Giambi (2)

di Daniele Ventre

1.

Il senso che ricavi nelle chiacchiere
è tanto a dirne poco –si vocifera
–vociferare è una mania fruttifera
(di mano e poi di voce) un po’ sciamanica
–un po’ di scie che emanano da turbini
turbine e turbinii di turboeliche
e logiche e legami incerti e labili
fra grattacieli e gallerie ciclabili
da Calcide al Canale della Manica
–tu dimmela sì dimmela la favola
che dicono –sì dimmelo che dicono
le dicerie –le scie più o meno alchemiche
e il rebis e l’albedine a diffondersi
per tua nigredo sulle genti anemiche
–né sanno più vergogna né rubedine.
Il senso delle chiacchiere che dicono
è tanto, una miniera –e tu raccontami
raccontamela –dimmela la favola
del gran complotto -il gioco che s’intavola
fra il go e gli scacchi -ci si spiega facile
il mondo –sì raccontami la favola
dei furbi e dei signori che sorridono
con le fessure degli sguardi erettili
–disfunzionari –e gli animi da rettili
da serpi nel tuo eden delle chiacchiere
fra ballerine di flamenco e nacchere.
Raccontami la favola delle anime
che t’entrano a sett’anni e si ritrovano
da un’altra vita –dimmelo dell’iride
che leggi a fior di ciglia nel socchiudersi
degli occhi contro il sole se ti abbacina
nell’assoluto e t’abbandona esanime
Raccontamelo e il mondo sarà facile
sarà più bello –ricco d’un illudersi
gentile e folle –una dimora d’angeli
e sensi ricamati sulle chiacchiere
e turbini e turbine e turboeliche
e turbinii d’operazioni alchemiche
e massi e massimali un po’ massonici
e il Massachusetts irto di Technology
e informazioni informi e metamorfiche
e gli infomorfi amorfi e i campi morfici
e arcobaleni folli in faccia all’ultimo
serrarsi dei respiri nelle tenebre.

2.

L’estratto conto dall’inizio del mese
e il conto da pagare –fine di storie
raggranellate lungo l’argine eroso
dei secoli, degli anni senza criteri
né vincoli di forma né desideri
e la materia che ha tramato nei giorni
il tempo che tu vivi –che ti disperde
con plexiglas idranti con manganelli
e rimostranze dell’eterno ritorno
del disuguale –quel che già tu speravi
passato con i sogni neri dell’alba
sul ciglio della veglia. L’eco di un senso
al margine dell’occhio –l’orma di un segno
dimenticato –non ci resta poi molto.
A questo sogno mal digesto nell’alba
in fin di terra si votava la storia
del mondo nato sulla scia del tramonto
–dell’oltremondo nato ai conti in rovescio
di pioggia e grandine alle strade e sui tetti
di fango e paglia che il futuro ti impasta.

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3 Commenti

  1. Zanzotto ti ha taggato su twitter, non so se hai visto.

    #significante #aspassoper #parcoSempione #Lacan #merrychristmas

    Belle!

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Daniele Ventre (Napoli, 19 maggio 1974) insegna lingue classiche nei licei ed è autore di una traduzione isometra dell'Iliade, pubblicata nel 2010 per i tipi della casa editrice Mesogea (Messina).
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