6 Poesie di Günter Kunert
tradotte e introdotte da Vincenzo Gallico
Günter Kunert ha un sostrato di esperienze private che s’intreccia in modo particolare alle congiunture storiche del ventesimo secolo. Nato nel 1929 a Berlino, è il figlio di una donna ebrea sposata ad un ariano poco interessato alle diatribe politiche, ma molto innamorato di sua moglie. Per tale motivo la famiglia Kunert incappa nelle leggi razziali di Hitler e si trova a fare i conti con le confische, la fuga, la latitanza. Günter cresce dunque in un’atmosfera di persecuzione, escluso dalla scuola, Fremder in eigener Heimat, straniero in patria. Alla fine della guerra, abbraccia l’ideale socialista diffuso nella DDR e nel 1949 entra a far parte della SED. All’interno del partito non si uniforma al pensiero dominante e ciò gli comporta varie difficoltà anche in ambito letterario, come ad esempio i ritardi nella pubblicazione delle opere. Una sua raccolta “Der ungebetene Gast” viene stampata nel 1965 tre anni dopo che la fase di scrittura era terminata. Una serie di conflitti ideologici con la SED, causati anche dai continui viaggi di Kunert, a volte negli Stati Uniti, condurranno all’espulsione dal partito nel 1977. Nel 1979 Kunert riesce a stabilirsi nella Germania occidentale. Da allora viaggia tantissimo dedicandosi contemporaneamente a molteplici attività letterarie. La sua fama infatti è dovuta alla capacità di spaziare in vari contesti, dal romanzo ai racconti, dal radiodramma, ai copioni per il cinema e il teatro, ai saggi, ma la critica letteraria lo riconosce soprattutto come poeta.
Ed è appunto in quest’ambito che si concentra il mio progetto di traduzione. Le vicissitudini biografiche hanno influenzato la poesia di Kunert, che da una prima fase inspirata all’ottimismo, quale giovane socialista, compie un’evoluzione verso il pessimismo, l’oscuramento, l’apocalisse. All’inizio degli anni ’60, in un periodo in cui subisce l’influenza dell’esistenzialismo francese, che gli costerà presso i critici della DDR l’appellativo di existentialistischer Abweicher, irregolare esistenzialista, Kunert insegue l’ideale dell’utopia lungo una strada costellata da mille difficoltà. Ma fra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 scopre l’impossibilità di raggiungere l’utopia e si dissocia da essa, rinnegandola con forza. Questo parallelismo: distacco dall’utopia – fuga dalla DDR, così come il rapporto conflittuale con Berlino sarebbero due dei filoni portanti della silloge, insieme all’aspetto metapoetico, ovvero Kunert che riflette sulla poesia e sul suo modo di fare poesia.
L’importanza del suo ruolo d’intellettuale e poeta in Germania non è testimoniata soltanto dai vari riconoscimenti ricevuti, come l’Hölderlin-Preis nel 1991 per la poesia, ma anche dalle sue amicizie e corrispondenze, fra cui si possono annoverare Johannes R. Becher e Berthold Brecht.
Le poesie proposte come saggio di traduzione sono tratte da quattro differenti raccolte: “Stilleben” (1983), “Berlin beizeiten” (1987), “Mein Golem” (1996) e “Nachtvorstellung” (1999), tutte pubblicate dalla Carl Hanser Verlag. La gran parte dei testi tradotti in questa sede si ritrova comunque nella raccolta “So und nicht anders”.
ICH RUFE: HALTET DEN DIEB!
Eben noch mit neuem Hut und weißem Hemd,
unter dem Hut noch Haar, unter dem Hemd noch Herz,
vor dem Spiegel, doch nach kaum
vollendeter Drehung rufe ich:
Haltet den Dieb! denn der Hut
ist weg wie die Haare, wie Hemd und Herz.
Unbemerkt kommt er und ohne Gesicht
in vielen Masken, ermeßbar, aber
nicht faßbar: schleppt jegliches fort.
Manchmal schreckt mich auf
seine spürbare, seine plötzliche Nähe:
Haltet den Dieb! schreie ich: Er
nimmt mir das Leben!
doch er läuft weiter, er rennt und rinnt
und rast und trägt mit wachsender Eile
Millionen Hüte und Millionen Herzen
nach Nirgendwo.
GRIDO: FERMATE IL LADRO!
Or ora con il nuovo cappello e la camicia bianca,
e sotto il cappello ancora i capelli,
e la camicia ancora sul cuore,
davanti allo specchio, una giravolta
appena incompleta e grido sorpreso:
Fermate il ladro! Che m’ha preso il cappello,
insieme ai capelli, cuore e camicia.
