Articolo precedente
Articolo successivo

Perché bisogna difendere il professore di lettere

di Andrea Cortellessa

In copertina al pamphlet di Davide Rondoni, Contro la letteratura (il Saggiatore, pp. 135, € 13.00), figura un Dante al quale viene puntata una pistola. Ma chi vuole uccidere la letteratura per Rondoni (poeta diciamo di grana grossa, ideologo di Comunione e Liberazione, opinionista di «Avvenire» e del «Sole 24 ore» nonché di trasmissioni televisive “di sinistra”) non sono i governanti che coi loro tagli forsennati costringono gli insegnanti a portarsi a scuola da casa le fotocopie e il gesso (o la carta igienica). Bensì quei mediocri «fannulloni» che, per gli stessi governanti, sono i professori di Lettere. Contro di loro, ecco la sua alata invettiva: «Sei un peso per la società / e anche se nessuno lo fa / io ti dico: vattene di qua». «Milioni di euro pubblici buttati in un pozzo» per Rondoni alimentano una classe col «culo dell’anima seduto comodo». L’insegnante-travet, «anima morta», si affanna a contestualizzare, storicizzare, tentare di spiegare quella scintilla divina, la Poesia, che andrebbe invece lasciata senza lacci e lacciuoli, libera di infiammare gli Spiriti. Al suo posto Rondoni vagheggia un «commando» di Eletti, evidentemente suoi pari, i quali prescelti «senza troppe formalità» entrino a far parte di un «ordine di lavoratori a contratto». L’insegnamento della letteratura, a scuola, sia reso facoltativo: questa la «Gran Proposta» (così autodefinita) del poeta Rondoni.

Come ogni intellettuale di destra che si rispetti, Rondoni cita di sfuggita il Pasolini «corsaro»; ma suo vero antecedente è Giovanni Papini che nel 1914 (all’epoca di Amiamo la guerra, cioè) su «Lacerba» strillava Chiudiamo le scuole: perché «essenzialmente antigeniali», appunto, «intristiscono gli animi anziché sollevarli». Quell’ideologia antidemocratica (e infatti, in entrambi, dichiaratamente anti-illuministica) torna nella (sempre autodefinita) «supplica abissale, svergognata» di Rondoni: a romanticamente accompagnare le forbici privatizzatrici, quelle sì svergognate, di Tremonti. (Della postura «supplice» del poeta Rondoni era stata qualche tempo fa eloquente testimonianza, del resto, la sua prefazione agli ineffabili versi di Sandro Bondi – nei quali «abissale» divinava «l’ultrasuono dell’estrema invocazione»…)

Ma perché ostinarsi a considerare la scuola pubblica, e in essa la presenza qualificante delle materie umanistiche, un valore di civiltà non contrattabile? Nell’Ora d’italiano (Laterza, pp. 121, € 9.00) Luca Serianni nota come, dopo decenni di idealistica egemonia delle materie umanistiche, si sia arrivati all’estremo opposto. Non stupisce che sia sempre più emarginata, dall’ideologia dominante del Massimo Profitto Immediato, una ricerca come quella umanistica. Mentre un’educazione linguistica attraverso la letteratura – come la propone Serianni – sarebbe davvero un valore aggiunto, in una società che vive essenzialmente di linguaggio. Certo, la sistematica umiliazione sociale dei docenti ha prodotto, in molti di noi, disamoramento e routine. Ha ragione Serianni a indicare come il requisito primo del buon insegnante sia allora «strettamente soggettivo, anzi psicologico»: la «fiducia» nella propria efficacia. Chi insegna deve anzitutto «credere al lavoro che fa e scommettere su sé stesso, proponendosi agli allievi come un esempio positivo». Ed è un paradosso solo apparente quello per il quale – proprio in quanto negletta e disprezzata dalla società contemporanea – la letteratura può essere banco di prova ideale: di questo continuare a formare se stessi cui equivale il formare gli altri.

L’importante è evitare la tentazione – a sua volta romantica – di rivendicare la (pur sacrosanta) gratuità della letteratura: altrimenti salta sempre fuori qualcuno che, come Rondoni, ha interesse a considerarla Lusso per Eletti. E invece ribadirne la necessità non contingente: la trascendentale utilità. Dalla Francia giunge la tesi di Yves Citton (L’avenir des Humanités, La Découverte, pp. 203, € 17.00): per il quale addirittura l’avvenire dell’Umanità è legato proprio alle humanités, alle discipline umanistiche. Se ai modelli dominanti della società della comunicazione e del mercato della conoscenza si sostituisse una «cultura dell’interpretazione», infatti, si accederebbe a una pratica non fondamentalista dell’approssimarsi continuo alla verità, della sua continua messa in discussione, di una necessaria dimensione sociale del pensiero («un’interpretazione non può che farsi forza del suo essere accettata da altri interpreti»). In un’idea di crescita non riducibile al profitto immediato, ma appunto legata all’incessante coltivazione di sé. Con quanto anche di faticoso una simile pratica comporta (Serianni cita Gramsci, per il quale lo studio «è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo e il dolore e la noia»).

Arduo è infatti il lavoro dell’interpretazione: tanto più comodo – per gli insegnanti come per gli studenti – considerare la letteratura una semplice massa di dati da memorizzare. Ma è proprio questa “comodità”, cioè appunto questa routine, il primo avversario da combattere quando si entra in una classe. Se per chi scrive la letteratura è un’esperienza (cioè, come mostra la radice greca del termine, un pericolo affrontato e superato) noi, che abbiamo avuto la fortuna di ereditare questo patrimonio e abbiamo il privilegio di trasmetterlo, non possiamo certo trattarla come materia inerte. Dobbiamo al contrario mostrare quanto ci costi il dedicarci ad essa. Quanto – in questo senso – la sua esperienza sia tutto meno che gratuita. Quanto profondamente, cioè, ci abbia trasformato: almeno quanto esigiamo che non lasci indifferente chi ci ascolta.

Significa anche questo – se non questo soprattutto – battersi perché non venga messa da parte, la letteratura, come un balocco per sedicenti geni di buona famiglia.

[Questo articolo è uscito ieri su “Repubblica”]

Print Friendly, PDF & Email

160 Commenti

  1. non sapevo che Rondoni avesse messo il cappello alle poesiole di Bondi
    – non possiamo star dietro a tutte le loro cazzate e cmq tout se tient. compreso il fatto che questa presunta nobiltà cui riservare lo studio della letteratura assomiglia maledettamente agli eletti nella versione meritocratica chez Gelmini – non sarebbe nemmeno neo-Arcadia ma il ridicolo delle canzoni rimate con chitarra che nelle chiese italiane hanno creduto poveri loro di sostituire a Bach

  2. Fondamentale, necessario e illuminante, su questo e altri temi attorno all’educazione pubblica, Girolamo De Michele, “La scuola è di tutti”, minimum fax.

  3. il problema è trovare insegnanti che conservino la dignità del proprio lavoro, insegnanti che abbiano una tale forza d’animo da non cadere in stati saltuari di depressione..già Illich voleva descolarizzare la società, ma proponeva modelli alternativi. il discorso è forse più semplice e lampante in contesti come i licei, ma cosa fare con i professionali o gli istituti tecnici dove gli insegnanti di lettere sono spesso lo “spasso” dei loro alunni? Mi sembra che la giusta lotta degli insegnati debba essere proprio per l’affermazione della propria dignità cominciando ad alzare la voce quando si trovano ad operare in situazione assurde. mi sembra che smetterla di ragionare sui massimi sistemi significhi agire perché questo accada ogni volta che se ne presenti l’occasione. Alzare la voce, smettere incrociare le braccia, rifiutarsi…non si legge mai del lavoro sporco che ogni giorno (fuor di pagine illustri e di quotidiani e saggi) fanno gli insegnanti, se ne legge solo quando il governo di destra o di sinistra è sul procinto di tagliare i fondi, per il resto dell’anno l’insegnante è lo sfigato che guadagna poco, represso, frustrato etc. una specie di paria, uno sfigato…l’impiegato delle lettere.

  4. premesso che tanto non se ne esce, anche io sono per descolarizzare la società, ma siccome non sono un ministro- e non ci tengo- lascio l’incombenza realizzativa diatribica a chi di dovere, e parliamo di sogni.
    La scuola succhia la giovinezza, desertifica i cuori, programma le emozioni ad uscire secondo gettito razionale, indottrina le menti a campare e ragionare secondo i due/tre sistemi predominanti della nostra società. Tra cui il liberismo cannibale (anche se credo non ci siano molte sfumature in campo liberale), il clericalismo perbenista, buonista, ipocrita… lasciando aperte le porte all’ideologia on the left, non meno retorica delle prime due, espressa in termini pseudorivoluzionari, sviolinata in un campetto di navigata accoglienza favorevole, falsa, inneggiante e pesantemente viziata di simbolismo commerciale, falso-nicchia.
    La scuola è il primo step per diventare delle arpie. Usciti da lì, chi non lo ha imparato, è giustamente preso per un poco di bene, indirizzato ad istituti per ritardi mentali, anche congeniti. Perché siccome non tutte le ciambelle vengono col buco, allo stesso, non tutte le forme mentis da pressa hanno la stessa estensione perimetrale, almeno quello. Poche, ma alleluia.

  5. Nonpossofarammenodiddire che bisogna andare oltre Rondoni, istituire un corpo di docenti kamikaze che insegnino ai ragazzi a odiare la letteratura bòna quanlitativa, che secondo un altro post di NI non vende e non trova posto nelle libbrerie di ora, soprattutto quella degli iscrittori italiani contemporanei, che se rimane tutto com’è l’editore novativo dice che bisognerà sfruttare i barboni perché ci pensino loro alle vendite, perché nel novativo non ci si potrà permetter nemmeno gli stagisti che lavorano gratis ma rompono e vogliono ufficio computer buono mensa riscaldamento e aria condizionata e la mattina arrivano in ufficio quando gli pare a loro e vogliono che gli paghi l’aperitivo evvia evvia. Se invece si istituisce il corpo docente kamikaze degli insegnati che odiano la letteratura, in pochissimo tempo c’è da stare certi che il mercato si ripiglierebbe e le vendite di letteratura novativa schizzerebbero alle stelle! E ne beneficerebbero anche i barboni che potrebbero continuare a farsi l’affari loro.

  6. “Ed è un paradosso solo apparente quello per il quale – proprio in quanto negletta e disprezzata dalla società contemporanea – la letteratura può essere banco di prova ideale: di questo continuare a formare se stessi cui equivale il formare gli altri.”

    Direi che è un articolo importante prima di tutto nel ribadire della letteratura “… la necessità non contingente: la trascendentale utilità.”

  7. Io sono un professore di lettere. So bene che, purtroppo, ci sono anche tra gli stessi insegnanti – soprattutto di materie umanistiche e soprattutto “di sinsitra” – quelli che la pensano come Daniz. Vivono l’insegnamento della loro materia sostanzialmente come un inganno e un danno. Spesso si tratta di docenti particolarmente preparati e creativi. Io mi sento distante da questa presunta incompatibilità tra intelligenza, cultura e didattica e quei colleghi, davvero, mi fanno rabbia, ma mi restano simpatici. Non c’è bisogno di ricordare sempre e comunque Pasolini; per la descolarizzazione basta e avanza Illich, e che dire di Agosti (si veda l’ultimo Micromega)?.

  8. RIPETO:

    Fondamentale, necessario e illuminante, su questo e altri temi attorno all’educazione pubblica, Girolamo De Michele, “La scuola è di tutti”, minimum fax.

    La lettura di questo libro smonta anche molti luoghi comuni “avanguardisti de sinistra” che ho riscontrato anche in alcuni commenti qui.
    Oggi ero all’open day delle medie per mia figlia (il prossimo anno va in prima). Ed ero orgoglioso di una scuola pubblica che comunque resiste con professionalità e con entusiasmo, non ostante tutto, avendo come faro la nostra costituzione.

  9. @gianni biondillo

    architetto, mi scusi se mi permetto di farle una domanda, sarcastica ma seria, alla quale mi piacerebbe ricevere una risposta: secondo lei cosa significa al giorno di oggi essere conservatore? In Italia.

  10. Nella scuola? Il desiderio di riportare l’orologio della Storia agli anni ’50, mitizzati da una classe dirigente che aveva i pantaloni corti in quegli anni. Quando a scuola ci andavano solo loro e avevamo una popolazione con un tasso di anafabetismo spaventoso. Pensare che la scuola sia un posto dove si producono teste piene, non teste ben fatte. Riempirle di dati, non di capacità critica. La mistica dell’insegnate-mamma, o del missionario. La fregola della “voce grossa” e autoritaria. La bugia pelosa della meritocrazia che si traduce in una scuola che non cerca di portare avanti tutti, migliorando il sentimento democratico della nazione (e la sua qualità intrinseca), ma solo “chi se lo merità”, cioè i figli di chi già possono permetterselo.
    Leggete De Michele, lui lo dice meglio.
    O intendevi altro?

  11. Io penso che difendere le istituzioni italiane, in questo momento, è quasi obbligatorio, se non si vuole un nuovo fascismo (siamo a un passo). Ma penso anche, sottovoce, che nessuna istituzione meriti veramente di essere difesa, scuola compresa, specialmaniera quella media, che ritengo un orribile macchinario per produrre cittadini schifati dal sapere e dal bello.

  12. suggerirei anche “il supplente” di Fiore…e poi chi sarebbe oggi disposto a lasciare un incarico all’università per “militare” nella scuola pubblica italiana?
    tra la bella idea e la prassi ci sta di mezzo il quotidiano squallore dell’incomprensione

  13. difendere le istituzioni è “quasi” obbligatorio… però “sottovoce” non vanno difese??? larry massino, esisti sul serio? la scuola media un orribile “macchinario”? forse non sei italofono?

  14. Oddio, non mi ero accorto che la scuola media fosse «un orribile macchinario per produrre cittadini schifati dal sapere e dal bello»! E pensare che nella scuola media insegno proprio lettere…
    E poi, tanto per sapere, esiste un macchinario meraviglioso in grado di produrre cittadini innamorati del sapere e del bello?

  15. curioso e italiota, i professori difendono la professione (vero Cortellessa?). A prescindere, diceva il buon vecchio Lui!

  16. Ah…io ho letto il ibro di De Michele. L’ho apprezzato. Solo due appunti: secondo me quello dell’insegnante è un mestiere che si deve scegliere. In una società che permettesse di scegliere, ovviamente. Non sono d’accordo con l’idea che gli insegnanti migliori sono quelli che, all’inizio, avevano tutt’altri obiettivi. Altra cosa: ho sempre prensato che alle superiori ci fossero troppe ore e troppe materie (soprattutto nei tecnici e professionali, ma non soltanto). E’ bene che i percorsi siano meno dispersivi. Peccato che sia la Gelmini a dirlo, la peggiore ministra dell’istruzione che si possa ricordare (mi ricordo nell’85, quando lottavamo contro la Falcucci… oggi mi sembrerebbe un faro di cultura e di civiltà…).

  17. Ecco, quello dell’insegnante è un mestiere che si deve scegliere: forse c’è qui tutto quello che c’è da dire, sulla differenza tra chi può innamorare alla letteratura e chi è capace solo di amministrare stancamente l’alfabetizzazione. Probabiblmente i meccanismi di reclutamente degli insegnanti negli ultimi trent’anni sono stati meno che difettosi, visto che a chiunque lavora nella scuola è capitato di affiancare colleghi penosamente inadatti al ruolo, ma vogliamo dire anche una buona volta che l’alfabetizzazione è l’unica difesa dei poveri dallo strapotere delle eredità e delle clientele e di intellettuali asserviti come Rondoni?
    Al quale poco importa dello sfascio della scuola pubblica, attuato a colpi di tagli.
    Ad essa i ciellini come Rondoni preferiscono le scuole di Comunità, dove l’interprete autorizzato del verbo Giussaniano o del poeta piegato a Giussaniano pensiero crea la giusta atmosfera, a partire da una credibilità che non ha bisogno di conquistarsi perchè è data pregiudizialmente dalla “comune appartenenza”.

    Caro Rondoni, giù le mani dal pane (la buona e onesta alfabetizzazione), che al companatico (il sacro fuoco letterario), ci pensa lo Spirito, il quale, come si sa, soffia dove vuole, anche nelle case dei poveri. Purchè qualcuno come lei non si metta a pisciare sul focolare.

