Classifiche Pordenonelegge-Premio Dedalus, giugno 2010

Come da regolamento, sono stati esclusi dalle votazioni i libri di Massimo Gezzi (L’attimo dopo, Luca Sossella Editore) e Guido Mazzoni (I mondi, Donzelli) per la Poesia; La strada di Levi di Marco Belpoliti-Andrea Cortellessa-Davide Ferrario (Chiare Lettere) per le Altre Scritture.

NARRATIVA

1) Helena Janeczek, Le rondini di Montecassino, Guanda p. 45
2) Paolo Zanotti, Bambini bonsai, Ponte alle Grazie p. 32
3) Gabriele Frasca, Dai cancelli d’acciaio, Luca Sossella Editore p. 28
4) Michele Mari, Rosso Floyd, Einaudi p. 25
5) Carlo D’Amicis, La battuta perfetta, minimum fax p. 20
6) Emanuele Trevi, Il libro della gioia perpetua, Rizzoli p. 19
7) Davide Longo, L’uomo verticale, Fandango Libri p. 16
8) Antonio Pennacchi, Canale Mussolini, Mondadori p. 12
9) Fabio Geda, Nel mare ci sono i coccodrilli, BCD Editori p. 11
10) Dante G. Munafò, Ologramma con gatto nero, Editrice Zona p. 11
11) Tiziano Scarpa, Le cose fondamentali, Einaudi p. 9
11) Dario Voltolini, Foravia, Feltrinelli p. 9
11) Luigi Di Ruscio, La neve nera di Oslo, Ediesse p. 9
14) Andrea Melone, Giardini di loto, Gaffi p. 8
15) Cesare De Marchi, La vocazione, Feltrinelli p. 6
15) Rosa Matteucci, Tutta mio padre, Bompiani p. 6
15) Antonio Moresco, Gli incendiati, Mondadori p. 6
15) Paolo Piccirillo, Zoo col semaforo, Nutrimenti p. 6
15) Claudio Piersanti, I giorni nudi, Feltrinelli p. 6
15) Francesco Recami, Prenditi cura di me, Sellerio p. 6
15) Alessio Torino, Undici decimi, peQuod-Italic p. 6
22) Laura Boldrini, Tutti indietro, Rizzoli p. 4
22) Salvatore Niffoi, Il bastone dei miracoli, Adelphi p. 4
22) Elisa Ruotolo, Ho rubato la pioggia, Nottetempo p. 4
22) Domenico Starnone, Fare scene, minimum fax p. 4
26) Gianrico Carofiglio, Le perfezioni provvisorie, EMONS p. 3
26) Paolo Colagrande, Dioblù, Rizzoli p. 3
26) Rosetta Loy, Cuori infranti, Nottetempo p. 3
26) Walter Nardon, Il ritardo, Quiedit p. 3
26) Sebastiano Vassalli, Le due chiese, Einaudi p. 3
31) Emmanuele Bianco, Tiratori scelti, Fandango p. 2
31) Francesca Caminoli, Viaggio in Requiem, Jaca Book p. 2
31) Christian Frascella, Sette piccoli sospetti, Fazi p. 2
31) Antonella Lattanzi, Devozione, Einaudi p. 2
31) Paolo Ruffili, Un’altra vita, Fazi p. 2
31) Giuseppe Schillaci, L’anno delle ceneri, Nutrimenti p. 2
31) Andrea Villani, La strategia del destino, Ugo Mursia Editore p. 2

