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Poesie e prose, 1999 – 2009

di Alessandro Ghignoli

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11 Commenti

  1. un labirinto di testi in cui mi sono subito perso. Sono riuscito tuttavia a leggere le poesie di “Gazählte Tage”, che sospetto sia un refuso per “Gezählte Tage” di Peter Huchel, che ho trovato bellissime, asciutte aspre ma piene di vita; traduzione a tratti un po’ infedele ma che rende molto il tono.

  2. Ho da poco scoperto il lavoro di Ghignoli, e mi sembra degno d’interesse. Mi piacerebbe se dicesse qui, quali sono stati i suoi punti di riferimento. Mi sembra infatti che la sua scrittura sia maturata in una certa solitudine, lontano da influenze troppo riconoscibili.

  3. Si apre una pagina che offre un paesaggio di scrittura modellato con la neve, il cielo trafitto, con una presenza venuta a mancare.
    Adriatica combina il mare, il ricordo, la linea mal delineata del giorno e della notte, come “lisière” poetica.
    Si legge, attenta a non fare fuggire un’ombra del paesaggio.
    C’è la qualità di una scrittura, cosi lo dice Andrea Inglese, allontana,
    in attesa, scritta sul fronte della solitudine.

    Sono sotto l’incanto.

  4. materiali e notizie relative al lavoro di Alessandro potete trovarli su Rebstein dove è ospitato in 8 post. Alessandro, ottimo traduttore di poesia spagnola e ispanoamericana (con buone uscite da Raffaelli a Testo a Fronte a varie riviste internazionali), vive attualmente a madrid.

    Ha origini centroappenniniche (Arezzo) ed è cresciuto a Pesaro (da lì, l’attenzione e l’immaginario adriatico di riferimento. Fortunatamente poi ha fatto l’università a Firenze, dove è venuto a stretto e fattivo contatto con la Bettarini e la Maleti (è infatti nella redazione de’ L’Area di Broca) sotto le cui ali protettrici ha editato i primi libri (Gazebo), e da cui è stato naturalmente avviato a uno sperimentalismo (specie nelle prose) privo di ipostasi e ancorato a una nozione di molto sorvegliata libertà stilistica.

    La sua versificazione, molto sorretta da pensiero, da Vico a Pico della Mirandola, Da Dante a Leopardi, alla filosofia della modernità, viene comunque da molto lontano, come la sua lingua, disseminata di preziosismi e aulicismi, epperò nullameno arretrata.

    particolarmente significativa la sua raccolta più recente, dove la tensione sperimentale e razionale cerca una mediazione con l’esperienza del sentire. Già anticipata da una plaquette ‘Tristitia’, in versi in cui attraverso la tensione e la disputa pronominale io-tu-noi , un autentico transfert tra il lavoro in versi di Alessandro e l’opera di un suo caro amico poeta, prematuramente e tragicamente scomparso, Marco Amendolara, produce effetti di congruità e pertinenza.

    Presenza discreta e comunque molto accreditata, Alessandro, come molti tra i nati negli anni ‘Sessanta, ‘subisce’ una condizione ‘periferica’, o comunque schiacciata tra una agguerrita generazione precedente e una molto corteggiata successiva (i nati negli anni ’70), meriterebbe più attenzione e ascolto.

    (ciao Ale!)

  5. cari tutti, per prima cosa un grazie ad Andrea Raos per avermi proposto su NI.
    ad Andrea Inglese, dico (ma ha già risposto un po’ il buon Manuel! che saluto forte e ringrazio) che la solitudine (geofisica) nasce da un lungo esilio-esodo familiare fra regioni e città, ed essendo irrequieto! sono molti anni che vivo fuori d’italia (quasi la metà della vita) fra germania, svezia e adesso da molto-issimo tempo spagna. poi, noi nati negli anni 60 (di più chi nato verso la fine) è stato un po’ schiacciato dai precedenti e dai post. insomma, appartato un po’ per lontananza un po’ per le condizioni generazionali e un po’ per una certa asocialità attenuata!
    per ciò che concerne la mia scrittura, la persona che per me è stata una maestra-guida è Mariella Bettarini (ma un po’ per tutti quelli che giravano intorno Firenze, credo).
    le letture, tante e diverse; dal realismo all’avangurdia. senza esclusione d’interessi. le mie preferenze sono andate sempre verso gli sperimentalismi, le avanguardie, la poesia di ricerca che è al contempo di arrivo e soprattutto di ripartenza, ma anche l’arte e molto la musica (così per fare un nome: Luigi Nono); penso che il poeta debba essere un musicista, meglio se non conosce la musica (le note, per capirsi); è per me impossibile dividere la parola dalla sua sonorità (ma qui il discorso si fa complicato e lunghissimo), e poi gli studi di linguistica e di letteratura e la traduzione, che tra l’altro mi mantiene affitti e vivande.
    Fabrizio (grazie della lettura) dice: Frasca, se non capisco male. non me ne voglia il buon Gabriele, sicuramente (senza rendermene conto forse c’è qualcosa, non so), ma ho sempre cercato di ‘fare mie’ le letture, (se poi ci sia riuscito è altra cosa!!), di ‘impossessarmi’ del gesto poetico di un autore, di nutrirmi di e della poesia, o meglio della scrittura che mi gira intorno, ma anche quella della costruzione dell’italiano, e non solo.
    e grazie a Véronique per usare la parola ‘incanto’, ché quando la parola arriva al canto, forza e fragilità convivono.

    un abbraccio

  6. Letto ed apprezzato (anche su Rebstein, tempo fa).
    Una lettura per certi versi difficile, perché è una matrioska di voci, di mondi, di incontri; per molti altri affascinante, perché mista, variegata, ma che, come un coro, canta in una sola voce senza mai stonare.

    Luigi

    P.S.: Se mai Alessandro Ghignoli ripassasse da qui e se mai volesse spendere anche solo cinque minuti di una sua qualsiasi giornata, mi farebbe molto piacere incontrarlo (vivo a Madrid). Lascerei volentieri il mio indirizzo email personale, ma sarebbe un suicidio virtuale: soffocherei nello spam di viaggi caraibici, viagra e avvocati che vogliono regalarmi la metà dell’ingente fortuna di una mia remota zia sconosciuta morta in qualche angolo del pianeta. Gli sarei grato se mi contattasse attraverso la mail del mio blog (link diretto al mio nome in questo commento). Sempre, ovviamente, che ne abbia il piacere. Grazie.

  7. Ho conosciuto Ghignoli come traduttore prima di scoprirne la personale produzione poetica grazie a Francesco Marotta.
    A lui si deve la traduzione in italiano di molte poesie di José Hierro (poeta a me molto caro), un lavoro meraviglioso per cui gli sono grata.
    La sua poesia è limpida e musicale, ma soprattutto “narra e dice”, un vero piacere leggerlo.

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