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Love Is A Losing Game AMY WINEHOUSE


 
Il tema, proposto all’ultimo anno del corso di Letteratura Inglese agli studenti della Cambridge University, durante l’esame di Practical Criticism il 22 maggio del 2008, fra l’indignazione e la sorpresa di molti, lo lascerei come ricordo non retorico, non farcito dalle solite frasi fatte, non indiscreto di gossip e trash, e come epitaffio di questa voce poetica, in senso di vibrazioni di corde vocali intimamente legate alle corde poetiche [ Cor Cordis ], di questa ragazza perduta dallo stile unico. Morta sola a poche ore dai tanti ragazzi morti tutti insieme sull’isola norvegese.

[ Potrebbe essere – anche – un estemporaneo – ma attuale – compito per le vacanze – a dir il vero ]
 

TEMA D’ESAME

L’ Oxford English Dictionary definisce “lirico” come “della o pertinente alla lira; adatto alla lira, destinato ad essere cantato”. Inoltre cita la massima di Ruskin “La poesia lirica per il poeta è l’espressione dei suoi sentimenti.”
Paragoni la poesia (a) sul foglio a parte [una lirica di Sir Walter Raleigh, scritta nel 1592] a uno o due dei testi delle canzoni (b) – (d) in riferimento a questi diversi significati del termine “lirico”. 1
 
da TIMES ONLINE

 
(a) di Sir Walter Raleigh era questo:
 
As You Came from the Holy Land
 
As you came from the holy land
Of Walsinghame,
Met you not with my true love
By the way as you came?
 
How shall I know your true love,
That have met many one,
As I went to the holy land,
That have come, that have gone?
 
She is neither white nor brown,
But as the heavens fair;
There is none hath a form so divine
In the earth or the air.
 
Such a one did I meet, good sir,
Such an angelic face,
Who like a queen, like a nymph, did appear
By her gait, by her grace.
 
She hath left me here all alone,
All alone, as unknown,
Who sometimes did me lead with herself,
And me loved as her own.
 
What’s the cause that she leaves you alone,
And a new way doth take,
Who loved you once as her own,
And her joy did you make?
 
I have loved her all my youth,
But now old, as you see,
Love likes not the falling fruit
From the withered tree.
 
Know that Love is a careless child,
And forgets promise past;
He is blind, he is deaf when he list,
And in faith never fast.
 
His desire is a dureless content
And a trustless joy;
He is won with a world of despair,
And is lost with a toy.
 
Of womenkind such indeed is the love,
Or the word love abused,
Under which many childish desires
And conceits are excused.
 
But true love is a durable fire
In the mind ever burning;
Never sick, never old, never dead,
From itself never turning.
 
(d) di Amy Winehouse questo:
 
For you I was the flame,
Love is a losing game
Five story fire as you came,
Love is losing game
 
One I wish I never played,
Oh, what a mess we made
And now the final frame,
Love is a losing game
 
Played out by the band,
Love is a losing hand
MOre than I could stand,
Love is a losing hand
 
Self professed and profound
Tilter tips were down
Know you’re a gambling man
Love is a loosing hand
 
Tho’ I battled blind,
Love is a fate resigned
Memories mar my mind,
Love is a fate resigned
 
Over futile odds,
And laughed at by the Gods
And now the final frame,
Love is a losing game
 
 
R. I. P.

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NOTE
  1. “The Oxford English Dictionary defines ‘lyric’ as ‘Of or pertaining to the lyre; adapted to the lyre, meant to be sung’. It also quotes Ruskin’s maxim ‘lyric poetry is the expression by the poet of his own feelings’. Compare poem (a) on the separate sheet [a lyric by Sir Walter Raleigh, written 1592] with one or two of the song-lyrics (b)-(d) with reference to these diverse senses of ‘lyric’.”

18 Commenti

  1. Io iniziai davvero ad amarla quando casualmente la vidi in tv, a un concerto per il compleanno di Mandela. Un’esibizione in teoria disastrosa: già stava in piedi a stento, sbagliava gli attacchi, si dimenticava il testo (cantava, se non sbaglio, “Rehab”). Eppure, miracolosamente, era tutto “giusto”, in un senso così superiore a quello del compitino ben fatto. Amy sbagliava come “sbagliavano” Hendrix o Albert Ayler: perchè ci sono cose immensamente urgenti da dire, e il tempo non è mai abbastanza.

  2. L’avevo sentita ma non mai vista: solo ora Rai5 trasmette un suo concerto. Fantastico peraltro. Mi ricorda Medea della Callas e anche la Streisand come volto. Mi spiace molto che non si sia potuto aiutarla, una vera autentica poetessa. Amy, with love!

  3. Una dottoressa omeopata mi disse dei cicli di sette anni che viviamo e ci caratterizzerebbero e mi chiedo se sia solo statistico questo morire prima dei 28 anni e l’inizio del nuovo ciclo, eppoi tutti quelli che hanno in un modo o nell’altro toccato o sentito in se stessi quel tipo di talento o forse solo di forma sa che tipo di squilibrio sia in una vita. E che piacesse o meno quella natura Amy la aveva.

