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Anschluss!

[Questo testo mi è stato inviato prima delle elezioni. Mi scuso di pubblicarlo in ritardo, ma rimane attualissimo.]

di Domenico Lombardini

Ci risiamo! L’egemonia germanica! Tutti dietro al crucco! Ce l’hanno venduta bene l’Europa i nostri politici, i Prodi, il maledettissimo Prodi (che ci dice ora con faccia di tolla che l’Euro moneta unica è soprattutto vantaggiosa per la Germania…), sì, soprattutto i sinistri, ma tutti, anche i destri, che a dirci piùEuropa! piùEuropa! non si sono ancora stancati. E noi dietro al pifferaio… E l’elefante non lo vede ancora nessuno, possibile? È la lettera nascosta di Poe, nascosta così bene, si crede, che non la si cerca lì dov’è, sulla scrivania. Questi i fatti: la Germania si è fatto un bel orticello da coltivare; prima ha imposto norme da lei stessa patentemente violate, ché io so’ io e voi non siete un cazzo, poi, dopo la burrasca, la crisi del 2009, si è fatta una verginità di “Nazione virtuosa”, e ha imposto l’inasprimento delle stesse norme pro domo sua, al sud, il quale si dibatte ora senza speranza nelle politiche di austerità. Il germano deve esportare quanto vuole, dove vuole, con chi vuole, come cazzo vuole, con una moneta che non s’apprezza più (ve lo ricordate il marco come volava, eh?), tenendo quindi i propri beni strutturalmente a buon mercato rispetto a quelli degli altri cosiddetti partner europei, e prende per il culo noi PIIGS, sì, noi Porci, noi Untermenschen, perché non esportiamo abbastanza, non quanto loro Übermenschen! Ma noi Porci importiamo, compriamo le loro merci, importiamo i loro capitali! Per uno che esporta deve esserci per forza un altro che importa, no? E non ditemi che il germano esporta fuori Europa, andate a vedervi i dati: l’egemonia mercantile tedesca è squisitamente europea, e questo l’orticello del crucco, la vecchia cara Europa. E qui il crucco spadroneggia, e grazie al cazzo! Ché la Germania si è fatta un bell’ambiente tutto confortevole per il suo mercimonio, imponendo l’austerità agli altri, a noi altri Untermenschen, e lasciando a sé la possibilità di aiutare massicciamente il pingue, luteo, odioso, pletorico industriale germano (a noi ci è stato detto: “siete poco produttivi! Dove fare le riforme strutturali (del lavoro, in senso regressivo e deflattivo, of course)”, e allora perché mai  la Germania dovrebbe render più produttivi noi a suo nocumento?). Come? Tenendo bassi i salari tedeschi precarizzando il lavoro e la vita di milioni di lavoratori. Così là, in Germania, si ha la più alta percentuale di bassi salari in Europa (22,2%; più di 7 milioni di lavoratori con 400 euro mensili, con contratti vantaggiosi per il datore di lavoro), l’inflazione viene quindi mantenuta strutturalmente sotto la media europea e i loro prodotti costano meno, come se svalutassero effettivamente la loro moneta. Svalutazione competitiva, si dovrebbe dire, in barba alla sbrodolata cooperazione europea e all’armonizzazione delle politiche fiscali (prevista da trattato), e strategie economiche beggar thy neighbor. Quindi, se non si può più svalutare la moneta, si svalutano i salari, e la Germania impone ai propri cittadini (ça va sans dire, ai poveri, ai giovani, alle donne) la svalutazione del lavoro e quindi condizioni lavorative peggiori e salari più bassi. E sapete cosa dicono i politici a questi tedeschi merce lavorativa a buon prezzo? Che loro stanno male per colpa, Schuld, nostra, è colpa di noi Porci del sud, perché noi siamo scialacquatori, fancazzisti, subumani! Ricorda niente? Perché questi, i Tèutoni, da una parte impongono l’austerità, Sparpolitik, a noi, e loro invece scialacquano denari pubblici per sovvenzionare il suddetto luteo, pingue industriale tedesco, che ci va a nozze coi salari bassi e le esportazioni a mille, e per salvare le banche. L’inflazione bassa poi fa il suo sporco lavoro e la festa è fatta… È qui il nostro differenziale di competitività, una competitività di prezzo, perché “se il tasso di cambio reale italiano avesse avuto la stessa evoluzione di quello tedesco fin dall’inizio del 1999, il tasso di crescita delle esportazioni italiane sarebbe stato quasi identico a quello delle esportazioni tedesche, mentre in realtà è stato meno di un terzo” (fonte: Commissione europea). Quindi noi italiani (ma anche francesi, spagnoli, portoghesi, ecc.) abbiamo una moneta troppo apprezzata per la nostra economia, e non potendola deprezzarla abbiamo le mani legate, o meglio possiamo agire solo sul versante del contenimento dei salari per aumentare la nostra produttività, facendo diventare la nostra economia sempre più export-led stile Germania, e riducendo la domanda interna per tenere l’inflazione bassa. Che poi si sapeva tutto, ossia che questa moneta unica sarebbe stata una catastrofe, era cosa arcinota: la teoria delle aree valutarie ottimali lo aveva anticipato più di cinquant’anni or sono, teoria mica partorita da uno scappato di casa.

