debiti da estinguere. Davanti a questo massacro ci si oppone in tanti, frastagliati, senza coordinamento. Giustamente, ma senza risultati. Eppure quello che sta avvenendo taglierà le gambe al futuro. A Milano andranno a costruire anche nella ‘cintura verde’ in modo da levareun altro pò di ossigeno e di lattuga fresca in nome di una cittadella della scienza interessante solo come edifici visto che a questamateria l’Italia ha tagliato le gambe da un pezzo.
    In molte città per mettere in piedi progetti faraonici e inutili (per la comunità, non certo per chi li ha approvati) si stanno svendendo tutti i beni dei comuni (chi acquista? provate a fare qualche ricerca e qualche considerazione) e si stanno indebitando le casse comunali per debiti che si estingueranno tra generazioni.
    E spacciano questa merda per progresso e sviluppo.
    Nel mentre altre cittàeuropee(salta sempre in mente Friburgo) stanno spendendo cifre meno consistenti per città che assicurenno davvero agli abitanti ricchezza e sviluppo, non solo metri quadri. Avete notato che questa boria del sole 24 e di tutti i media di merda a proposito di ‘ostacoli allo sviluppo’ nel caso di contestazioni non chiarisce mai di che (e di chi) svilupo si tratta?
    Saranno coglioni i tedeschi che costruiscono case per l’abbattimento dei consumi energetici o l’Italia di merda che finanzia progetti faraonici ed è fanalino di coda anche nello sfruttamentodel solare (che notoriamente abbonda di più nel nord europa)?
    abbiamo una sola sfiga a queste latitusini: gli amici degli amici sono in grado di produrre solo cemento e piloni (con inserto umano), buchi per metropolitane/trafori inutili e strutture per dannosissime alte velocità. . Se avevamo a che fare con amicizie ecologically correct (anche se interessate al soldo e paganti le dovute tangenti) saremmo stati un popolo fortunato. Vedi, a volte, la sfiga….

  17. Tremenda Gianni, la situazione è veramente un guaio. Hai visto la Stecca? ma prima ancora, la casa degli artisti, sgomberata in malo modo, che è assata quasi del tutto inosservata? C’è da scendere in piazza. ma a Milano c’è troppo da fare e si sta troppo bene. In centro come in periferia ;o)
    un saluto
    Elisabetta

  18. perché pensate che siano “malversazioni”?
    perché ci vedete mafie camorre corruzioni?
    certo parecchi soldi cambiano di mano, ma in generale questo fenomeno lo definirei strutturale, si verifica ovunque, si chiama certamente sviluppo urbano, in regime di liberismo (urbano).
    pensate che, per esempio, a cambridge non abbiano fatto letteralmente carne di porco del centro storico in nome dello sviluppo urbano?

  19. tu, Tashtego, pensi che siano benversazioni?
    (Lo so che dici il contrario.)

    Cioè i soldi sono andati nelle mani giuste?
    Cioè non ci sono state violazioni di diritti e di leggi?
    E certo che se l’amministrazione di una città decide di fare un variante di piano regolatore che è una palese grazia a speculatori edilizi, dobbiamo dire che è tutto in regola ? No?!
    Cioè ci consoliamo col dire che ciò è organico al sistema presente?
    E non c’è nulla da fare?
    Cioè siccome c’è tanta merda non cerchiamo di spalarne almeno un po’?
    Ce ne morimmo soffocati?

    MarioB.

  20. @mario
    tu pensi che capitalismo & speculazione, nella loro forma più normale e quotidiana, possano interamente agire nella legalità?
    un quid di illegalità non solo è fisiologico, ma è assolutamente necessario alla formazione del profitto.
    i profitti che dà la costruzione della città contemporanea in italia sono altissimi, molto più alti che in altri paesi europei.

  21. tashtego:
    “[…] un quid di illegalità non solo è fisiologico, ma è assolutamente necessario alla formazione del profitto”.

    E chi stabilisce l’entità del “quid”? Una legge? Oppure ci si dovrebbe autolimitare?

    Dal “quid” allo “sgargarozzamento” il passo è breve. Mi sembra un ragionamento pericoloso e traballante.

    Per non parlare della famosa “questione morale”: c’è tanta gente a cui questo “quid” non solo non è consentito ma che, pagando le tasse, lo piglia in “cul” tutti i mesi. :)

  22. @cristof
    si potranno una buona volta separare i dati di analisi dagli elementi di giudizio?
    non si tratta di illegalità palese, nessuno ci scive sopra romanzi noir.
    si tratta della costante forzatura delle regole da parte dei potenti.
    ed è ovvio, come dici tu, che gli altri, i non-potenti alle regole ci devono invece stare, in linea di massima.
    la città attuale, dove pure viviamo, è un costante campo di battaglia di interessi, niente di più.
    ed è questa battaglia a determinarne la forma.

  23. Tashtego, io ti ho capito benissimo, (credo)
    però non mi consola affatto questa acuta ed amara analisi del liberalismo italiano.
    Io so che è così, qui.
    E siccome in Italia il potere è di tal fatta, ovverossia si è consalidata sempre più una neoaristocrazia, una forma oligarichica transpartitica, non possiamo far altro che tenerceli, questi sozzoni?
    Anzi io penso che la neoaristocrazia assomigli, qui, molto alla famiglia, cioè alla grande famiglia di cosanostra, ove i profitti si dividono tra parenti, senza vergogna perchè la regola è così.