  18. @ algabor
    Mi rendo conto che viviamo in una società che non ha il minimo rispetto nei confronti del lavoro – tanto che ormai la parola «sindacalista», per la vulgata mediatica, equivale più o meno a «terrorista» (o, in alternativa, a «fannullone che istiga alla fannullonaggine») – ma mi chiedo davvero cosa ci si può vedere di male nel «difendere una professione» senza la quale, sino a prova contraria fornita dai meravigliosi sofisti della descolarizzazione, la stessa nostra società non sarebbe neppure concepibile. È come se lei dicesse (e non è un esempio scelto a caso, lo posso assicurare) che dal momento che i trasporti pubblici fanno schifo, non servono in misura sufficiente la collettività e costituiscono una perdita gravosa per i bilanci delle amministrazioni, tanto vale abolirli. Al cittadino che timidamente dovesse chiederle in che modo dunque si recherà al lavoro, a partire da domani mattina, immagino che lei risponderebbe «che domande! in taxi!».
    Siamo sempre a Maria Antonietta e alle brioches, insomma. Quando si sentono certi commenti è difficile evitare di pensare che ce lo meritiamo, Giulio Tremonti…

  19. io non credo sia questione tale da tratteggiarla come dice qualcuno, stuzzicando la giostra delle vocazioni ad personam.
    non si mette in esame l’opera di una qualche signoria professorale quanto la scricchiolante struttura stessa che la ospita.
    già su molti fattori (pur optando per la scolarizzazione sulla descolarizzazione) c’è da discutere, specie nel programmare ministerialmente. Si predilige manzoni a leopardi, l’ottocento al seicento. in questo ultimo esempio, c’è molto dello spargimento coatto che la scuola perpetua in corpo terzi. il seicento, ripercorso da alcuni studiosi, sta riacquisendo dignità valoriale, come secolo. la scuola lo ha liquidato in prima battuta causa Muratori, poi De Sanctis e tutta una certa critica di militanza che ha voluto segnare la storia della letteratura, e la letteratura, in un determinato percorso di impegno. con essa la scuola e tutti gli studenti, a ruota di pappardella. ciò che la scuola non tocca, nella mente dei ragazzi non può che accartocciarsi e morire, anche se figlia di una presa diretta dal vero. la pedagogia può fare passi da gigante, ma se non passa a autoimplodere, non ha risolto nulla

  20. Illustrissimo Professor Cortellessa
    veniamo noi con questa mia addirVi una parola, che leggendo certi commenti e coscientemente generalizzando, che siete Voi esimi professori, con il meritato rispetto parlando, a meritarvi gli studenti che allevate, gli stessi che sino a prova contraria meritatamente non comprano i libri, che sempre meritatamente non ne leggono, e se lo fanno si rivolgono ai libri del marito meritato di Ilary Blasy, ignorando con sorprendente classe e merito i vostri sofferti tentativi letterari, ma anche i decenti teatranti, musicisti, pittori, scultori e chi meno ne ha meno ne immetta. Conchiudo venendo addirVi un’altra parola che la Vostra autorevole argomentazione mi sembra un tantino stizzita: chi non la pensa come me è peggio di Tremonti ed è come minimo reazionario (insomma, una testadicazzo). Vi saluto indistintamente inginocchiandomi al mai abbastanza riconosciuto merito accademico.

    Ps: scusate se settecentomilalire sono poche, ma l’idea di fare il terrorismo mangiando briosches in taxi non arrivando nessuno in tempo al lavoro causa traffico dei taxi medesimi favorendo la fannullonaggine sindacalista mi piace assai.

  21. lo vedo adesso Beppe S. e condivido… inutile aggiungere che non sanno nemmeno fare i conti, perché hanno torto anche volendo scendere sul loro terreno utilitaristico
    saluti

  22. gli adolescenti sono una variegata, articolata, meravigliosa combriccola allo sbando, che se pure leggono il libro della Blasy comunque non disdegnano, se gli dai un brano di sarah kane, di andarsela a scaricare in rete e poi leggersela tutta, che al di là del compito in classe restano fulminati da ariosto senza smettere di seguire “amici”, sono il più fertile e segreto giardino dei nostri anni – e non si dovrebbe difendere, spronare, aiutare chi è chiamato a stare con loro anni e condividerne il percorso? mi sembra una presa di posizione del più cinico, vacuo, imbaculus intellettualismo. altro che prendersela con cortellessa. mah.

  23. Signorina Azzurra
    Se uno legge Ariosto e non vomita davanti ad Amici della Filippo, non ha letto Ariosto.
    E su questo ogni discussione è fuori luogo, in quanto sul gusto non si questiona.
    Cordialmente

  24. @ Azzurra
    Niente di strano che adolescenti scarichino dalla rete sarah kane. Gli adolescenti sono affascinati naturalmente dal tritume depresso ansiolitico del tipo misuicidoperchéilmondofaschifo. Che restino fulminati da Ariosto, mi riesce difficile crederlo, ma tutto è possibile.
    @ Daniz
    L’Ariosto è una palla quasi quanto la De FIlippi. Solo che l’accesso alla De Filippi è molto più facile.

    Per il resto, mi sembra che la risposta più ragionevole sia quella di Binaghi.
    Purtroppo, anche nel migliore dei sistemi educativi possibili, sempre saranno molti i chiamati e pochi gli eletti. Amen.

  25. (volevo rispondere a daniz prima, nel frattempo è uscito massimo – con cui concordo – a parte forse il fatto che la kane ha pure dei momenti non solo di tritume)

  26. @massimo

    il problema serio in tv sono gli stregoni della cronaca rosanero. la defilippi, invece, mi desta qualunque tipo di dietrologia, ma è un fenomeno complesso assai. a me mi fa rabbia che sia l’unica a interessarsi positivamente di povera gente, anche in termini di casting adolescenziale. il suo programma con gli anziani, del quale ho visto qualche puntata l’anno passato, mi sembrò da non perdere MAI! il suo condurre seduta sugli scalini dello studio è una delle poche invenzioni recenti della tv. non è affatto una palla la deflippi (ariosto non so), ma qualcosa che meriterebbe più attenzione ” filosofica “. se posso approfittarne mi dichiarerei anche disposto a fare l’autore, per mariadefilippi, non foss’altro perché nelle case dei nostri vecchi la chiamano affettuosamente Maria, mentre a noi è assai se ci chiamano… davvero, le farei l’autore. se la incontri diglielo che cì è un deficiente che ci ha poco da fare e sta sempre a rompere…

    a scanso equivoci, volevo anche dirti che fosse per me chiuderei d’imperio la scuola media, un modesto proposito pasoliniano. ma lo farei a favore dell’alfabetizzazione, non contro di essa.

  27. “mi sembra una presa di posizione del più cinico, vacuo, imbaculus intellettualismo.”

    grazie azzurra! qualcuno gliele canti!

    Sono stato per breve tempo professore di lettere in una scuola pubblica serale a Quarto Oggiaro.

    I miei studenti erano soprattutto persone che lavoravano e che venivano in classe già cotti e poco propensi ad ascoltare interpretazioni varie di passi danteschi. è ovvio che per farli interessare minimamente alla letteratura bisognava fare dei piccoli sforzi di fantasia e cercare di fargli capire che anche la cosa più lontana da noi (“ma Dante ci è andato davvero all’inferno?” “Ma come cazzo parla Questo?”) in qualche modo ci appartiene.

    sembra una cosa stucchevole, un po’ da “capitano, mio capitano”, ma i buoni sentimenti a volte funzionano e soprattutto esiste-una-realtà-che-(cazzo)-esiste-e-le-seghe-mentali-contano-poco.

  28. Larry,

    la Filippi avrà pure inventato che si siede sui gradini fetish, ma non fa nulla di popolare, se non abbassare ai barboncini (modo di dire, per carità) il suo moribondo messaggio televisivo. ciò che produce è banale e noioso, anti-gustoso. la dietrologia che ci vuoi mettere è notevolmente provata, non c’è nulla di vero, ma il punto non è quello. anche il delitto di raskolnikov è un inventato. lascia perdere la tecnica teatrale, di cui ti so sensibile, quei programmi fanno l’acido e hanno contribuito non poco a costruire gusto e costume di tanti ambienti sociali. se vuoi scrivergli per lei, mettici la parola FINE

    @azzurra
    la prossima volta che leggi Ariosto mentre vedi, o dopo che vedi, la De Filippi chiamo il wwf degli scrittori… poi vedi che ti fanno.
    azzurra avvisata azzurra mezza salvata

  29. Dunque, cerco di ricapitolare a mio uso e consumo.
    Gli adolescenti – o alunni di qualsivoglia età – sono cattivi e soprattutto incolti, a causa dei loro professori di lettere, soprattutto quelli della scuola media, che li inducono a schifare il bello. E poi non leggono Ariosto, oppure lo leggono guardando la defilippi. Che orrore! E invece ai miei tempi, signora mia…
    Da quanto capisco, insomma, la mia scuola sta su Marte, non in Italia.

    Un vantaggio, però, il loro (presunto) analfabetismo lo offre: non possono leggersi certi commenti.

  30. ragazzi, suvvia, ma di che parliamo?

    Rondoni ha impiegato un intero libro per affermare una sacrosanta stronzata.

    punto.

  31. @ Larry Massino
    Non c’era bisogno che ce lo dicesse, che sua suprema aspirazione sarebbe quella di farsi pagare dalla De Filippi, o meglio da chi paga la De Filippi. Peggio di sputtanarsi per essere pagati c’è solo una cosa: sputtanarsi senza essere pagati. Ironia della sorte vuole che lei versi precisamente in sì triste condizione.
    Abbia dunque i sensi della mia più professorale compassione, suo AC

  32. @azzurra
    non risponde nessuno…

    @massimiliano manganelli
    la questione non è quella. però lei ha un cognome immenso. e va a scuola pure su marte. nato colla camicia eh?

  33. Nanni Moretti non mi esalta, ma qui si respira a pieni polmoni aria di “continuiamo a farci del male!”
    Giulio Tremonti giustifica i tagli alla cultura “perché con la cultura non si mangia”. E questo non è scandaloso perché la cultura è in sé una cosa tanto gratuitamente bella, un valore ecc., ma perché in questo cazzo di paese una delle poche risorse che potrebbe contriubire alla crescita ECONOMICA è la cultura; ospitando notoriamente l’Italia l’80% o 90% del patrimonio artistico mondiale. Non doveva crollare un pezzo di Pompei perché ci accorgessimo che non è esattamente valorizzato al massimo.
    Qui invece si dice che la cultura/educazione non può essere di massa, quindi smantelliamo pure prof e studenti, perché gli spriti eletti in qualche modo poi ci arrivano comunque (in genere, chissà mai perché, perché si trovano la biblioteca di famiglia).
    Non vi pare appena un po’ sospetta, per non dire sinstra, questa strana convergenza?

  34. vedo che tira forte l’argomento delle medie… mi avrebbe fatto piacere sentire qualcosa sui professionali e tecnici dove si allevano i futuri operai, impiegati, meccanici, odontotecnici, manovali etc. del nostro Paese. cosa fare dell’insegnante di lettere in quel contesto? cosa fare di quell’insegnante che di professione stimola all’uso di strumenti umani in un ambiente che vuol sentir parlare di chiavi inglesi e motori? forse qualcuno penserà che la soluzione è a monte ossia alle medie dove i padri preoccupati si affannano per scegliere le classi migliori, i corsi migliori le prospettive migliori, per i propri figli. così magari sottobanco si fa come in Germania dove l’avviamento forzato è deciso proprio negli anni dell’istruzione inferiore. poi ciò che accade è frutto della selezione naturale…gli insegnanti delle superiori, delle scuole pubbliche devono affrontare poi gli “scarti”, coloro che per vocazione erano meccanici fin dalla nascita. ma forse il problema è la de filippi..o forse l’ipocrisia italiota classica e sempre feconda. c’è modo per capirlo: frequentare a tempo pieno un istituto d’istruzione superiore che non sia un liceo di belle speranze. allora, lì si, che avrà a che fare con i limiti della parola letteraria. gestire le masse o abituarli al bello? Insegnare l’italiano agli stranieri (sempre più frequenti non ahime, ne i licei) o fargli ascoltare i sonetti di foscolo? cosa ne è della prole della forza lavoro del Paese? viva la poesia a scuola, ma come, dove e quando? Sulla vocazione degli insegnanti ci sarebbe molto da dire: che significa vocazione.? ma stiamo parlando di preti o di cosa? se sei laureato in lettere e non sei “fortunato” da restare all’università, cosa fai nella vita? ecco che il cerchio si chiude: il figlio sfigato dell’operaio giunto all’università per meriti e “sacrifici” (parola odiosa e abusata) andrà ad insegnare per forza nelle classi della forza lavoro del Paese…mi sembra una questione vecchia, aldilà di rondoni….altro discorso naturalmente per quelli veramente bravi che hanno scelto le scuole giuste fin da bambini

  35. Il progetto di drastica riduzione della presenza dello stato nella scuola e di offerta pubblica formativa è un vecchio cavallo di battaglia ciellino che ora, nella fase di ristrutturazione sociale profonda che stiamo attraversando, sembra trovare condizioni propizie alla sua realizzazione.
    La societá europea e italiana che uscirá da questa crisi e dalla ristrutturazione del debito pubblico sará molto diversa da quella che abbiamo conosciuto fino ad ora, sicuramente molto piú ingiusta, sensibilmente piú roza e barbara. Anche l’idea dell’albo professionale degli insegnanti da cui scegliere i docenti pagandoli a parcella come profesionisti e non come salariati è uno sciagurato vecchio progetto dei seguaci di dongiussani. Rondoni cerca di dare a questi due ferrivecchi, che ora peró vengono di nuovo buoni alla classe dirigente del capitalismo nella fase della guerra debitoria, una patina di pathos, Il pathos di Rondoni come sempre è patetico. Tuttavia quello che è in gioco è molto di piú della figura professionale dell’insegnante di italiano o delle motivazioni individuali della scelta di quel mestiere. E siccome è molto di piú non é sul terreno della scuola che si deve accettare lo scontro se ci fosse ancora qualcuno in grado di scontrarsi, Su quel terreno tutto è sempre giá perso. Credo che il terreno possibile, sarebbe quello di una scuola non statale, non pubblica, autogestita e autoorganizzata a livello di condominio, di quartiere di piccolo comune, di gruppo di famiglie, una scuola in cui le conoscenze siano messe a disposizione da chi le ha sviluppate come un bene comune. Questa mi sembrerebbe una sfida adeguata se la societá formulasse il problema della sua riproduzione sul piano civile e culturale come essenziale, l’impressione che ho io è che la societá non si ponga il problema della sua riproduzione su nessun piano nemmeno su quello puramente biologico come un compito collettivo. Il passato e il futuro che rendono significativo il concetto di riproduzione e di trasmissione sono sempre piú sfuocati. Le cellule sociali pensano si pensano come immediatamente individuali. Come atemporali. Se le cose stanno cosí non vi puó essere scontro su nessun terreno. Ma perdere tempo con Rondoni è inutile, cielle e la chiesa cercano di proporsi come agenzie di formazione del consenso dell’ultima ristrutturazione capitalista, quella del debito e di raschiare cosí potere e influenza dal fondo del barile di occidente.
    genseki

  36. Eccellente Chiarissimo Esimio Illustrissimo Professor Cortellessa

    non c’era bisogno che ce lo dicesse che ignora l’esistenza di uno strumento accessorio dell’umana intelligenza chiamato autoironia. eziandio non Ve ne faccio uno colpa, sapendola diffusa assai questa ‘gnoranza nel sociale contemporaneo, immagino pure nelle istituzioni scolastiche mediane, che se di esse siete contenti Voi contenti tutti. per la sfacciata defilippitudine mia mi riservo di fornir adeguata prolusione a discussione superata, che non voglio intralciare con le mie sciocchezze. Buona giornata.

    ps: mai lavorato per danaro in vita mia. per chi mi ha preso?! gliene dissi anche a quelli dell’entourage che pagano la defilippi medesima che non lavoro pe’ quattrini. pensavano scherzassi…

  37. larry scusa se te lo dico ma non ti devi permettere di fare magari dell’ironia su cortellesi che è una persona importante che dirige collane e che praticamente quando parla bisogna solo ascoltare. tu oltretutto non sei pagato da nessuno e quindi non sei magari come chi comunque scrive su giornali storici come l’unità o il manifesto che anche se non li legge nessuno continuano a vivere giustamente perché prendono i soldi pubblici. il giorno che prenderai i soldi pubblici pure tu allora potrai parlare. come diceva giustamente qualche giorno fa rovelli sul discorso dei cognomi.

  38. io sono d’accordo sia con rotowash sia con cortellessi che sono sicuro che ha molto esperienza nelle scuole, infatti sono sicuro che anche se lavorerebbe in qualche contesto più difficile tipo non so un bell’ipsia campano ma va bene anche lombardo sicuramente continuerebbe a pensarla in quel modo di giusta accoglienza anche se magari lo sfotterebbero sicuramente dalla mattina alla sera rompendogli la macchina e chiamandolo chiattone. io una volta a napoli stavo all’ipsia di via san sebastiano e mentre il professore parlava di verga non solo un mio compagno si toccava ma un altro vendeva la droga a un altro anche minacciandolo ma penso che qualcosa di verga comunque gli rimané.

  39. @ immondizie riunite
    Il problema era Verga? Sarebbe bello: aboliamo l’insegnamento della letteratura nella scuola, magari solo nei professionali, così risolveremo parecchi problemi sociali. E soprattutto avremo operai più qualificati.
    Del resto è noto che Verga, Ariosto e Foscolo inducono a comportamenti socialmente deviati.

    @ daniz
    Sì, sono proprio nato con la camicia. In fondo su Marte si sta bene.

  40. @manganelli

    non lo so perché tali cose accadevano anche nelle altre ore. forse quella scuola non sapeva accogliere tali ragazzi

  41. Ecco, appunto. Se continuiamo a concentrarci esclusivamente sull’insegnamento di lettere non ne usciamo.
    Anche perché, nonostante Rondoni, i tagli alla scuola pubblica riguardano tutti, mica solo lettere.

  42. rotowash immondizia soda star, la questione del cognome l’ho già chiarita. c’è che si firma col proprio cognome e ci mette la faccia. e chi invece si nasconde dietro una maschera per poter dire le cose senza alcuna rseponsabilità. tu continua pure a rivendicare l’anonimato come garanzia di libertà e di dissenso. quando invece è solo ormai garanzia di fango e di perdita di valore di ogni cosa.

  43. rovelli, mamma mia… come siamo nervosi… allora. mi chiamo sergiomaria cerruti, sono nato a napoli il 3\12\1972. qualcos’altro?

