Il mondo nelle cose
di Nadia Agustoni
Venerdì –
cadeva nel bianco
– era lepre uccello cane –
passava vita, stagione
una voce che toccava le rondini
uguale alle rondini
(nella luce i fiumi cantavano
con tutte le ossa
e ghiacciavano come luna)
non sapeva del mondo
se non nascere
e il mondo innalzava poster
annunci di marketing
made in Italy:
capiva? non ci sono parole
ma lo specchio
con quello che non sai
del giorno.
Crusoe –
quel futuro lo scriveva come le istruzioni su un notes, come un doposcuola che andava da ragazzo, non sapeva che le cose durano più delle cose, cominciava con una lettera, maiuscolo e minuscolo, diceva che gli ospedali dentro non hanno tempo. ebbe soccorso di amnesie: gli mettevano flebo nel sonno, un’altra materia. entrò nel bianco ossessivo dei camici, scrisse di sé al plurale, ma omettendo nome e altri dati. finì la scheda telefonica e parlava affacciato alle sbarre.
Venerdì –
seminava aiuole
nell’inverno – un Dante
azteco e gabbiere
al supermarket –
aggrappato a carrelli
a cassette di frutta
(nei giornali sportivi
metteva consonanti
e l’orologio gli andava come a Lima
o nella Terra del fuoco)
nel parterre di un ipermercato
un contuso Venerdì
tra réclame e luci elettriche
sbircia toilette per cani
e dice “cane” il mondo.
Crusoe –
non sapeva a chi credere
pregava luci d’ambulanza o la tele
di avere presenza, dargli un coro
di notti, l’intervallo necessario
al respiro
va a capo con ogni riga con tutto
il dolore.
Venerdì –
in albergo baciava ragazzi e ragazze
coi polsi rotti e gli ossi che finivano in cima alle dita
quella melodia di prigioni di porte accese
da untori che a lui non bastava a lui
saliva la fame nei denti e sul letto
tra schiena e cuscino amava
nel rosso.
Crusoe –
era solo coi nidi e le piante
tavole di legno nell’orto
parlando di formiche
risaliva il formicaio
(gettava mollica e il secco
del cuore) irrorava
con lo spray, senza compiere
nulla, sembrava calligrafia:
a volte si pensa nelle parole
sente le parole staccarlo.
*
[Le immagini sono di Nan Goldin.
I testi sono estratti da Nadia Agustoni, Il mondo nelle cose, LietoColle, 2013. L’ordine in cui li leggete qui non è quello in cui appaiono nel libro, ma una libera riconfigurazione fatta da me. rm]
I commenti a questo post sono chiusi
grazie Nadia! mi svegliano i tuoi versi letti così dal video di mattina, mi sbucciano e mi ritrovo con i piedi molto più radicati nel dolore di essere nel mondo, molto più qui. Chandra
Grazie Nadia, per le tue poesie, che ben conosco… bella anche dalla scelta fotografica.
Luigia
belle
un bel esempio di dove si vuole andare a parare, nuove frontiere di senso.
che scrivere, di chi vive e di chi scrive, verrebbe da dire, semplicemente, con il vero tocco sulla pelle. i registri diversi, le punteggiature emozionali. il mondo nelle cose è un titolo direi perfetto per questa scrittura che le tocca, e tocca pure il mondo, con il movimento secco che le parole hanno in seno, e il suono e quel tonfo di silenzio commosso a ogni rigo
bravissima Nadia (e bel post)
…’Agustoni è la plausibile viandante che sventra ogni agitazione emotiva che, la fretta e l’omertà del tempo sociale, riduce a impotenza, a tormento. Si carica, con coraggiosa personalità, connessa ai personaggi della letteratura del settecento, Venerdì e Crusoe, di ideale e reale allacciandosi al simbolismo che ha come massima aspirazione l’elevato, la bontà autentica, la ricerca della libertà…’
nota critica di Rita Pacilio per ‘Il mondo nelle cose’ di Nadia Agustoni
http://ellisse.altervista.org/index.php?/archives/660-Nadia-Agustoni-Il-mondo-nelle-cose,-nota-di-Rita-Pacilio.html
E’ un libro, Il mondo nelle cose, di grandissima intensità, che apre nuove strade alla poesia; bella la scelta di Renata e l’accostamento alle foto. Grazie di questo dono!
Ringrazio tutti, in particolare Renata per la cura del post e per l’ascolto. Un saluto.