Due letterine alla Nazione
di Francesco Longo
Cara Nazione,
sono il bambino investito dall’auto di polizia, ero fuori dallo stadio. Avrai sentito parlare di me, saprai sicuramente chi sono. Ho fatto il giro del mondo in pochi minuti. Via cavo, tv, maxi-schermi nei pub. Sono nato al quarantesimo minuto, nato da una diceria strana, forse un complotto tra ultrà. Comunque, sono stato l’interesse della settimana, io, figlio di una leggenda metropolitana. Sono il figlio del derby malato, hai presente? Avrai sentito almeno i miei genitori? Ti scrivo, Nazione, perché mi sembro nato per il tuo blog-Indiano, ma solo due righe però, perché a Sociologia sono già ospite d’onore: chiamato alla mia prima lezione. Ho pensato a te, Nazione, perché mi sento all’esatta metà, tra realtà e finzione.
Tuo, il bambino morto investito
Cara Nazione,
sono il bambino iracheno ucciso a Mosul, sono un bambino con nome e cognome. Mi chiamo Abdel Samad Tikriti, non credo che ti ricordi. Sono stato ucciso da soldati americani, sparavano ad un posto di blocco, nella città di Saddam: hanno ferito con me altre sette persone. Viaggiavamo in una Volkswagen rossa, ma al checkpoint non abbiamo frenato. Avevo solo tre anni, davvero un peccato. Lo so pure io, Nazione, che ti occupi di letterature, fai bene, ma ti scrivo lo stesso due righe. Non credo avrai letto di me sui giornali, forse ti sono sfuggito. C’era tutta la mia famiglia nella Volkswagen rossa, io sono morto, e gli altri sono gravi e feriti. Vorrei dargli soltanto un saluto. Avvertili che qui sto bene.
Tuo, Abdel Samad Tikriti
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Mi è piaciuto molto.
Ma soprattutto mi ha fatto pensare ai meccanismi drogati dell’informazione.
Grazie
Mi sono permesso di ripostarlo sul sito di Comedonchisciotte.