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Juke box / Louis Sclavis

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immagine di Ernest Pignon Ernest

IL MURO DEL SUONO
Louis Sclavis

Naples’ walls è, come tutti i progetti che spesso realizzo, la cristallizzazione di un insieme di frammenti che si manifestano in differenti momenti e che conservo nella testa fino a quando non mi appaiono come un tutt’uno.
Ho incontrato Ernest Pignon-Ernest una ventina d’anni fa in occasione del festival di Uzeste; lui aveva realizzato un lavoro sul concerto barocco eseguendo dei ritratti di compositori che poi venivano appesi alle finestre del paese: una sorta di parco musicale. Ci siamo poi rivisti in diverse occasioni come alla festa dell’Humanité e altrove; così ho imparato a conoscerlo e a scoprire i suoi lavori fatti a Napoli e quelli realizzati sulle cabine telefoniche di Lione.
In occasione di un reportage dedicato a lui mi chiese di occuparmi delle musiche; mi sorprese la facilità con cui riuscii a comporre.
Quell’esperienza mi ha fatto capire che un giorno avrei realizzato qualcosa partendo proprio dal suo lavoro.
Non avevo in mente un tema in particolare, avevo solo voglia di lavorare sulle sue opere e di farne musica. In quello stesso periodo, mentre mettevo in piedi un’orchestra con l’intento di creare un nuovo progetto e una nuova realtà, feci un’ulteriore scoperta interessante: Erri De Luca. Ho letto, amandoli, alcuni dei suoi romanzi, ma soprattutto Montedidio.
Tutto, però, ha cominciato a prendere forma in occasione del ‘Festival des sons d’hiver’. È stato lì che ho pensato di portare avanti l’idea su Ernest.
Il progetto in ogni caso era nato. Ernest mi ha fornito un’ampia documentazione sul suo lavoro: articoli, registrazioni di programmi alla radio. Ho cominciato a studiare questo materiale, e non l’ho fatto con l’ottica dell’accademico: ero curioso di sapere quante più cose sulla città, ma nello stesso tempo non mi sono improvvisato giornalista: tutto quello che volevo era restare fedele all’opera di Ernest. Avevo anche pensato di andare a Napoli per fare delle registrazioni, ma non era quello l’obiettivo. Se mi fossi concentrato su Napoli il mio lavoro sarebbe diventato una fiction. Mi sono limitato a leggere,ho ascoltato dei programmi e ogni tanto mettevo da parte delle immagini o i titoli degli articoli sui quali ho cominciato a lavorare senza mai farne una descrizione formale, per evitare di cadere nel folklore ‘napoletano’, di cui si è già troppo abusato.
Non mi interessava Napoli come‘cartolina-Vesuvio’.La potenza dinamica delle immagini di Ernest ispirava la mia composizione in maniera sorprendente. È una cosa che accade di rado.
Mentre Ernest mi raccontava delle notti passate ad incollare disegni sui muri e dell’ambiente che si creava intorno a lui, io immaginavo un uomo che, finito il suo lavoro, tornava a casa attraversando strade deserte. Lo immaginavo fischiettare mentre continuava a camminare inciampando qui e lì. Allora, ho cominciato a fischiettare davvero e i musicisti mi sono venuti
dietro: così è nato il brano Colleur de nuit (Attaccaimmagini di notte). Il disegno che ritrae una donna con tra le mani, un fazzoletto mi ha fatto pensare a una danza, riprendendo a modo mio il motivo di una tarantella, per cui ho ripreso questa dinamica in Bambini, aggiungendovi l’idea di un
bambino che corre. Dei muri m’ interessa sapere cosa traspira da essi, cosa trasuda e del perché ciò accada. Mi viene spesso di immaginare che sudino e parlino del passato e del presente.
Non penso a Napoli in termini visivi. Come un cieco, sono partito da questo lavoro con lo scopo di arrivare ad un ascolto. Per riuscire nella cosa non erano strumenti che cercavo ma persone, musicisti come Hasse Poulsen, Médéric Collignon, Vincent Cortois.

