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La cassaforte del fascismo

di Davide Orecchio

Estratto dal diario di D.O., Londra, 25 settembre 1925
Arriva da Parigi, mittente anonimo, l’elenco completo dei finanziatori del fascismo dal 1921 al marzo di quest’anno. Un rendiconto di nomi e cifre: industriali, agrari, massoni, aziende pubbliche e private, bottegai, conti, principi, avvocati, notai, cantieri navali, cartiere, geometri e cavalieri, concerie e saponerie, bottonifici, editori, armatori.

Accanto a ogni nome le lire versate. Trascrivo a caso: Acquedotto di Palermo: 2000 lire, Società italiana per la fabbricazione dell’alluminio: 1000 lire, Banca agricola milanese: 1000 lire, Banca Bergamasca: 10.000 lire, Banca nazionale di Credito: molteplici versamenti da 10.000 fino a 45.000 lire. E tante altre banche, troppe.

Rusconi: 500 lire, Piaggio: 2000 lire, Brioschi: 2000 lire, Armatori Riuniti: 1000 lire, Istituto romano beni stabili: 100.000 lire, Calzaturificio Bernina: 500 lire, Industria bottoni Binda, Milano: 500 lire, Birrerie meridionali: 1500 lire.

E ancora: tutti gli alberghi di Bordighera, Società birra Peroni: quasi 10.000 lire, Montecatini (20.000), Gallarati Scotti, Rubinetterie riunite, Unione concimi chimici, Breda, Kupfer, Società metallurgiche toscane, la Compagnia nazionale di navigazione, Max Bondi, Lorenzo Allievi, Giovanni Agnelli….

Mi fermo qui. Boccata d’aria a Charterhouse Square.

***

L’assassino si nasconde tra le righe
(Scena 40, Whitehaven Mansions, appartamento di Poirot, studio. Orecchio e Poirot seduti sul divano. Poirot legge un documento. Completata la lettura, solleva lo sguardo verso il suo ospite)

P. – E’ interessante. Ma non c’è nulla di illegale, mon ami.
O. – Come può sostenerlo? Sa quante persone hanno ucciso i fascisti negli ultimi sei anni?
P. – Non lo metto in dubbio. Ma il finanziamento è forse proibito dalla legge del suo paese?
O. – (ha un gesto d’impazienza) Che incubo!
P. – Mon ami, si calmi!
O. – Non ci riesco. Non riesco a pensare che ai fascisti.
P. – (sconsolato) Bon.

(Poirot si alza e guarda fuori dalla finestra. Inizia a piovere. Squilla il telefono nello studio di Miss Lemon. Dissolvenza)

 ***

L’assassino si nasconde tra le righe
(Scena 7, Whitehaven Mansions. Poirot, di ritorno al suo appartamento, esce dall’ascensore. Trova l’androne occupato da scatole e mobili. Si fa strada con fastidio a passi brevi, nervosi, sincopati e aiutandosi col bastone. Apre la porta di casa, ma una voce lo ferma prima che entri)

– Mister Poirot!
Oui?
(Poirot si volta. Un uomo sui 40 anni gli si avvicina togliendosi il cappello e porgendogli la mano)
– Permetta che mi presenti. Sono Davide Orecchio, il suo nuovo vicino di casa.
– Ah, bon! Può ripetere il suo nome?
– Orecchio, Davide Orecchio.
– Italiano?
– Appena arrivato da Roma. Un lungo viaggio.
– Due stranieri allo stesso piano. Gli altri inquilini sospetteranno che siamo delle spie!
(Ridono entrambi)
– So che lei è un famoso investigatore. Una celebrità.
– Oh, non esageriamo. (Pausa). Una notorietà meritata, ad ogni modo.
(Ridono di nuovo)
– La inviterei a bere una tazza di tè, ma il mio appartamento è ancora impresentabile.
– Allora lasci che sia io a fare gli onori di casa. Gradirebbe una tisana?
– Molto volentieri.
(Entrano nell’appartamento di Poirot)
– Miss Lemon! Abbiamo ospiti!
(La macchina da presa li segue fino al loro ingresso nello studio, dove Poirot invita l’ospite a sedere sul divano, per poi prendere posto in poltrona)
Bon! Mi racconti del suo paese. Cosa l’ha spinta a lasciarlo?