POESIA

1) Vito Bonito, Fioritura del sangue, Giulio Perrone Editore p. 36
2) Mariangela Gualtieri, Bestia di gioia, Einaudi p. 34
3) Nanni Balestrini, Caosmogonia, Mondadori p. 24
4) Maria Grazia Calandrone, Sulla bocca di tutti, Crocetti p. 19
5) Mario Benedetti, Materiali di un’identità, Transeuropa p. 18
6) Gianni D’Elia, Trentennio, Einaudi p. 16
6) Daniele Mencarelli, Bambino Gesù, Nottetempo p. 16
8) Francesco Scarabicchi, L’ora felice, Donzelli p. 11
9) Andrea De Alberti, Basta che io non ci sia, Manni p. 10
9) Giovanni Nadiani, Guardrail, peQuod p. 10
11) aa.vv., Poesia contemporanea. Decimo quaderno italiano, Marcos y Marcos p. 9
12) Giovanna Rosadini, Unità di risveglio, Einaudi p. 8
13) Luigi Ballerini, Se il tempo è matto, Mondadori p. 7
13) Aldo Nove, A schemi di costellazioni, Einaudi p. 7
13) Francesca Serragnoli, Il rubino del martedì, Raffaelli p. 7
16) Fernando Bandini, Quattordici poesie, L’Obliquo p. 6
16) Yari Bernasconi, Lettera da Dejevo, Alla Chiara Fonte p. 6
16) Stelvio Di Spigno, La nudità, peQuod p. 6
16) Federico Italiano, L’invasione dei granchi giganti, Marietti 1820 p. 6
16) Giulio Marzaioli, Moduli di prima fase, La Camera Verde p. 6
16) Michele Sovente, Superstiti, San Marco dei Giustiniani p. 6
22) Adelelmo Ruggieri, Semprevivi, peQuod p. 5
22) Paolo Maccari, Fuoco amico, Passigli p. 5
24) Donata Berra, A memoria di mare, Casagrande p. 4
24) Geraldina Colotti, La guardia è stanca, Cattedrale p. 4
26) Pierluigi Cappello, Mandate a dire all’imperatore, Crocetti p. 3
26) Alex Caselli, Giardino, Con-Fine p. 3
26) Anna Lamberti Bocconi, Canto di una ragazza fascista…, Transeuropa p. 3
26) Domenico Lombardini, Economia, puntoacapo p. 3
26) Fabio Orecchini, La dismissione, Polìmata p. 3
26) Edoardo Zuccato, Ulona, Il Ponte del Sale p. 3
32) Arben Dedja, La manutenzione delle maschere, Kolibris p. 1

SAGGI

1) Marco Belpoliti, Senza vergogna, Guanda p. 48
2) Domenico Scarpa, Storie avventurose di libri necessari, Gaffi p. 41
3) Valerio Magrelli, Nero sonetto solubile, Laterza p. 31
4) Giulio Ferroni, Scritture a perdere, Laterza p. 13
5) Giuseppe Antonelli, Ma cosa vuoi che sia una canzone, Il Mulino p. 12
5) Arnaldo Soldani, Le voci nella poesia, Carocci p. 12
7) Giorgio Agamben, Categorie italiane, Laterza p. 10
7) Antonio Tricomi, La repubblica delle lettere, Quodlibet p. 10
9) G. Ferretti-S.Guerriero, Storia dell’informazione letteraria in Italia…, Carocci p. 9
10) Nicola Lusuardi, La rivoluzione seriale, Dino Audino Editore p. 8
11) M. Bacigalupi-P. Fossati, Giorgio Caproni maestro, Il melangolo p. 6
11) Giulia Boringhieri, Per un umanesimo scientifico, Einaudi p. 6
11) Luigino Bruni, L’ethos del mercato, Bruno Mondadori p. 6
11) Beatrice Buscaroli, Ricordi di Via Roma, Il Saggiatore p. 6
11) Fabrizia Di Stefano, Il corpo senza qualità. Arcipelago queer, Cronopio p. 6
11) Nicola Gardini, Rinascimento, Einaudi p. 6
11) Marco Merlin, Nel fuoco che li affina, Edizioni Atelier p. 6
11) Simone Regazzoni, Pornosofia. Filosofia del pop porno, Ponte alle Grazie p. 6
11) Giorgio Ruffolo, Un paese troppo lungo, Einaudi p. 6
11) Corrado Stajano, Italia ferita, Cinemazero p. 6
11) Marco Trainini, A silent extincion, Arcipelago p. 6
11) Gustavo Zagrebelsky, Scambiarsi la veste, Laterza p. 6
11) Luca Zuliani, Poesia e versi per musica, Il Mulino p. 6
24) Silvana Patriarca, Italianità, Laterza p. 5
24) G. Piero Piretto, Gli occhi di Stalin, Raffaello Cortina Editore p. 5
24) Gino Roncaglia, La quarta rivoluzione, Laterza p. 5
24) Eugenio Scalfari, Per l’alto mare aperto, Einaudi p. 5
28) Roberto Beneduce, Corpi e saperi indocili, Bollati Boringhieri p. 4
28) G. Fasanella-R. Priore, Intrigo internazionale, Chiarelettere p. 4
28) Mario Lavagetto, Rigoletto. Un caso di censura, Bruno Mondadori p. 4
28) Stefano Rodotà, Che cos’è il corpo?, Luca Sossella Editore p. 4
32) Massimo Amato, L’enigma della moneta, Et. Al. p. 3
32) Daniela Bisagno, L’orma dell’angelo, Interlinea p. 3
32) Alberto Castoldi, Congedi. La crisi dei valori nella modernità, Bruno M. p. 3
32) Marizio Cecchetti, Pelle di vetro, Medusa Edizioni p. 3
32) Franca D’Agostini, Verità avvelenata, Bollati Boringhieri p. 3
32) Riccardo Emmolo, Memoria e cecità, Moretti&Vitali p. 3
32) Vincenzo Ferroni, Lezioni illuministiche, Laterza p. 3
32) Mimmo Franzinelli, Rock e servizi segreti, Bollati Boringhieri p. 3
32) Anna Elisabetta Galeotti, La politica del rispetto, Laterza p. 3
32) Andrea Moro, Breve storia del verbo essere, Adelphi p. 3
32) Piero Pieri, Michelstaedter nel ‘900, Transeuropa p. 3
32) Gilberto Squizzato, La tv che non c’è, minimum fax p. 3
44) Mirko Grasso, Cinema primo amore, Edizioni Kurumuny p. 2
44) Marco Revelli, Controcanto, Chiarelettere p. 2