  44. se non ci credi chiedi a biondillo che potrà confermarti la mia identità. ma dove l’hai presa ‘sta retorica del metterci la faccia?… è proprio modernariato sai? soprattutto in rete

  45. nervosismo? no, nessun nervosismo. sei stato tu a tirarmi in ballo, con quelle sottili calunnie proprie dei troll, dunque ti rispondo.
    il metterci la faccia non è retorica. è un fatto. da dietro una maschera è facile dire qualsiasi cosa. è un fatto che qui su NI scontiamo da tempo. e che a mio parere sta degradando questo spazio a cacatoio.

  46. Nomi? Responsabilità? E Pessoa, Simenon, Stendhal, Kierkegaard, Swift e centinaia e centinaia di scrittori primari? Tutti pavidi infingardi?

    « Siamo impegnati in un gioco in cui non possiamo vincere. Alcuni fallimenti sono migliori di altri, questo è tutto. »

    da 1984 di George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair

    Ps: si è poi scoperto chi è Elena Ferrante?

  47. Larry, non mischiamo il culo con le quarant’ore per cortesia.
    E comunque non voglio andare OT, preferirei che si continuasse con la discussione in margine al post per quanto mi riguarda.

  48. Cerruti, lei o è in malafede o non capisce proprio. Non so cosa augurarmi per lei.

    Sa, stiamo parlando della rete, di un medium con le sue specificità, che ovviamente risemantizza radicalmente la questione dell’anonimato, della responsabilità, del valore.
    Jerome Lanier, per esempio, già guru del web 2.0, scrive ad esempio questo: “Ai tempi della rivoluzione Internet io e i miei collaboratori venivamo sempre irrisi, perché prevedevamo che il Web avrebbe potuto dare libera espressione a milioni di individui. Macché, ci dicevano, alla gente piace guardare la TV, non stare davanti a un computer. Quando la rivoluzione c’è stata, però, la creatività è stata uccisa, e il Web ha perso la dignità intellettuale. Se volete sapere qualcosa la chiedete a Google, che vi manda a Wikipedia, punto e basta. Altrimenti la gente finisce nella bolla dei siti arrabbiati, degli ultras, dove ascolta solo chi rafforza le sue idee. […] Ovviamente un coro collettivo non può servire a scrivere la storia, né possiamo affidare l’opinione pubblica a capannelli di assatanati sui blog. La massa ha il potere di distorcere la storia, danneggiando le minoranze, e gli insulti dei teppisti online ossificano il dibattito e disperdono la ragione”.

  49. Invito Rondoni da venire nelle classe medie. E straordinario come si parla della scuola da fuori. Sono dentro la scuola, nella scuola balena, e posso dire che ho ancora la passione di insegnare. Le lettere non sono a opzione, ma sono il cuore dell’educazione. Invito Rondoni a osservare un insegnante al suo lavoro e fuori del lavoro, quando si trova a casa e si dedica
    al lavoro. Quando il professore di lettere ha bisogna di essere difeso è segno che la società è ammalata.

  50. La parola scritta resta alla base di tutto.
    Per quanto, in nome di chissà quale «superamento», si possa affermare il contrario, occorrerà ammettere che persino il computer e il suo portato più straordinario, il web, non sono altro che immenso implementatori et valorizzatori della parola scritta.
    Dunque non insegnare struttura ed estetica della parola scritta è semplicemente suicida.
    Resterebbe da discutere sul come si insegna e/o si dovrebbe insegnare, ma su questo non ho idee degne di essere esposte.
    E però nutro il sospetto che attraverso lo studio della letteratura passi l’idea che la cultura si riduce essenzialmente alla parola scritta, o al più al campo del verbo-visivo, lasciando fuori tutto il resto: gli aeroplani, per esempio, la tecnica di lavorazione del vetro, l’andare a vela, eccetera.
    Insomma le materie umanistiche tendono ad essere totalizzanti, a prevaricare tutto il resto, a ri-produrre una classe dirigente che, in quanto coltivatrice di idee e questioni di principio, in quanto allevata al paradigma scespiriano di homo occidentalis (versione meridionale, cioè catto-impressionista), si rivela poi, nel corso della vita, disponibile alle scelte più eticamente corrive, più esteticamente scadenti, più praticamente inefficaci.
    La scuola – come ogni addestramento, come ogni educazione – è coartazione, repressione, formattazione delle menti e dei corpi, costruzione e sviluppo in ogni così detto «individuo» delle facoltà adattative alla società e alla cultura in cui vive.
    Mi piacerebbe una scuola meno crocian/gentiliana, meno idealista & emozionale, meno spiritualista, più materialista & disillusa, mi piacerebbe una scuola più darwiniana e relativista, una scuola che avesse l’autonomia di togliere i crocefissi dalle aule in nome del semplice principio dell’assoluta equivalenza delle fedi, mi piacerebbe una scuola che schiodi finalmente dal Novecento, anzi, dall’Ottocento, e che si accorga della cultura espansa dell’oggi, dove Alessandro Manzoni, metti, non è che uno tra i tanti delle tante culture… Eccetera.
    E poi, per par condicio,mi piacerebbe una scuola dove la quota di insegnanti uomini fosse pari a quella femminile.
    In fondo a scuola basterebbe insegnare una sola materia, ma in modo multi-disciplinare: Storia del Mondo (com’era e com’è).
    Esc?

  51. a me la scuola in generale fa davvero schifo e la considero la morte della creatività dell’intelligenza della sensibilità e perfino dell’umanità
    fanno schifo i professori che ci insegnano fanno schifo i genitori degli alunni di ogni ordine e grado e fanno schifo alla fine i regazzini che sono il prodotto finale
    dello schifo di padre in padre di figlio in figlio.
    esistono oasi felici, splendidi e coraggiosi insegnanti, splendidi e coraggiosi genitori, pochi, minoranze, che si fanno un mazzo tanto e si mangiano ali di fegato.
    quindi?
    nell’emergenza, visto che siamo sempre in emergenza, il professore di lettere va difeso e i rondoni affanculati
    su cosa vi scontrate o cari amici miei?
    baci analfabeti
    la fu

  52. @rovelli

    il culo con le quarant’ore? a me la battuta la spiegònno in un contesto chiesistico, durante le funzioni per la settimana santa. dovrebbe far ridere perché una signora, evidentemente ben dotata in quel senso, sentendosi palpare da dietro avrebbe esclamato in chiesa, a voce alta: icche c’entra i’culo con le quarant’ore?!

    gl ‘eran tempi vecchi. ora si sa che c’entra, eccome se c’entra. ma se lei crede ancora che non c’entri ‘n ci posso fa’ nulla.

  53. Non conoscevo l’origine, pensi che credevo si riferisse alla lotta sindacale storica della quaranta ore settimanali, a volte le associazioni automatiche… In ogni caso, si può andare oltre la metafora, credo.

  54. rovelli, io invece so cosa augurarmi. spero che in tanti leggano questo nostro scambio. a chiunque sia cognitivamente normodotato apparirà chiaramente la sua protervia, la sua totale mancanza d’umorismo, il suo appartenere, e fuori tempo massimo, a quella cultura cialtrona che ha distrutto il nostro paese negli ultimi 50anni, degna continuazione del fascismo. la saluto con la mestizia di chi ha perso tempo. non commenterò mai più i suoi post né le risponderò oltre. mi saluti ciquita de gregorio

  55. @helena
    “ospitando notoriamente l’Italia l’80% o 90% del patrimonio artistico mondiale”

    “Un luogo comune molto diffuso, spesso usato da giornalisti e da politici, afferma che l’Italia possiede la quota maggioritaria – chi dice il 50, chi il 60% – del patrimonio culturale mondiale. Si tratta di una sciocchezza indimostrata e indimostrabile. Perché l’assioma fosse vero bisognerebbe conoscere la consistenza quantitativa dei nostri tesori d’archeologia e di arte e siamo ancora lontani dal conoscerla. Bisognerebbe inoltre conoscere, per il necessario confronto, la quantità dei beni culturali che il resto del mondo conserva. E qui siamo nel buio più totale. Chi ha mai censito e conosce i tesori della Russia e della Cina, dell’Algeria o del Cile? Dal momento che il confronto fra quantità incognite è ad evidenza impossibile, affermare che l’Italia possiede un tot più o meno grande di un intero sconosciuto, è una cervellotica sciocchezza.”

    (Antonio Paolucci, “Scritti d’arte”, Olschki editore, pag.34)

  56. l’offerta formativa gratuita come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi subirá negli anni a venire un drastico ridimensionamento, Sará fatta a pezzi! La formazione chi la vorrá dovrá pagarsela, L’addestramento a scopi pratco professionali sará gestito dai privati e dallo stato insieme. Questo mi pare chiaro. Ora non credo che si possa ritornare indietro alla scuola tipica del welfare socialdemocratico che è morto e sepolto. Se si vuuole salvare qualche cosa è necessario porsi obiettivi nuovi. Per esempio che gli intellettuali tanto preoccupati per l’umanesimo ritornino nei quartieri o dove diavolo si trovi la gente, nei sindacati, nelle associazioni e in modo militante ci si sforzi di creare e organizzare reti formative indipendenti dal capitale e dallo stato, se questa è possibile e nella misura in cui è possibile. Se non è possibile, allora buona notte! La scuola morente che agonizza oggi è comunque un’istutuzione al servizio delle classi dominanti e che trasmette ideologia prima di ogni altra cosa. Se la si smantella è perché le classi dominanti l’ideologia si sentono sicure di trasmetterla con altri strumenti. Se no la curerebbero di piú e la finanzierebbero. Lo smantellamento di un’istituzione formativa puó essere peró l’occasione per gettare il seme di modi di formazione non istituzionalizati. Per questo peró ci vorrebbero intellettuali “impegnati”, cioè “organici”, per dirla tutta, ma in un paese in cui le cui piú valorose voci critiche predicano dal pulpito di Endemol e i piú temuti oppositori pubblicano da Mondadori, dove il lavoro e per creare una rete culturale autonoma è considerato utopia guerrigliera e garibaldina dubito che si possano trovare e dubito che si possa sperare.
    genseki

  57. forse il riferimento alla “quantità” di arte (patrimonio culturale o come vogliamo chiamarlo) rispetto al patrimonio mondiale va corretto, nei numeri. non so. non lo sa e dice di non saperlo nemmeno Paolucci. fa bene.

    ciò non toglie che in Italia la “quantità” effettiva di arte (patrimonio culturale) presente sul territorio, e capace di fare cassa, detto brutalmente, è preponderante, schiacciante,a paragone di altri patrimoni (inesistenti, o assai meno consistenti).

    a Pompei aprono settori a rotazione, per le visite, perché non hanno abbastanza personale per tenerne aperti in parallelo più che tot. a Roma ci sono biblioteche spesso chiuse per la stessa ragione. alcune di queste non possono pagarsi il riscaldamento. penalizzare la scuola pubblica è un’altra mossa sulla scacchiera della stessa strategia.

  58. ossia: è un’intera classe sociale a essere scientemente “suicidata” da un ristretto numero di criminali.

    (uno dei problemi è che: gli stessi criminali non vedono che quella classe è la medesima a cui vorrebbero vendere l’immaginario sistema di vita che le sottraggono).

    (è la vecchia storia del furbo che sega il ramo su cui è seduto. con la differenza che qui il furbo sta buttando le bombe alla base dell’albero per farlo crollare intero)

  59. @ genseki
    Non credo di essere un pericoloso sovversivo, ma nemmeno un semplice anello della catena di trasmissione dell’ideologia delle classi dominanti. A mio modesto parere (parere un minimo informato, visto che nella scuola ci lavoro), le cose stanno in un modo piuttosto diverso e parecchio più complicato. E se la scuola non funzionasse (più) come luogo di propagazione della suddetta ideologia? Forse è proprio per questo che le classi dominanti tagliano e tagliano.
    La scuola, piaccia o no, è un luogo di inclusione, e soprattutto lo è la scuola italiana. E l’ideologia dominante viaggia nella direzione diametralmente opposta, quella dell’esclusione, basata sul censo, l’utilità sociale, l’appartenenza etnica, ecc.

  60. Caro Manganelli,

    non è bello argomentare dicendo che le cose sono molto piú complicate perché io potrei capire che sono troppo complicate per spiegarle a uno un poco tonto come me, oppure lei dovrebbe almeno cercare di illustrare sia pur in modo molto sommario tale complicazione. Purtroppo si, gli insegnanti sono sempre stati semplici anelli di trasmissione dell’deologia dominante anche se alcuni di loro se la raccontano diversamente. Se la raccontano tra di loro, peró. Poi la classe dominante ha trovato altri canali di trasmissione come la pubblicitá, etc. (tutti lo sappiamo) e non ha piú bisogno di loro come un tempo. Ne ha sempre bisogno, ma meno e ha meno denaro da sottrarre alla rendita e cosí loro si sentono dei grandi oppositori. Ma in che cosa consista questa opposizione poi ci dicono che è piú complicato spiegarlo e cosí da buoni insegnanti non ce lo spiegano. E non ci spiegano nemmeno di chi sia figlio il disastro culturale in cui viviamo immersi se la scuola svolgeva una funzione tanto dignitosa. Chi ha formato allora le generazioni di sessantenni e settantenni assolutamente sbandati che ci governano e i quarantenni semianalfabeti che ineggiano al Veneto Nazione? La scuola non ha saputo opporsi all’interruzione pianificata della trasmissione culturale, Pasolinio parlava per altri versi di genocidio culturale perché e solo perché si sforzava di veicolare l’ideologia panborghese di massa. E cosa se no, la comunitá di eguali? Gli insegnanti italiani tremano letteralmente davanti a Presidi che hanno vinto i concorsi riservati comprandosi le prove!!!! I collegi docenti sono posti in cui qualsiasi decisione demente del Preside è approvata in cambio del sabato libero e dell’entrata alla terza ora il mercoledí. Su queste cose gli insegnanti si scannano. Cosa vuole che possano trasmettere poi! La scuola esclude oggi piú che mai perché non offre un’immagine di comunitá o societá in cui l’elaborazione e la trasmissione dei saperi e i linguaggi siano frutto della collaborazione di soggetti liberi che perseguono insieme un fine chiaro alternativo all’inferno dello spettacolo e del profitto. Quello che offre è al massimo solo piagnucoloso risentimento.
    genseki

  61. @ Manganelli
    Mi sa che è vero che la scuola non funziona più come strumento di propagazione dell’ideologia dominante ed è per questo che la tagliano.
    Ma allora che tipo di ideologia propaga?
    Forse più nessuna. Chissà.
    Mi sa che quoto genseki.
    La scuola come la conosciamo forse è finita. Spiace per chi ci lavora. Ora forse è tempo di qualcos’altro.
    Cosa per ora non so. Sono anni di ipoalfabetizzazione. Evidentemente la scuola ha fallito. Non solo per colpa dei politici corrotti e della turpe ideologia dominante. La scuola non ha mai (nella maggior parte dei casi) offerto una valida alternativa all’ideologia dominante.
    Forse bisogna partire dalle famiglie. Forse, come dice genseki, bisogna creare reti autonome, volontaristiche.

  62. helena scusa, “un bel po’ ” di che? del patrimonio artistico mondiale? e chi stabilisce se il partenone, o l’esercito di terracotta, o la valle dei re, o macchu picchu, o angkor vat, o il taj mahal sono meno importanti di san pietro? lasciamo da parte percentuali e raffronti. non c’è bisogno dell’autorevolezza di paolucci, basta appoggiarsi al buon senso. abbiamo un ricchissimo patrimonio artistico, accontentiamoci di dire così.

  63. Per quanto mi riguarda i professori di Lettere sono spesso inutili. Dei sottrattori di tempo. E bisogna sopportare le loro frustrazioni per anni.

  64. Tutto quel poco che so l’ho imparato fuori dalla scuola che,eccezioni a parte,resta una scuola di analfabeti,che mai riesce a far amar quel che si studia.E ben dice chi afferma che molti insegnanti hanno gli alunni che si meritano.E i risultati mi pare si vedano.Non parliamo poi dell’università,basta leggere gli scritti di futuri laureati.

    Il pistolotto di Rovelli sui nicks è esilarante.

    Che cosa c’entri poi la “trascendente utilità” della letteratura con la Costituzione,ce lo spiegherà Biondillo.
    Se la conservazione è il nozionismo anni ’50 e quella scuola di classe,lo è altrrettanto quella che è venuta dopo,a cominciare dal famoso sei politico,gli esami di gruppo…,conservazione dell’ignoranza.

    @helena janeczek
    “Non doveva crollare un pezzo di Pompei perché ci accorgessimo che non è esattamente valorizzato al massimo”.
    Già, poteva anche accorgersene quando son crollate le Mura Aureliane…

  65. AMA
    lei così lapidariamente vuole forse (anzi VOLA) andare a lapidare i prof di lettere? ma forse lei ignora l’importanza che essino hanno nel mondo? prima di tutto: le sembra poco seguire passo passo, onda onda, page to page, il manualetto nomenclarato di un dottorone di turno che scrive un poco di tutti, niente a nessuno? lei questo deve capire! poco per tutti, niente a nessuno. e non sia lapidario, altrimenti la lapidano. e si senta contento che non sta nella ZONE Lipperini. con un commento come il suo ci voleva uno Stalker per non essere censurato. più condotto.
    arrisentirla

  66. Il professore di lettere va sempre difeso? Mumble, mumble … Come lavoratore, sempre sì. Come formatore, dipende …

    Se corrisponde all’identikit che ne dà Cortellessa nel penultimo suo capoverso: sempre va difeso. Ma quanto corrisponde, quel ritratto, alla realtà dell’insegnamento nelle nostre odierne aule scolastiche? Solo io posso testimoniare di un insegnante di lettere che mi ha indotto l’odio per la letteratura?