  4. Questo brano ha il sapore di un classico . Un pezzo destinato a diventare uno standard nella musica jazz contemporanea .
    Questa ragazza aveva un talento indiscutibile e il talento , spesso , è in compagnia di qualche tormento .

  5. ciao a tutti,

    è puro orrore pensarlo adesso, eppure ci deve essere un nesso, del resto è il calendario a disporre i due fatti nello stesso giorno, sabato 23 luglio 2011, da una parte amy winehouse, un idolo (per gli altri, con fan ai limiti dell’epilessia) che uccide se stessa, e dall’altra anders behring breivik, un idolo (per se stesso, un fantomatico vendicatore armato fino ai denti) che uccide gli altri.

    un giorno, quando saremo infinitimente meno toccati dalla lettura di queste notizie, quando altre congiure e altri eventi avranno superato e messo la sordina allo strazio del passato, con calma e razionalità, bisognerà tentare di capire, se è possibile, tutto questo.

    giuseppe

  6. @ Giuseppe Zucco: e se il nesso fosse la morte? Se Amy Winehouse non si fosse uccisa, o se anders behring breivik non avesse ucciso, non si starebbe qui a parlare di un nesso. Se invece non fossero accadute nessuna delle due cose, nessuno si sarebbe chiesto quale fosse il nesso tra le vite di tutte queste persone, ma forse, il nesso, ci sarebbe stato comunque. Non so.

  7. musicalmente l’ho amata in tempi non sospetti,anche se la mia cultura della vita non mi permette di leggere il mestiere di vivere ad agosto(quasi a evitare sinistre ispirazioni).Non credo che le funzionasse molto bene l’istinto di autoconservazione,di solito segretamente presente invece nelle vite randagie ai bordi delle strade di coloro che rifiutano di arrendersi e lasciarsi addomesticare completamente(ok,e ora per favore qualcuno tiri fuori una macchina del tempo e andiamo a riprendercela

    http://www.trashyboudi.com/musique/Glee/31%20Time%20Warp.mp3

  8. 2011 correva l’anno
    Amy winehouse

    23 luglio
    Bimba bella bimba matta.
    Esuberanza bordenline,
    I like
    del poco etico
    marrone rumore ambientale
    chiamato puzza :
    il non mi devo vergognare
    (Skiantos)
    Deliberare l’insolenza
    nel cerchio dell’esuberanza
    per motivi estetici
    (Berlusconi)
    Bimba bella , bimba matta:
    nel concetto del bello
    in arte alcuni casi prevedono
    per motivi estetici la morte.
    Uffa.
    ciao Amy

  9. Trovo aberranti le mitizzazioni post mortem … ma mi piace ricordare che Amy ha mandato affanculo il politically molto correct Bono a una premiazione di qualche cazzo di Award dicendogli: Non ce ne frega un cazzo di quello che dici.

  10. “Non ce ne frega un cazzo di quello che dici”

    In effetti, ora che ce lo fai notare, anche i tuoi ‘pungenti’ interventi…

  11. Più che altro usare una morte recente come scusa per dare aria ai propri disgusti musicali – legittimi, per carità, ma anche pochissimo interessanti…

  12. @ Sascha

    Era solo per sottolineare una certa “ruspantezza” del personaggio, che se ne fotteva della grande rock star … tutto qui.
    Mi scuso di non fare interventi che riescano interessanti a gente di livello come te … ce ne fossero … c’è sempre da imparare da tanta sagacia …

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,\\' Nasce [ in un giorno di rose e bandiere ] Scrive. [ con molta calma ] Nulla ha maggior fascino dei documenti antichi sepolti per centinaia d’anni negli archivi. Nella corrispondenza epistolare, negli scritti vergati tanto tempo addietro, forse, sono le sole voci che da evi lontani possono tornare a farsi vive, a parlare, più di ogni altra cosa, più di ogni racconto. Perché ciò ch’era in loro, la sostanza segreta e cristallina dell’umano è anche e ancora profondamente sepolta in noi nell’oggi. E nulla più della verità agogna alla finzione dell’immaginazione, all’intuizione, che ne estragga frammenti di visioni. Il pensiero cammina a ritroso lungo le parole scritte nel momento in cui i fatti avvenivano, accendendosi di supposizioni, di scene probabilmente accadute. Le immagini traboccano di suggestioni sempre diverse, di particolari inquieti che accendono percorsi non lineari, come se nel passato ci fossero scordati sprazzi di futuro anteriore ancora da decodificare, ansiosi di essere narrati. Cosa avrà provato… che cosa avrà detto… avrà sofferto… pensato. Si affollano fatti ancora in cerca di un palcoscenico, di dialoghi, luoghi e personaggi che tornano in rilievo dalla carta muta, miracolosamente, per piccoli indizi e molliche di Pollicino nel bosco.
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