ALTRE SCRITTURE

1) Lorenzo Pavolini, Accanto alla tigre, Fandango libri p. 64
2) Gianni Celati, Sonetti del Badalucco nell’Italia odierna, Feltrinelli p. 32
3) Antonio Pascale, Questo è il Paese che non amo, minimum fax p. 31
4) Giorgio Vasta, Spaesamento, Laterza p. 28
5) Lietta Manganelli (a. c. di), Album fotografico di G. Manganelli, Quodlibet p. 20
6) Antonio Franchini, Signore delle lacrime, Marsilio p. 18
7) Carlo Fruttero, Mutandine di chiffon, Mondadori p. 15
8) Angelo Ferracuti, Il mondo in una regione, Ediesse p. 14
9) Giuseppe Genna, Assalto a un tempo devastato e vile 3.0, minimum fax p. 10
10) Giancarlo Majorino, La dittatura dell’ignoranza, Tropea p. 7
10) Valerio Magrelli, Il violino di Frankenstein, Le Lettere p. 7
12) Catalogo editoriale della libreria antiquaria Palmaverde, Pendragon p. 6
12) Romolo Bugaro, Bea vita!, Laterza p. 6
12) Francesco Cataluccio, Vado a vedere se di là è meglio, Donzelli p. 6
12) Davide Rondoni, Per lei. E per tutti…., Edizioni della Meridiana p. 6
12) Roberto Saviano, La parola contro la camorra, Einaudi p. 6
12) Alessandro Spina, Diario di lavoro, Morcelliana p. 6
18) Luisito Bianchi, Quando si pensa con i piedi e un cane…, l’ancora del med. p. 4
18) Luca Rastello, Dizionario per un lavoro da matti, l’ancora del mediterraneo p. 4
20) Mario Capanna, Per ragionare, Garzanti p. 3
20) Edoardo Nesi, Storia della mia gente, Bompiani p. 3
20) Ferruccio Parazzoli, Il posto delle cornacchie, Ares p. 3
23) Davide Barilli, Carte d’Avana, Fedelo’s Editrice p. 2

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25 Commenti

  1. accanto alla tigre, è bellissimo.
    mi accingo a cominciare la neve di oslo.

    non vedo il nuovo di fabio pusterla nella poesia, forse perché uscito da poco. molto bello

  2. Domanda: perché non indicare quei libri (quelle case editrici) che sono stampati su carta riciclata? È una qualità anche quella. Qui su N.I. si è parlato della responsabilità dell’autore, del pubblicare per certe case editrici etc, ma conta anche la carta, su cui questi libri vengono stampati, secondo me. Sì, c’è Greenpeace che fa campagna sulla deforestazione, sugli editori virtuosi (http://www.greenpeace.org/italy/news/slavaforeste-editori), etc. Tutto qui. Nella classifica Dedalus, i libri Gaffi sono su carta riciclata, anche quello di Longo per Fandango, è su carta riciclata. Poi non so. Ciao.