    In ogni caso, il professore di lettere va difeso da Rondoni: sempre-sempre, a prescindere.

    E la scuola pubblica? Difesa come idea da perseguire: triplo salto mortale di sì. Difesa così com’è: no.

    Contraddizione devastante: giustamente difendiamo la scuola pubblica dagli attacchi beceri del governativo. Solo che la scuola pubblica non è un’entità astratta: è fatta di programmi, di direzioni didattiche, di modalità d’accesso, di metodologie, di strutture: è tutto da difendere?

    Quali sono le reali finalità generali dell’apparato scolastico? Questa è una bella domanda. Certo, vedo che qui in pochi danno ragione all’antico Marx, per il quale la scuola era anche uno strumento di riproduzione dell’ideologia dominante: ha cambiato funzione, si dice. Ma è così vero? Ci si chieda su quali principi pedagogici è basata l’istruzione, e poi ne riparliamo.

    Insomma, è ovvio che: strutture e bisogni determinano le forme dell’azione (Piaget); che la funzione determina la forma (Bruner); che vi sono predisposizioni al linguaggio e all’apprendimento (Montessori, Lorenz, Chomsky); che è fondamentale la prassi attiva (Dewey); che l’uomo vive una specie di istruzione permanente e che occorre pensare all’uomo del futuro (Suchodolski); e così via. Una scuola pubblica basata su questi principi pedagogici è da difendere. Il resto: che affondi!

    Forse è importante uscire dalla propria singola esperienza per abbracciare l’intero: la scuola è ancora, al di là di certe situazioni resistenti, il meccanismo becero che trasmette ideologia. Esempio: nel libro di storia di mio nipote (prima media) c’è scritto che i primitivi erano divisi in “famiglie”, in tutto simili alle nostre: anziché la comunanza, la separazione (strizzatina d’occhio al Vaticano). Poco oltre, nelle pagine di educazione civica, è insegnato il rispetto acritico delle Istituzioni, “buone” a prescindere … E via ideologizzando.

    Sì, ha ragione Manganelli: le cose sono complesse. Però anche in senso diverso dal suo: la scuola è, in certe sue componenti, un’opportunità di apprendimento aperto e libero; in altre, che purtroppo sono la maggioranza, è ancora riproduzione dei rapporti sociali. Che poi, come scrive lo stesso Manganelli, sia un luogo di “inclusione”, mi dispiace ma, nella stragrande maggioranza dei casi, non è così. Solo sulla carta il figlio di un metalmeccanico può frequentare con profitto uno scientifico o un classico; nella realtà la differenza di classe emerge in tutta la sua evidenza. Non a caso, in certe professioni (magistrati, dirigenti pubblici, etc.) sono ben pochi i figli di proletari …

    Qualcuno ha sottolineato la somiglianza tra alcune posizioni qui emerse e quelle del governo. A me questi discorsi fanno venire l’orticaria. Soprattutto se, in parallelo, non si dice che il centro sinistra ha, sulla scuola, la stessa idea del governo (nessuno ha sentito la Rosi Bindi sul “merito”? in cosa è diversa dalla Gelmini?).

    Fortuna nostra nelle piazze, in questi giorni, emergono altri pensieri, ben più avanzati di una sterile difesa “al buio” della scuola pubblica. Nelle università cominciano a circolare critiche della didattica, dell’organizzazione scolastica, del sistema di potere … E infatti ora esco e vado davanti al Parlamento ….

    Fabio A.

  67. certo che ne dovete aver subito di traumi tra i banchi, e anche sotto probabilmente, per lasciare scaracchiate di pensiero siffatte

    fatevi vedere, uno adatto alla bisogna si trova sempre. potete ancora farcela, piccoli rondonini d’accatto

  68. @ massimo e genseki
    Riguardo all’ideologia, vedo che nei vostri commenti ne spira parecchia.
    Io non mi sento un grande oppositore, né vedo attorno a me, l’ho già detto, dei terribili eversori. Le cose sono più complicate semplicemente perché la scuola è un meccanismo molto complesso, difficile da ridurre, nel modo sprezzante usato da genseki, al sabato libero o a presidi dementi.
    Purtroppo mi tocca ripetermi: evidentemente io vivo su Marte.
    La mia sensazione è che la scuola sia al di fuori dell’ideologia dominante, da un lato perché diciamo, fa fatica a veicolarla, dall’altro a causa della forma che ha assunto con gli anni, appunto inclusiva.
    Non ho mai pensato che la scuola sia bella e giusta così com’è, ci mancherebbe altro, però se si vuole pensare che tutto il disastro culturale (ma in primis socioeconomico) dell’Italia dipenda dalla scuola ci si nasconde dietro un dito. E l’università, i partiti, il mondo del lavoro, i media?
    Con la stessa logica per la quale le colpe dei sessantenni e settantenni sbandati che ci governano ricadono sulla scuola, dobbiamo inneggiare alla scuola fascista o pregentiliana, perché ci ha regalato la classe politica che ha riportato l’Italia alla democrazia dopo la guerra. Stiamo davvero bene…

  69. @ Alan Fard
    Anche io, a volte, ho la sensazione che la scuola ad alcuni abbia fatto davvero male.

  70. manganelli, questa è gente che manda i figli dalle suore, te lo dico io, e poi viene qui a sparare cazzate sulla scuola pubblica e sul lavoro e l’impegno quotidiano di migliaia di persone

    anelli di trasmissione dell’ideologia dominante…
    ma cosa fumano questi?

  71. Non vedo l’insegnamento delle lettere come morte della creatività.
    Incoraggio i miei alunni da raccontare, inventare, colorare il mondo.
    Mi piace accompagnare la scrittura con musica, immagini, illustrazioni.
    Vorrei sapere chi tra i commentatori sono professori di lettere, chi ha un contatto di vivo con la scuola.

    Condivido il commento di Helena Janeczek per lo straordinario patrimonio culturale. In questi giorni il cuore si stringe da sapere come sono abbandonati la bellezza dei monumenti storici del paese, come si ammazza una regione ( La Campania), come si muore ogni speranza di fare respirare gli abitanti.
    Sarebbe una magnifica fiertà di fare ritrovare a Napoli la sua nobiltà, il suo colore, la sua bellezza. Napoli è asfissiata, il suo cuore è ammalato. Eppure ha un incantamento che ogni viaggiatore prova.
    Forse è la stessa cosa per la scuola, si abbandonna la scuola come cose che riguardano il passato, la scuola indifferenti chi governa. la nuova regola è :
    arrangiati come vuoi.

  72. “è un’intera classe sociale a essere scientemente “suicidata” da un ristretto numero di criminali”

    avevo letto, sono perfettamente d’accordo

  73. Posso dirlo, per la prima volta nella mia vita qui sul web? Posso permettermi una generalizzazione?
    ANDATEVENE AFFANCULO!
    Vengo da una situazione famigliare, di territorio e di classe sociale che SA cosa significa una società senza scuola. Chi scrive queste minchiate probabilmente viene da una famiglia che ha la biblioteca paterna ben fornita, non la pigna di cambiali per pagarsi il letto e il tavolo con le sedie di casa. Io me la ricordo la mortalità scolastica del mio quartiere e la fine che hanno fatto quei ragazzi, miei compagni di classe. Non meno intelligenti di me, non meno degni di una vita meno disperata.
    A me, e lo dico senza enfasi alcuna, la scuola mi ha salvato la vita. Vi dico solo questo. Non so che scuole avete frequentato voi, piene di professori da barzelletta degni di un film dei Vanzina. Io ho conosciuto persone che credevano in quello che facevano, con tutti i loro limiti (nessun genio, nessun missionario), e, dato che non ho frequentato i vostri licei dove probabilmente insegnano ad alzare il mignolino pieno di ribrezzo, nel mio istituto tecnico fu proprio l’insegnante di italiano (altro che “lettere”, “Italiano”) l’unico mio punto di riferimento critico nei confronti del mondo, in una età complicata. Fu la mia antologia scolastica di storia della letteratura a farmi sognare, arrabbiare, esaltare, commuovere.
    Io ho conosciuto e frequentato, da padre, asilo nido, scuola materna, scuola elementare, e da scrittore medie e superiori. Ed ho conosciuto persone incredibili, colte, preparate. Certo anche una serie di coglioni, che rimpiangevano il grembiulino e i bei tempi andati, in fondo non c’è professione inattaccata dai coglioni. Ma questo generalizzato sputare sulla scuola mi fa venire i nervi. Ci stiamo giocando la democrazia giocandoci la scuola, lo vogliamo capire?
    E’ questa la sinistra? Questo coacervo di snobbismi? Bene. Ora ho capito perché non vincerà mai. Perché è destra e non lo sa.

  74. Scusate, ma tutta la gente di merda che circola in Italia è stata a scuola dalle suore? si fumasse quello che vuole ma quoto genseki, nel senso che trovo le sue argomentazioni un buon punto di partenza; mi dichiaro pure disposto a dedicare parte del mio tempo, gratuitamente, a sperimentazioni didattiche, zona fiesole. non essendo un professore certificato, posso anche fare il bidello, o del pratico lavoro organizzativo. però vi avverto che sono capace di far innamorare dell’arte grandissima parte di svogliati studenti, al solo prezzo di far disprezzare loro la cultura (spiego di nietzsche evvia evvia: lo capiscono). al limite riesco, in percentuali inferiori, lo ammetto, a far ‘namorare dell’arte puro li professori, ma la pratica richiede tempo, perché non c’è maniera di farli allontanare dall’ombrello culturale, e allora bisogna farci dei buchi, nell’ombrello, sempre di più, fino a che, uno a uno, si convincono a ripararsi in altra maniera. i più ostinati non smettono di ripararsi nemmeno quando sul telaio dell’ombrello non c’è più il telo… diventando ridicoli e poetici insieme, da ritrarre.

  75. Scusate, mi ero dimenticato di dire che sarebbe molto bello intervenisse il professor Marco Lodoli, in questa discussioncella. E poi perché non si parla della provocazione del ” reazionario ” Silvano Agosti? il quale, auspicandola, paragona la chiusura della scuola alla chiusura dei manicomi, alla quale partecipò attivamente a fianco di Franco Basaglia. ca va sans dire amerei anche l’intervento di Silvano Agosti, ma temo non sia un internettiano: credo sia ancor vivo…

  76. è molto facile sparare ad alzo zero riempiendosi la bocca di lodoli e di agosti, provate piuttosto a chiedere l’intervento dei docenti che lavorano nelle periferie e nelle zone degradate delle piccole e grandi città, provate a pensare quale baluardo rappresenti, piccolo o grande che sia, il loro impegno in certe realtà. provate a dire a loro che sono cinghie di trasmissione dell’ideologia dominante…

  77. @ manganelli
    Mi pare che nessuno abbia inneggiato alla scuola fascista o prefascista o parafascista. Mi rendo conto che è difficile esaurire un argomento così complesso in un post, e capisco che ci siano persone dedite e serie che si sentono punte sul vivo. Però mi sembra legittimo interrogarsi sul senso del “baraccone scuola pubblica” nel suo complesso, senza togliere meriti a chi fa il suo mestiere con competenza e passione.
    Dire che la scuola così come la conosciamo ha perso molto del significato che aveva, non vuol certo dire essere a favore dell’analfabetismo o della delinquenza minorile. Significa che forse qualcosa ha fatto il suo corso. E bisogna riflettere su alternative possibili.
    La scuola è sempre stata espressione della società borghese con i suoi pregi e difetti. Doveva (teoricamente) forgiare cittadini saggi e responsabili. La degenerazione dell’individuo in senso consumistico degli ultimi 30 anni non è stata impedita dalla scuola, che ha continuato a viaggiare sugli stessi binari di sempre.
    Quello che voglio dire è che la scuola pubblica NON è più il traino dell’ideologia dominante (ed è per questo che tagliano i fondi). Mentre l’ideologia dominante si è vieppiù inferocita, la scuola non ha rappresentato un’ideologia altrettanto forte che potesse contrastare l’esistente.
    La scuola pubblica vive in una condizione paradossale: continua a essere a favore di un’esistente che non c’è più, mentre dovrebbe contrastare l’esistente che c’è ora. Ma non lo può fare, perché il suo ruolo è quello di preservare la società, qualunque essa sia. Quello che confusamente cerco di dire è che la scuola pubblica non è in grado di forgiare cittadini utili alla società e neanche cittadini critici della stessa. E’ una fabbrica che gira a vuoto, nonostante ci siano molti insegnanti validi o addirittura splendidi.

  78. ama, invece per te vale sempre quello che ti ha detto, qui, una commentatrice qualche mese fa. ricordi? più o meno: il giorno in cui produrrai, in rete, un pensiero tutto tuo, che non sia un miscuglio indigeribile e irricevibile di plastica-réclame-luogo comune, sarà festa nazionale anche nel paese dei balocchi – in cui probabilmente vivi

  79. Bisogna anche vedere quale sia, l’ideologia dominante. E se davvero essa domini tuttora. La scuola che ho fatto io mi ha insegnato, per esempio, che essere razzisti era – sempre, a prescindere – una cosa sbagliata. E che disprezzare la cultura, invocando Nietzsche o meno, è sempre una cazzata da aristocratici del piffero: perché dotarsi di un’attrezzatura culturale è una delle poche strade per tentare un’emancipazione sociale (per chi, beninteso, non sia nato con la camicia: come invece, ho motivo di ritenere, certi sofisti da bar che nicknameggiano senza posa, qui).
    Una volta queste cose – noiosissimi luoghi comuni per i sofisti da bar – facevano parte di un’ideologia, sì, e forse in molti strati sociali essa si poteva definire “dominante”. Oggi valori come questi non “dominano” da nessuna parte, nella nostra società. Sono dunque valori d’opposizione: di resistenza. Per questo si opera così alacremente, a tutti i livelli, per abolirli. Facendo tabula rasa, apputo, della scuola e dell’università pubbliche. Poi, a cose fatte, ditemi voi a chi andrete a leggere Ivan Ilich, Pasolini, Papini e Nietzsche.

  80. Vedo che nel frattempo cose simili alle mie le ha scritte Massimo. Spesso sono in disaccordo coi suoi commenti, non in questo caso.

  81. @ AMA
    Quella tipa è molto simile alla mia vechcia prof di lettere… in più lei sputacchiava quando parlava e teneva un alito da sciacallo… sarà per questo che non sono riuscito a farmi piacere l’ariosto?

  82. Perché abbiamo bisogno di professori di lettere,

    per leggere: Le journal d’Anne Frank
    Le Petit Prince
    Les pièces de Molière o di Goldoni
    Le favole ( molti bambini oggi non conoscono la cuturale tradizionale)
    Arthur Rimbaud,
    l’Odyssée
    Maupassant

    Parole per le lettere: SOGNO-CREAZIONE-RIFLESSIONE-UMANISMO-TOLLERANZA-MEMORIA-LINGUA-DIVERSItà-ARTE-IMMAGINAZIONE
    LIBERTà

  83. @Cortellessa

    c’è un motivo se mi trovo a nickneggiare su questo nobile sito: sono un benefattore dell’umanità. Com’è che le faccio del bene? Facile: non esco di casa per nessuna ragione. Lei, oltre alle critiche compiacenti di cui ogni tanto ci delizia, cosa fa per il bene dell’umanità?

    Ps: lasci perdere Nietzsche, non è roba per accademici ” filistei “.

  84. la signor Catia Polidori, già nel FLI, ha votato all’ultima minuto la fiducia; tra le aziende di famiglia della signora risulta esservi il CEPU.

  85. @biondillo

    Guardi che lei conta per uno,non per tutto il cocuzzaro.
    Ci son anche altre esperienze molto diverse dalle sue,purtroppo.
    Magari se fosse meno incazzato,si potrebbe pure capire che la provocazione di abolire la scuola,potrebbe significare “questo tipo di scuola” che non mi pare abbia ottenuto poi grandi risultati nell’educare ed istruire i giovani.
    Qui non si tratta di scuola pubblica o privata,ma di una scuola tout court che gira a vuoto, nonostante ci siano molti insegnanti validi o addirittura splendidi,come dice massimo.

  86. @veronique
    cristo santo… se vuole divento il suo bardotto e l’accompagno in qualche libreria fornita. prenderò due-tre libri, tirandoli via coi denti, lei invece di darmi foraggio allunghi la manina sulla mia mascellania e sbirici quello che ho spunzonato per lei. spero dimentichi la cotta per il prof di lettere… come rimpiazzatore non andrei bono che sono un bardotto.

    @cortellessa
    ci risparmi il pistolotto. oggi ho messo la camicia sotto al maglione, come penso farà anche lei. purtroppo ho dovuto acquistare entrambe al negozio, sprovvistone com’ero dalla nascita mula-giacché son pure bardotto.
    Se voi credete nella Scuola, o in questa scuola, o nell’establishment Scuola, noi sofisti da bar crediamo nel bar, ma anche un po’ nella bottega e nello stradone. che poi sono i luoghi deputati all’emancipazione sociale, dato che finora, ho visto passare al lavoro dalla università, di primo colpo, solo quelli che potevano pure non andarci a scuola per quel postarello.
    io spero non ci saranno più soldi per pagare qualcuno che apra i lucchetti della scuola, e vedrà che non spunteranno fungaie di studenti pronti a prendere il suo posto, semmai secondo turno, ma resteranno a mangiare fragole allo spumantino, sarde e fusillame

  87. @cortellessa
    “La scuola che ho fatto io…”,chissà poi in quale scuola insegnano ad esser razzisti o a disprezzare la cultura invocando Nietzsche!
    Non crede che la tabula rasa,nella scuola pubblica, bisognerebbe farla di tutte le ideologie?