‘sta mattina mi sono svegliato nazionalista, e mi sono chiesto: possibile? Io che se vedo destra vedo nero! Ma no, qua è in ballo la nostra sopravvivenza come paese, quindi viva qualsiasi mezzo, ideologico e no, per tenere a galla la baracca; anzi, per uscire da questa trappola. E in queste condizioni chi votare? Di certo non con chi, herr Mario Monti, dice un sacco di fregnacce per farci trangugiare l’olio di ricino delle riforme europee, tipo che, quando il suo governo si era insediato, eravamo sull’orlo del baratro, cosa arcismentita da fonti indipendenti. Il nostro debito pubblico è uno dei più sostenibili, anzi il più sostenibile in Europa sul lungo termine, non importa quanto sia grande (quello del Regno Unito e dei Giappone è molto maggiore, ad esempio).  E allora, dicevo, chi votare? Facile: nessuno. Anche perché, ironia della sorte, è la sinistra europea, quella Italiana in testa, la vera responsabile di questa deriva paternalistica e autoritaria del continente. Altrimenti non potete che votare per il PUDE, il Partito Unico Dell’Euro.

 

P.S.: ho usato questo stile concitato perché se avessi fatto un saggio economico, con relative fonti e rimandi alla bibliografia, sarei stato di certo meno efficace, al limite noioso per i più. Ma qui è in atto un reale e continuo depauperamento delle ricchezze del paese, come se fossimo in guerra, con un effettivo trasferimento di risorse dal sud al nord d’Europa; ma mi rendo conto che se avessimo camicie brune e passi dell’oca qua e là per l’Italia, tutto sarebbe più semplice.

 

 

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9 Commenti

  1. L’Italia è nel mediterraneo, ed è qui che dobbiamo giocare le nostre carte di salvezza, siamo una nazione di vecchi confinante, grazie la mediterraneo a Tunisia, Algeria, Libia….. con il 60% di giovani, solo nel mediterraneo c’è rinascimento culturale ed economico ed è stata la nostra fortuna da sempre!

  2. Pur con tutte le contraddizioni che si stanno delineando nell’Italia post-elezioni, mi pare che si sia aperta una fase di transizione, nella quale la pattumiera della storia ha aperto le sue fauci, e qualcosa c’è già finito dentro. E come in tutte le fasi di transizione, sarà il numero attivo (ossia la consapevolezza d’una parte minoritaria di cittadini) a guidare le danze. Certo, poi bisogna vedere le mosse che faranno nella scacchiera le regine, gli alfieri e le torri d’oltralpe (in particolare Germania e Francia, quest’ultima si sta accorgendo del baratro ed è solo pochi passi dietro a noi), ma il velo di menzogne che ha occultato la vera natura della moneta unica si sta lacerando sempre più. Per dire con uno dei “bloggers” citati nel post, l’euro non è solo una moneta ma un metodo di governo, e questo metodo è fascista perché, non potendosi svalutare la moneta, costringe a svalutare i salari (A. Bagnai dixit)

  3. Ma sa che anche a me è capitata la stessa cosa? Non me lo sarei mai aspettato, ma insomma, vivo da anni in Spagna e adesso è veramente insopportabile l’ironia fuori luogo, specie in un paese che non ha proprio niente da insegnare a nessuno e questo continuo dare del pagliaccio, del comico, del mafioso, senza uno straccio di conocenza di causa. Questo dipende in gran parte dal fatto che le fonti a cui attingono i media, per esempio qui in Spagna, sono le analisi degli intellettuali, piú o meno di sinistra che hanno questo vezzo davvero orribile del disprezzo per la loro gente, della distanza altera, che si esprime con una critica spietata degli abiti e dei costumi nazionali, che sarebbe anche lodevole se fosse costruttiva ma che costruttiva non è, è triste nel senso spinoziano. È un vezzo antico, giá descritto da Gramsci. Ora peró sarebbe il caso davvero di deporlo e sostituirlo con l’arma della pedagogia, della persuasione, della testimonianza personale, della paziente argomentazione, della fiducia nell’interlocutore e nel riconoscimento di ció che sempre ci unisce al nemico piú accerrimo, all’avversario piú accanito anche nel mezzo della contesa.
    Dreiser Cazzaniga da Murcia

  4. Avremo invece che le Camicie Brune: issati su carri tirati da Asini, col nobile compito di rimuovere le macerie e portarci nella nuova Terra Promessa, i Neo Comunitaristi Cognitivi in camicia di canapa naturale lavata con la biowashball, che ci insegneranno a fare umilmente a meno di tutto tranne che Debito ed Ingegneria Sociale sotto la nuova novella Decrescista Acquariana Luciferiano Massonica (E già, quest’ultima parola mi costringerà a fare qualche ricerca sui -pochi- gradi di separazione fra Casaleggio e Letta Gianni o andare a scovare dati nella biografia di Latouche, di presunta origine marxista…). Vive la France, et les coulottes!