  3. A parte quello di Vazzoler su Sanguineti, nelle classifiche sono del tutto assenti libri “teatrali”. È strano, visto che viene dal teatro chi meglio di chiunque altro ha indagato lo spazio materiale e simbolico dell’arte (Carmelo Bene) e che il teatro rappresenta il campo più adatto a convocare una comunità di fronte ai propri dubbi; ancora più strano se si pensa che molti dei filosofi contemporanei (Badiou, Rancière, Nancy, …) fanno costantemente i conti con Grotowski, Brecht, Artaud, Beckett … Sarebbe interessante indagare sui perché di questa assenza tra i 140 “grandi lettori” …

    NeGa

  4. @Ne.Ga essi, più o meno legittimamente impediti dall’ostilità della materia, ignorano il teatro fondamentalmente perché gli è ignoto. Se lo conoscessero, del resto, nelle sue sorprendenti conquiste formali novecentesche, esso gli impedirebbe di celebrare la ragione e la storia. Li costringerebbe a occuparsi di corpo, anche nella scrittura e nel pensiero in essa contenuto (ciò che renderebbe ridicoli quanti scrittori celebrati?). Il teatro, nei suoi principi, si è fatto corporante (ma troppi capiscono corporativo…), corpo dell’attore che avviene (se avviene!) nel tempo reale, a negazione di ogni semplificazione narrativa. Cosa ne penserebbe Carmelo Bene, forse il più importante innovatore dell’arte teatrale, dell’arretramento al racconto sociale cui è ridotto il teatro in Italia? Cosa ne penserebbe della negazione quasi radicale delle conquiste estetico-formali del teatro novecentesco, di questa continua lamentosa e indecorosa RAPPRESENTAZIONE DI STATO? Aggiungo io: se stiamo permettendo a chi unque e sia di distruggere le conquiste estetico-formali del teatro e dell’arte in generale, perché ci meravigliamo se ” essi al governo ” stanno distruggendo più che possono le conquiste sociali e giuridiche del novecento?

  5. Come detto a più riprese, qui e altrove, la funzione di pubblicare le Classifiche di qualità consiste proprio nella possibilità di discuterne i risultati e il modo in cui rispecchiano (o meno) la produzione, appunto “di qualità”, del nostro paese. A Nevio Gambula e Larry Massino chiederei di indicare quale testo drammatico pubblicato negli ultimi sei mesi trovano degno di segnalazione e, dunque, qui ingiustamente assente. Faccio sommessamente notare che molto presto, dopo l’esordio dell’aprile 2009, abbiamo sentito l’esigenza di aggiungere un quarto settore – le cosiddette “Altre scritture” – appunto per segnalare “prose” non narrative e non saggistiche (esplicitamente aggiungendo, a titolo di esempio: testi per il cinema, per il teatro, aforismi, memorie, interviste, inchieste ecc.). Ho l’impressione che una vera e propria crisi nella crisi – entro cioè la drammatica congiuntura, temo non congiunturale, dell'”editoria di cultura” – riguardi l’editoria teatrale. E che non abbondino le novità editoriali di autori italiani viventi, uscite appunto negli ultimi sei mesi. Ma posso ovviamente sbagliare – ed eccomi qui, infatti, a chiedere lumi a chi senz’altro ne sa più di me.

  6. ah, “fare scene” è un romanzo? Finora (sono a pg 50) mi sembra un bel compitino di memorie. Fila tutto come una mozzarella di bufala blu

  7. @ Andrea Cortellessa
    mi incuriosisce non tanto l’assenza di un titolo particolare, quanto del teatro tout court. Assenza che è abbastanza evidente, visto che tra i quasi 200 libri votati da aprile 2009 ad oggi uno solo ha a che fare col teatro. Certo, la crisi dell’editoria teatrale è reale, al pari di quella del teatro propriamente detto, però non siamo ancora alla desertificazione, giacché qualcosa di rilevante è uscito, da “La terza via di Leo” di Meldolesi a “Smisurato cantabile” di Attisani, da “I teatronauti del chaos” di Palladini ai “Due monologhi” di Trevisan, da “Dimora unica” di Dell’Orco a “Gramsci a Turi” di Tarantino a “Trittico delle gabbie” di Massini (sto segnalando a caso tra quello che ho in casa) … Ecco, mi incuriosisce, se così posso esprimermi, capire l’immagine esatta che gli scrittori hanno del teatro. Ho l’impressione – ma è, per l’appunto, un’impressione, non il risultato di un’analisi – che l’editoria teatrale sia considerata cosa da specialisti. Mi pare normale, per uno specialista, interrogarsi su ciò.

