Ceci n’est pas un compte rendu [Questa non è una recensione]

di Monica Mazzitelli

Roma, parco di Villa Ada, aprile finisce domenicale cedendo infine alla primavera.
Nei viali e sui prati, una coppia di amiche rumene di mezza età con caviglie virili e varicose parlano fitte sbocconcellando panini e il vino dal cartone, rannicchiate sopra un plaid tartan sull’ocra con orli sfilacciati, le dita dei piedi compresse dai gambaletti color carne.

Due colleghi di lavoro hanno usato la scusa del jogging per vedersi finalmente da soli, fuori dall’ufficio, senza far destare sospetti alle famiglie. Lei ha solo cambiato la “a” di collega in una “i” di colleghi, quando ha avvertito il marito; lui invece ha omessa la “a”, quando ha detto a sua moglie: «vado a correre con un[a] collega». Due “a” omesse, privative di una verità che a entrambi pare ancora innocente, quasi sincera. Tra poco non basterà più quel versarsi addosso il fiume di parole di oggi: vorranno toccarsi, e poi sposarsi. Uno dei due lascerà il proprio coniuge, l’altro no, perché i bambini sono troppo piccoli, e non se l’è sentita, e il dolore si mangerà tutto, alberi compresi, e pure questo vento di primavera meraviglioso.

Una famigliola francese ha noleggiato le bici. La madre pedala silenziosa mentre il padre sta sgridando la figlia quindicenne che urla che è stanca e stufa e che lei non aveva nessuna intenzione di passare con loro la domenica per di più in bicicletta, due vecchi noiosi, no di più: schifosi, ecco. Due genitori schifosi, per quanto francesi e forse diplomatici, lei così ben vestita anche in tuta, lui con un taglio di splendente eleganza per i suoi capelli grigio ferro.

Una coppia gay italiana incrocia e sorride a una coppia gay spagnola, sopra i cinquanta, sovrappeso e gesticolante; ridanciani alzano la voce che non inciampa mai sulle esse sdrucciole e velocissime, le aspirate e le “b” mosce a labbra tumide, sempre gesticolando e ridendo, nel parco che li accoglie con la sua eleganza mediterranea così familiare per loro, da capitale sorniona e un po’ blasè.

Una numerosa famiglia filippina espressa in quattro generazioni porta pesanti fardelli di cibo, bevande e attrezzatura da picnic. La donna centrale, sui cinquanta, modula acuti tonali che rastrella con consonanti occlusive. È evidente che stia impartendo ordini che nessuno pare voler contestare. Due degli uomini sorreggono con fatica le estremità della bianca e angolosa barra della borsa frigo muovendo passi piccoli e ravvicinati, a occhi socchiusi. L’ingresso più vicino a quel punto del parco dista già almeno quattrocento metri, avranno i polpastrelli viola e indolenziti. Ma la donna centrale li incalza, seria e pietrosa.

Queste le narrazioni gratuite offerte in sessanta minuti di passeggiata per un parco romano, un qualsiasi giorno di sole. Eppure no. Lo scrittore nella rosa dei candidati al premio letterario prestigioso ha voluto raccontare di nuovo la stessa storia maschile di sempre, quella della donna tormentata e autolesionista del sesso, la vorace e insaziabile ninfomane che si fa male pur di provare piacere, senza neanche l’attenuante del candore vontrieriano, senza onde né destino, senz’altra parte che non quella dell’ossessione del protagonista del romanzo, adolescente a qualsiasi età, ombroso testardo e stolido, con la prostituta che lo sceglie nel bordello perché lo desidera: lui, pensa!, perché è tanto sensibile, e lei lo capisce. Certo.

Ho abbandonato a metà.
Se davvero esistono donne così, se non nella fantasia di questi uomini, e se queste donne fragili come papaveri sono fuori da un programma di riabilitazione psichiatrica, allora portatemele qui, presto, che voglio abbracciarle e accudirle; portatemele tutte.

Print Friendly, PDF & Email

1 commento

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Mostri sacri e complicanze storiche

di Antonio Sparzani
I miei mostri sacri della letteratura italiana sono Calvino e Gadda, rigidamente in ordine alfabetico. L’altra sera mi sono saltati addosso insieme. Cominciavo a leggere la quinta delle Lezioni americane di Italo Calvino: sappiamo che egli accuratamente scrisse le Lezioni prima di andare negli USA per portargli un po’ di cultura...

La follia dei numeri #3, però . . .

di Antonio Sparzani
“L’italiani sono di simulato sospiro”, dice il Gadda nelle sue fantasmagoriche Favole e aggiunge “L’italiani sono dimolto presti a grattar l’amàndola: e d’interminato leuto”. Bene, l’italiani matematici non son da meno: i nomi di Gerolamo Cardano (pavese, 1501-1576) e di Rafael Bombelli (bolognese, 1526-1572) sono tra quelli più implicati nella ulteriore follia che esaminiamo adesso.

Visti dall’Oltre

di Fabrizio Centofanti
In potenza siamo molte cose: un’energia allo stato puro che tende verso una realizzazione. Ma è l’atto che ci definisce. È l’idea di progetto: chi siamo veramente? Conosciamo il nostro destino, ciò per cui siamo al mondo? Ci interessa?

La follia dei numeri #2

di Antonio Sparzani
Dove siamo arrivati con la follia dei numeri: siamo arrivati a costruire una classe di numeri che sembra li contenga tutti, visto che possiamo scrivere un numero qualsiasi di cifre prima della virgola e una successione qualsiasi di cifre dopo la virgola, anche una qualsiasi successione infinita, cosa vogliamo di più folle ancora?

La follia dei numeri #1

di Antonio Sparzani
In tutta la mia vita adulta i numeri e la scienza che li tratta, la matematica, mi sono stati piuttosto familiari, e spesso necessari, data la mia...

M’è venuto un sospetto. . . .

di Antonio Sparzani
Spero abbiate tutte e tutti notato come e in quali efferati e rivoltanti modi la polizia italiana (comprendo in questo termine carabinieri, polizia, urbana e non, e qualsiasi altro cosiddetto tutore dell’ordine) stia, come dire, alzando la cresta, ovvero il livello della brutale repressione dei “diversi” in qualsiasi modo essi si presentino: i fatti di Verona e poco prima i fatti di Milano, quattro agenti che pestano di brutto una transessuale ecc. ecc.
antonio sparzani
antonio sparzani
Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: