VESCOVI BUGIARDI
di Dario Accolla
Non usa mezzi termini Avvenire, organo di stampa di una delle organizzazioni religiose più integraliste presenti in Italia, la CEI: «Un gesto politico, una scelta strumentale per scatenare l’ennesimo, sterile scontro». Che un giornale, in linea con i dettami di una chiesa profondamente omofoba, sia critico verso l’unione pubblica di due donne lesbiche – Paola Concia e Ricarda Trautman – è cosa che non stupisce affatto. Non si capisce, tuttavia, l’ipocrisia di chi scrive: “Una scelta aderente ai peggiori modelli mediatici e commerciali che, da parte di una donna di sinistra, alternativa e controcorrente francamente delude un po’”. Evidentemente il buon gusto di una coppia di donne che coronano un sogno d’amore finisce, secondo Avvenire, laddove comincia il rosso di un paio di scarpette di Prada. Ma c’è di più. Si aggiunge pure la menzogna quando si è costretti a leggere: “È davvero così stravagante la nostra Costituzione che riconosce e regola la famiglia (articoli 29, 30 e 31) come società naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna?”. E ancora: “Non varrebbe almeno la pena di ricordare che, anche sul piano del diritto naturale, complementarietà e fertile progettualità sono condizioni irrinunciabili per parlare di un rapporto d’amore sancito sul piano pubblico?”. Avvenire, in modo subdolo, lascia dunque intendere che l’unione di Paola Concia è lesiva della legge italiana. Quando basta aver fatto le elementari per poter verificare da soli che nell’articolo 29 della nostra Costituzione non si parla del sesso dei coniugi. Ancora, la cosiddetta “fertile progettualità” sarebbe una delle componenti del matrimonio. Lo Stato non disciplina affatto quest’aspetto: l’istituto del matrimonio tutela situazioni patrimoniali e diritti dei coniugi. Infatti sono numerosissime le coppie che non possono o decidono di non avere figli. Solo qualora nascano dei figli, subentrano i diritti di questa categoria. Così il giornale dei vescovi, non sapendo come contenere la propria bile, parla di fatto intimo, salvo poi operare una condanna pubblica su quello stesso atto. Questo rende ai nostri occhi quel giornale e i suoi mandanti profondamente ipocriti. Per sostenere un’omofobia giuridicamente travestita, i vescovi – infatti – mentono.
NATURALMENTE SI STA PARLANDO DI UN ISTITUTO DENOMINATO MATRIMONIO CIVILE IN UNO STATO LAICO. COL QUALE RITI RELIGIOSI E CREDENZE MISTERICHE NON HANNO NULLA A CHE FARE.
Termini come “ipocriti”, “bugiardi”, “integralisti” mi sembrano abbastanza eufemistici se applicati a quella associazione a delinquere che sono i vescovi e i loro portavoce.
Non perdete tempo con Avvenire, se proprio si ha voglia di argomentare con questi dementi (in senso tecnico) un blog leghista o pidiellino sarebbe un luogo piu’ consono.
“un’omofobia giuridicamente travestita”
i loro gonnelloni non sono altro che il simbolo della loro vocazione al travestitismo, non mi sorprenderei se nell’intimità del proprio domicilio il Bagnasco di turno indossasse ciglia finte, ancheggiando come una vestale. ^__^
Siamo sicuri che, per la legge italiana, il matrimonio sia un contratto?
Premesso che ogni “legge” puo’ essere eventualmente modificata perche’ sia al passo coi tempi e che risulta grottesco che su certi temi certi individui si appellino alla Costituzione quando con la loro attivita’ palesamente la sbeffeggiano…
Auguro a Paola Concia e alla sua coniuge di avere dei figli.
Dario Accolla:
“«Il matrimonio non è legato alla sessualità, il matrimonio si basa sul consenso, cioè sulla volontà». Sono le parole di Pietro Lombardo, canonista medievale. Ho trovato, per caso, questa dichiarazione sul profilo Facebook di Yuri Guaiana, ricercatore presso l’Università degli studi di Milano e militante dei Radicali Italiani.
Il matrimonio come atto di volontà è una conquista moderna. Prima erano molto di moda, a ben pensarci, i matrimoni di interesse o quelli combinati. Il più delle volte queste unioni erano benedette dalla chiesa cattolica. La stessa che oggi pretende che lo Stato laico faccia discriminazioni tra i suoi cittadini, in virtù di credenze faziose e obsolete che gli stessi appartenenti al cattolicesimo non seguono nella loro prassi quotidiana.
Secondo tale organizzazione, i gay non possono accedere al matrimonio civile. Perché così sarebbe scritto sulla Costituzione.
Ricordo a questa gente che l’articolo 2 della nostra Costituzione recita che lo Stato riconosce le formazioni sociali dove si svolge la personalità dell’individuo.
L’eguaglianza formale dei cittadini e delle cittadine d’Italia è, per altro, garantita dall’articolo 3 del medesimo testo, che prevede che siamo tutti uguali a prescindere da differenze legate a condizioni personali.
E ancora: «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana».
I gay e le lesbiche hanno, quindi, diritto di sposarsi. Andare contro questa evidenza significa limitare la libertà dell’individuo, in pieno conflitto col dettato costituzionale.
È tutto scritto nella fonte del nostro diritto, la stessa fonte che assicura libertà di credo religioso a quei cattolici che pretendono che la legge non sia uguale per tutti e che ci siano privilegiati e discriminati.
Una situazione del genere si è avuta, a ben vedere, nell’Africa e nell’America dell’apartheid.
I seguaci di Ratzinger dovrebbero, di conseguenza, scegliere da che parte stare, tra tirannide (e quindi crimine) e diritto”.
http://elfobruno.wordpress.com
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