    @ Larry Massino
    CB è il grande incompreso; in molti lo applaudono; eppure, tutti si tengono alla larga dalle sue istanze. È come se, in pratica, tutti dichiarassero la loro inclinazione al compromesso della “rappresentazione”, evitando programmaticamente l’eccedenza. D’altra parte, accerchiati dal teatro civile e narrativo, e abituati ad accorrere solo alle chiamate della “moda”, come potrebbero venire a sapere, ad esempio, che oltre a Celestini, al solito Paolini o alla sperimentazione museificata alla Martone, c’è un “altro” immensamente più vitale? Mai come oggi il teatro è ai margini di tutto. Che sia questa la sua vera forza?

    ng

  8. Come uno dei lettori del premio, intervengo per invitare gli altri lettori, su opportunamente ripetuto consiglio di uno dei responsabili più pazienti dell’iniziativa, a suffragare anche in questa sede le ragioni delle loro scelte e delle loro votazioni. Dieci soli commenti mi sembrerebbero veramente, altrimenti, un piccolo fallimento per il progetto a cui abbiamo aderito e la cui vita – e risultati – dipendono anche, se non esclusivamente, da noi. Il mio intento è rendere l’iniziativa più viva giocando a carte scoperte. Per farlo, devo necessariamente stabilire alcuni principi e porre alcune regole di massima, gli uni e le altre ampiamente sindacabili – sia pure non arbitrariamente. E poiché per aprire la discussione non c’è, purtroppo, metodo altrettanto sbrigativo che fare i nomi, ebbene partendo dalla classifica portante, ovvero quella della narrativa, porrùò delle domande in tal senso. E’ appena il caso di ribadire i seguenti interrogativi, per quanto sentiti, non sono che funzionali ia dare il la, ad accordare gli strumenti per i quali faccio affidamento in voi. E, tanto per cominciare, una delle regole che pongo, forte solo dell’autorità che mi spetta avendo io deciso di aprire la discussione, è che ad una domanda non si risponda con un’altra domanda, nemmeno retoricamente, se prima non si è data almeno una risposta. Cominciando, dato che il regolamento ci consente di votare libri usciti negli ultimi sei mesi e che uno degli scopi della classifica è mantenere spazi di visibilità anche per chi quegli spazi normalmente non avrebbe, come mai nell’ultima decina, quella di giugno sono subito balzati in testa libri usciti da nemmeno un mese? Sollecitudine? Valore schaicciante? Da cosa dipende, secondo voi – lo dico e lo ripeto solo ora, non lo farò più, le domande non sono provocatorie ma solo maieutiche – il successo sugli altri del libro di Helena Janeczek? Cosa lo distanzia così tanto, più del doppio dei punti, da quello di Emanuele Trevi che solo un mese prima guidava la classifica? E poi, si sono davvero così scordati i lettori di questo libro da averlo presto sostituito con almeno altri cinque da votare? E cosa rende il libro di D’Amicis di tanto superiore a quelli di Di Ruscio, Piersanti, Moresco, Pennacchi o Vassalli? O ancora, passando alla saggistica, perché così tanti lettori pensano che le idee di Marco Belpoliti valgano tanto di più rispetto a quelle di Gustavo Zagrebelski, Mario Lavagetto, Stefano Rodotà o Luca Zuliani? E quali sono le ragioni che gustificano il notevole distacco tra i primi tre “saggisti” e gli altri sette della decina? Perché, secondo voi, il libro di Pavolini marca il distacco più accentuato tra il primo e il secondo di una medesima categoria? Insomma, io ci provo, presto questa stessa discussione verrà doppiata sul blog apposito del sito pordenone legge: vediamo qual è la differenza tra un lettore attivo e uno passivo (anche questa, se vorrete, sarà una domanda alla quale rispondere). Fare nomi e dare giudizi non sarà l’occasione, mi auguro, per semplici polemiche, ma il modo più onesto e serio attraverso il quale adempiere il compito che una classifica che si vuole staturiamente di qualità ci ha assegnato dal momento in cui ha chiesto il nostro contributo. Grazie.

