Stregature: Lorenzo Pavolini
[prosegue la pubblicazione delle recensioni ai libri “stregati”. G.B]
di Marco Belpoliti
Lorenzo Pavolini, Accanto alla tigre, Fandango, pp. 243, € 16,50
Due lampi di una memoria ancora da costruire: la foto dei gerarchi fascisti appesi a testa in giù a Piazzale Loreto e una voce ascoltata in un documentario sui 600 giorni della Repubblica di Salò. La prima accende nel ragazzino che la vede un’improvvisa curiosità destinata a crescere negli anni, fino a che l’uomo maturo non sente parlare il nonno-mai-conosciuto in un documento televisivo e prova seduta stante una “infinita dolcezza”.
Lorenzo Pavolini ha scritto un libro che è al tempo stesso un romanzo famigliare, un saggio sull’Italia del Novecento e un diario intimo. Un libro necessario che fa riflettere, appassiona e incuriosisce di pagina in pagina, anche per sapere come andrà a finire l’educazione sentimentale che l’autore dispiega capitolo dopo capitolo. Un’educazione alla rovescia, perché Lorenzo Pavolini, nipote del gerarca fascista, una delle figure più eclatanti del fascismo delle origini, ma anche della fine, e a suo modo luminosa, sembra risalire la corrente del tempo usando memorie famigliari, saggi, articoli, libri, testimonianze. Non credo che l’autore abbia voluto solo sapere chi sia stato veramente suo nonno, catturato mitra in mano dai partigiani, e giustiziato con Mussolini a Dongo, com’è scritto nel risvolto del libro. Egli ha voluto conoscere quanto vi sia in lui dello spirito indomito del nonno, e quanto fascismo – l’eterno fascismo italiano, la tigre – lo abiti, lui che è invece un uomo di sinistra, dotato di un carattere calmo, riflessivo, posseduto non dal demone della giovinezza, come il nonno Alessandro, bensì da quello malinconico di un’interminabile adolescenza.
Un libro sul diventare adulti, ma anche quanto il retaggio del passato – l’eredità stessa del sangue – pesi su di noi. Il nonno gerarca è il vero Padre con cui fare i conti, e non il suo giovane figlio, il padre di Lorenzo, che nelle pagine finali di Accanto alla tigre diventa il figlio di suo figlio, figura in cui l’autore s’identifica, e che dunque lo commuove. Il nostro passato d’italiani è segnato da un Padre che non finisce mai di vivere in noi.
Uno dei libri più inutili degli ultimi 20 anni
Accanto alla tigre, a mio parere ( mi sono sciroppata ben 11 dei 12 prefinalisti) è un libro ottimo. Un libro storico, bellissima la rassegna di intellettuali dell’epoca raccontati da Lorenzo Pavolini. Molti di questi (siciliano, Montaanelli e altri) hanno contato molto anche dopo la guerra e fino ai giorni nostri. Molto appassionata la storia del fratello del gerarca fascista, un uomo mite, sposato con una donna ebrea, un uomo che piangerà fino a non vederci più per molto tempo per il grande dolore della terribile morte di alessandro. E la descrizione dell’animo violento, fascsta, appunto, del nonno raggiunge uno stile letterario eccezionale. Lorenzo Pavolini non tradisce mai la forma romanzo regalandoci un finale commovete : il padre che cerca di spiegare alla figlia adolescente la storia del bisnonno…. Un libro elegante in mezzo a una marea di libri di pessima , ma pessima, qualità.