  88. Anch’io come Biondillo mi permetto un’anteprima biografica e generalizzante sul WEB: Poffarbacco! O come diceva Pietro l’Olonese: “pour les sables d’Olonne”.
    Boh io Rimbaud a scuola non l’ho mai sentito nominare e nemmeno Labriola e Lenin e Tzara e Breton e i Canutos e i Taiping e non ho mai sentito nominare Toussaint Louverture e nessuno mi ha mai parlato di Fanon o di Mao o di Lin Piao e nemmeno di Malatesta, di Victor Serge, di Kropotkin, no! Nessuno mi ha mai parlato di Filippo Buonarroti e non sono mai stato interrogato sulla Congiura degli Eguali. No! Non ho sentito dire niente di Lumumba e nemmeno di Um Niobé, non ho conosciuto nessun professore che parlasse di T. Sankara o della Comune di Parigi se non come un breve accenno, una specie di nota a pié di pagina. Non mi hanno mai dato un tema sulla critica a quell’infamia che è il lavoro salariato, nessuno mi insegnó mai che cosa è la merce! Di Hegel mi dissero Tesiantitesisintesi e tutta una serie di buffe triadi, di Marx che era un materialista. Bordiga era una grappa e malatesta uno sciampo tedesco. POFFARRE! Signor Biondo Giannillo, io a scuola non ho saputo niente della lotta secolare delle classi subalterne e di tutti quellii che si sono battuti e sacrificati per una societá in cui nessuno fosse sfruttato da un altro! Non ho mai avuto esercitazioni di vita comunitaria e di collettivismo e no! A me non mi hanno nemmeno parlato delle leghe dei braccianti, dei fasci siciliani, di Barbato, dell’insurrezione di Benevento delle magliette a striscie di Genova, della Pinkerton che sparava sugli operai americani in sciopero, e degli schiavi cinesi che costruivano le ferrovie del west. Della schiavitú dei neri un pochino si, ma di Leopoldo del Belgio nulla. Peró ho passato settimane sul Fanciullino di Pascoli e sul “ció che non siamo ció che non vogliamo di Maontale” Ohibó io ho imparato di piú dall’Emilio e da Yanez. E lei mi dirá che ho avuto quello che mi meritavo e come diciamo in riviera: va be di sale!
    genseki

  89. incredibile vedere riverificato – fin nelle ultime minime chiocciole sintattiche, negli estremi riccioli retorici – come un certo individualismo fascistoide finto anarchico abbia sempre lavorato e tuttora lavori gratis per i padroni, per i loro picconi.

    è quasi una mascherina. un tipo ben ritagliato.

    contento di essere arrivato a delibare il luì ferdinàn selìn grazie ai settecentomila gradini percorsi dalle aste delle elementari alle ç francesi, stirnerino finalmente in grado di digerire il grappino di charleville e citare d’annunzio s’accende il sigaro con la molotov che gli ha passato mariastella, e issofatto fa saltare la scuolina che lo nutrì. felicissimo, se ne va inneggiando a selì (magari pure un po’ a salò)

  90. il commento ora postato non era diretto a genseki. al quale però dico: cortellessa diceva: ok non funzionano bene i trasporti pubblici. che si fa? li aboliamo? questo diceva. ha torto? porco qua e porco là: no che non ha torto.

    la scuola pensata dalla stella maria non è una scuola dove si arriva TUTTI ad alfabetizzarsi tanto da arrivare ad apprezzare indipendentemente dalla scuola medesima anche rimbaud salgari fanon; bensì una scuola dove si porta QUALCUNO (vediamo un po’ se indovini chi) ad alfabetizzarsi a sufficienza per metterlo in culo a te a me e a quelli che leggono rimbaud salgari fanon.

  91. Non c’è nulla di più meschino che rivolgersi a qualcuno storpiandogli il nome, genseki. E’ per questo che non ho voglia di replicare alle tue ovvietà.

  92. @ massimo
    Le sue ultime argomentazioni mi paiono lievemente più precise, ora. Il problema è quello della brevità dei commenti, ha ragione lei.
    Non ho detto che qualcuno qui sta inneggiando alla scuola fascista (però spira un’aria che non mi piace affatto), ho detto che la logica utilizzata in certi post potrebbe benissimo andare in quella direzione.
    Che la scuola sia da cambiare sono il primo a dirlo, da anni, perché non sono affatto affezionato all’esistente. Cambiare non vuol dire distruggere, però. E io nei progetti degli ultimi governi non ho visto molto altro che tagli e tagli.

    @ genseki
    Su Marte non ci lavoro soltanto, ci ho anche frequentato le scuole. Pensi che di Toussaint Louverture ho sentito parlare in terza media. E che Rimbaud, Breton e Tzara sono stati argomento del mio colloquio della maturità.
    E a lei gli strumenti per leggerli chi glieli ha dati, lo spirito santo?

    @ biondillo
    D’accordo dalla prima all’ultima parola.

  93. Giá perché invece mandar l’interlocutore “affanculo” è una raffinatezza da vero dandy no e definire gli altrui argomenti “minchiate” una prelibatezza di quelle d’altri tempi. Storpiare poi le biografie degli altri attribuendo biblioteche a destra e a manca mi par peggio, nel senso di piú buffo che fare calembour sui nomi. (Biondo era infatti un umanista dei piú cortigiani, da qui il calembour che filologicamente non è certo all’atezza del suo vaffanculo Ça va de soi!) Il suo nome se lo tenga ben stretto come fece il buon Calaf a spese della povera Liú! Chi ha mancato di rispetto per primo è stato lei. Ma siccome lei è in Wikipedia e io no si crede di potersi permettere qualsiasi arroganza! Ovvio quindi è lei non io!
    Io sono abituato a farmi dare del fascista e quelli che mi davano del fscista negli anni settanta sono gli stessi che adesso mi danno del comunista! Con lo stesso disprezzo di prima. Oscillano comunque perché a volte ritornano a darmi del fascista e poi di nuovo del comunista, loro sono giudeocristiani, ovviamente! Beato lei Massimiliano! Cosa vuole che le dica io sono restato al fanciullino ma ai giovani che ho conosciuto invece gli si propinava del vecchioni e persino del venditti sotto l”etichetta di nuovi linguaggi. Dimenticavo in seconda media qualcuno le avrá sicuramente parlato di Luigi Nono, beato lei ed ovvio io ovviamente.
    genseki

  94. No, di Luigi Nono no. Del resto non si può avere tutto.
    E la musica, si sa, in Italia conta davvero poco, nella scuola come altrove.

  95. E’ veramente comico..,come direbbe D’Alema,l’architetto Biondillo,si lamenta che gli han storpiato il nome e lui lancia vaffanculi generali,tanto per illustrarci la sua scuola.
    State attenti a NI,siete insidiati dalla Lipperini..

  96. Ho fatto in tempo a veder un commento ora cancellato,probabilmente un reprobo cacciato.
    Se lo staff di NI non ha nulla in contrario,lo riposto io,mi sembrava in linea con tanti altri,.

    (johnny)

    Saranno pure ovvietà quelle di genseki,ma si da il caso molto vere…

    @M

    individualismo fascistoide finto anarchico…va beh,abbiam capito,la solita vulgata..o bevi con me o fascista.. tifo milaninter..
    Perchè,o mio dotto,finora cos’è stata la scuola…

    @cortellessa

    Non sia così severo coi caffè,come lei sa,pare che abbiam versato più oboli di tante università.E neppure con gli snob,categoria a lei tanto cara…

  97. Bene. Vedo che anche se non si fanno nomi le code di paglia bruciano uguale.
    Detto ciò: io non ho mai sfanculato nessuno qui su NI. Chiedo perciò scusa. Il mio era lo sfogo di un depresso.
    La questione greve e vagamente puerile di Wikipedia, genseki, te la potevi tenere per te, comunque. Qui non vige alcun principio di autorità. A meno che non te lo sia implementato tu da solo. Magari a scuola. La stessa – detto per inciso – che ti ha dato gli strumenti per scoprire Kropotkin o Labriola.
    Che la Pinkerton sparasse sugli operai americani in sciopero io ad esempio l’ho scoperto da bambino, leggendo un fumetto. Dopo che ho imparato a leggere. A scuola, dato che avevo due genitori semianalfabeti.

  98. a me piaceva andare a scuola anche perchè a casa mia o studiavi o lavoravi non c’erano cazzi
    mi piaceva la scuola perchè al mio paese non c’era l’oratorio, non c’era il cinema , non c’era un cazzo ma c’era il catechismo ed io ero ancella di maria e la mia catechista era incinta del prete
    mi piaceva ed ero la più brava della classe
    mi ricordo con immenso affetto di una sola maestra, la liliana caruana mangia, che mi regalava libri per ragazzi, libri che divoravo di nascosto che la mia mamma mi sgridava se mi vedeva perdere del tempo
    i maestri erano invece cattivi e bachettavano, mè no, perchè ero diligente studiosa e forse anche antipatica allora, ma le fiacche sui diti dei miei compagni mi turbavano è che non mi passava neanche per l’anticamera del cervello di ribellarmi o incitare alla rivolta i possessori dei diti bacchettati, che erano per lo più maschi ripetenti che nel mentre la maestra ci dettava l’abero cui tendevi la pargoletta mano, ci chiamavano a noi femmine per mostrarci quel cosino che si titillavano coi ditini infiacchettati
    mai fatto la spia però anche perchè non so quando ho cominciato a non fidarmi dei grandi, ma mi sa che ho cominciato molto presto e ho fatto bene, col senno di poi ovviamente
    delle medie mi ricordo solo della mia proff di italiano che mi aveva in simpatia perchè pensava che ero intelligente tanto, tanto che mi fecero fare un test per una borsa di studio ed io cannai quasi tutti i quesiti perchè davvero mica li sapevo e loro pensavono che stavo scherzando e che ero stata geniale nelle risposte
    all’esame della licenza ho copiato tutto dagli appunti che mi ero presa nè che di più bravi di me non ce n’erano e se c’erano erano stronzi/e e non passavano niente.
    mi piacevano le medie forse più delle elementari, studiavo il giusto e non mi fidavo dei professori ed ero la prima della classe ma questo l’ho già detto
    alle superiori la mia proff di latino e italiano mi diceva che venivo giù con la piena mi dava sempre quattro e due e mi correggeva errori che non c’erano anche se non copiavo che il latino lo studiavo perfino la notte e negli anni successivi ci ho avuto sempre sette sia perchè copiavo al gelmini che veniva dal classico ed era ripetente e sia perchè sotto sotto sono molto intelligente ma alle superiori mi consideravano mediocre ed io ho copiato perfino all’esame di maturità e dei professori non mi sono mai fidata ed ho fatto molto bene, col senno di poi, ma a scuola mi piaceva andare perchè la parrucchiera per principio non l’avrei mai fatta.
    il primo anno che stavo alle superiori dimoravo in un convitto di suore che col senno di poi ho scoperto che erano tutte lesbiche ma a me non hanno mai fatto delle avance solo che mi spegnevano la luce nella camera di sera perchè dicevano che per quello che pagavo di retta era già tanto che mi tenevano lì e la superiora che andava a parlare coi professori per rinforzarmi mi diceva che i miei professori le dicevano che studiavo poco ma io studiavo anche la mattina alle cinque e quella cosa lì mi ha fatto venire la balbuzie per un anno ma al secondo anno le suore non mi hanno più voluta perchè dicevano che ero indisciplinata ed io non ho balbettato più perchè andavo avanti e indietro con la corriera e arrivavo al mio paesello di montagna alle quattro del pomeriggio cosìcchè non ci avevo tempo di studiare e allora copiavo e mi arrangiavo e non mi fidavo dei professori ed il tempo mi ha dato ragione
    la mia materia preferita era la filosofia che la rosina, una nobile decaduta che insegnava, aveva fatto odiare a tutti gli studenti passati e a quelli futuri dopo di me (poi è morta e a me è spiaciuto molto) ma a me piaceva, la filosofia, non so perchè e quando mi interrogava io le spiattellavo tutto kant ed eghel che era una bellezza ma lei mi dava otto e poi in pagella sette e poi sei perchè non poteva concepire la rosina che una ragazzina venuta giù con la piena gli piaceva quell’imbecille di un eghel, ma sciopenauer è stato il mio massimo di illuminazione, allora
    ma la scuola mi piaceva e le mie amiche mi raccontavano del sesso ai bagni mentre fumavamo ed io copiavo che era una bellezza e anche altro
    all’università… la prossima puntata
    baci a biondillo
    la fu

  99. È un onore Messer Biondillo essere sfanculato da si nobile Cavaliere quale sollievo alla sua melanconia per un putto codipagliuto qual son io e greve greve; se concessa mi fosse stata anche una vita di femminella come lo fu all’infelice Tiresia ardirei perfino dedicare alla Sua Signoria l’aria: “Batti batti bel Masetto”. Sfanculi pure come piú Le aggrada a destra e a manca la plebe pulciosa quando Saturno alteri i suoi umori entrando in qualche perigliosa congiunzione.
    Umilmente
    genseki

  100. mivienedadirenonnepossofarammeno che, pur di tenere i ragazzi lontano da arti e mestieri fareste di tutto. sono malizioso se penso che sapete bene che l’accesso al potere, del quale molti di voi architetti fate bene o male parte, inizia dall’avere la patente, il lasciapassare, da confraternite di arti e mestieri?

    architetto è vero che ha avuto la vita salvata dalla scuola? vuol dire che c’era poco da salvare! so che le piace l’umorismo e non si offende per una battuta… me l’ha servita su un piatto d’argento… dato che ci sono, a proposito di umoristi, volevo dirle anche che ci andasse piano, architetto, con fascista qui fascista là. così Flaiano, immagino caro anche a lei: “in Italia i fascisti si dividono in fascisti propriamente detti e antifascisti”

    un bacio a la fu.

  101. Larry,
    no, ti prego non generalizziamo. Ho chiesto ammenda e quindi tiro avanti. Ma la scuola che voglio io dovrebbe esaltre proprio le arti e i mestieri, migliorare le scuole tecniche e professionali, farsi sperimentale e fattiva. Questa riforma sta facendo l’opposto: riduce quelle scuole a deposito degli stolti e fa sì che chi è figlio di chi detiene il potere continui la tradizione di famiglia.
    Poi, sulla questione architetto: ho pestato fin troppi piedi in quella disciplina, tutto puoi dire tranne che sia assevito a chissà chi.
    (io non ho parlato di fascismo, ma di destra. Lapsus interessante il tuo).

    genseki,
    d’accordo seguirò il tuo aulico consiglio: vaffanculo! ;-)))

  102. Ma Lei Messer Biondillo lo sa che per essere un architetto scrittore televisivo wikipediato ha un vocabolario proprio noioso!?
    Se anche i suoi libri aricoli edifici e colonnati sono cosí mossi e variegati stiamo freschi davvero.
    genseki

  103. @biondillo

    allora flaiano si trasforma all’uopo, che tanto non si offende nemmeno lui. in Italia la destra si divide in due: quelli di destra e quelli contro la destra. sempre grazie per il pianto d’argento.

    la mia maliziosità non si spingeva a insinuare la tua a affiliazione a logge massoniche. dico solo che scrivere sui giornali e per l’editoria… vuol dire almeno indirettamente essere protetti dalle confraternite dei compassati, contro le quali, intendiamoci, non ho nulla, nemmeno contro i loro valori, che hanno reso possibile la vita a tanti di noi, compresa la scuola pubblica, che è una loro invenzione. che così com’è, però, in Italia, fa schifo e va cambiata, in senso sociale, non in senso clericale. per questo dico arti e mestieri: botteghe, trasmissione della conoscenza, amore per la pratica della bellezza ecc. cerchiamo di fare qualcosa in senso sociale, prima che loro ci impongano le loro scelte in senso clericale. questo avevo letto anche nelle parole di genseki.

  104. rigodon dice: “”Ho fatto in tempo a veder un commento ora cancellato,probabilmente un reprobo cacciato.”
    Il commento (da te copiato giusto in tempo prima della censura e pubblicato) sono andato a cercarlo nel backstage e… curioso: nessuno l’ha cancellato, ma semplicemente era rimasto impigliato nelle reti dell’antispam. Come diavolo hai fatto allora a leggerlo se non è MAI stato pubblicato?
    Oh… ora ho capito… perché l’hai scritto tu! (l’IP è identico).
    Ora, si sa le bugie hanno le gambe corte e il piacere di cercare a tutti i costi un aguzzino, un nemico, un complotto è troppo forte. Al punto che un commento innocuo come quello per te era già una guerra da combattere nel nome della libertà d’espressione.
    Bah.
    Forse è meglio che lascio perdere. Mi metto a lavorare, che è meglio (per me).

  105. Larry: “in Italia la destra si divide in due: quelli di destra e quelli contro la destra”.
    Dunque di quale destra fai parte tu, per curiosità?

  106. Architetto non posso essere di destra, perché ho in odio qualunque autorità, al contrario di tanti qui… del resto se lo fossi, o lo fossi stato, mi stenderebbero tappeti dorati, mi creda. sono un modesto seguace di spiriti individualisti, le cito in particolare i per lei ” reazionari “, immagino, Simone Weil e Ludwig Wittgenstein. Di Nietzsche ho già detto. Una volta i comunisti che frequentavo (sempre frequentato sti cazzo di comunisti!) dicevano che ero fascista per via che preferivo la prospettiva liberale popperiana alla loro ancora fissità marxiana. Poi i tempi cambiarono, divennero tutti popperiani fru fru… e io marziano.

    Per curiosità mia, invece, lei lo sa che la scuola pubblica è stato ed è il cavallo di battaglia della massoneria? Può provare a immaginare che chi la vuole immodificata fa gli interessi di essa?

    Visto che le piace la costituzione riporto, a vantaggio di tutti, l’articolo che riguarda la scuola e l’istruzione:

    L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.

    La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.

    Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.

    La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.

    E` prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale.

    Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.

    Questo, architetto, è l’articolo 33, che, guarda caso, è il massimo grado massonico. Del resto, pare, si dice, almeno un terzo dei componenti dell’assemblea costituente erano massoni.

    I miei rispetti.

  107. architetto, il lei – con il quale mi rivolgo a chiunque, eccetto alcuni a cui sono obbligato al Voi, e i miei paria, ai quali rispondo con il tu – fu un errore che non aveva intenzione alcuna di irriverire, se no, in questo contesto, la chiamerei GRANDE ARCHITETTO: solo normale stanchezza serale. tuttavia non ho mai pensato che avessimo qualcosa da dirci. mi permetto appena di far notare agli origliattori che la discussione, quando si parla di compassitudine, si interrompe sempre…

  108. Ma ci riusciremo mai a piantarla con destra e sinistra? La scuola deve essere di destra o di sinistra? Valori di destra o di sinistra? Bersani e Fini hanno accrocchiato i loro discorsetti insulsi, interscambiabili. That’s it.
    Detto questo mettiamo una bella pietra su destrasinistra e andiamo avanti che sono quasi 11 anni che siamo entrati nel secolo vigesimo primo.
    Credo che praticamente nessuno di noi (come magistralmente ha sottolineato genseki) sa quello che sa perché l’ha imparato a scuola.
    E’ normale che chi fa un mestiere cerchi di difenderlo. E’ normale che si cerchi di stare nei confini del conosciuto e si aborra l’ignoto.
    Il fatto è però che le cose stanno cambiando, inesorabilmente. Non si sa ancora come sostituirli, ma i vecchi paradigmi non funzionano più.
    La scuola è un sistema per creare gerarchie. Sei abilitato a credere di sapere qualcosa se hai un diploma. Sei abilitato a credere che la tua interpretazione del mondo è corretta, perché è ufficializzata dai programmi scolastici.
    Tutto il resto, ciccia.
    Il problema che non si vuole affrontare è che è in corso una lotta di classe feroce e senza esclusione di colpi. I ricchi contro i poveri. E i poveri sono così babbei che pensano di utilizzare gli strumenti offerti dai ricchi per dare un contentino, come mezzo di lotta contro i ricchi stessi. Poveri illusi.
    Altro che salvare la scuola. Bisognerebbe veramente creare una scuola alternativa, capillare, umanistica ma anche pratica, volontaristica, come dice genseki, nei condomini, nei quartieri. Insegnanti volontari che a turno insegnano quello che hanno vissuto sulla loro pelle. Insegnino a non vendersi, insegnino a ribellarsi, insegnino che questa democrazia è un inganno losco, che bisogna riprogrammare tutto e che per nostra fortuna abbiamo a disposizione i grandiosi errori del novecento per correggere mille volte il tiro se si sbarella. Ma per fare questo ci vuole un coraggio enorme. Dire no a tutto, come Bartleby.
    E invece si vuole curare il cancro con l’aspirina: preservare i piccoli professori con i piccoli stipendi perché tengono tutti famiglia. Cambiare tutto per non cambiare nulla.
    La scuola è condannata perché la società così com’è è condannata: ma non si creda che accadrà qualche catastrofe. No, tutto si affloscerà in un colossale sbadiglio di stanchezza. Neanche ce ne accorgeremo.

  109. Credo che Biondillo sia arrivato solo per oggettive qualita’ umane. Indiscutibili.

    ——————————————————————————-

    Resta il fatto che difendere la professoressa di Lettere del Liceo Classicoo ad esempio sarebbe per me impossibile. Mi rendo anche conto pero’ che le professoresse di Italiano negli istituti tecnici e professionali siano FONDAMENTALI. E spero meno sciroccate ed umiliate.

  110. Comunque per me i cinque anni di liceo classico sono stati assolutamente inutili. Per quanto non sia mai stato rimandato. Buona media. E mi sia diplomato con soli 55/60 perche’ al primo quadrimestre dell’ultimo anno avevo preso 6 in condotta per oggettiva cattiva condotta. Specie col piccoletto di Filosofia.

    Non potrei in alcun modo prendere le difesa della sQuola pubblica cosi’ come l’ho conosciuta io (sono del ’77).

    Ma sono assolutamente con gli studenti in piazza. Una speranza fra le tante pompinare del cazzo barzotto di Silvio Prostata.

  111. Non so voi, ma io sono felice … Compatti, determinati, al di fuori di ogni compatibilità … E in tanti, veramente in tanti …. Quella scesa in strada ieri è la scuola che mi piace … Tutto il resto è Discorso …

    NeGA

  112. @NG

    capisco il tuo entusiasmo, ma credo che la fiction gente che mena gente sia assolutamente funzionale al sistema neoliberista, lo rilegittima: non a caso circola sulle tv internazionali, come la fiction di atene di qualche mese fa, che è finita con Padoa Schioppa – quello di come stringo la borsa io non la stringe nessuno, quello dei tesoretti che spariscono, quello delle tasse sono belle – commissario della Grecia per conto di Unione Europea, Bce e Fmi. Secondo me.

    Parliamo di cose serie. Sto vedendo una cosa di Leo e Perla (lui strepitoso nella farsa colta, come sempre, lei un angelo che non ci siamo meritati) sul sito beat 72 che si chiama e-theatre, dove c’è un sacco di altra roba. è incredibile quello che succedeva 30 anni fa. te lo consiglio vivamente. http://www.e-theatre.it/play.php?vid=285

  113. @ Larry
    su ieri, vedremo … A me sta divertendo leggere i commenti di editorialisti e politici nostrani: spiazzati è dir poco. Solo iniziando, comunque, si può andare avanti …

    su Leo&Perla, che dire? Immensi. Grottesco, parodia, irrisione, presa in giro della poesia sonora e della vocalità di ‘vanguardia [“Cathy Berberian fa schifo di fronte a me!” – ed era vero, tremendamente vero!] … Insomma, teatro. Oggi? Giornalismo.

    Pensa alla battuta: “Lacan, a un carmelitano puoi dire che è bravo, hai capito Lacan?” … Quanti la capiscono, oggi?

    [E che dire di quella di Perla sulla centralità del corpo: “Il culo dice di più: corregge!”]

    NeGa

  114. Mi sento sempre più apocalittico e dis-integrato.
    Ho scelto un brutto momento per smettere con le metanfetamine.

  115. Di recente un concorrente del Grande Fratello, sentendosi insultato da un altro concorrente che gli urlava in faccia, l’ha allontanato con una spinta. A quel punto è stato etichettato dagli altri come ‘violento’ e severamente condannato: tutti gli hanno detto che in queste circostanze chi alza le mani si mette dalla parte del torto e che un vero uomo ‘indietreggia’. Il fatto era che, banalmente, il concorrente offeso, reagendo, s’era messo contro il branco che non aspettava altro che farlo passare per manesco.
    Ecco, in questa discussione quelli che fanno finta di indignarsi con Biondillo per il suo ‘vaffanculo’ nei loro confronti – ampiamente meritato – mi paiono sul livello di quei concorrenti ipocriti del Grande Fratello – bel risultato per un blog culturale di livello come Nazione Indiana…

  116. Spero che la discussione sia terminata. Leggere altri interventi di presunti “descolarizzatori”, del tutto fuori dalla realtà, veri onanisti del dissenso comodo e irresponsabile, mi avrebbe avvilito oltremisura. Che volete farci, sono più di vent’anni che insegno e certe cose che ho letto qui le trovo imbarazzanti e, fondamentalmente, incomprensibili. Anche a me mi ha lasciato la ragazza (perdonatemi il pleonasmo pronominale), ma mica son diventato misogino! Saluti

  117. @biondillo

    Guarda che il commento in oggetto è stato in attesa di approvazione,ben visibile per un dato tempo,di lì l’ho copiato,poi l’avete tolto,magari mi spiegherai perchè.Ma quale impigliato in reti antispam!
    L’Ip è identico,perche sul pc scrivono in diversi,(e guarda un po’ uno censurato e altri no),ci vuol poco a capire e ad esser meno maliziosi.
    E ci vuol altrettanto poco a cambiar l’Ip,nel caso si volesse fare i furbi.
    E poi,quale sarebbe stato il senso di copiarlo,se fosse la stessa persona,l’avrei scritto direttamente io,tanto valeva.
    Ah,il complotto,crear aguzzini…ma per favore,basta pubblicare i commenti e amen,finisce lì.
    Magari se si andasse più piano ad attribuire propri pensieri ad altri…anche le indagini dei tuoi commissari ne guadagnerebbero.

  118. Nessuno l’ha mai tolto, semplicemente perché non è stato mai pubblicato. “In attesa di approvazione” significa che lo poteva visualizzare solo chi l’aveva spedito. Fidati.
    O ci credi o no. Nessuno ha censurato (un commento, poi, così ininfluente, ma dai…). L’antispam l’ha fermato, come capita spessisimo (persino a commenti dei redattori stessi).
    Tutto il resto è noia.

  119. “il commento in oggetto è stato in attesa di approvazione,ben visibile per un dato tempo,di lì l’ho copiato”

    ahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahaahahahahahahah

    mai vista tanta pirlaggine in un commento solo

    piuttosto, giuggiolone, perché non provi a staccare le parole dopo i segni di interpunzione, così diventi irriconoscibile, come zorro

  120. Il berlusconismo privilegia lo stato-apparato rispetto allo stato-comunità, con lo sfregio ulteriore del banditismo predone. Il problema è che in un ecosistema equilibrato le pecore devono essere più dei lupi mentre in Italia, e anche in questo colonnino, mi pare oramai vero il contrario.

  121. anche a me la vita mi ha ferita ma non per questo ho dismesso la possibilità di fare due più due paolod
    riguardo al fatto che quando si tirano in ballo le massonerie il discorso si interrompa credo sia da imputare al fatto che nessuno di noi sappia un emerito cazzo di queste organizzazioni occulte e parallele al potere diciamo così palese e “democratico”
    infine pure io come massimo sono in fase apocalittica e non ho dismesso la maria per la felicità rassicurante di tanti ultrascolarizzati ben pensanti ottimisti
    baci lisergici
    la fu

  122. Daniz, scusa non ho ben capito il commento. Sono francese e non ho una perfetta conoscenza della lingua. Ho capito qualcosa apropositto dell’asino, ma non ho mai visto un asino fuori da un prato. Vedo invece cavalli che hanno bisogna di libertà e di orizzonte.

    Avrei amato seguire una scuola media italiana
    per leggere nella mia giovinezza
    Primo Levi
    Leopardi
    Dino Campana
    (Per avere il desiderio di finire la lettura
    dei Promessi Sposi)
    Sciascia
    Elsa Morante
    Per avere il desiderio di leggere
    Verga ( per armonia con il mio cognome)
    Anna Maria Ortese
    Italo Calvino,
    Per capire Pasolini
    Per ridere del Boccacio,
    Trovare il fratello di Molière in Goldoni…

  123. …a proposito di massoneria copio e incollo sperando di far cosa gradita :)

    Lettera Aperta N°2 al Fratello Silvio Berlusconi
    del 9 dicembre 2010
    di Gioele Magaldi

    Caro Fratello Silvio,

    mi obblighi a scriverti di nuovo ,come del resto era prevedibile.
    Amici comuni mi confidano che, proprio in questi giorni di dicembre, attendi con angoscia questa mia letterina, soprattutto visti gli esiti devastanti della prima epistola che ti inviai.
    Esiti devastanti anzitutto per la stabilità della tua condizione interiore e la lucidità (scarsa) delle tue iniziative immediatamente successive.
    Ti ricordi?
    Correva il mese di luglio 2010, giorno 26: come uno schiaffone immateriale, ricevesti la Lettera Aperta n.1 al Fratello Silvio Berlusconi del 26 luglio 2010, messa on-line sul frequentatissimo Sito di Grande Oriente Democratico (www.grandeoriente-democratico.com ), subito rilanciata da Dagospia (www.dagospia.com), commentata dal Fatto Quotidiano (IL FATTO QUOTIDIANO del 27 luglio 2010 by Gianni Barbacetto: “E il maestro scrisse al ‘fratello Silvio’”) e recitata per circa due mesi (agosto e settembre) di giorno in giorno, su CURRENT TV, Canale n.130 di SKY.
    Rilanciata sul web, su You Tube e su innumerevoli blog e siti, stampata e diffusa in uffici, esercizi commerciali, ospedali, fabbriche, studi professionali, sedi di partiti e associazioni, sono pochi gli italiani che non ne abbiano letto almeno una parte o che non ne abbiano avuto nozione, diretta o indiretta.
    Nonostante i tentativi di censura tuoi e dei tuoi scagnozzi.
    In effetti, essendo “aperta”, la Lettera era indirizzata non solo a te, ma anche ai nostri concittadini, confratelli massoni e non, donne e uomini.
    Però era rivolta prima di tutto a te.
    Nonostante ciò, non hai saputo far tesoro degli ammonimenti, delle diffide e dei fraterni consigli in essa contenuti.
    Anzi, come ebbero a confidarmi persone a te molto vicine (sappi che sei circondato da innumerevoli triplo-giochisti), non appena leggesti quella fraterna epistola, preso dal panico, decidesti di giocare il tutto per tutto e attaccare a testa bassa coloro che- a torto- ritenevi potenziali “collaboratori” della tua imminente defenestrazione, da noi profeticamente annunciata.
    Si trattava, invece, nel caso dei finiani(rei di dissenso interno, il diritto al quale è il pane quotidiano dei partiti liberi e democratici), di collaboratori e potenziali alleati nell’opera di salvaguardia della democrazia e della legalità per cui Grande Oriente Democratico sta da tempo lavorando.
    Ricordi? Appena poche ore dopo la pubblicazione della Lettera Aperta n.1 al Fratello Silvio Berlusconi del 26 luglio 2010, e in conseguenza della sua lettura da parte tua e dei tuoi collaboratori (fraterni e non), hai preso due decisioni assai poco lucide e lungimiranti.
    La prima è stata quella di ordinare l’assoluto silenzio sulla lettera e su quanto rivelava a proposito del tuo cursus massonico. Un silenzio puntualmente rispettato da parte di tutti gli operatori mediatici che sono al tuo servizio e libro paga, quasi come camerieri e maggiordomi di regime.
    E si tratta di tanta gente, non soltanto del direttore del TG1 o di quelli di TG5, Studio Aperto e TG4. Persino nei media teoricamente di area “oppositiva” al tuo governo, nel centro-sinistra, ci sono giornalisti che si comportano come soldati di ventura in cerca di ingaggio. Pronti a sfumare, attutire, omettere, mistificare, in cambio di qualche inconfessabile prebenda.
    Complimenti a te, caro Fratello, che ti alleggerisci volentieri di qualche “metallo” (in gergo massonico, come sai, alludo ai “piccioli”…) in cambio dell’omertà di professionisti senza morale; e complimenti a voi, cari pennivendoli italioti, sempre in cerca di padroni e committenti generosi, in barba a qualunque ideale o deontologia professionale.

    Caro Fratello Silvio,
    ovviamente non è per noi una novità la tua capacità di utilizzare e ammansire esponenti sinistrorsi del giornalismo e della politica.
    Sappiamo tutto, noi. Anche quanto è lunga la lista. Solo in politica potremmo ricordarti una lunga sfilza di nomi, situazioni e inciuci, che parte dal comunista Cossutta (per qualche affaruccio con l’Unione Sovietica, giacché la Russia è sempre stata nel tuo cuore…), passa per il Veltroni degli anni ’80 (questioni pubblicitarie e conferma del tuo monopolio delle tv private…), i D’Alema, Bargone (Antonio) e Latorre (Nicola) degli anni ’90 (qui è meglio stendere un velo pietoso, perché altrimenti parecchi si farebbero male, tra commercialisti romano-pugliesi, banche inglesi e società off-shore destinatarie di ingenti fondi…). Per non parlare dell’ultima bischerata del sedicente rottamatore fiorentino, Matteo Renzi, che va ad ambientarsi e a confabulare ad Arcore, invece di mantenere un rigoroso profilo istituzionale.
    Intendiamoci: per il futuro, personalmente, vorrei che Veltroni, D’Alema, Latorre e Renzi collaborassero tutti e ciascuno alla creazione (ex nihilo, perché attualmente non esiste) di un autentico e originale centro-sinistra: riformista, laico, libertario, con un progetto culturale, economico-industriale e sociale all’altezza delle sfide (impegnative) del XXI° secolo.
    Tuttavia, per poter lavorare al presente e al futuro, occorre ripensare il passato e trarne utili insegnamenti.

    Quindi, cari compagni Veltroni, D’Alema, Latorre e Renzi: basta con gli inciuci vecchi e nuovi. Cercate di non farci venire voglia di aprire armadi pieni di scheletri pericolosi, e lavorate con rigore e armonia alla rigenerazione civile del Paese.