Mi piaceva l’idea che ci fosse qualcosa d’italiano, una canzone, per esempio; anche perché proprio in quel periodo avevo riscoperto la straordinarietà delle opere di Verdi.
E così, ispirandomi ai suoi capolavori è nata Divinazione moderna. Il titolo mi è stato suggerito da un libro in cui era raffigurato un uomo che sta dietro un banchetto su cui compare una scritta, «Divinazione moderna», appunto. Dal momento che non parlo italiano, è stato necessario che mi concentrassi su delle frasi che potessero bene accordarsi con la melodia,senza sapere cosa significassero. A questo scopo è stato fondamentale un libro di testi di canzoni offertomi da Giovanna Marini. Così finalmente è nata una canzone. Ho voluto dedicare Divinazione moderna – che uscirà a settembre per la Ecm – a Erri De Luca.
Un altro brano, invece, mi è balenato prendendo spunto da un articolo di giornale che aveva come titolo Kennedy a Napoli.
Ecco, mi sono detto, questo sì che è un titolo. Quel Kennedy a Napoli mi faceva risuonare in mente tutta un’epoca, quella degli anni sessanta, e allora come non pensare a Charlie
Mingus? Dovevo per forza di cose fare un pezzo alla Charlie Mingus e, anche se non c’erano relazioni apparenti, tutto era partito da Napoli. Mi sono immaginato Mingus passeggiare
nelle strade di Napoli. È a questo tipo di materiali che ha attinto il mio lavoro lasciando da parte elementi come quelli cinematografici, proprio per non cadere nella nostalgia. Dovevo restarne
lontano in quanto è un sentimento pericoloso perché piacevole ed è poi difficile uscirne.
Per questo il pezzo più nostalgico di tutto l’album compare solo alla fine, perché se fosse stato nel mezzo dell’album l’ascoltatore non sarebbe andato oltre, dal momento che ogni tuffo nel passato rende difficile tornare all’oggi. Non mi sono ispirato al mare ma ai muri. Nel lavoro di Ernest non c’è mare, ci sono strade e io non ho voluto allontanarmi da quelle. Perché i muri, ancora più delle strade, hanno immagazzinato dei suoni. Suoni che raccontano quello che i muri hanno da dire e quello che hanno sentito nel corso dei secoli. Così i muri trasudano e da loro scorrono i suoni. Proprio come nell’immagine, famosa del resto, di Ernest con un corpo che fuoriesce dal muro. Lì ho come sentito di trovare una dinamica che veniva dalla terra, un movimento da parte di qualcuno che entra nella terra in modo fisico, corporeo, perché
quello che per me è importante nella composizione non è la melodia, è trovare il motore, sapere dove si trova il motore. Ho pensato al Vesuvio, alla lava. Ho ripreso così dei temi da film come Gli ultimi giorni di Pompei,una musica che corrispondesse ai manifesti di quel tipo di cinema e
inventando qualcosa di totalmente immaginario vedevo questo corpo che invadeva le strade come la lava, un corpo che quasi usciva da un armadio. La lingua napoletana non ha il futuro.
È quello che accade nell’improvvisazione di una musica: nel momento in cui è suonata già non
esiste più. Un concerto improvvisato è qui,ora. Una persona che scrive la sua opera ha un futuro, ma quello che noi facciamo è finito. L’idea che nel napoletano non ci sia il futuro, fa apparire Napoli come una città da improvvisazione, jazz…

