Poesie # 3
di Franco Buffoni
Viale dei tigli
Sono ottantenni gli alberi e le cime
Ergono su la presenza di liceo
– Il bar con i panini.
Per durezza potata
Ne indovini la forma-foglia:
L’ablativo del ramo
Se veramente interrogato
Risponde i giorni delle mamme giovani
A ripassare cartoline.
Compòrtati bene
Compòrtati bene, come il sole stamattina
Che quasi tra i tigli si nasconde
Per lasciarti studiare,
Sii come lui discreto, non esibire,
Lega solo alla sostanza del calore
La presenza tua tanto più intensa
Quanto più simile a un’assenza,
Una ventata di fiato tiepido tra i tigli
Da assaporare a occhi chiusi.
Lugano
Vasi celesti e rosa di oleandri
Seguono le strisce attenti
Al quieto transitare delle dieci
Di banca in banca.
Il lago incanta cigne sparse
A deporre in certe darsene.
Anche il duomo riprende il suo rosone
Se occorre.
Era solo una voce di mamma
Era solo una voce di mamma per le scale
“Piano”, diceva, e si sentiva un frigno
Non forte di tre quattro anni
E passi scolpiti al gradino
Diversi, grandi fruscianti
E piccoli pesanti.
Forse c’era ancora un po’ di neve
Addossata al muretto davanti
O comunque del bianco tra le ortensie,
“Piano”, ripeteva la voce
Una ventata di fiato tiepido tra i tigli
Da assaporare a occhi chiusi.
Compòrtati bene, come il sole stamattina
Che quasi tra i tigli si nasconde
Per lasciarti studiare,
Sii come lui discreto, non esibire,
Stupendi versi! Viale dei Tigli a Gallarate è una sorpresa in tutte le stagioni, ricordo la sua atmosfera inquietante nelle sere d’inverno o l’ombra della galleria di foglie in estate, la loro presenza incombente.
Adesso noi qui a Gallarate non staremmo mica diventando un luogo ameno? Era il mio modo ironico-campanilistico per ringraziarti, Franco.
Francesco, ho anch’io – qui da Roma – il tuo stesso ricordo di Viale dei Tigli.
La poesia “passa” quando anche chi non conosce un certo viale riesce a vederlo… Speriamo.
Helena, grazie a te: ci rivediamo presto, magari proprio in viale dei Tigli… Franco
Franco i tuoi versi mi hanno fatto ricordare i tre anni che ho lavorato e vissuto a Gallarate e l’alternarsi di visioni postindustriali e dettagli da locus amoenus..ma, a mio modesto avviso, sicuramente l’apertura dei tuoi versi è tale che parla a chiunque voglia sostarci.
Certo che questo Buffoni, è proprio bravo…
in “Era solo una voce di mamma” sono l’unico ad aver visto e non solo udito una sequenza cinematografica commovente ?!
Ares…! Eh sì che tu non sei neanche di Gallarate…
Questi versi hanno la trasparenza che lascia vedere le cose in profondità. Davvero belli.
Una volta, per sbaglio, sono entarto in Gallarate uscendo dalla tangenziale/autostrada; non ho mai capito perché da un certo punto in poi si paga il pedaggio da quelle parti(proprio da Gallarate si inizia a pagare, mi pare) e invece le uscite prima sono Gratis. Ero un neo patentato e ho bestemiato per le poche lire che mi erano state sottratte dalla società autostrade.
sono appena rientrato da una Milano dove la primavera è già inoltrata, almeno rispetto a Roma. Sono testi a me molto cari, e non vedo l’ora di leggerli nel volumone che hai ampiamente meritato. Un abbraccio, m.
Grazie a Corrado e grazie a Manuel. Il volumone coi testi tutti di seguito mi fa un po’ paura… la poesia ha bisogno di leggerezza. Invece magari funziona…: da ragazzo ero contento quando usciva l’Oscar di un poeta che amavo. Il fatto è che con la testa sono ancora lì, a quando ero ragazzo.
infatti sei uno splendido evergreen :-)
oddio!, per un attimo ho immaginato Buffoni con la braghetta blu sopra il ginocchio e il fiocco azzurro sulla camiciola stirata, pronto per andare a scuola, ahahahhahahhaha da piegarsi dalle risate.
Ares, sei satanico! f
ops! ^__+
Tigli che a Gallarate alti e schietti…?
Alti e schietti mica tanto, non sono cipressi. Però sono molto belli d’estate quando ricoprono d’ombra il viale, e passando se ne percepisce, appunto, “il fiato tiepido”.
Gli occhi tuoi, ricorda
Sprazzi di vita ciondolano
come questo tendone al vento.
Trecce le spire dei baci
nelle strade affollate di sorrisi.
Acqua dell’anima gli sguardi,
e a pelle le vie dei palpiti.
Da ieri a oggi i riverberi a
squassare il tappeto del tempo.
Lievità le mani, il soffio
di una nostalgia di fuoco
troppo fresca
la legna che brucia il passato.
A imbrigliare le passioni,
la diga del sangue,
a tradire le quattro stagioni,
i tumulti degli occhi sempiterni.
Transit Medina
Sponde del Mediterraneo