  9. @Cortellessa adesso non ho tempo per leggere, ma se lo avessi questo libro qui me lo leggerei volentieri

    Dolfi Anna – Papini Maria Carla (a cura di)
    Il teatro di Landolfi
    Atti del convegno Firenze 12 dicembre 2008

    2010, pagine 190, € 16,00
    Bulzoni Editore.

    C’è anche lo scritto di un suo omonimo.

    Mi leggerei anche questo:

    Ruffini Franco
    L’attore che vola Boxe, acrobazia, scienza della scena
    Biblioteca teatrale Bulzoni
    Memorie di teatro , (25)
    2010, pagine 222, € 20,00

    Per il futuro non stia a chiedere a noi ” esperti “, se le va di informarsi si guardi ogni tanto almeno le novità di Bulzoni e (B)Ubulibri, i quali, pur facendo un lavoro parziale, editano spesso ottimi libri sul teatro.

    @NG Carmelo Bene, stando così le cose, non è il grande incompreso, ma, piuttosto, il grande incomprensibile, dato che tanti, comprendendolo, si metterebbero fuori gioco da soli. Un po’ come Manganelli con la letteratura. Al massimo si riconosce loro un ruolo tra i funamboli… Comunque credo di essermi spiegato bene nel commento precedente. Next time.

  10. @ larry Massino
    comincio a ripensare a ciò che disse una volta (cheforse di persona ci risulteremmo simpatici). Grazie di questi commenti

  11. ma, per quanto io non possa certo affermare di conoscere tutti i libri in classifica, mi sembra di notare la quasi totale assenza della narrativa che viene definita “di genere”, e quindi non degna di essere inserita in una lista “alta”. Carofiglio ok, ma, con tutto il rispetto, si va sul sicuro, manca Camilleri e abbiamo apparecchiato la tavola del fast food.

    Poiché non voglio fare affermazioni a caso, chiedo: perché? Ci sono regole (tecniche) che non conosco?

    Ora, c’è chi sostiene, dall’interno, che è proprio così la storia, il genere è il genere, questi scrittori accettano sereni la discriminazione e non devono neanche perdere tempo a discutere coi critici “laureati”, tanto è tempo perso, si sarà sempre dei “minori”.

    Mettiamo che sia così.

    E’ così?

    E se è così, mettiamo che una forza di rinnovamento del racconto, dello stile, cioè una battaglia letteraria venisse proprio dal sottosuolo del “genere” e dei minori, come vi sentireste, voi della “alta”?

  12. stefano se potessi e sapessi ti risponderei. sui libri di helena e di Carlo però stai toppando, credimi, se li avessi letti (da giurato, e giurato non sono, ti giuro) anche una settimana prima , li avrei votati eccome!! si tratta di due bellissimi libri. fidati
    effeffe

  13. Furlen, non toppo non perché infallibile ma perché ho fatto solo delle domande sperando di suscitare risposte. Ripeto, con dei nomi è più facile iniziare a discutere, è inevitabile, ma l’oggetto non solamente e necessariamente i nomi. Ho proposto delle letture comparative, ma i termini delle comaprazioni non sono assoluti. Però è un modo per cominciare.

  14. siccome si vota per i libri usciti negli ultimi sei mesi e la votazione è bimestrale ogni libro ha a disposizione tre tornate di voto. ma mi chiedo: chi vota il medesimo libro per tre volte di seguito anche se lo considera il migliore di tutti? penso pochi. l’elemento novità talvolta fa premio, credo. poi ci sono i casi di libri che escono la settimana prima dello scadere del voto, talvolta sfuggono, non si possono conoscere (e leggere) tutti i libri che escono con la massima tempestività. questo comporta che uno stesso libro (per esempio Di Ruscio) venga votato subito da qualcuno che è immediatamente informato della novità e la tornata di voto successivo da altri (ad esempio me, che non sapevo dell’uscita e che in ogni caso non avrei fatto in tempo a leggerlo). forse alla fine dell’anno andrebbero sommati, libro per libro, i risultati di ogni votazione. o forse si fa già, non ricordo. quanto alla classifica, Stefano, non credo si possa dire, neppure in questo caso di “classifica di qualità”, che il libro che giunge al ventesimo posto sia indiscutibilmente migliore di quello che si è piazzato venticinquesimo. il primo ha preso più voti, ha incontrato il gusto della maggioranza dei lettori-elettori, che hanno scelto di darne speciale indicazione a coloro che seguono la classifica di pordenonelegge. ragionare in termini matematici e proporzionali e tradurre i distacchi in valore mi sembra molto rischioso. infine escludo qualsiasi ipotesi di combine.