Louis Sclavis su

Agence d’artistes de jazz européen et musiques innovantes

LOUIS SCLAVIS
biographie
Louis Sclavis est né le 2.02.53 à Lyon.
Il apprend la clarinette en 1962 d’abord dans une harmonie de quartier puis
au Conservatoire de Lyon.
De 1975 à 1988, il joue avec le Workshop de Lyon, le Marvelous Band et la Marmite
Infernale. Parallèlement il rencontre Didier Levallet, Michel Portal, Bernard Lubat,
joue avec le Brotherhood of Breath de Chris Mac Gregor et le quartet d’Henri Texier.
En 1982 il monte son premier groupe “le Tour de France” avec six autres musiciens
originaires de différentes régions : Gérard Siracusa, Yves Robert, Benat Achiary, Philippe
Deschepper, Michel Doneda et Alain Gibert.
Dans le cadre de NATO et de FMP (Free Music Production Berlin), il joue et enregistre
avec Evan Parker, Peter Brotzman, Tony Oxley, Lol Coxhill, Connie Bauer,
John Lindberg, etc.
En 1984, il enregistre un disque solo “CLARINETTES” chez Ida records et monte un
quartet avec Bruno Chevillon, Christian Ville et François Raulin avec lequel il se
produit dans les principaux festivals français et étrangers et élabore de nombreux “special
projects”.
1987, création d’un septet pour le Festival Banlieues Bleues.
Il enregistre avec son quartet et Dominique Pifarely l’album “CHINE”
qui sort sur Ida Records.
En 1988, il obtient le prix DJANGO REINHARDT décerné au “meilleur musicien de jazz
français”.
En collaboration avec Jacques Di Donato et Armand Angster, il monte le “TRIO DE
CLARINETTES” dont les concerts proposent un parcours alliant le répertoire
contemporain à la musique improvisée.
Il rencontre la chorégraphe Mathilde Monnier avec laquelle il travaille sur plusieurs
spectacles : “A la renverse”, “Chinoiserie”, “Face Nord”, “Ainsi de suite”.
En 1989, il obtient avec son quartet le premier prix de la “Biennale de Barcelona”
décerné au meilleur créateur européen.
Il reçoit au MIDEM le British Jazz Award 90/91 du meilleur artiste étranger
1990, sortie du disque “CHAMBER MUSIC” sur Ida Records.
Création en sextet pour le Festival de Jazz de Paris d’un hommage à Duke Ellington.
Enregistrement “ELLINGTON ON THE AIR” sur Ida records.
Il obtient le “Django d’Or 93” attribué au meilleur disque de jazz français de l’année.
Association de musiciens traditionnels et de Jazz. Travail avec “le Quintet de clarinette”
musique traditionnelle bretonne, le chanteur auvergnat André Ricros et le vielliste
Valentin Clastrier avec lesquels il enregistre pour Silex :
– “Musique têtue” avec le Quintet de Clarinette
– “Le partage des eaux” avec André Ricros
– “Hérésie” avec Valentin Clastrier
1991
Enregistrement en 1991 du TRIO DE CLARINETTES “LIVE IN BERLIN” sur FMP.
Création “INDIGENE” pour le Festival Musiques Métisses d’Angoulême avec le quintet de
clarinettes breton.
1992
Sortie de l’album “ELLINGTON ON THE AIR” chez IDA Records.
Il monte en collaboration avec Dominique Pifarely, l’ACOUSTIC QUARTET avec Bruno
Chevillon et Marc Ducret.
Sortie de l’album “ROUGE” chez ECM avec Dominique Pifarely, François Raulin, Bruno
Chevillon et Christian Ville.
1993
En co-production avec le Festival Banlieues Bleues créé le “DOUBLE TRIO” composé
d’ARCADO STRING TRIO (Mark Dresser, Mark Feldman, Ernst Reijseger)
et du TRIO DE CLARINETTES.
Création reprise par les festivals de Moers, Groningen, Vandoeuvre, Grenoble,etc.
Enregistrement pour Enja Records “GREEN DOLPHY SUITE”.
Depuis 1980, il est le compositeur de la compagnie de théatre de Christiane Véricel
“Image Aigüe”.
Il compose également pour le metteur en scène Jean Louis Martinelli et les cinéastes
Jean Louis Comolli et Bertrand Tavernier.
Depuis 1982, il travaille régulièrement avec le photographe Guy Le Querrec de l’agence
MAGNUM avec lequel il collabore à plusieurs spectacles “De l’eau dans le jazz”, “Oeil de
Breiz”, “Jazz comme une image”. Préparation d’un livre-disque.
Il joue aussi avec le trio SCLAVIS/ROMANO/TEXIER (enregistrement pour Label Bleu
“Carnet de routes”), avec Joachim Kuhn, en duo avec Ernst Reijsger (CD sur FMP
records “et l’on ne parle pas du temps”) et travaille comme soliste pour le compositeur
Fabien Tehericsen.
Il a enregistré avec Trilok Gurtu, Cecil Taylor Big Band, Klaus Koenig, Henri Texier.
1994
Sortie de l’album “CARNETS DE ROUTE” du trio avec Aldo Romano et Henri Texier chez
Label Bleu
Sortie de l’album “ACOUSTIC QUARTET” chez ECM avec Dominique Pifarely, Marc
Ducret et Bruno Chevillon.
Nouveau trio avec Bruno Chevillon (contrebasse) et François Merville (batterie) et sortie
chez Label Bleu de l’album du trio “CEUX QUI VEILLENT LA NUIT”.
Avec le sextet, création “LES VIOLENCES DE RAMEAU” en co-production avec le
Théatre de la Renaissance à Oullins.
Commande de la Cité de la Musique 1995 – Création “Périphérie” pour dix musiciens en
coproduction avec le Festival Banlieues Bleues.
Création d’un nouveau trio avec Tim Berne (sax) et Noel Akchote (guitares) pour les
Festivals de Saalfelden et Mulhouse.
1995
Sortie de l’album “ET ON NE PARLE PAS DU TEMPS” avec Ernst Reijseger chez FMP.
1996
Sortie de l’album “LES VIOLENCES DE RAMEAU” chez ECM.
Rencontre musicale avec le Quatuor Ravel (Théatre de la Renaissance).
Special project pour la Villette Jazz Festival (Paris) , le 25ème anniversaire du Festival de
Moers et le Festival de Jazz de Parthenay avec son trio + Jean-Louis Matinier (acc),
Ray Anderson (tb).
Tournée 96 en duo avec le bandonéiste argentin Dino Saluzzi en Norvège, Danemark,
allemagne , autriche, slovénie, pays-bas.
Sortie de l’album “DANSES ET AUTRES SCENES” chez Label Bleu.
Reçoit en décembre 96, le Grand Prix National de la Musique décerné par le Ministère de
la Culture
1997
Trio pour le festival Sons d’Hiver avec Fred Frith (guitares) et Jean-Pierre Drouet
(percussions)
Tournée en trio avec Henri Texier et Aldo Romano en Afrique de l’est et du Sud en 97
A présenté un nouveau projet en quintet pour la SWF et le Festival de Donaueschingen
avec Pierre Favre, Ernst Reijseger, Bruno Chevillon et
Arcady Shilkoper.
1998
Tournées en Chine et en Asie avec Michel Portal, Daniel Humair et Bruno Chevillon
Sortie de l’album “LE PHARE” avec Bernard Struber chez Enja.
1999
Tournées au Canada, Amérique du sud , Asie et Japon avec son trio.
Création d’un quintet à vent « Five easy pieces » pour la radio de Hamburg NDR avec
Yves Robert, François Corneloup, Michel Godard et Laurent Dehors .
Sortie de l’album “SUITE AFRICAINE” chez Label Bleu, avec Aldo Romano et
Henri Texier.
Il compose la musique du film de Bertrand Tavernier « Ca commence aujourd’hui »–
Sony Music.
2000
Participe avec Jean Pierre Drouet et Catherine Jauniaux au nouveau spectacle
« Fin et Début » du chorégraphe François Verret.
Compose la musique de la nouvelle pièce de Jean Louis Martinelli « le deuil sied à
Electre »
Enregistrement pour ECM Records de son quintet “L’AFFRONTEMENT DES
PRETENDANTS” avec Bruno Chevillon, François Merville, Vincent Courtois et
Jean Luc Cappozzo.
Compose, à la demande de l’Institut Lumière et de Bertrand Tavernier, la musique du film
muet « DANS LA NUIT » de Charles Vanel.
2001
Sortie de l’album “I DREAM OF YOU JUMPING” avec Fred Frith et Jean Pierre Drouet.
2002
“DANS LA NUIT” sort chez ECM.
Monte un nouveau quartet « NAPOLI’S WALLS » à partir du travail d’Ernest Pignon
Ernest sur les murs de la ville de Naples avec Vincent Courtois, Médéric Collignon et
Hasse Poulsen. Février 2002 à Sons d’Hiver.
Tournée en Amérique Centrale et Caraibes – septembre 2002 avec Vincent Courtois et
Dominique Pifarely.
Tournée Océanie et Asie en quintet / octobre, novembre 2002
2003
Premier prix du Public au Festival « Strade del cinema » à Aoste (Italie) en aout 2003
pour « Dans la nuit ».
Son dernier album “NAPOLI’S WALLS” sorti en novembre 2003 chez ECM reçoit les
éloges de la critique française et étrangère.
Sortie de “A L’IMPROVISTE” avec Jean Pierre Drouet
2004
Nouveau Quintet avec Michel Portal, Bernard Lubat, Eric Echampard
et Bruno Chevillon.
2005
Création en janvier 2005 du septet Big Napoli avec Médéric Collignon, Vincent Courtois,
Paul Brousseau, Dgiz, Hasse Poulsen et François Merville en co-production avec le
Festival Sons d’hiver et la Fondation Royaumont.
Création en mars 2005 des “Mots dans la musique” avec Bernard Lubat,
François Marthouret et Jacques Bonnaffé lors du Festival Banlieues Bleues.
Création en avril 2005 pour le Printemps des Arts de Monaco du nouveau quintet
“L’imparfait des langues” avec Maxime Delpierre, François Merville, Paul Brousseau et
Marc Baron.

Questo articolo era uscito su Sud numero zero, a cura di Francesco Forlani e Paolo Trama

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francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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