  5. Visto che ormai anche l’industriale tedesco (per non dire dell’operaio) sta accusando i colpi – visto che il mercato dell’export intereuropeo è crollato – chi ci guadagna sulle virtù tedesche? La finanza. Incl, ovviamente, quella di Stato.

  6. Ringrazio molto Andrea per aver postato.

    Di fatti, Helena, questi, i tedeschi, stanno tagliano il ramo su cui, per ora, stanno comodi. Il problema è, anche, la condizione che dir precaria è un eufemismo delle banche tedesche e francesi, le quali sono fortemente esposte in investimenti nei PIIGS;quindi ora ci stanno svenando ben bene per salvare le loro banche, adombrando la cosa con parole d’ordine-frasi ipnotiche del tipo: “pacchetto d’aiuti per la Grecia”, “salva-Grecia”, ecc. ecc. Tutto ciò non è più tollerabile, perché il nostro benessere presente e futuro ad essere messo a rischio. Poi tutto questo va a sommarsi alle storture economiche che la moneta unica provoca e ha provocato, come l’evidenza che le crisi vanno per forza di cose a scaricarsi sui paesi deboli, a vantaggio dei forti. Per chi avesse ancora dei dubbi che “se usciamo dall’euro sarà un disastro”, e castronerie del genere, consiglio caldamente di leggere i seguenti articoli (oltre, ovviamente, i vari rimandi al testo qui sopra): http://www.policyexchange.org.uk/images/WolfsonPrize/wolfson%20economics%20prize%20winning%20entry.pdf
    http://it.scribd.com/doc/96339611/BORGHI-rivista-aiaf; in particolare è interessante questo, http://www.policyexchange.org.uk/images/WolfsonPrize/wep%20shortlist%20essay%20-%20jonathan%20tepper.pdf, in cui si riporta la storia delle rotture valutarie (100 soltanto nel secolo scorso), e il come-si-fa. Qui i vantaggi che avrebbe l’Italia dall’uscita: http://www.latribune.fr/getFile.php?ID=5314959.

    Molti altri rimandi qui http://goofynomics.blogspot.it/2012/10/istruzioni-per-luso-20.html

    È ora di informare la gente, perché sono 30 anni che ci dicono: l’Euro vi farà diventare ricchi, quando ha fatto esattamente il contrario.

  7. Gentile Alberto,

    i sobri al governo (i cosiddetti tecnici, che di tecnico nulla avevano, nessun governo è stato in effetti più politicamente orientato come quello di Monti) hanno fatto danni terribili all’economia italia.

    Forse non hai chiaro la gravità dei problemi…

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia e storia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ora insegna in scuole d’architettura a Parigi e Versailles. Poesia Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 1998. Inventari, Zona 2001; finalista Premio Delfini 2001. La distrazione, Luca Sossella, 2008; premio Montano 2009. Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, Italic Pequod, 2013. La grande anitra, Oèdipus, 2013. Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016, collana Autoriale, Dot.Com Press, 2017. Il rumore è il messaggio, Diaforia, 2023. Prose Prati, in Prosa in prosa, volume collettivo, Le Lettere, 2009; Tic edizioni, 2020. Quando Kubrick inventò la fantascienza. 4 capricci su 2001, Camera Verde, 2011. Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, 2011 (Premio Ciampi, 2011). I miei pezzi, in Ex.it Materiali fuori contesto, volume collettivo, La Colornese – Tielleci, 2013. Ollivud, Prufrock spa, 2018. Stralunati, Italo Svevo, 2022. Romanzi Parigi è un desiderio, Ponte Alle Grazie, 2016; finalista Premio Napoli 2017, Premio Bridge 2017. La vita adulta, Ponte Alle Grazie, 2021. Saggistica L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo, Dipartimento di Linguistica e Letterature comparate, Università di Cassino, 2003. La confusione è ancella della menzogna, edizione digitale, Quintadicopertina, 2012. La civiltà idiota. Saggi militanti, Valigie Rosse, 2018. Con Paolo Giovannetti ha curato il volume collettivo Teoria & poesia, Biblion, 2018. Traduzioni Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, Metauro, 2009. È stato redattore delle riviste “Manocometa”, “Allegoria”, del sito GAMMM, della rivista e del sito “Alfabeta2”. È uno dei membri fondatori del blog Nazione Indiana e il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.
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