    Ma torniamo a noi, diletto Fratello Silvio.
    E all’ordine del silenzio che hai impartito – un diktat capillare, dal giornalismo alla politica – col risultato che non un solo esponente del PDL si è azzardato a misurarsi con i contenuti della prima lettera, anche solo per smentirla o criticare l’attendibilità di certe imbarazzanti rivelazioni sulla tua poco onorabile carriera di massone.
    Ma verrà il giorno in cui sarai costretto a dire almeno due paroline sulla tua identità di Maestro Massone (auto) Illuminato e sulla vera natura della Loggia di Arcore, operativa sin dal 1991.
    Pesale bene quelle due paroline, allora. Perché tutto ciò che dirai o non dirai, te lo dico da fratello, potrà essere usato contro di te.
    Ecco, io aspetto quel momento.

    Poi c’è la seconda decisione poco lucida, e molto poco lungimirante, lasciatelo dire, che hai preso a causadella pubblicazione della Lettera Aperta n.1 : scatenare la caccia al presunto traditore.
    Hai fatto deferire ai probiviri della PDL gli onorevoli Briguglio, Granata e Bocchino, censurando anche Gianfranco Fini e, di fatto, mettendo odiosamente alla porta sia il co-fondatore del “Popolo della Libertà” (quale libertà, quella di obbedire ciecamente alla tua dispotica, anti-democratica e illiberale persona?), sia altri rappresentanti del popolo sovrano eletti senza vincolo di sudditanza/vassallaggio a te, ma obbligati a rispondere del loro operato solo agli italiani che li hanno votati.
    Con perfetta coerenza da contro-iniziato, poi, a chi pensavi di far presiedere la corte inquisitoria dei Probiviri del PDL che doveva infliggere il rogo agli eretici finiani?
    Ovviamente al Fratello Maestro Illuminato (ritenuto in passato vicino all’ Opus Dei) Vittorio Mathieu, molto intimo del Fratello Salvatore Spinello (già Gran Maestro del Grande Oriente Scozzese d’Italia, comunione di Piazza del Gesù) e infine approdato all’Accademia degli Illuminati fondata nel 2002 dal Fratello Giuliano Di Bernardo, ex Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia e della Gran Loggia Regolare d’Italia.
    E sarà un caso?
    Chiariamo, una volta per tutte, che tu e i tuoi degni compari piduisti e post-piduisti appartenete a quel tipo di massoneria (con la “m” minuscola) reazionaria, conservatrice, illiberale, elitaria, gerarchica, anti-democratica, che da secoli prende sonori schiaffoni dalla vera Libera Muratoria: quella laica, liberale, libertaria, anti-clericale, pluralista, democratica, talora anche socialista.
    Eppure, più prendete sonore bastonate, più tentate di risorgere in nome di una presunta Tradizione e del vostro presunto diritto di Illuminati, presuntivamente predestinati al governo elitario del mondo.
    Non scherzare con la storia, caro Fratello Silvio. E non scherzare con noi di Grande Oriente Democratico.
    Noi siamo gli eredi di quelli che vi hanno sconfitto tra 1776 e 1783 in America del Nord, quando logge repubblicane, democratiche e patriote (poi statunitensi) sconfissero logge monarchiche filo-inglesi.
    Siamo gli eredi di quei Fratelli (soprattutto girondini) che affermarono la Rivoluzione francese nella sua fase democratica e liberale (1789-1792), anche contro le logge legittimiste e contro-rivoluzionarie, il cui pensiero fu ben riassunto dal massone clericale e reazionario (proprio come te, caro Silvio) Joseph de Maistre (1753-1821).
    Noi siamo i diretti continuatori del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Giuseppe Garibaldi, e di tutti quei massoni garibaldini, mazziniani e cavouriani che hanno fatto il Risorgimento e l’Unità d’Italia.
    Quel Risorgimento e quell’Unità nazionale che tu e i tuoi beceri alleati leghisti vorreste demolire nella memoria e nella percezione generale degli italiani contemporanei.
    Non te lo permetteremo, caro Fratello.

    Ti abbiamo avvertito.
    Non hai saputo o voluto capire.
    E adesso non vedi in che cul de sac ti sei andato a mettere?
    Da bravo massone, una volta ricevuto un “richiamo” e diversi “ammonimenti e diffide” da parte del sottoscritto, che ti è Fratello (“maggiore”) e che massonicamente ti chiamava ad un “lavoro a specchio”, avresti dovuto iniziare un serio processo di introspezione e auto-critica, volto ad emendare anni e anni di condotte contro-iniziatiche e assai nocive rispetto alla collettività nazionale di cui ti ostini a voler manipolare il consenso.
    Purtroppo, la tua sciamannata reazione era anche sin troppo prevedibile.
    Ecco perché, profeticamente, la prima lettera ti aveva avvertito di un prossimo redde rationem. Quanto amaro dovrà essere il calice che ti accingi a dover assaporare, però, solo tu potrai determinarlo, con il tuo libero arbitrio.
    Mi spiego meglio.
    Il 14 dicembre prossimo, quale che sia l’esito della doppia votazione al Senato e alla Camera dei Deputati, qualunque sia il conteggio finale, cambierà ben poco: la tua stella si è ormai oscurata.
    Basta leggere le cosiddette indiscrezioni di Wikileaks, caro Fratello, su cui ora è necessario dire un po’ di verità ai nostri concittadini.
    Tu e lo pseudo-Fratello Franco Frattini (anch’egli sciaguratamente approdato, da posizioni liberal-socialiste e laiche, a strumentali velleità neo-clericali e conservatrici da ateo devoto) sapete bene come stiano le cose, perciò non continuate a menare il can per l’aia.
    Davvero vogliamo continuare a raccontare che le attuali indiscrezioni provenienti da qualche gola profonda del Dipartimento di Stato USA nuocerebbero all’amministrazione Obama?
    Se una nazione volesse fare sapere ai nemici (vedi ad esempio le notizie relative all’Iran e al fatto che, in caso di attacco americano, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Giordania ed altri paesi islamici sarebbero in prima fila tra i co-belligeranti), ma soprattutto agli alleati cosa pensa di loro, fuori dai denti e senza il paludamento del minuetto e dell’ipocrisia diplomatica, cosa dovrebbe fare?
    Magari favorire la diffusione di gole profonde e di portavoce telematici come Julian Assange. O no?
    Bene. Qual è l’inequivocabile messaggio che lo Zio Sam consegna, tramite Wikileaks, all’alleato italico?
    Quale messaggio ha provocato reazioni rabbiose e risentite del povero indignato Frattini, pronto ormai a bruciare sul rogo l’indiscreto Julian Assange?
    Il messaggio è forte e chiaro: Berlusconi è un alleato infido e inaffidabile, lingua in bocca con l’altrettanto infido Gheddafi, con l’anti-israeliano Erdogan, con Putin (cui consegna un pericoloso controllo sull’approvvigionamento energetico italiano, al di fuori dell’alleanza atlantica).
    E non solo Berlusconi è infido e inaffidabile, ma anche incapace di governare, poco lucido, in cattive condizioni psico-fisiche e giunto ormai al capolinea.
    Perciò prima gli italiani lo mandano a casa, meglio è.
    Non serve a niente cercare di attutire il tremendo knock-out statunitense per mezzo delle insignificanti, leziose, tardive e niente affatto spontanee attestazioni di stima offerte da Hillary Clinton.
    Fratello, è solo un uso postumo di vaselina. Postumo e, quindi, a bassissimo costo per chi lo fa e inutile per chi lo riceve.
    Ma tutto questo, caro Silvio, tu lo sai molto bene. Ed è per questo che mastichi amaro, molto amaro, nel constatare che ormai “il re è nudo”.
    Sei nudo, Silvio, e non basta qualche friabile foglia di fico per coprire la tua definitiva delegittimazione e l’invito dello Zio Sam ad andartene presto in malora, se vuoi evitare conseguenze ancor più spiacevoli delle presenti.

    Vorrei perciò, alla luce di tutto quanto precede, darti alcuni fraterni consigli che spero – stavolta – vorrai seguire alla lettera o giù di li.

    1. Quando a luglio ti sono arrivati i nostri primi ammonimenti, invece di ascoltarli hai pensato di poter soffocare ogni libero confronto critico all’interno del PDL e di poter eludere la vigilanza di Grande Oriente Democratico & Company sul tuo operato. I variegati (e per te infausti) eventi di questi ultimi mesi (da luglio ad oggi) dovrebbero averti dimostrato che questa è una via sbagliata e senza uscita. Ergo, accetta di fare un paio di passi indietro e favorisci la nascita di un nuovo esecutivo che possa affrontare i problemi che tu non sei stato in grado nemmeno di sfiorare. Piantala di frignare che vuoi andare a nuove elezioni e lascia che venga approvata una nuova legge elettorale, meno truffaldina di quella che ti fa tanto comodo per governare con maggioranze indebite e gonfiate, a fronte di un consenso, il tuo, che è largamente minoritario nel Paese. Accetta una nuova legge sul conflitto d’interessi che stabilisca, ad esempio, che un detentore di grandi mezzi mediatici possa, al massimo, essere il leader di un partito, ma giammai assumere il ruolo governativo di ministro e men che mai di Presidente del Consiglio o di Presidente della Repubblica. In questa prospettiva, visto che i canali tradizionali da te detenuti (Retequattro, Canale 5 e Italia Uno) sono tuttora più importanti – per introiti pubblicitari e per audience – dei recenti canali digitali o satellitari, accetta di privarti di uno dei tre canali generalisti (anche il meno importante: Retequattro), in nome di quella “rivoluzione liberale e liberista” di cui ti sei riempito vanamente la bocca per anni. E in nome dei principi anti-trust tipici di ogni democrazia occidentale. Altro che quella truffa della legge Gasparri.
    2. Licenzia tutti i tuoi cortigiani/collaboratori servili e sciocchi. Se non ti sbrighi a liberartene, ti condurranno a rovina certa e, un momento prima del tuo crollo totale, saranno i primi ad accoltellarti alle spalle. Scusati con gli italiani (magari proprio a Porta a Porta di Bruno Vespa, dove pronunciasti le tue vane promesse) per non aver onorato i vari “contratti elettorali” con loro. Scusati con gli omosessuali per le tue battute discriminatorie degne di un bauscia brianzolo che ha alzato un po’ il gomito. Scusati con quelle donne italiane e straniere che si sentono umiliate dalle tue battute misogine e maschiliste e che ne hanno le scatole piene della tua bava senescente di satiro improbabile e grottesco. Non starò a farti la morale, perché non sono un moralista. Se ti piace scopare, scopa con chi ti pare e traine tutto il piacere che vuoi, ma non ti azzardare a riempire il Parlamento (italiano ed europeo) di mezze calzette il cui unico merito è quello di aver soddisfatto le tue bramosie senili.
    3. In questi giorni corre voce che Virginia Sanjust (te la ricordi, Virginia, in relazione ai tuoi riti di magia sessuale? ) sarebbe in procinto di fare approfondite confessioni sugli aspetti esoterico-magici dei suoi rapporti erotici con te e con il tuo ambiente. Subito si è sparsa anche la voce che qualcuno dei tuoi scagnozzivorrebbe farle chiudere la bocca per sempre, seppellendola in qualche ospedale psichiatrico senza via di uscita o facendole anche di peggio… Affrettati a smentire queste gravissime voci – alle quali io mi rifiuto di credere – che ti vorrebbero come mandante di qualche odioso crimine verso una creatura indifesa e già parecchio segnata dal suo incontro (nefasto) con te.
    4. Tieni al guinzaglio i tuoi cortigiani più screanzati. In particolare, fai presente allo pseudo-Fratello Denis Verdini che “me ne frego” lo va a dire a sua nonna o a qualcuna delle sue/tue puttane, non certo al Presidente della Repubblica, al cui rispetto istituzionale e personale (trattandosi per di più di un autentico galantuomo) è doverosamente tenuto. Altrimenti gliela insegniamo noi l’educazione, a suon di scheletri danzanti che uscendo dagli armadi allieteranno le sue già impegnative vicende processuali.
    5. Astieniti, almeno fintanto che ricoprirai la carica di Presidente del Consiglio dell’Italia Unita, dal metterti a sponsorizzare acriticamente i libridi Angela Pellicciari (da Risorgimento da riscrivere a L’altro Risorgimento a I Papi e la Massoneria, eccetera). Questa operazione ci offende particolarmente, in quanto massoni, ed è per questo che le dedichiamo qualche riga. Vedi, coloro a cui rivolgi i tuoi consigli editoriali, come i giovani alla festa del PDL in presenza della ministra Giorgia Meloni, non sanno che “sporca” operazione di revisionismo storico-culturale si nasconde dietro i tuoi subdoli suggerimenti. Cantando le lodi di “Risorgimento da riscrivere: liberali e massoni contro la Chiesa”, hai dato un chiaro saggio della tua nauseabonda ipocrisia. Come massone hai disonorato il tuo status e tradito i tuoi Fratelli (lo fai a cuor leggero, perché per te la massoneria è una scuola per Eletti/Illuminati riuniti in Elites che devono manipolare e guidare il popolo bue. E della Massoneria illuminista e risorgimentale, democratica, laica, socialista e libertaria non sai che fartene). Ma hai anche confermato che prendi costantemente per il c… i tuoi elettori. Non eri tu a parlare di “rivoluzione liberale” o “partito liberale di massa”? Certo che eri tu. E poi, per compiacere le gerarchie vaticane che puntellano il tuo potere reazionario, ti accodi adesso, belando, alle esecrazioni anti-liberali della Pellicciari? L’operazione di costei è chiara e si muove a cavallo del mondo leghista e degli ambienti più clericali e retrivi della Chiesa. Lo scopo è semplice. Delegittimare il Risorgimento, demonizzare i massoni e i liberali; celebrare i valori “vandeani” contro-rivoluzionari, esaltare l’alto magistero (si fa per dire) di Papa Pio IX, l’uomo che nel 1864, con l’Enciclica Quanta Cura e il famigerato Sillabo annesso, condannò la modernità, la democrazia, il liberalismo, il socialismo, la libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Sì, anche quella libertà di religione di cui adesso il Magistero curiale si riempie la bocca, rivendicandola per sé in taluni contesti ostili. E tu, caro Fratello Silvio, Principe degli Ipocriti, di giorno fiancheggi l’operazione anti-risorgimentale, anti-liberale e anti-massonica della Pellicciari, chinandoti a baciare le sacre pantofole dei tuoi amici di Curia e titillando la vanagloria leghista; di notte, poi, bestemmi, ti scateni e celebri i tuoi privati e occulti riti massonici. Per tacere dei riti di raffinata magia sessuale pagana, alternati a più prosaiche ritualità pecorecce del tipo Bunga-Bunga. Bene, bravo, bis ! E complimenti per la coerenza.
    6. Visto che ti spacci per uno statista autorevole, caro Fratello, inizia a far sentire la tua voce in Europa, specie in Germania, relativamente alla crisi che ha colpito Grecia e Irlanda. Fatti valere e dichiara che sai benissimo chi c’è dietro le manovre macro-economiche che hanno messo in ginocchio alcuni paesi europei. Dichiaralo anche ai cittadini italiani, che non sono dei minorati e hanno diritto di sapere. A chi giova, in funzione delle esportazioni, una svalutazione dell’euro? E chi ha guadagnato dalle operazioni che hanno coinvolto Irlanda e Grecia? Chi continuerà a guadagnarci? C’è un nesso tra tutto ciò e l’incazzatura che Barack Obama si è preso recentemente con Angela Merkel? Se sei uno statista, hai capito di che parlo e agirai conseguentemente. Anche appoggiando l’ipotesi Tremonti di lanciare degli euro-bond: finalmente dal tuo Super-Ministro una proposta condivisibile e lungimirante, invece della solita politica grigia di tagli, lacrime e sangue, senza alcun rilancio del sistema produttivo.

