le rire 3°: ZAMPIRONI
[ Alberto Savinio, OGGETTI NELLA FORESTA ]
Alberto Savinio [ 1891 – 1952 ]
Serenata per pianoforte
di Alberto Savinio
da NUOVA ENCICLOPEDIA
ZAMPIRONI. Quei piccoli coni di polvere insettifuga che si bruciano la sera nelle camere per stupefare le zanzare e renderle incruente; gli zampironi, altrimenti detti “sonni tranquilli”, che si consumano in accensioni e fumate intermittenti e danno idea di minuscoli vulcani in istato di eruzione; gli zampironi si chiamano così dal nome dell’inventore Gio Batta Zampironi, che fondò nel suo laboratorio in Mestre nel 1862. Per venti anni e più dal 1922 al 1943, gli italiani furono educati all’ammirazione di ogni sorta di ammazzatori e al disprezzo di coloro che hanno operato per il bene dell’umanità; e il secolo decimonono, eccellentemente umanitario, fu chiamato con le parole stesse di Lèon Daudet lo “stupido secolo decimo nono”. I vent’anni sono passati e gli italiani possono tornare senza pericolo a disprezzare gli ammazzatori e a onorare i benefattori, compresi i minimi come Gio Batta Zampironi, il quale per averci salvati dalle punture delle zanzare in un paese così dovizioso purtroppo di questi ditteri crudeli, può a ragion veduta esser tenuto egli pure un benefattore dell’umanità: Due anni or sono un giornalista romano propose di abbattere alcuni monumenti “ottocenteschi” della capitale e fondere col loro bronzo dei cannoni, e fra i monumenti da abbattere metteva anche il monumento a Terenzio Mamiani che non è di bronzo ma di marmo. Quel giornalista credeva probabilmente che le palle dei cannoni sono ancora di pietra come quelle che da Castel Sant’Angelo sparava Benvenuto Cellini. A partire da quale grado di merito l’uomo è degno di essere perpetuato nel marmo e nel bronzo? Ora che i monumenti eretti dalla dittatura sono stati rimossi, si potrebbe sostituirli con monumenti a Gio Batta Zampironi e ad altri italiani modesti ma degni della nostra gratitudine. Un altro ‘ piccolo ‘ benefattore è Pellegrino Artusi, autore di quella Scienza in Cucina e Arte di Mangiar bene che negli scaffali delle librerie potrebbe vantaggiosamente sostituire i Discorsi del dittatore. Pellegrino Artusi è il nostro Brillat Savarin e il suo libro uno dei maggiori successi dell’editoria italiana, è scritto come naturale in un italiano molto saporito. Pellegrino Artusi salì in fama di grande cuoco a Firenze, ov’ebbe a rivale il grande Doney, ma era nativo di Forlimpopoli, in Romagna. Prima di morire, questo artista della culinaria lasciò una somma da destinarsi in premio al primo grande uomo che fosse nato nel raggio di alcuni chilometri intorno alla sua città natale. Mancano poche centinaia di metri perché entro il raggio del Premio Artusi sia inclusa anche Predappio.
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[ fatto doverosamente un monumento – seppur letterario – al mitico Gio Batta Zampironi – fra i pochi ad avere il suo cognome assurto all’onore di parola d’uso comune – insieme a Montgolfier e Guillotin – Birò e Béchamel – Pullman e Sandwich – ed eretto un bel busto al saporoso Artusi – di cui consiglio – senza se e senza ma – a pag. 450 della vecchia edizione Marzocco de L’ARTE DI MANGIAR BENE – la deliziosa ricetta della Zuppa Inglese – e di annotarsi la massima – quasi fondo pagina – quasi un consiglio letterario – “I savoiardi badate di non inzupparli troppo nel rosolio perché lo rigetterebbero.” – si può parlare – non gastronomicamente – a proposito di ZAMPIRONI di riso – denti al posto dei chicchi bianchi – le rire severo di Bergson e un po’ quello jaune – dei francesi – giallo come il risotto dei milanesi – nel caso un ridere a denti stretti – un ridere acuto e spillante vizi e mezze figure di cui Savinio è maestro di fioretto e fantasia – oltre ad essere artista a 360 gradi su 360 – pittura – musica e letteratura – introvabili simili – anche lontanissimamente – tra gli odierni – per non parlare poi di quel che smuove l’effluvio bruciaticcio di piretro naturale – non certo la sintetica alletrina – dei suddetti zanzarifughi – ai tempi di Savinio con la forma di piccolo cono di certi incensi e poi spiraliformi – come il disegno patafisico della Grand Gidouille sull’opima ventraglia del Père Ubu – ma ora non più molto in voga e sostituiti da elettroemanatori&similia – piccoli punti rossi di brace di tante notti d’estate e giardini delle infanzie – dal sentore ancor più evocativo che addentar madeleinettes – di sicuro ]
Alberto Savinio
[ pseudonimo di Andrea Francesco Alberto de Chirico; Atene, 25 agosto 1891 – Roma, 5 maggio 1952 ]
NUOVA ENCICLOPEDIA
1977
Adelphi
le rire 1°: La vita del filosofo Kant di Cesare Zavattini
le rire 2°: à la Cage [ Water Walk ] di John Cage
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mi pare tu sia assai brava a addentar madeleinettes e a farne sentire il delizioso retrogusto anche a noi lettori.
“Lo specchio incorniciato di palme dorate, che dal marmo del caminetto levava la sua luce appassita al soffitto carico di stucchi, creava un’illusoria continuazione di quella camera piena d’ombra e di fato, e una felice anticipazione assieme della sorte del nascituro, la cui vita, infatti, si va consumando dentro il mondo degli specchi”
Grazie!