***

Estratti dal diario di D.O.
30 maggio 1925
Prima settimana da esule. Terminati tutti i libri. Guardo il parco dalla finestra nell’appartamento spoglio. (Spero che i mobili arrivino presto). Ogni tanto esco per una passeggiata e in breve voglia di rincasare. Sveglia non prima di mezzogiorno: si dice sia un sintomo di malinconia. Scoperto che accanto a me vive un investigatore privato. L’ho incrociato un paio di volte sulle scale, ma non ci siamo ancora presentati. Ha lo sguardo intelligente, l’accento francese. Forse dovrei frequentarlo. Potrebbe essere un buon modo per rompere il ghiaccio con la città.

5 giugno 1925

Notizie dall’Italia. Puglisi arrestato. Anche per lui Regina Coeli. L’accusa? Non si sa. Ha parlato col giudice? No. Gli hanno consentito un avvocato? Neppure. L’ultimo numero del giornale requisito. La tipografia chiusa, i macchinari sotto sequestro. Nessuna voce dalla donna che ho sposato, troppo presa dalle biblioteche di Parigi per ricordare che c’è un altro destierro, il mio, sul quale potrebbe malinconicamente versare una lacrima di moglie, almeno una.

14 giugno 1925
Ho conosciuto il detective. Non è francese, è belga. Si chiama Poirot. Adora complimenti e lusinghe. Ma è cordiale, aperto, intelligente. Insomma, una buona notizia.

20 agosto 1925
Distrazioni londinesi: ieri a cena fuori con Poirot e il capitano Hastings di ritorno dall’Argentina. Da Frascati a Oxford Street, serviti dal capo chef Jules Matagne, connazionale di Poirot, seguace del Sauternes e dei filetti di sogliola Concorde. Hastings e io abbiamo preferito carne alla griglia e un Malbec della Cordigliera, imbottigliato da qualche bodega tra Mendoza e Tucumán (prolissa spiegazione di Hastings riguardo alle tecniche vinicole del Cono Sud: venti freddi, venti caldi, sistemi di irrigazione, altitudini e sbadigli da parte mia). L’attrice Jane Wilkinson sedeva al tavolo accanto. Una bellezza accecante. Poirot m’ha avvisato: “Tre volte sposata. Tre volte vedova, mon ami”.

8 ottobre 1925
Pomeriggio agitato. Rovistato tra i libri nelle scatole senza sapere cosa cercavo e senza trovarlo. Causa pioggia annullata consueta passeggiata nel parco. Gelo. Il termosifone non riscalda quanto serve ed è atteso. Inventarsi qualcosa. Forse aiutare Poirot? Ieri sera mi ha invitato a bere un bicchiere di porto e in effetti mi è sembrato che (Poirot) avesse bisogno di aiuto. Un caso che (Poirot) non riesce a risolvere. Una donna scomparsa. Nessuna traccia. Solo un romanzo squadernato sul suo (della donna) letto. Quale romanzo? Un libro di Conrad: Nostromo. Non lo conosco, ma Poirot dice che il protagonista è italiano. E questo, dice Poirot, potrebbe essere un buon segno. “Perché?”, gli ho chiesto. “Ma perché ora lei è qui, mon ami! È evidente!”.

***

L’assassino si nasconde tra le righe
(Scena 51, Whitehaven Mansions, appartamento di Poirot, studio. Orecchio e Poirot seduti alla scrivania. La camera da presa alterna i primi piani)

P. – Ha ancora il suo elenco di finanziatori dei fascisti?
O. – Sì. Lo custodisco in un posto sicuro.
P. – E fa bene, mon ami. (Fa una pausa. Sospira. Controlla l’orologio). Se la memoria non m’inganna, conteneva il nome di un nobiluomo italiano…
O. – Più di uno, per la verità.
P. – Mi riferisco al diplomatico che vive qui a Londra…
O. – Intende Acchiardi, il funzionario dell’ambasciata?
P. – Exactement!
O. – Un fascistone della specie peggiore.
P. – Sa che sua moglie è stata rapita?
O. – No!
P. – (annuisce). Due giorni fa. Si sospetta un sequestro a scopo di estorsione. Ho ragione di credere che l’elenco non sia estraneo alla vicenda.
O. – (soprappensiero) Dovremo fare attenzione.
P. – Ha ragione, mon ami. E io avrò bisogno del suo aiuto. Sa che la donna è stata rapita in camera da letto? Leggeva un libro di Joseph Conrad: Nostromo. Lo conosce?

***

Meta post scriptum #1
L’elenco completo dei finanziatori del primo movimento fascista è stato pubblicato da Gerardo Padulo (I finanziatori del fascismo, «Le Carte e la Storia», Quaderno n. 1, 2010). Il tema era già stato affrontato da Renzo De Felice, che tuttavia non pubblicò mai la lista integrale degli oblatori. Ernesto Rossi criticò severamente l’uso della fonte (l’elenco) da parte del biografo di Mussolini, non ritenendola attendibile.