  15. non penso di ragionare in termini matematici, seppure sono matematici i termini entro i quali ci si chiede di esprimere le nostre opinioni di lettura. e allora, proprio perché non matematici, chiedo semplicemente che si motivino le ragioni di alcune votazioni, anche per meglio capire, come ad esempio fai gustamente te, i meccanismi di funzionamento dello strumento classifica. Le votazioni, poi, di cui chiedo conto, sono esemplari, non paradigmatiche. se volete sostituitele con altre, ma discutete, motivate, spiegate, azzardate risposte che siano sul merito, non sulla forma o sulla relatività del mondo. Siamo un po’ più realisti e un po’ meno relativisti. Sull’ipotesi combinatoria, poi, lascio correre, non mi pare di averne adombrata nessuna. e se così è parso, è colpa del caso, che pure ha una sua logica – e nemmeno del tutto fallibile.

  16. e poi, Rick, tanto per essere chiari, non ho paragonato il venticinquesimo al ventesimo, ma i primi due o tre al ventesimo o al venticionquesimo, il che mi pare possa corrsipondere a una giusta distanza che si traduce inevitabilmente in una distanza di giudizio – e non solo per l’esiguità dei lettori del venticinquesimo rispetto a quelli del secondo, poniamo.Esiste, certamente, l’impossibilità dell’onnivoricità, ma la classifica viene stilata in parte anche per emendare, nel limiti umani, questa impasse. Quanto alla novità che paga, è proprio una delle cose di cui chiedo conto, aspettandomi che la novità venga spiegata anche in termini di giudizio non meramente cronologici. Insomma, il punto non è spiegare come si forma la classifica, ma spiegare la classifica.

  17. sempre questa cavolo di competizione.
    una nonclassifica di qualità era forse meglio?
    una bella lista di libri da leggere secondo il consiglio di tot responsabili lettori-cavia. e basta.
    sempre troppa competizione, troppa competizione.

  18. classificar e organizzar l’emozione estetica è contro-intuitivo e fondamentalmente errato.
    occorrerebbe abolire le liste valoriali, tenersi solo quelle delle vendite, ché almeno sono basate su numeri (non dico certi, ma quasi).
    occorrebbe rifiutare il concetto stesso di “classifica”: questo mi piace moltissimo, questo molto, questo così così, questo mi lascia indifferente, questo mi fa schifo, eccetera (tutti giudizi assolutamente legittimi, ma inadatti a fare da mattoni di una piramide valoriale, al cui vertisce ci sarebbe il bellissimo e alla base il così così): meglio accettare la compresenza orizzontale di tutto con tutto, cioè che tutto si ponga sullo stesso piano e che ciascuno faccia le sua scelte, scriva, giudichi, senza che questo debba implicare la costruzione di contro-classifiche: se si rifiuta un gioco che si considera imposto, per prima cosa occorre ignorarne le regole e non organizzare una partitella tra amisci nel campetto limitrofo.

  19. “Non giudicare…Giudica, invece; non smettere, instancabile coscienza, di valutare i tuoi atti, e pensieri, e gli altrui, con i tuoi strumenti ancora primitivi; usa al meglio la tua bilancia, troppo e troppo poco sensibile, perennemente sfalsata, tarata alla buona dall’apporto di incessanti scrupoli. Giudica, per non essere giudicata il peggiore degli esseri, l’animo vile, disposto a tutto per ignavia, che rifiuta di giudicare”. M. Yourcenar

  20. Un caloroso applauso all’amico Marco Trainini per il saggio su Thomas Pynchon…!
    Attenderò con molto piacere una copia autografata…^_^
    Complimenti caro!

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Una vita dolce

Gianni Biondillo intervista Beppe Sebaste
"Rompere il ricatto della trama": credo di non avere mai fatto altro da quando ero un ragazzo. Da una parte perché sono sempre stato dalla parte di chi trasgredisce, e la trama è sempre, anche graficamente, un’uniforme e una messa in ordine, un ordine del discorso.
gianni biondillo
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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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