Quarto Oggiaro come Scampia!

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di Gianni Biondillo

Martedì scorso mi ha cercato un giornalista di cronaca nera. Voleva rendermi noto degli arresti di alcuni spacciatori fatti a Quarto Oggiaro e della reazione, a suo dire, della popolazione del quartiere che li ha difesi, insultando gli agenti di polizia. Voleva, insomma, una mia opinione “antropologica”, da “esperto”. C’era un’altra cosa che lo stupiva: il boss arrestato era soprannominato Mimmo lo zoppo, e lui sapeva che fra i personaggi dei miei libri c’è un Mimmo ‘O Animalo e un Gigi lo zoppo. In pratica una specie di contrazione della mia fantasia che si faceva realtà. “Pensavo fossero cose da romanzo” mi ha detto.

Io allora mi sono prodigato a spiegargli il ruolo dei soprannomi nella cultura popolare, soprattutto (ma non solo) meridionale. Sulla reazione invece della popolazione indigena che difendeva gli arrestati ho creduto fino ad un certo punto. Saranno stati i parenti stretti che lanciavano un messaggio di appartenenza, per far capire che loro non c’entravano, che non veniva da loro la soffiata. Di certo la maggioranza silenziosa ha pure tirato un sospiro di sollievo, felici dell’arresto. Insomma, come al solito, fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce.

“Dove l’hanno arrestato?” ho chiesto.
“In Piazza Prealpi”.
“Ma non è a Quarto Oggiaro!” ho detto stupito.
“No? E dov’è?”
Insomma che fosse in Mac Mahon, più distante da Quarto di quanto lo sia dai quartieri borghesi lì vicino, appena dentro la circonvallazione, non faceva testo. È stato il commissariato di Quarto Oggiaro a portare avanti l’operazione, quindi la cosa s’è svolta lì! E così era su tutti i quotidiani il giorno appresso. Se ce n’era bisogno ancora una volta si dimostra ciò che dico da anni: il pressappochismo di un certo giornalismo d’accatto crea luoghi comuni mostruosi, difficili poi da estirpare.

Un altro giornalista, un paio di giorni prima, mi aveva chiesto, candido: “ma lei, se avesse una figlia diciottenne, si fiderebbe a lasciarla andare in giro la sera a Quarto Oggiaro?”
E’ stato fortunato ad intervistarmi al telefono, non so quale sarebbe stata la mia reazione di persona. Gli ho risposto, il più urbanamente possibile (ma con inevitabile acredine), che mi fidavo molto di più a vederla girare da sola, a mezzanotte, in quel quartiere, che magari in Corso Como, quartiere fighetto di Milano, pieno di locali notturni, discoteche, veline, furbetti del quartierino, tronisti e cocaina a chili. A Mimmo lo zoppo, da quello che leggo sui giornali, gli hanno sequestrato 235 grammi di cocaina e 10mila euro in contanti. Non sono cifre da pezzo grosso queste, non è stato arrestato il ras di Milano. Una serata qualunque nei posti giusti di Corso Como fa girare altrettanta coca e molto più denaro.

C’è una sorta di quartoggiarizzazione dell’immaginario periferico meneghino. Tutto ciò che non conosco, tutto ciò che mi è oscuro, è Quarto Oggiaro. Mercoledì sui quotidiani ho letto titoli del genere: “Quarto Oggiaro come Scampia!” Questo modo di raccontare le cose fa torto sia al quartiere milanese che a quello napoletano. Cosa sappiamo, di più di Quarto, cosa di più di Scampia? Cosa abbiamo capito da un titolo così raffazzonato, così volgare?
Che tutto il male alligna lì, il resto della città si sente perciò integra, onesta, libera dalle tentazioni. Pulita. Ma non è così, abituatevi all’idea che non è affatto così, cari i miei giornalisti: portate fuori il culo dalle redazioni, tornate sulle strade, imparate a leggere il territorio una buona volta. O quanto meno compratevi una mappa della città! Ci fate una figura migliore.

