Camera con vista : Frames e Poiesis

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La “videopoesia” appare nella ricerca artistica nell’ambito della neonata, fertile, sperimentale videoarte, e quasi subito si manifesta una linea di ricerca che percorre le relazioni, associazioni, fusioni tra il nuovo linguaggio video e il linguaggio poetico, anch’esso attraversato e scardinato da sperimentazioni e rovesciamenti.
Da allora, la videopoesia, così come la videoarte, si moltiplica in opere, generi, ricerche, forme linguistiche, mezzi tecnici, pratiche creative ecc. Sotto il termine-ombrello si trova caoticamente e fecondamene di tutto: documentari di reading poetici, animazioni video, computer grafica, ecc.

La ricognizione idealmente inizia con due opere “storiche”, assunte quasi simbolicamente come collegamento al passato, dal futurismo in poi, e come premesse dell’oggi: “the enemy” di Caterina Davinio del 1997 e ”il punto sulla situazione poetica” di Paolo Albani. Seguono 14 opere scelte, tenendo conto anche di caratteristiche di durata e fruizione in una mostra, tra quelle ritenute più significative in due sensi. Innanzitutto, come opere in sé, nel proprio interesse specifico frutto di interrelazione stimolante (per contrasto, equilibrio, scarto etc) tra il linguaggio della poesia (parola, ritmo…) e quello del video (immagine, montaggio, elaborazioni elettroniche….). Ma anche come esempi notevoli di una ricchezza di linguaggio praticata e possibile, delle differenze di oggetto (dall’interiorità alla denuncia sociale), di utilizzo della tecnologia (dalla più sofisticata alla più semplice), di elaborazioni creative (dalla poesia al video o viceversa), di responsabilità autoriale (collaborazione tra poeta e videomaker ).

Ecco allora il melting pixel di Elena Chiesa, la video cell di Giacomo Verde, le riprese col net book di Biagio Cepollaro, l’animazione in Flash di Paolo Gentiluomo, la mistura di blog, youtube, face book ecc. di Francesco Forlani, la citazione cinematografica di Matilde Tortora, le tecniche di basso livello di Bortolotti, il piano sequenza di Dedenaro, la dissolvenza di Dome Bulfaro,le citazioni scientifiche di Giusi Drago, le sovrapposizioni di Marco Giovenale, il crudo realismo di Alberto

La relazione stretta tra il testo poetico e il video (l’eguale rilevanza che i due specifici rivestano per l’opera di poesiavideo) può anche essere considerata una sorta di isotopia. Occorre poter riscontrare lo stesso elemento strutturale e formale con eguale valore semantico in entrambi gli ambiti per poter definire come opera di poesiavideo un determinato lavoro.
Ad esemplificare tale discorso consideriamo soltanto tre casi tra le opere che abbiamo scelto.
Nel caso di Chiesa il testo poetico dice di unione e separazione a livello sintattico e fonosimbolico oltre che propriamente semantico, mentre il video propone contemporaneamente proprio questo tema dell’unione e della separazione attraverso le immagini animate.
Nel caso di Dedenaro il testo poetico consiste in un flusso costante di pensieri esattamente come le immagini del camminare. L’andamento ritmico dei piedi nella camminata ripete l’andamento costante di una sorta di monologo interiore che si manifesta nello scorrere di una scritta che appare in basso sullo schermo.
Nel caso di Bulfaro la tecnica della dissolvenza ripete ciò che il testo poetico dice a proposito del proprio dissolversi, della propria cancellazione.

In definitiva, il rapporto tra video e testo poetico non è all’insegna della mimesi, dell’illustrazione del ‘contenuto’ ma della ripetizione di un elemento formale proprio allo specifico sia del testo poetico che del video, tesa ad arricchire semanticamente lo stesso tema. Il contributo che le due arti si offrono reciprocamente riguarda essenzialmente il proprio piano formale che viene indagato per stimolazione reciproca. Tale contributo formale poi, avendo rilevanza semantica e arricchendo il tema della composizione complessiva, genera un prodotto finale del tutto nuovo. In questo caso il tutto è superiore alla somma delle sue parti.

Nel DVD della mostra, organizzato non per ordine alfabetico o cronologico ma ritmico,sono presenti oltre a due omaggi a opere storiche, quelle di Davinio e Albani,
esempi di proficua collaborazione tra poeta e filmaker
esempi di sconfinamenti che hanno portato poeti ad avvicinarsi al linguaggio video
esempi di filmaker che hanno fatto altrettanto col linguaggio poetico
esempi di perfetto bilanciamento tra le due anime.
In questa mostra ai primi cinque è dedicato un approfondimento attraverso delle postazioni video. Nei prossimi appuntamenti proporremo altri autori e altri ne approfondiremo con postazioni dedicate. Altre due postazioni sono dedicate ai festival “Trevigliopoesia” con i vincitori di questi sei anni. E a Doctorclip di Romapoesia.