Viene in silenzio e senza volto,
ma ha mille maschere, il calcolatore,
l’inafferrabile, che tutto s’arraffa.
A volte mi turba la sua vicinanza,
così improvvisa e così reale:
Fermate il ladro! Urlo: Mi ruba la vita.
Ma quello continua il cammino, e corre e scorre e sfreccia e trasporta
con inarrestabile fretta milioni di cappelli nel nulla,
milioni di cuori.
UNSERE METEOROLOGISCHE VERFASSUNG
Sturm und Regen. Gewitter und Hagel.
Ein Bombardement. Die Natur
schickt die leichte Artillerie voraus,
ehe sie über uns herfällt
gnadenlos gleich uns. Während wir
dringlich nach einer Arche
telephonieren
PREVISIONI DEL TEMPO
Tempesta e pioggia. Temporale e grandine.
Bombardamento. La natura
manda l’artiglieria leggera
in avanscoperta
prima d’assalirci
senza pietà. Mentre noi, di fretta,
chiamiamo al telefono
un’arca.
HAGEN UND SIEGFRIED
Sie sind die idealen deutschen Helden,
weil sie einander überschwänglich hassen.
Ihr Schicksal deutsch: in Rücken schießen und sich in seinen Rücken schießen lassen.
HAGEN E SIGFRIED
Loro sono gli eroi tedeschi ideali,
perché l’uno con l’altro eccezionalmente si
odiano.
Il loro destino è tedesco: sparare alle spalle
e alle spalle lasciarsi sparare.
MILLENNIUMSENDE
Nach Stürmen und Donnenschlägen
kehrt Zeitstillstand ein.
Keine großen Gesten mehr.
Kleine Handreichungen allenfalls.
Unverständliches öffentliches Gemurmel.
In einer vollständig versteinerten Kirche
Touristen niederkniend
geben durch manche Kleidungslücke
dickes Fleisch zum besten
mein Sohn. Und erlöst
von Gewissheit strömt es
wieder ins Licht
einer vollständig verbilligten
Heillosigkeit.
LA FINE DEL MILLENNIO
Dopo le tempeste ed il rombo dei tuoni
ritorna la quiete.
Niente più gesti epocali.
Giusto favori da quattro soldi.
Un incomprensibile mormorio comune.
In una chiesa completamente impietrita
turisti in ginocchio
scoprono fra i vestiti bucati
la loro flaccida carne,
figlio mio. Che purificata
dalla sapienza fluisce
di nuovo alla luce
in una confusione
completamente scontata.
POETOLOGIE LETZTER HAND
Auf dem Grund der Gedichte
ruht alles Unsagbare.
An die Oberfläche gezwungen
löst es sich auf
in Vokabular.
TEORIA POETICA D’ULTIMA MANO
S’agita in fondo alla poesia
l’Indicibile.
Costretto in superficie
si scioglie
nel vocabolario.
VISION AN DER OBERBAUMBRÜCKE
Berlin du späte Totenstadt
vergraut und still wie nie vorher
der Leiden und der Mühen satt erwartungslos von Leber leer
so reglos und so voller Angst
schon aufgegeben von der Welt
da du um deine Tage bangst
als wär das Urteil nicht gefällt:
Du wirst versinken und vergehen
wie andre Städte einstens auch:
Berlin – auf Nimmerwiedersehen.
Verfall zu Staub. Steig auf als Rauch.
VISIONE DAL PONTE OBERBAUM
Berlino tu vecchia città di morti
ingrigita e muta come non mai
gonfia di dolori e fatica
non t’aspetti più nulla vuota di vita
senza emozioni, piena di paura
già abbandonata dal mondo
poiché temi per i tuoi giorni
come se la condanna non ti piacesse:
affonderai e scomparirai
come altre città nei tempi remoti.
Berlino – a non rivederci mai più!
Crolla nella polvere ed alzati come fumo.
I commenti a questo post sono chiusi
splendide.
Grazie davvero a Vins e a Helena, di Kunert lessi e rilessi poche poesie anni fa, mi rimasero impresso, alcune di queste (per me tutte nuove) sono eccezionali.
grazie
effeffe
ma poi basta dire grazie?
certe volte sì.
allora grazie
effeffe
Splendide, davvero, da leggere e rileggere con la lucida calma di questo autunno, con le luci che si smorzano, alla sera, mentre le pareti raccolgono ombre mostruose.