Il lavoro di Padulo – che recupera integralmente le elargizioni documentate nel Fondo “Mostra della Rivoluzione Fascista”, Busta 47, versato presso l’Archivio Centrale dello Stato – consente di riaprire il dibattito su una delle prime forme di finanziamento occulto della politica italiana.

Lo studio, inoltre, di certo non corrobora la tesi di De Felice, che vedeva nel primo fascismo un movimento di ceti medi emergenti, poco o per nulla legato alla grande borghesia agraria e industriale. Tutte quelle lire versate, e documentate, sembrano dirci che la storia andò diversamente, sin dal principio.

Meta post scriptum #2
Tra il 2009 e il 2011, nel punto più basso (ma più sincero) del regime di B., mi venne voglia di ritagliarmi una parte nella serie tv Poirot interpretata da David Suchet. Non come attore. Volevo entrarci come personaggio. Volevo andarci a vivere. Desideravo essere amico di Poirot. Mi sarei accontentato di un tavolino nel suo appartamento di Whitehaven Mansions, tra scaffali liberty e sedie Bauhaus. Non esiste al mondo un posto più accogliente, ed era quello il posto del mondo dove intendevo stare.

La pace britannica degli anni venti e trenta. Le tisane di Miss Lemon. La sensazione che tutto fosse in ordine e che nulla sarebbe andato male, me l’avrebbe data solo una vita accanto a Poirot, dentro la serie tv di Poirot. Dove ogni morte è dolce e inessenziale. Dove ogni caso sarà risolto. Dove le strade di Londra nascondono un solo tipo di agguato, quello al quale si scampa.

Partire con Hastings per qualche missione nella campagna inglese. Indossare abiti di tweed, cappelli di fustagno, guanti di pelle. Inseguire assassini remissivi, già pronti ad arrendersi, tra le brume del Devonshire. In uno splendido albergo della Cornovaglia, e tra le aspre spiagge di laggiù, trovare l’indizio mancante. Cenare nei migliori ristoranti di Londra, frequentare i migliori locali, i teatri, la società. Sazi, rincasare a Whitehaven Mansions. Ascoltare lo squillo del telefono. “E’ l’ispettore Japp. Dobbiamo correre a Scotland Yard!”

Lontano dal regime. Esule in una serie tv. Alla fine, in qualche modo, ci sono andato.

(questo testo è una rielaborazione di altri pubblicati sul mio blog tra il 2009 e il 2011)

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6 Commenti

  1. veramente bello, ben fatto e con dei passaggi illuminanti sui veri desideri o sogni che ci hanno accompagnati più o meno tutti negli ultimi anni. gran capacità quindi di dare corpo e immagini a tali desideri. complimenti.

  2. Facile accalappiare me, con la mia smodata passione per la Christie e i gialli poirotteschi (e non). Il nostro Hercule beveva assai volentieri anche una buona tazza di cioccolata densa e fumante. Vai così, Davide!

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davide orecchio
davide orecchio
Vivo e lavoro a Roma. Libri: Lettere a una fanciulla che non risponde (romanzo, Bompiani, 2024), Qualcosa sulla terra (racconto, Industria&Letteratura, 2022), Storia aperta (romanzo, Bompiani, 2021), L'isola di Kalief (con Mara Cerri, Orecchio Acerbo 2021), Il regno dei fossili (romanzo, il Saggiatore 2019), Mio padre la rivoluzione (racconti, minimum fax 2017. Premio Campiello-Selezione giuria dei Letterati 2018), Stati di grazia (romanzo, il Saggiatore 2014), Città distrutte. Sei biografie infedeli (racconti, Gaffi 2012. Nuova edizione: il Saggiatore 2018. Premio SuperMondello e Mondello Opera Italiana 2012).   Testi inviati per la pubblicazione su Nazione Indiana: scrivetemi a d.orecchio.nazioneindiana@gmail.com. Non sono un editor e svolgo qui un'attività, per così dire, di "volontariato culturale". Provo a leggere tutto il materiale che mi arriva, ma deve essere inedito, salvo eccezioni motivate. I testi che mi piacciono li pubblico, avvisando in anticipo l'autore. Riguardo ai testi che non pubblico: non sono in grado di rispondere per mail, mi dispiace. Mi raccomando, non offendetevi. Il mio giudizio, positivo o negativo che sia, è strettamente personale e non professionale.
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