    Il clima che aleggia è un po’ da Repubblica di Weimar:
    mi ricordo i panzoni di Grosz e i laidi di Otto Dix con la lorgnette e il bocchino.
    A me sa che qualcuno si aspetta l’uomo nuovo,
    un tipo non berlusconiasno, che è uomo vecchio, ricco,
    no,
    ci si aspetta il duro e puro, che mai ebbe redditi elevati,
    mai evase il fisco,
    uno ch’ebbe solo una bretella,
    in camicia bianca ma senza cravatta,
    che girava in motorino,
    che amava la mamma e la patria,
    che fece servizio militare in Iraq,
    che c’ha ‘na bella faccia,
    ch’ è stato in palestra, che mai si fece ‘na canna,
    uno tipo Hugo Sanchez,
    cioè il nazional popolare,
    che magari ti toglie fuori dall’euro
    e ti ridà la patria lira.
    L’eroe.

    MarioB.

  24. cf05103025:
    “[…] uno tipo Hugo Sanchez,
    cioè il nazional popolare, […]”

    Refuso: forse intendevi Hugo Chavez, il “compañero presidente” del Venezuela. Hugo Sánchez è l’ex giocatore, e attuale il commissario tecnico della nazionale messicana, famoso per le sue rovesciate acrobatiche… (Mi sembra ingeneroso comunque insinuare tra le righe come modello di uomo forte nazional-popolare, “fascista” in una parola, colui che ha fatto tanto per l’emancipazione del suo paese dal giogo statunitense, portandolo verso una forma di democrazia socialista).

    tashtego:
    Tu chiedi di separare l’analisi dagli elementi di giudizio. Mi sembra un po’ lo slogan consumato di una campagna pubblicitaria del settimanale Panorama di quando ero ragazzo, che diceva più o meno “I fatti separati dalle opinioni”. La storia moderna purtroppo ci ha insegnato che questo proposito è solo una chimera. Nel modo di analizzare stesso si esprime il giudizio (quello che alcuni “cattivi maestri” definivano come “ideologia”), specie su fatti di carattere non-scientifico, quali sono quelli che riguardano la sociologia, la politica, la storia, la cultura. Poi mi sembra che dietro la cinica analisi dell’esistente si celi in realtà una rassegnata accettazione dello status quo. Magari con la volontà di superarlo criticandolo, te lo concedo. Ma è pur sempre una fatalistica considerazione dello stato delle cose. Come esistono i monsoni, i terremoti, l’alternarsi del giorno e della notte, come esistono le stelle e le galassie nell’universo, così c’è la malversazione, il malaffare, e via proseguendo con la violenza, la povertà, le guerre, eccetera. Esistono, ma non da sempre, hanno avuto un inizio, delle cause scatenanti, con delle precise responsabilità, storiche, politiche, con tanto di nomi e cognomi. E i famosi intellettuali dovrebbero fare proprio questo, partecipare alla modifica di questo stato di cose attraverso la denuncia di chi ha prodotto questo scempio, anche e soprattutto quando non hanno le prove. E non hanno nemmeno gli indizi (tanto per citare un nonno che avrebbe ancora molto da insegnarci oggi).

    Personalmente non mi adeguerò mai a vivere la vita “per quello che è”.

  25. mi scuso, Hugo Chavez,
    che io credo francamente fascista,
    come il Buce,
    che volea liberar o emancipar l’Italia dal giogo infame delle demoplutocrazie…..
    oh, la perfida Albione…
    oh, il complotto dell’internazionale bolscevico/giudaica….

    e intanto Chavez si è preparato le leggi per farsi eleggere presidente a vita

    MarioB.

  26. mi siete simpatici, però che rebelotto …sembra che non reggiate le contraddizioni che venite scoprendo…
    Qualsiasi produzione del reddito è impura, anche quella di garabombo

  27. massey:
    “Qualsiasi produzione del reddito è impura […]”

    Ideologia per ideologia: “La proprietà è un furto”. Però poi con le frasi lapidarie non si va avanti se non le si argomenta.

    … e così botte da orbi su tutto il terzo settore, il non-profit, il commercio equo e solidale, il microcredito…

    Tant’è.

  28. voglio solo dire che fra collusione e tornaconto c’è una bella differenza
    poi ci sono le negligenze, le ignavie, le incompetenze, gli opportunismi

  29. Sembra il boom edilizio degli anni 50/60 con la sola differenza che a quel tempo le case erano per il popolo, ma tutte ste fortezze e case di lusso chi se le compra? O forse ci sarebbe da domandarsi chi le paga?

  30. Prodan, stai commettendo lo stesso errore di Emilio Fede.

    Quello che ci vieni a dire è che siccome non è possibile avere una perfetta separazione tra fatti ed opinioni, non vale nemmeno la pena provarci. Come un medico che sapesse che non può salvare la vita di tutti i suoi pazienti decidesse che è meglio farli morire tutti subito.

  31. Caro cf05103025 o Mario B., sui grattacieli di Torino la penso diversamente. Mi pare sensato e ecosostenibile collocare uno dei più grandi se non il più grande polo lavorativo cittadino in una zona ottimamente servita da metropolitana, ferrovia e mezzi pubblici di superficie. Mi pare sensato ed ecosostenibile sviluppare la costruzione in altezza e non in piano, così da lasciare prezioso spazio al verde e ad altre infrastrutture pubbliche. Mi pare sensato infine e possibile costruire con le nuove tecnologie grattacieli verdi e ecosostenibili, seguendo un trend che si sta affermando in molti paesi del mondo.
    Quanto alla skiline di Torino, di sicuro non sarà deturpata da un grattacielo essenzialmente di vetro lontano un paio di chilometri dalla Mole Antonelliana.

    Mauro

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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