[pubblicato in una forma più breve su Epolis Milano di oggi]

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11 Commenti

  1. Quarto Oggiaro, finalmente ti vedo!

    e come dimenticare i tuoi personaggi, Gianni?
    spero poter leggerti presto, perchè mi manca tanto la tua vena umoristica, ironica e sensibile!
    ciao

  2. Stamattina sul Mattino ho letto uno cosa che ha dell’incredibile : una partita di calcio, finita due a zero. Uno dei due gol realizzato su rigore. Fin qui niente di strano. Ma le due squadre si chiamavano Scampia e Rione Sanità. Come dire, Bronx contro Bronx ( oltre al Bronx non mi vengono altri luoghi comuni sui quartieri malfamati ). E la partita era commentata con estrema naturalezza dal cronista. Insomma non si sono accoltellati, nè picchiati, nè hanno usato l’arbitro per affilare i tacchetti, non ci sono state minacce, in apparenza nessuno ha assunto droghe prima dell’incontro, non c’è stata invasione di campo, nessun danneggiamento all’impianto sportivo, nessuna rissa fra i tifosi delle due squadre. Niente di niente, solo due a zero, un gol su rigore, fischiato da un arbitro che ha, molto probabilmente, due palle così.
    Io l’ho trovata una notizia incredibile. O è incredibile la mia disinformazione ?

  3. dipende sempre dai punti di vista.
    io ho intravisto più di due cose,
    sicuramente che il niguarda è vicino, e ci guarda…
    ;-)

  4. Sono stato alla manifestazione per la spazzatura sabato a Napoli, migliaia di persone in fila nella città “integra, onesta…”. Tanto che la gente (quella fuori dal corteo) non vede l’ora di liberare le proprie strade e spingere le tonnellate di rifiuti fuori nelle Scampie e Quarto Oggiaro di turno ( tanto “tutto il male già alligna lì”), pur di continuare a specchiarsi nelle proprie strade ipocrite. Chi se ne frega poi di quello che accadrà a questa spazzatura, chi se ne frega di avviare la raccolta differenziata…chi se ne frega di capire finalmente chi la vuole e costruisce questa emergenza.
    Mi pare dello stesso genere, Gianni.

  5. Note e annotazioni puntuali e precise. L’ennesimo “scoop” inventato di sana pianta da un giornalismo da scrivania che vive di dispacci e telefonate.
    Si identificano i “luoghi del male” e tutto è ricondotto a quei luoghi. Accattonaggio giornalistico.

    Concordo pienamente con le considerazioni relative a Corso Como; mi capita spesso di essere da quelle parti, per lavoro e, pur non conoscendo Quarto Oggiaro, sarei molto poco tranquillo con una figlia in giro, di notte, da quelle parti.

    Blackjack

  6. Lo vedi, Gianni, il luogo comune in senso figurato e reale, produce mostri… sarà dura far passare le ambiguità delittuose, le volgarità snobistiche, le violenze sotterranee ai danni di filippini e, perchè no, cinesi… che si consumano nel centro altoborghese, elegante, raffinato delle/della nostre/nostra città. Meravigliosa Milano, per carità, mi hanno già tirato le orecchie, perchè il “centro” storico e sociologico non andrebbe mai toccato/attaccato/attizzato.
    ;o)
    elisabetta

  7. caro Biondillo, se ti può consolare: quelli non sono giornalisti. smettiamola di chiamarli così. carmelo li definiva “gazzettieri”. eppure il giornalismo dovrebbe essere una cosa seria, importante. ora è troppo lungo dire perchè è diventato quello che è diventato, le cause sono numerose, ne potrei elencare venti, trenta(d’altronde, un giornalismo debole fa comodo a chi muove le leve della politica e dell’economia, questi se ne fottono delle notizie e della verità). quanto sarebbe utile si organizzassero gli stati generali del giornalismo, una tribuna aperta (non a quelli che hanno fatto carriera grazie all’ordine e al sindacato unico). un po’ di tempo fa, Voltolini mi parlò di un’iniziativa di questo genere, o forse era un convegno, ma poi non ne ho saputo più niente. a presto.

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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