Elena Chiesa Metà e metà Durata: 0’59’’

Giacomo Verde  Alle rotaie Poetry Video cell: Pisa 28-01-2011) Durata 3’00”

Biagio Cepollaro.  Poesia in net-book  Durata: 1’

Paolo Gentiluomo, Emanuele Magri, Teo Telloli
Da “Botanico botanizzato”: Ermaphroditus Etruscus  Durata : 1’.

Francesco Forlani Paysages  2012 Durata: 2’12’’

Matilde Tortora, O. Garofalo (Montaggio)
Alla ricerca della scarpa perduta, 2012 Durata:6’30’’

Paolo Albani  La situazione poetica Durata 1’41”

Gherardo Bortolotti, Andrea Cavalleri
Bgmole nell’infraordinario (1-12) 2008 Durata: 4’28’’

Caterina Davinio The Enemy da Videopoesie terminali. 1997

Roberto Dedenaro, Meri Gorni,  Raffaele Maria Dolci
vocabolario, alla voce : parola settembre  1998  Durata 2′ 00″

Dome Bulfaro, Alessandro Leone (riprese e montaggio)
Sfumato in punta di piedi contatto n.23 18 aprile 2008 Durata 2’23

Giusi Drago Biagio Cepollaro
Trittico di nessuna profondità 2012 vide Durata: 2’43

Marco Giovenale, Asia Nemchenok Il segno meno  Durata: 4’58’’

Alberto Mori, Gino Ginel Montaggio Eterotopòs ottobre 2005 Durata 3’ 23

Alessandro Broggi, Giuliano Guatta disegni, Codeghini  (editing)
Dirittura.  Durata 2’32”

Mireille Saliba Autoritratto Durata 1’44

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4 Commenti

  1. Interessantissima videografia, una ricognizione molto utile per un ahimé neofita.
    Peccato per la lontananza dalla mostra: magari girerà?
    Grazie,

    mdp

  2. leggo:

    “Occorre poter riscontrare lo stesso elemento strutturale e formale con eguale valore semantico in entrambi gli ambiti per poter definire come opera di poesiavideo un determinato lavoro.”

    e più sotto:

    “In definitiva, il rapporto tra video e testo poetico non è all’insegna della mimesi, dell’illustrazione del ‘contenuto’ ma della ripetizione di un elemento formale proprio allo specifico sia del testo poetico che del video, tesa ad arricchire semanticamente lo stesso tema.”

    i due passaggi qui sopra mi lasciano perplesso e mi sembrano in contraddizione. nel primo la definizione di videopoesia sembra implicare una necessaria ridondanza: ripetizione dello stesso elemento formale/strutturale *con identico valore semantico*. nel secondo si dice che la ripetizione deve essere funzionale ad un *arricchimento semantico del tema*. i lavori di “videopoesia” che ho visto finora incorrono esattamente nel pericolo che si vuole scongiurare nel secondo passaggio, ossia sono “all’insegna della mimesi, dell’illustrazione del ‘contenuto’”. la descrizione di alcuni lavori letta qui sopra e l’incongruenza dei due passaggi citati mi fanno temere che lo stesso valga per i lavori qui presentati.

    ciao!
    lorenzo

  3. Ecco perche ivndiio i poeti: riescono a trasformare la realta piu banale in un’esperienza mentale che la trasfigura.I poveri mortali possono descrivere nei dettagli un vassoio d’argento con una bottiglia di Traminer ben raffreddata. Il poeta ne trae l’icona del piacere, del senso e dello scopo ultimo.Io, lasciata a me stessa, riesco solo a leggere miseria, nelle cose del mondo.Escludo pero dalla miseria la poesia della carne, quella che si fa senza parole. E’ la mia unica salvezza dalla disperazione, dall’assenza di speranza.

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Sono musicista, quando si studia un brano si considera che anche il silenzio, la pausa sia musica. Compositori come Beethoven ne hanno fatto uso per sorprendere, catturare, ritardare le emozioni del pubblico, il silenzio parte della bellezza. Il silenzio qui però non è la bellezza. Il silenzio che c’è qui, da più di dieci mesi, è anti musicale, è solo vuoto.
francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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