    Allora, caro Fratello, se stavolta sarai meno insipiente dell’altra sarà meglio per tutti. E soprattutto per te.
    Ci sono però buone ragioni per farci credere che rimarrai fermo in una posizione di gelosa conservazione della massima poltrona di Palazzo Chigi.
    Cercherai di comprarti qualche parlamentare con lo stesso spirito con cui, nella tua vita, hai sempre usato in modo assai spregiudicato il denaro.
    E te ne andrai alla conta del 14 dicembre, in Parlamento.
    Ecco, ti annuncio ufficialmente una cosa: se noi di Grande Oriente Democratico volessimo farti prendere la sfiducia, la prenderesti sicuramente – anche al Senato – e saresti costretto un minuto dopo ad andare al Quirinale con la coda fra le gambe.
    Ma questo mi dicono che già lo sai, anche a partire da alcune notizie contenute nella sezione Comunicazioni dei lettori/visitatori sul sito http://www.grandeoriente-democratico.com e riprese da Dagospia il 6 dicembre.
    Però.
    Però, caro Fratello, perché farti “cadere” adesso e de-responsabilizzarti dal dovere di governare?
    E’ importante che tu prenda atto della debolezza della tua maggioranza e ne tragga le conseguenze, facendo due passi indietro e, dopo vari atti di contrizione, attrizione e penitenza, guadagnati almeno una semi-assoluzione, magari ritirandoti a vita privata o, al massimo, restando il Padre Nobile (si fa per dire) del PDL (riformato in senso democratico), senza più aspirare a ruoli “monarchici” all’interno e istituzionali all’esterno (finché avrai tutte le tv, i giornali e le case editrici che hai attualmente, non mi sembra il caso).
    Ma se continuerai a recitare il ruolo della vittima, pronto a denunciare immaginari ribaltoni e a pretendere l’equiparazione tra un eventuale voto di sfiducia e il reato di Lesa Maestà, ecco: in questo caso, a chi mi chiedesse consiglio, suggerirei: dategli la fiducia, fatelo continuare nella sua opera di (mal) governo. E’ il miglior modo per aprire definitivamente gli occhi di chi ti ha votato, spesso in buona fede.
    Fai. Cimentati, fra qualche tempo, con l’avanzare di una preoccupante, ulteriore crisi macro-economica incombente sull’Europa.
    Vuoi governare?
    Mostra che cosa sai fare, in presenza di turbolenze speculative dagli esiti imponderabili.
    Metti mano a vere riforme, ad populum e non ad personam.
    Oppure, se non sei in grado, levati dalle scatole!
    In definitiva, comunque, sei destinato a stare sulle spine sino all’ultimo minuto prima delle votazioni del 14 dicembre.
    Noi Massoni, lo sai meglio di me, siamo imprevedibili. Magari all’ultimo momento potremmo concludere che sia bene che tu esca sfiduciato comunque.
    Perciò, caro Fratello Silvio, nei prossimi giorni passerai inevitabilmente diverse notti insonni…

    E’ tutto, o quasi.
    Come Massone del Grande Oriente d’Italia e come leader di Grande Oriente Democratico (un movimento interno al Goi, come tu sai, che è composto da persone posizionate a destra, a sinistra e al centro), posso solo auspicare che tu esca presto di scena e che i futuri spazi politici siano occupati da nuovi e più democratici schieramenti: un centro-destra de-berlusconizzato, moderno e pluralista con Fini, Casini e Rutelli; un centro-sinistra totalmente inedito e orgoglioso della propria nuova identità: laica, libertaria, riformista, liberal-socialista, se possibile.
    Anzi, per l’Italia, l’obiettivo di un centro-sinistra così è non solo possibile, ma assolutamente necessario e urgente.
    Ti invio nel frattempo il mio Triplice Fraterno Abbraccio e Ti saluto, caro Fratello Silvio.
    GOOD NIGHT AND GOOD LUCK!

    P. S. Come individuo che personalmente ha deciso di impegnarsi ad aiutare il centro-sinistra, insieme ad altri (numerosi) liberi muratori di G.O.D. (cioè del G.O.I.) e di altre comunioni massoniche italiane, nonché insieme ad altre/i concittadine e concittadini non-massoni, ho provveduto a costituire il Movimento “Democrazia Radical Popolare” (www.democraziaradicalpopolare.it ).
    Di esso si parlerà un bel po’ nei prossimi giorni.
    Non si tratta di un partito che voglia presentarsi alle prossime elezioni.
    Non si tratta affatto di un partito.
    Esso tenterà di proporsi come il filo conduttore e il trait d’union tra tutti i diversi partiti e le diverse anime del centro-sinistra, per “riunire ciò che è sparso”, come diciamo noi Fratelli, e per traghettare, da ambienti una volta gravitanti nel centro-destra, nuovi e decisivi consensi a beneficio di chi intende candidarsi a governare il Paese con ben altri presupposti dal velleitarismo parolaio di marca berlusconiana.

    A questo proposito, in chiusura di questa Lettera N°2, ho il piacere di annunciare che sarà presto pubblicata una Lettera Aperta n.1 ai Dirigenti e alla Base del Centro-Sinistra italiano, che avrà i connotati di una vera e propria scossa elettrica.
    Con questa anticipazione: non si possono concepire alleanze con i “terzi poli”, con tizio o con caio, se non si sono tracciati i confini della propria identità progettuale.
    Prima di ogni altra cosa, il Partito Democratico deve guadagnare coraggio e capacità di iniziativa, tessendo attorno a sé le fila di una serie di alleanze alla sua sinistra e al suo fianco.
    Prima ancora di dialogare verso il centro, e sempre ammesso che questo “dialogo centrista” abbia un senso anche oltre l’ipotesi di un governo contingente di solidarietà nazionale in questa legislatura, nel dopo-Berlusconi.
    Occorre attirare di nuovo a sinistra tutti quei socialisti costretti alla diaspora (verso Berlusconi o verso l’astensione dal voto, soprattutto) dopo tangentopoli e la fine del PSI e che masticano amaro quando gli si prospetta un’alleanza con Di Pietro.
    A costoro andrà spiegato che Di Pietro agì comunque (da PM) contro un sistema corrotto e troppo costoso per la collettività, che non avrebbe in ogni caso potuto durare a lungo.
    A Di Pietro bisognerà far notare che la tradizione del socialismo democratico italiano si è sentita perseguitata e devastata da inchieste che, talora, è potuto sembrare non separassero bene il grano dal loglio. Come se si volesse gettare via il bambino insieme all’ acqua sporca.
    Agli ex-democristiani del PD bisognerà parlare chiaro: o stanno dentro per realizzare un grande partito di centro-sinistra laico, libertario e moderno, altrimenti seguano la scia di Paola Binetti e vadano a pascolare le proprie fisime confessionali altrove.
    Si possono mettere in politica molti valori di base del cattolicesimo e del cristianesimo (capacità di integrazione dei diversi, altruismo, generosità, compassione verso gli “ultimi”, integrità morale, eccetera) ma questi valori sono tipici di chi ha una fede adulta.
    Coloro che sono ancora spiritualmente bambini e sentono di dover obbedire ciecamente e acriticamente a Mamma Curia, raggiungano la Binetti, Volonté e Buttiglione o addirittura i vari Roccella, Quagliarello, Lupi e altri della lobby clericale italiota.
    Ma non stiano a rompere l’anima nel PD, sempre un po’ dentro e un po’ fuori, sempre in procinto di varcare il Rubicone per ricongiungersi agli altri amati lacerti della tradizione democristiana.
    Il PD non deve essere né socialista, né radicale, né democristiano, né liberale: piuttosto una nuova sintesi di tutte queste importanti storie politiche.
    L’attuale, maggiore partito di opposizione, dovrebbe anche aiutare la rigenerazione di tutte le realtà politiche alla sua sinistra; dialogare con i più vivaci movimenti della società civile: popolo viola, movimento a 5 stelle, etc.
    Inoltre, dovrebbe essere lo stesso PD a calendarizzare al più presto le primarie. Invece di rimandarle. Per paura di che?
    Così come dovrebbe essere lo stesso Bersani a lanciare Nichi Vendola come candidato del PD per l’intera coalizione.
    Vendola è un candidato pulito, colto, capace, onesto e carismatico: una risorsa per tutto il centro-sinistra, ma soprattutto per un PD che voglia recuperare l’entusiasmo di chi non va più a votare, ma un tempo votava PDS e poi DS.
    Bersani ha l’occasione di rafforzarsi come segretario del principale partito del futuro governo del Paese, una carica/funzione che va distinta da quella del leader di coalizione.
    Ma su ciò avremo modo di tornare molto presto, con dovizia di analisi, ragionamenti, proposte, prospettive e progetti concreti.
    Per convincere gli italiani. E vincere, naturalmente.

    Per chiudere, vale quanto già detto nel P.S. della Lettera Aperta n.1 al Fratello Silvio Berlusconi del 26 luglio 2010: sarà meglio per qualunque scagnozzo al soldo del Fratello Gustavo Raffi o del Fratello Silvio Berlusconi tenersi a debita distanza da ciascuno di noi e dei nostri cari. Com’è noto, mordiamo…
    GIOELE MAGALDI.

  124. @la fu

    magaldi è un intrigheria nostrana ad oggi indecifrabile, perché minaccia a viso aperto. può voler dire due cose. 1) che è un pazzo. 2) che è molto protetto. secondo me la seconda che ho detto, perché alla massoneria regolare anglosassone non piace la piega ” egiziana ” che sta pigliando la politica italiana (se continui a indagare scoprirai che c’è un rito massonico egiziano nel quale in europa comandano i francesi. hai presente la piramide del louvre? tra l’altro dicono sia fatta di 666 pannelli tringolari…).

    ti suggerisco di pigliarla più da lontano, se la vuoi pigliare proprio, per esempio dal ‘600 e dai propositi spirituali dei tre manifesti rosacroce, che tra l’altro sono belli, immaginifici e a volte spiritosi. Il primo finisce con un ammonimento di questo genere, assai minaccioso, sottoforma di offerta di ombrello protettivo ai portatori di nuove idee: “ verremo senz’altro a sapere l’opinione di tutti, in qualunque lingua sia espressa “. Infatti, a tutt’oggi, questa almeno è la mia esperienza, ti raggiungono qualunque cosa tu faccia di carattere espressivo, magari ben nascosti dietro cariche dirigenziali o semplicemente in veste di curiosi, ammiratori ecc. la prima regola è diffidare dei complimenti…

    http://www.rosacroceoggi.org/testi/manifesti.rosacroce/rosacroce.manifesti.sommario.htm

  125. grazie larry
    sono tutta un brivido!
    quel che non capisco :) è il motivo per cui la storia delle massonerie e delle logge non diventi materia di studio approfondito nelle nostre libere scuole pubbliche visto la rilevanza del fenomeno che ha “ammorbato” e ammorba tutta la società civile politica e culturale
    ci ho parecchi libri sul tema ma sinceramente mi domando: a che pro? a che pro scartavetrarmi i coglioni e rovinarmi la salute? :)
    fammi un sunto

    …a proposito…sei gentile e preparato :))))
    bacio
    la fu

  126. @biondillo
    Ok,mi fido,anche se in tre l’abbiamo visto poi sparire e mai pubblicato.
    Vedremo.Il resto è appunto noia…

    @la fu

    Il grande oriente democratico sta alla massoneria vera come ll maestro La Quaglia a Karajan.
    Non so se protetto o pazzo,probabilmente entrambe le cose.
    Uno mero strumento in mano ad altri.
    Il fatto stesso che la massoneria oggi possa essere democratica è la dimostrazione più evidente della fantasia del personaggio.
    Ci son più logge segrete oggi (che perseguono ben altri scopi della democrazia,Italia compresa) che squadre di calcio.

  127. @larry

    La piramide del louvre,voluta da François Mitterrand,grande fratello…del Grande Oriente di Francia (elenchi coperti)
    C’era pure Jack Lang…

  128. @la fu

    ammorba, ma, a parte le degenerazioni affaristiche, che ci sono ovunque, non in senso negativo: senza la massoneria si era ancora allo Stato papalino. la democrazia moderna l’hanno inventata loro, rivoluzione, giustizia e tutto (e scuola rigorosamente pubblica). effettivamente se ne parla parecchio poco. comunque, non sono un esperto, solo un curioso. quello che so te lo trasferisco volentieri. scrivimi mail quando vuoi. intanto i manifesti…

  129. ho messo sù il minestrone bio e pulita la scarola e anche la cena è pronta per stasera indi per cui vi faccio una confidenza che spero non in tema coi rosacroce :)
    dunque
    vassoio in plastica rosso e trasparente contenente sei o sette mele cosparse da miele (tre barattoli) rosa rossa (bellissima e freschissima) candela accesa nel mezzo e non ricordo quante monete da un euro tutte intorno (poche per la verità forse dello stesso numero delle mele)
    il tutto rinvenuto nei pressi della mia casa una notte che rientravo sola dopo una serata piacevolissima
    mi sono inquietata un tot poi ho pensato a un qualche rito propiziatorio di qualche innamorato sbarellato dalla sua bella
    che pensare? :) rincuoratemi vi prego:)
    baci
    la fu

  130. è un rito di una delle tantissime logge segrete (che se sono segrete non si capisce come si sappia che sono tante).

  131. @la fu

    la rosa rossa è il principale simbolo rosacroce. è anche un simbolo culturale diffusissimo, che si trova da tante parti. anche dove meno te l’aspetti, simboli di partiti e movimenti, piccoli principi, grafica di trasmissioni tv primarie, per esempio che tempio che fa di fazio. c’è anche un pazzo che sostiene sia il simbolo del male, che la rosa rossa è il simbolo del crimine e che sta dietro a tanti tanti omicidi inspiegabili. secondo me è un pazzo protetto anche lui: dal vaticano. metti simbolo rosacroce in google immagini. ti si apre un mondo.

    concordo con chi l’ha scritto che le logge segrete sono segreti di pulcinella. ma dietro i segreti di pulcinella che c’è di segreto?

  132. …già,ma son passati più di duecento anni…merito alla memoria,ora te la saluto la democrazia massonica….solo per i fratelli.i segreti di pulcinella sono tali sempre dopo…

  133. per larry

    …franceschetti e solange?
    inquietanti e con frequentazioni sul nero mi pare di aver capito
    certo è che le logge sono invenzioni di genere che i maschi sono fantasiosi nell’inventarsi qualcosa su questa terra del cazzo

    baci
    la fu

  134. alla fine di tutto ‘sto pippone di thread (anche se “colonnino” è invero bello e ameno) io, che faccio l’insegnante d’italiano e storia in un tecnico e (fu) scientifico tecnologico (adesso mariastar lo chiama in altro modo ma mi rifiuto di ricordarlo) ho imparato 1) che sono massona a mia insaputa 2) che andare a scuola non è servito agli altri ma a me, figlia di operaio e casalinga immigrati dal nord (Bolzano) al sud (Genova) fare il classico invece è servito ma solo perchè sono una sfigata figlia di sfigati operaio e casalinga, entrambi con la licenza elementare 3) che devo proprio rivedere Belfagor, il fantasma del Louvre versione teleromanzo in bianchennero che mi ricordo che quando ero bambina mi piaceva un sacco perchè mi spaventava moltissimo (dev’essere il simbolo della scuola pubblica, grazie per avermici fatto arrivare anche se tardi – ma Non è mai troppo tardi, vero?) 4) che i tempi sono cambiati e perciò questa scuola “é una fabbrica che gira a vuoto, nonostante ci siano molti insegnanti validi o addirittura splendidi ” come dice sempre l’antimassone Marchionne quando parla agli americani degli splendidi operai di Termini Imerese, Pomigliano d’Arco e Mirafiori.

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Voci della diaspora: Anna Foa e Judith Butler

di Andrea Inglese
Perché continuare a parlare invece di tacere? Perché usare o meno la parola "genocidio"? Perché un racconto vale mille immagini e mille cifre? Continuare a pensare quello che sta accadendo, attraverso due voci della diaspora ebraica: Anna Foa e Judith Butler

Da “Ogni cosa fuori posto”

di Andrea Accardi
C’è adesso come un vuoto nella planimetria, un buco da cui passa l’aria fredda, e su quel niente di un interno al quinto piano converge e poi s’increspa tutta la pianta del condominio. Il corpo della ragazza (il salto, il volo) resta per aria come una parte che manca (nondimeno è lì in salotto, ricomposta, e l’appartamento intero la costeggia).

Wirz

di Maria La Tela
Quando fu il nostro turno ci alzammo da terra. Eravamo rimasti seduti a guardare le ragazze che ballavano con le magliette arrotolate sotto l’elastico del reggiseno per scoprire l’ombelico.

Le precarie e i precari dell’università in piazza il 29 novembre

Comunicato stampa 29 Novembre Contro tagli e precarietà, blocchiamo l'Università! – L'Assemblea Precaria Universitaria di Pisa scende in piazza contro...

“Tales from the Loop”: una tragedia non riconosciuta

di Lorenzo Graziani
Qualsiasi sia la piattaforma, la regola aurea che orienta la scelta è sempre la stessa: se sei in dubbio, scegli fantascienza. Non è infallibile, ma sicuramente rodata: mi conosco abbastanza bene da sapere che preferisco un mediocre show di fantascienza a un mediocre show di qualsiasi altro tipo.

“Sì”#3 Lettura a più voci

di Laura Di Corcia
È un libro, in fondo, sul desiderio; un libro che pare costituito da risposte, più che da domande. Un libro di esercizi di centratura. Ma anche un libro che mira a un’ecologia della mente e della scrittura "Sì" di Alessandro Broggi...
andrea inglese
andrea inglese
Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia e storia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ora insegna in scuole d’architettura a Parigi e Versailles. Poesia Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 1998. Inventari, Zona 2001; finalista Premio Delfini 2001. La distrazione, Luca Sossella, 2008; premio Montano 2009. Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, Italic Pequod, 2013. La grande anitra, Oèdipus, 2013. Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016, collana Autoriale, Dot.Com Press, 2017. Il rumore è il messaggio, Diaforia, 2023. Prose Prati, in Prosa in prosa, volume collettivo, Le Lettere, 2009; Tic edizioni, 2020. Quando Kubrick inventò la fantascienza. 4 capricci su 2001, Camera Verde, 2011. Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, 2011 (Premio Ciampi, 2011). I miei pezzi, in Ex.it Materiali fuori contesto, volume collettivo, La Colornese – Tielleci, 2013. Ollivud, Prufrock spa, 2018. Stralunati, Italo Svevo, 2022. Romanzi Parigi è un desiderio, Ponte Alle Grazie, 2016; finalista Premio Napoli 2017, Premio Bridge 2017. La vita adulta, Ponte Alle Grazie, 2021. Saggistica L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo, Dipartimento di Linguistica e Letterature comparate, Università di Cassino, 2003. La confusione è ancella della menzogna, edizione digitale, Quintadicopertina, 2012. La civiltà idiota. Saggi militanti, Valigie Rosse, 2018. Con Paolo Giovannetti ha curato il volume collettivo Teoria & poesia, Biblion, 2018. Traduzioni Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, Metauro, 2009. È stato redattore delle riviste “Manocometa”, “Allegoria”, del sito GAMMM, della rivista e del sito “Alfabeta2”. È uno dei membri fondatori del blog Nazione Indiana e il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: