Cinque minuti di Napoli
di Piero Sorrentino
Hanno fatto l’intero percorso, da sant’Anna di Palazzo, a cento metri da piazza Plebiscito, tagliando trasversalmente lungo il pezzo finale dei Quartieri, e infine giù, verso la Pignasecca, circa un chilometro, con le pistole già in mano, in mezzo alla gente che girava tra i negozi del centro, le buste umide con le orate per la cena e gli involti molli di petto di pollo, i sacchetti trasparenti di unto delle friggitorie pieni di zeppole e crocchè, i rettangoli plastificati delle ricariche telefoniche appena comprati, la riga argentata che copre il pin per l’accredito ancora integra, otto a bordo di quattro moto, uno scooter 150 in apertura, un altro in chiusura, e al centro una Kawasaki e un Hornet Honda, tutti con i caschi integrali, il passeggero della Kawasaki con la maglia azzurra del Napoli,
hanno scarrellato i ferri quando i motori erano ancora freddi, i primi colpi, in aria, li hanno sparati già a Galleria Toledo, poi su via Pasquale Scura, infine, hanno aperto il gas e si sono fatti a velocità pazzesca e contromano il vicolo dei Pellegrini, la gente s’è fatta secca contro i portoni dei palazzi per non essere investita, in piazzetta Montesanto, nello spiazzo che si allarga davanti alla facciata di vetro e acciaio della nuova stazione della Cumana, hanno abbassato le braccia e sparato sui corpi, proiettili potenti, 9×19 e 9×21, usati solo in Italia e conosciuti come Imi, acronimo di Israel Military Industry, la gente è scappata dove ha potuto, si è buttata sotto alle macchine ferme, ha sollevato le buste sopra alla testa nel tentativo di nascondercisi dietro, il flusso sparso dei viaggiatori in uscita dalla Cumana si è riaggregato immediatamente dentro, come una riga di mercurio fuori da un termometro rotto, Marco, 14 anni, stava giocando a pallone, correndo si è messo una mano sul braccio, una botta gli ha sfasciato la spalla, Petru Birleandu, 33 anni, il rumeno suonatore di organetto che tutti in zona conoscevano, ha cercato pure lui di ripararsi, una delle centocinquanta telecamere di zona lo ha filmato mentre sollevava la fisarmonica a proteggersi il tronco, ma coi pantofoloni di gomma zigrinata che portava ai piedi era lento, impacciato, un proiettile gli ha sfondato lo strumento, è riuscito finalmente a voltarsi quando un altro colpo, da dietro, gli ha bucato l’ascella e si è piantato nel cuore, Petru è corso verso i binari, ha sbattuto contro una colonna, forse negli attimi della fuga non l’ha vista, forse aveva già la vista annebbiata, è sbattuto contro la colonna e si è accasciato a terra. È morto.
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caro piero il finale del tuo pezzo mi ha commosso.
ultimamante ci passo spesso nei luoghi della vicenda che hai descritto.
Ecco la ricostruzione vergognosa di repubblica, che piacerebbe molto a roberto saviano:
http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/cronaca/napoli-14-anni/napoli-14-anni/napoli-14-anni.html
ero a 300 metri d’aria dall’accaduto, un atto di puro terrore e di guerra, V.
[…] Questo articolo è stato scritto da piero sorrentino, e pubblicato il 29 Maggio 2009 alle 12:31 , archiviato in diarie contrassegnato Montesanto, Napoli, Petru Birleandu, piero sorrentino. Salva nei segnalibri il permalink. … Leggi la notizia alla fonte » […]
Mia figlia passando per il centro storico si é guardata intorno e mi ha detto: ma come é bella questa città. Lì mi sono sentito in una morsa ancora più stretta.
@catalin.. cosa non ti e’ piaciuto esattamente dell’articolo di repubblica che ti fa pensare a Saviano ?… giusto per capire.. (non e’ una domanda provocatoria vorrei solo capire meglio)
L’articolo di Repubblica usa i termini “Rom”; “Rumeno”; “Straniero”: le parole non sono mai neutre. Piero Sorrentino usa il nome e il cognome; sono dettagli importanti che distinguono quello che dovrebbe essere un giornalista dalle veline della questura. E poi il finale :
“il ragazzino colpito ad una spalla, è stato ricoverato all’ospedale Vecchio Pellegrini con la clavicola fratturata, trafitto da parte a parte da un colpo di pistola. Qualche centimetro, e sarebbe morto senza una ragione.”
Sono troppo in malafede se leggo un sottinteso: “a differenza del rom/rumeno/straniero (che invece i camorristi un motivo per ucciderlo ce lo avranno avuto)”?
Un delirio, sì. Le pagine di un libro che voglio scrivere devono essere come un delirio…
Scrivo e leggo da anni, quando racimolo qualche soldo stampo nella mia città e mi autopubblico… Non voglio tenermi tutto dentro, diventa insopportabile comprimere le idee, le visioni, le lacerazioni…
Un delirio…
Paolo Vallarelli
@ ares
eccheccazzo, non sara’ mica perche’ le lettere grandi e in neretto sono dedicate a un italiano ferito, e il rumeno morto viene appena sfiorato dalle letterine piccole?
..hem.. e con Saviano che c’entra?… Aaah e’ che a lui non piace questo modo….. no aspetta non ho capito..
Si l’articolo non e’ piaciuto anche a me come e’ stato impostato.. pero’ diciamo che il ragazzino, forse, nel momento in cui e’ stato scritto l’articolo, nell’urgenza di pubblicarlo, non avendo il cronista chiarissima la dinamica e il movente.. ha preferito privilegiare la vittima che sembrava piu’ palesemente.. hem vittima.
Non credere i giornalisti ormai lavorano col culo, un po’ come tutto il sistema italiano.. la qualità , la verifica, e’ cosa totalmente estranea ormai all’italica sensibilità.
Ma, un giornale come repubblica non è ancora in grado di capire la differenza che passa tra un romeno e un rom?
Forse pensano che sia un’abbreviazione, forse l’effetto è più sensibile, “Rom” è quasi sinonimo di nemico, Romeni, in fondo, tutti ne conosciamo e sono brave persone, che abbiano ammazzato un rom è più rassicurante?
Com’è?
ciò che drammaticamente sembra non fare più notizia è che si spari a quell ora, in pieno centro, affollato da gente inconsapevole o forse incosciente, senza nessuna contromisura. Nella normalità. E’ ora di chiusura, i negozi si fanno gli ultimi conti , poi spengono le luci e abbassano le saracinesche.
Porco cane.
beh, qualche tempo fa da fazio saviano ha mostrato una raccolta di articoli di giornale in cui venivano presentati casi di cronaca come quello di montesanto…
le vittime spesso e volentieri venivano messe in cattiva luce dai cronisti, si cercava di ventilare una loro complicità con i carnefici oppure l’ appartenenza al loro stesso milieu criminale.
Lo stesso è successo con quel poveraccio con la fisarmonica che passava di lì per caso.
Non parlo neanche di razzismo, per quanto possa dispiacere a calderoli o borghezio i rumeni sono ormai cittadini europei…mi dispiace solo per l’ imbarbarimento culturale che si respira in questo paese, un degrado di cui sembrano accorgersi più gli stranieri che gli italiani, visto che il vostro presidente del consiglio stravincerà sicuramente alle prossime elezioni.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/Notizie/Politiche2006/articoli/04_Aprile/09/berlusconistan.shtml
Vorrei aggiungere (prima di commentare il racconto bellissimo, perché scrittura dritta al corpo, violenta) che il racconto La bague, Roberto Saviano mostra come due giovani innocenti trovano una morte in trappola, come una giornalista presenta la cronaca, associando le vittime al contesto mafioso. In questa terra, l’innocente indossa vestiti di colpevole, quando muore assassinato.
La storia narrata è prima la ressa nella vita ordinaria come in qualunque città.
Intrusione della violenza.
La gente panica, cerca a ripararsi.
A caso, colpi in aria,
gesti di ultimo difensa contro la morte,
un mano per nascondere il volto , gesto venuto dall’infanzia,
colpi spietati.
Il racconto scandisce la corsa verso la morte,
l’impossibilità di scappare,
il buco nel cuore
morire con la vista anniegata
l’ultimo sguardo in Napoli
non verso il cielo antico
ma in infierno contro la brutalità
della colonna, della strada.
@Catalin
Non per fare difese di ufficio, ma la notizia che colpisce e fa lievitare la sparatoria sino ad apertura di pagina è proprio il ferimento del bambino. Non perché italiano, ma perché bambino.
Per il resto è solo uno dei tanti omicidi di questa eterna guerra.
@luciano pignataro
comprendo benissimo: il povero bambino (a cui va tutta la mia solidarietà) ha rischiato di morire “senza una ragione” (repubblica dixit…) a differenza del romeno “obiettivo” dell’ attentato, ucciso “con una coltellata al cuore, come una vera e propria esecuzione della camorra”.
Mmm. la vittima aveva commesso uno sgarro…
Questa, romeni a parte, mi sembra più cattiva letteratura che giornalismo.
Son passato per caso di qui e ora ho trovato il calore dell’anima.
@Catalin
Le cose stanno così, purtroppo. In Alto Adige una che cade dalla bicicletta fa notizia, a Napoli un omicidio di camorra non colpisce più nessuno
La cosa che mi fa rabbrividire e che ormai a Napoli e provincia si è superata qualsiasi soglia, tutto può succedere, succede, e dopo un secondo tutto e tutti continuano a vivere come prima. Oggi un morto innocente nella mia terra è simile ad un morto innocente di un’altra città??La vita di un cristo che si arrangia a Napoli è simile a quella di un’altra persona che vive altrove???I diritti ed i doveri dei miei diavoletti sono gli stessi che leggo nella Costituzione italiana oppure sta nascendo, forse già c’è, una Costituzione napoletana???
@ salvatore,
… non dopo un secondo, ma ‘durante tutto quel secondo’ continuano a vivere come prima. A suo tempo l’ho abitato quel secondo. L’ho attraversato quel fuoco. Poi quei secondi si son dilatati a diventare anni, secoli: invariati, invariabili! I passi del ‘popolo porco napoletano’ sono tornati a riecheggiare leggiadri lungo i marciapiedi della storia di questo nostro Paese: strade larghe, vetrine lucenti, veline se_ducenti: munnezza! come d’abitudine!
montecristo
http://www.youtube.com/watch?v=M_FIgOZ6Q7o&feature=PlayList&p=61515059B1B6718E&playnext=1&playnext_from=PL&index=44
me hanno sparatu
tre colpe d’e pistula
e accussì,
confuso, ancora co la musica
d’e nanzune ‘taliane
dinto li recchie,
circavo di scapparu
cu la mea fisarmonica
d’e musiza tzitana,
due ragazzi cu la maglie
de la squadre de pallone
d’o Napole
me hanno ,nfelato
na cortella
sopra
lo fianco
dentro dentro
arriavando
come il vento fresco
ne lo core
svermenato di paura
e
lo core mio
come un orologio
scassato
s’è fermato
comme nu giocattolo
scamazzato
comme na machina
fusa
squagliata
comme la pece
ca il sangue mio sentivo
ll’addore
ca entra dinto le nari
il sangue
surgeva
sbucava
da una strada
nu vicolu
nu funnacu
na chiazza
e lu corpo
si è fatto bianco
tutt’intorno biancu biancu
le voci de lo popolo luntane luntane
parole emigate d’emigranti azzannati
ninte cchiù
nianco ‘na nticchia
e nimmanco e nippure
e cchiù nulla di più
cchiù a-blì-blò-o la-lince-la-lance
tanti sciori ci stanno
in France
terri in dove fui nasciuto
ma di sangue
luntano sono li terra
de lo mi sangue
e nzieme a mme
comme diceno qui
è muorto lo mio sciato
non più
mai mai cchiù
risciatato.
na lacrima di sangue
ca io stevo di casaa vico Lepre Ventaglieri
nummero…e pagavo
pe’ nu vascio
di una sola stanza
quattrocento
si quattrocento euro al mese.
sunanno pe li strade
e pagando li quattuciente eruro
io pure
nu poco ‘e bbene
l’ho dato
zingaro di merda.